di Elena Balsamo

Presentazione

Quello che accade nell’infanzia è stampato nell’anima umana

Maria Montessori

Quando mi è stato proposto di tradurre questo libro ho accettato l’incarico con piacere, perché ho sentito che le tematiche di Sempre con lui – I vantaggi di essere un genitore a tempo pieno si riallacciavano in qualche modo a quelle del mio Sono qui con te* (anche il titolo originale è molto simile: Being There, “Esserci”).

Ecco perché ho chiesto all’editore di aggiungere questa presentazione al testo: volevo offrirvi, in un linguaggio meno tecnico di quello dell’autrice, una mia personale sintesi e testimonianza di argomenti che conosco molto bene per averli vissuti in prima persona e faticosamente rielaborati. Mi rendo conto che solo ora riesco a parlarne perché fanno ormai parte del mio passato, divenuto una storia da raccontare.


È proprio vero – come afferma Isabelle Fox – che un bambino si costruisce un’immagine del mondo in base alle esperienze che ha vissuto nei suoi primi giorni, mesi e anni di vita. È come se queste gli rimanessero stampate nel corpo e nell’anima e fungessero da lenti deformanti, fornendogli una particolare interpretazione della realtà. Il problema è che anche quando la realtà cambia, l’interpretazione permane: è come se il bambino, una volta divenuto adulto, continuasse a guardare attraverso le lenti dell’infanzia che gli danno una visione distorta e inadeguata della realtà. Così la sofferenza permane e cova all’interno del suo animo non trovando una via d’uscita, se non attraverso sintomi emotivi e a volte anche fisici che si manifestano spesso in età avanzata. Più precoce è l’esperienza traumatica e più profonde sono le ferite che ne derivano.


Lo schema di base è molto semplice: un neonato ha un bisogno (come la fame, il freddo, la paura), si sente solo, triste, annoiato, intimorito e piange. Il suo pianto è un richiamo per l’adulto, è l’unico modo che il bambino ha per catturarne l’attenzione, il suo solo linguaggio. La mamma accorre e lo prende in braccio, lo culla e gli offre il seno, il papà lo coccola e lo accarezza. Il bambino si rassicura e subito si calma. Si sente accudito, compreso e amato. Qualcuno ha capito il suo linguaggio e gli ha risposto: “Sono qui con te”. Non è uno straniero in questo mondo. Questa esperienza è la base su cui si formano la fiducia nel mondo, negli altri ma anche in se stessi. L’interpretazione che il bambino dà è: “Questo è un buon posto dove stare, è un posto sicuro, dove sono accolto, protetto e amato”. Un bambino che cresce con questa visione è un bambino che cresce su una base sicura e che sarà in grado di far fronte alle tempeste della vita, proprio come un albero che può sfidare il vento perché ha forti radici che affondano nella terra.


Al contrario, un bambino che nei primi tempi della sua vita ha vissuto l’esperienza dell’abbandono, sia perché è stato separato dalla madre per un’eccessiva medicalizzazione della nascita e del post-partum, sia perché ha dovuto stare troppo a lungo in un’incubatrice, oppure a causa di problemi di salute suoi o della madre è passato di mano in mano e ha ricevuto cure da persone estranee (come possono essere le infermiere) dal tocco anonimo e frettoloso, o anche perché è stato affidato molto presto alla cura di sostituti materni, o è stato lasciato piangere a lungo nel suo lettino, questo bambino si costruisce una ben diversa interpretazione della realtà: “Il mondo è un posto insicuro e pericoloso dove stare. Se piango nessuno risponde, nessuno viene. Nessuno mi vede, mi ascolta e mi ama”. L’unica cosa che il bambino può fare in questo caso è aspettare, ma l’attesa diventa infinita, anche perché un neonato non ha il senso del tempo e per lui un quarto d’ora equivale all’eternità. Questo bambino non riesce a sviluppare la fiducia e la sicurezza perché i suoi bisogni primari non sono stati soddisfatti al momento giusto. Sarà come un albero senza radici, che ondeggia al minimo soffio di vento.


Per un bambino piccolo non essere toccato, guardato, ascoltato con amore significa non esistere, e il senso di solitudine e il dolore che ne conseguono sono così forti e impossibili a reggersi che devono essere per forza repressi e rimossi. Si tratta di una strategia di sopravvivenza.


