capitolo i

La durata naturale dell'allattamento

Sono cresciuto sano grazie ai 180 goku1 di latte di mia madre

(antico detto cinese)2

Mi sforzo in ogni momento della mia vita di ripagare l’amoree i 180 goku di latte che mia madre mi ha concesso.

Gyoki, monaco buddista vissuto nel VII secolo d.C.

Lo scopo di questo primo capitolo è di chiarire, tramite vari esempi, che la durata dell’allattamento ritenuta “normale” è un fattore che dipende prima di tutto dalla cultura in cui si vive. La nostra attuale cultura, quella in cui siamo nate e cresciute e mettiamo al mondo i nostri figli, per qualche motivo si è sganciata dal modello normale e fisiologico che scaturisce dall’osservazione obiettiva dello sviluppo del bambino, sotto ogni punto di vista. Questo modello culturale è anche molto lontano dalla pratica delle madri umane in tutto il mondo nel corso di centinaia di migliaia di anni.
L’età naturale di svezzamento nell’uomo sarebbe fra i due anni e mezzo e i sette anni se non ci fossero varie credenze culturali sulla durata dell’allattamento” sono le conclusioni a cui è arrivata diversi anni fa l’antropologa americana Katherine Dettwyler3 dopo aver studiato la durata dell’allattamento non soltanto nelle società tradizionali, ma anche in varie specie di primati in relazione allo sviluppo della dentatura, alla durata della gestazione, alla modalità di crescita.

Come si allatta nel mondo

Sebbene non si disponga di dati completi, aggiornati e affidabili riguardanti tutti i Paesi del mondo, e benché l’allattamento abbia subìto un declino anche in molti Paesi cosiddetti in via di sviluppo, si può affermare, in linea generale, che l’allattamento di durata inferiore all’anno è una caratteristica che contraddistingue le società occidentali cosiddette sviluppate, e solo da tempi relativamente recenti. Di regola, in tutto il resto del mondo, l’allattamento prosegue normalmente fino al secondo e anche al terzo anno di vita e così è stato fino alla cosiddetta civilizzazione. Benché si riconosca l’enorme importanza del latte materno per la sopravvivenza e la salute dei bambini, nella maggior parte del mondo l’allattamento viene vissuto più come un normale modo di prendersi cura dei bambini4, svincolato dall’aspetto nutritivo, e come un metodo per distanziare le nascite. Questo modo di vedere era probabilmente tipico anche del nostro Paese, almeno fino a qualche centinaio di anni fa.

Non c’è quindi da stupirsi se i noti studi circa le pratiche delle ultime tribù di cacciatori-raccoglitori, ovvero i !Kung San del Botswana e i Gainj in Papua Nuova Guinea, indicano che l’allattamento proseguiva per vari anni e che le poppate erano, fin dall’inizio, relativamente brevi e frequenti (fino a varie volte l’ora), pratica facilitata dal fatto che i lattanti venivano portati addosso dalla madre e dormivano con lei, poppando spesso anche durante la notte. Questo faceva sì che, in modo naturale, le nascite venissero distanziate di 3-4 anni. Se immaginiamo di rappresentare su una linea la storia dell’uomo, vediamo che lo stile di vita di queste tribù è quello che più rappresenta lo stile di vita della nostra specie dalla sua comparsa sul pianeta. Il genere Homo esiste da circa 2 milioni di anni, e soltanto circa 40.000 mila anni fa nasce la specie Homo Sapiens Sapiens alla quale apparteniamo. Le attuali modalità di cura e alimentazione del bebè, quelle basate sulla separazione dalla madre, la regolarizzazione dei pasti e la precoce cessazione dell’allattamento, hanno origine al massimo qualche centinaio di anni fa: questo tanto per ristabilire il corretto peso storico a pratiche che oggi sembrano ancora assodate, collaudate e immutabili.
Tabella: durata dell’allattamento nel mondo (dati UNICEF 2000-2007)5


REGIONE

Tasso di allattamento esclusivo (%)

Tasso di introduzione cibi solidi nel momento appropriato (%)

Tasso di proseguimento dell’allattamento (%)

< 4 mesi

< 6 mesi

6-9 mesi

12-15 mesi
20-23 mesi

Africa Sub-sahariana

39

31

68

90

51

Africa Orientale e Meridionale

48

40

71

90

56

Africa Occidentale e Centrale

30

23

65

90

47

Medio Oriente e Nord Africa

38

26

57

73

36

Asia Meridionale

56

44

53

88

75

Asia Orientale e Pacifico

63

43

45

54

27

America Latina e Caraibi

-

-

-

-

-

Europa Centrale e dell’est, Commonwealth

27

20

41

54

23

Paesi Industrializzati

-

-

-

-

-

Paesi in via di sviluppo

51

38

55

77

51

Paesi meno sviluppati

47

37

64

91

64

Mondo

51

38

55

76

50

Dove allattare è la norma

Se non riuscite a immaginare come potrebbe essere vivere in un mondo in cui è normale allattare i bambini a richiesta, e continuare fino a che smettono da soli, anche per 5 o 6 anni, vi suggerisco la lettura della testimonianza di una madre canadese che ha vissuto, per i primi tre anni di vita del suo bambino, in Mongolia. La lettera è stata pubblicata su “Mothering Magazine” n. 155 del Giugno/Agosto 2009 e si può trovare su internet in inglese o tradotta in italiano6:

(…) Crescere mio figlio durante quei primi anni in un luogo dove l’approccio all’allattamento è così fortemente difforme dalle abitudini prevalenti in Nord America mi aprì gli occhi su di una visione totalmente diversa dell’argomento. Non solo i Mongoli allattano per un periodo lungo, ma lo fanno con più entusiasmo e minor inibizione di quasi chiunque altro io abbia incontrato. (…) In Mongolia, si dice che “i migliori pugili sono stati allattati da piccoli per almeno sei anni”, un serio segno di approvazione in un Paese dove la lotta è lo sport nazionale.

(…) La mia amica Buana, ora di 20 anni, mi raccontò la sua magnifica esperienza di allattamento: “Io sono cresciuta in una tenda fuori in campagna. Mia mamma mi ha sempre detto di bere, che era bene per me. Io pensai che farlo fosse normale per qualsiasi bambina di 9 anni. Quando andai a scuola smisi.” Mi guardò con uno scintillio birichino negli occhi. “Ma ancora mi piace berlo ogni tanto”.

Ruth Kamnitzer

La durata dell’allattamento secondo le principali religioni

Fin dall’antichità l’uomo si è sempre reso conto dell’importanza dell’allattamento per la salute e la sopravvivenza dei bambini piccoli. Forse anche per questo motivo, molte delle più diffuse religioni nel mondo definiscono le pratiche della madre che allatta, oltre a contemplare vari riti propiziatori affinché il latte non manchi, ma anzi scorra in abbondanza.


Secondo il Buddismo, religione diffusa oggi in molti Paesi asiatici, l’allattamento dovrebbe durare almeno fino a due-tre anni di vita del bambino. In Giappone, addirittura, durante il periodo Edo (fra il 1600 e il 1800), si raccomandava di protrarre l’allattamento fino a 6-7 anni di vita del bambino, allo scopo di proteggerlo dalle malattie e favorirne la sopravvivenza. Nelle famiglie più ricche, la madre allattava i figli fino a due anni e poi ricorreva a una balia per assicurare ai figli il latte materno fino al sesto anno e oltre. Grazie alla diffusione del Buddismo, in Giappone l’allattamento fino a due-tre anni era comune fino agli anni ’60 del secolo scorso, dopo di che è iniziato il suo declino in favore del latte artificiale.


L’allattamento è sostenuto e promosso ben oltre i primi mesi anche nei testi induisti più antichi, dove viene riconosciuto il prezioso valore del latte materno: secondo la tradizione, il dio Shiva, per accontentare la consorte Parvati che desiderava un erede, le ritagliò un figlio inanimato da un lembo del suo vestito. Bastò che la dea lo portasse al seno perché il neonato si animasse e prendesse vita. Questi precetti religiosi hanno ancora oggi un grande peso sulle pratiche di milioni di madri in India, insieme ad altre credenze culturali: la maggior parte dei bambini riceve quindi latte materno fino all’anno e anche molto oltre, tuttavia sono ancora diffuse usanze potenzialmente molto rischiose come la precoce interruzione dell’allattamento esclusivo e la somministrazione al neonato di piccole quantità di cibi o bevande tradizionali prima del colostro.