Questo bambino cercherà per il resto della sua vita ciò che così tanto gli è mancato: il tocco fatato, il contatto morbido e caloroso con il corpo materno, il senso di sicurezza dell’essere accudito, la gioia dell’essere ascoltato, visto e apprezzato. In una parola la beatitudine unica dell’intimità tra il neonato e la sua mamma. La cercherà con tutte le sue forze nelle persone che incontra nel corso della sua vita, ma queste non faranno che riattizzare in maniera inconsapevole il fuoco della sua ferita primaria fino a quando la sofferenza repressa per tanto tempo sarà divenuta talmente insopportabile da spingerlo a cercare una soluzione, avviando così un processo di terapia e di guarigione. Dovrà con coraggio andare a guardare in faccia ciò che gli faceva tanta paura: l’esperienza della morte – perché è questa che vive un bambino piccolo lasciato a se stesso. Purtroppo non c’è altra strada per curare le ferite del passato se non quella di andarle a guardare.


Vista la fatica e la difficoltà di un processo di rinascita (che però toccherebbe a tutti i genitori se non vogliono trasmettere ai loro figli pesanti carichi emotivi), converrebbe concentrare i propri sforzi nella prevenzione e nell’offerta di condizioni ottimali di accoglienza al neonato. Il bambino giunge tra noi proprio come un ospite che si aspetta di essere atteso e ricevuto con tutti gli onori. E soprattutto con amore.


Basta una sola persona – ci ricorda Maria Montessori – che creda in noi, che abbia fiducia nelle nostre capacità, che sia pronta a difenderci, una persona che ci apprezzi per quello che siamo, che veda in noi ciò che altri non vedono – la nostra essenza, la nostra bellezza interiore –, che si interessi a noi in modo speciale, per darci la forza di superare tutti gli ostacoli che la vita ci pone e il coraggio di vivere anche in condizioni difficili. Non occorre una folla, ma una relazione uno-a-uno solida, affidabile, su cui poter contare. Come quella con una mamma (o una sua sostituta) buona e presente.


Questo credo sia il messaggio più importante di Sempre con lui.

Ritengo perciò una grande, ottima idea, da divulgare e promuovere, quella proposta dall’autrice, di corsi da introdurre nelle scuole superiori e nelle università sulla conoscenza dei bisogni del bambino e le tappe del suo sviluppo. Il mestiere di genitori è uno tra i più difficili e nello stesso tempo l’unico per il quale non esista preparazione di sorta. Questo è sicuramente un dato su cui riflettere.


Un’ultima precisazione prima di concludere: spesso si parla nel testo della necessità di “stimolare” i bambini. Credo che queste parole vadano interpretate nel senso corretto: gli stimoli di cui hanno bisogno i bambini sono in realtà le risposte ai loro bisogni. Si tratta di fornire loro gli strumenti necessari alla loro crescita e al loro sviluppo fisico, psichico e spirituale, il cibo necessario al loro corpo, alla loro mente e alla loro anima.


È tutto qui. In fondo è semplicemente una questione di consapevolezza e di amore. Come ci testimoniano del resto le parole delle mamme che hanno scelto di “esserci” per i loro figli e che abbiamo voluto inserire in questa edizione italiana di Being There per renderla ancora più interessante di quanto già non sia e soprattutto utile a tutti quei genitori che si interrogano con onestà e impegno sui bisogni e sul benessere dei propri bambini.


Buona lettura!

Elena Balsamo

Sempre con lui
Sempre con lui
Isabelle Fox
I vantaggi di essere un genitore a tempo pieno.Quanto è importante stare con il proprio figlio almeno durante i primi due anni di età? Una forte presa di coscienza da parte di una psicologa evolutiva. Sempre con lui è dedicato ai milioni di bimbi piccoli che al giorno d’oggi sono privati del necessario e sano accudimento, per colpa dell’eccessivo impegno lavorativo di entrambi i genitori e della conseguente sostituzione delle principali figure di riferimento. L’autrice Isabelle Fox approfondisce questo fenomeno sociale, offrendo spunti di riflessione e illustrando concetti di vitale importanza per il benessere psicologico dei bambini. Un libro particolarmente ricco di soluzioni e suggerimenti pratici che, compatibilmente con i vincoli familiari e gli impegni lavorativi di mamma e papà, permetteranno di offrire ai bambini la migliore possibilità di sentirsi accuditi, compresi e amati. Conosci l’autore Isabelle Fox è psicoterapeuta da più di 40 anni, con specializzazione in psicologia evolutiva e relazioni genitori-figli. Per 10 anni ha prestato servizio come consulente per la salute mentale per Operation Head Start.