Indicazioni precise circa la durata dell’allattamento si trovano anche nel Corano, il libro sacro dell’Islam. In esso si raccomanda che l’allattamento prosegua fino a due anni di vita del bambino7, ovvero finché si è completata la comparsa dei denti da latte. La decisione di interrompere l’allattamento prima di questo periodo, secondo il Corano, è una decisione che richiede il parere favorevole di entrambi i genitori del bambino.


Il fatto che anticamente l’atto di allattare fosse parte normale della vita di tutti i giorni è confermato anche dall’Antico Testamento, in cui l’allattamento viene menzionato molto spesso, sia nella descrizione di madri nell’atto fisico di allattare sia in senso metaforico, come immagine di abbondanza e nutrimento (ad esempio, nel passo 66:10-12 in cui il profeta Isaia descrive Gerusalemme come una madre generosa che allatta i suoi abitanti). Riguardo alla durata, nei testi biblici non vengono date indicazioni precise, ma proprio dalle numerose citazioni suddette si evince che questa fosse di anni e non di mesi8.

Un esempio visivo di allattamento è offerto in epoche più avanzate dai numerosi quadri che raffigurano la Madonna nell’atto di allattare Gesù, molti dei quali mostrano un bimbetto non più neonato. L’importanza di tali immagini risiede nell’alto valore figurativo ma anche e soprattutto nel loro significato: l’allattamento, associato alla Madonna e a Gesù bambino, e spesso collocato nelle chiese o nelle edicole votive, ci indica che questo atto nel sentire comune veniva considerato sacro e fonte di vita. Se vogliamo, anche un atto da imitare, come era nelle intenzioni delle raffigurazioni religiose.

L’allattamento negli insegnamenti di Rudolf Steiner

In Italia e nel mondo si stanno diffondendo sempre più le scuole di stampo antroposofico, ovvero ispirate al modello pedagogico elaborato dal filosofo Rudolf Steiner circa un secolo fa. È un dato di fatto che molte famiglie che frequentano queste scuole si scontrano con insegnanti e medici antroposofici i quali sostengono che l’allattamento materno dovrebbe cessare entro l’anno di vita del bambino, o addirittura ancora prima. Secondo questa visione, infatti, se protratto fino all’anno o oltre, l’allattamento determinerebbe conseguenze negative nel bambino perché, attraverso il proprio latte, la madre impedirebbe al figlio di esprimere le proprie potenzialità individuali. Una posizione simile spesso lascia perplessi i genitori, anche perché stride con altri aspetti dello stile di vita antroposofico, che si basa su princìpi di ecologia, salute, naturalità e ascolto dei bisogni dei bambini. Sulla questione si è pronunciata qualche anno fa la Presidente dell’Associazione Internazionale delle Infermiere Antroposofiche, dottoressa Risë Smythe-Freed, che ha preso ufficialmente posizione a favore dell’allattamento protratto fino a due anni e oltre, secondo i desideri di madre e bambino. Nel suo articolo9, l’autrice chiarisce anche che lo stesso Rudolf Steiner non si è mai direttamente pronunciato in merito alla durata dell’allattamento ma che, anzi, dalle sue opere e dal suo pensiero non si evincono prescrizioni rigide, ma piuttosto che eventuali decisioni circa la sua durata dovrebbero spettare ai diretti interessati (madre e figlio), e né insegnanti né medici – siano essi antroposofi o no – hanno il diritto di interferire. Inoltre si afferma che, secondo gli insegnamenti di Rudolf Steiner, è anzi saggio incoraggiare i genitori a rispondere ai bisogni dei loro bambini, fra cui anche quello di essere allattati quanto lo desiderano. L’autrice rivela poi che Steiner stesso è stato allattato per circa 4 anni e ha sempre dichiarato di aver avuto con la madre un legame forte e positivo… c’è da stupirsi se con la sua opera ha lasciato tracce così profonde in tante diverse discipline?

Come allattavano le nostre bisnonne

In Italia, fino a tutto il XIX e in parte anche agli inizi del XX secolo, l’allattamento di solito terminava fra i due e i quattro anni di vita del bambino. Non soltanto, ma erano pratiche comuni le poppate frequenti, non ad orario fisso, e la condivisione del sonno insieme ai bambini (e quindi l’allattamento notturno). Era risaputo che “i bambini devono mangiare poco e spesso” e che “finché si allatta, non si rimane incinta”10, come forse ricorda ancora qualche bisnonna, specialmente se vissuta in campagna. Le cose sono cambiate nei primi decenni del XX secolo, con i mutamenti sociali che hanno determinato da una parte uno stravolgimento nella vita familiare e lavorativa delle donne e dall’altra il passaggio di gravidanza, parto e allattamento da un ambito prettamente femminile a quello della scienza medica che, seppure in buona fede, ha stravolto, in nome della modernità e del sapere accademico, il modo in cui di norma ci si prendeva cura dei lattanti, ritenuto arretrato, e ha spazzato via le vecchie usanze sostituendole con regole rigide, più adatte all’alimentazione artificiale che all’allattamento.

Sapore di mamma
Sapore di mamma
Paola Negri
Allattare dopo i primi mesi.Perché è importante allattare ben oltre i primi sei mesi canonici. La meravigliosa esperienza di proseguire per molti mesi, come consiglia anche l’OMS. Sapore di mamma parla di allattamento prolungato, una pratica che si sta diffondendo grazie a iniziative e interventi per la sua promozione. Sono infatti sempre di più le donne che allattano secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero fino e anche oltre ai due anni di vita del bambino. C’è una bella differenza però fra allattare un neonato e allattare un bambino di uno, due o più anni, e non sempre le mamme riescono a trovare informazioni specifiche, coerenti e aggiornate su questo argomento.Come se non bastasse, le donne che decidono di continuare ad allattare il bambino dopo il primo anno si sentono spesso isolate e non trovano occasioni in cui scambiare opinioni ed esperienze con altre mamme. Anzi, spesso si scontrano con l’ignoranza e la disapprovazione del prossimo (il compagno, i parenti, il proprio ginecologo o il proprio pediatra), intrisa di luoghi comuni. Chi ha il diritto di decidere sulla sua durata?Su quali basi può deciderlo?Cosa vuol dire, oggi, allattare fino all’anno e oltre?Cosa comporta questo per la madre, il padre e il bambino?È vero che l’allattamento prolungato rende le madri succubi dei figli, e questi ultimi viziati, dipendenti e mammoni?Ma soprattutto, perché molte persone si sentono in diritto di dire alla madre quello che deve fare riguardo all’allattamento, in tante situazioni così diverse l’una dall’altra e senza che venga richiesta la loro opinione in merito? In questo libro, Paola Negri, consulente professionale IBCLC ed educatrice perinatale, offre tutte le informazioni affinché ogni madre trovi le proprie personali risposte a queste domande, ragionando sul valore dell’allattamento come forma normale di accudimento anche quando i bambini non sono più neonati, unitamente a spunti di riflessione sui vari aspetti di questa pratica, che vanno ben oltre quello puramente nutritivo.Gli operatori sanitari e le figure che si trovano a lavorare con mamme e bambini piccoli troveranno una chiave per entrare con maggiore rispetto nel delicato mondo della coppia madre-bambino, comprendendone meglio vissuti, bisogni e sentimenti, in modo da offrire un’assistenza più rispettosa, mirata, consapevole ed efficace. Il libro è inoltre arricchito da numerose testimonianze di mamme che hanno scelto di continuare a nutrire al seno il proprio bambino per consolarlo nei momenti difficili e addormentarlo con dolcezza. Conosci l’autore Paola Negri si occupa di allattamento da oltre 15 anni; è stata consulente volontaria per La Leche League Italia e successivamente è diventata consulente professionale IBCLC ed Educatrice Perinatale, lavorando con donne in attesa e madri, e nella formazione specifica a gruppi di auto-aiuto e operatori sanitari. Opera da anni in associazioni come MAMI e IBFAN Italia (di cui è presidente) in attività di sostegno, promozione e protezione dell’allattamento.Si occupa inoltre di decrescita e di alimentazione, per cui ha scritto diverse pubblicazioni.