capitolo ii

Continuare ad allattare

La lettura del capitolo precedente vi avrà offerto qualche spunto di riflessione su quale sia la normalità in merito alla durata dell’allattamento. Se invece state allattando da un anno, o più, forse non vi sembra tanto strano che in tutto il mondo l’umanità abbia fatto così, dal momento che state verificando quanto l’allattamento continui a essere importante per il vostro bambino, e per il suo valore di relazione. Forse già state apprezzando il fatto che continuando ad allattare si ha a disposizione un mezzo formidabile per consolare il bambino nei momenti difficili, addormentarlo con dolcezza, superare le separazioni dovute al rientro al lavoro e molto altro…

Perché continuare ad allattare?

Allattare il tuo bambino è naturale e fisiologico. Risponde alle necessità psicofisiche e alle strategie di sopravvivenza proprie della nostra specie. Se per te e per il tuo bambino è piacevole, non c’è nessun bisogno di motivazioni per continuare a farlo! Forse non avresti immaginato di proseguire per tutto questo tempo; semplicemente, è accaduto…

È proprio vero che la vita a volte riserva delle sorprese, mai e poi mai avrei pensato di allattare per ben otto anni consecutivi, e invece è stato proprio così: i miei tre bambini si sono svezzati rispettivamente circa a due, tre e mezzo e tre anni.

Sofia, mamma di Valentina, Tommaso e Viola di 9, 7 e 4 anni

Durante la mia, nostra esperienza di allattamento non c’è mai stato un momento in cui ho deciso “smetto a X mesi”. Sicuramente i primi tempi ero fermamente decisa di allattare esclusivamente fino a 6 mesi, forse di continuare per un anno. Mai avrei pensato di arrivare a 2 e di andare oltre, e di decidere che sarà Fabio a scegliere quando smettere.

Valeria

Quando portai il mio bambino di pochi giorni al controllo pediatrico, vidi nella sala di attesa una madre che allattava un bimbo che a me sembrava grandissimo (aveva in realtà 8 mesi). “Mamma mia!” pensai “non allatterò MAI così a lungo…” mi sembrava una cosa assurda, esibizionistica, esagerata: assistere a quella scena mi procurava una sorta di fastidio… oggi Leonardo ha 24 mesi, eppure ancora si attacca al mio seno quando si addormenta e al risveglio, e mi sembra la cosa più naturale del mondo… fra poche settimane nascerà la sua sorellina, e sono curiosa di vedere come sarà allattarli tutti e due.

Daniela, mamma di Leonardo

È quindi un dato di fatto che la maggior parte delle madri che proseguono l’allattamento oltre i primi mesi di vita del bambino lo fa in maniera spontanea e naturale, senza che vi siano a monte delle ponderate riflessioni, o delle mete prefissate, bensì semplicemente perché non vi sono motivi validi per smettere.

Il parere dell’esperto

Insieme alle mamme, e forse più, i maggiori esperti di allattamento sono sicuramente gli altri diretti interessati, ovvero i bambini. Per questo abbiamo chiesto a una di loro il come e il perché dell’allattamento…


Ciao, mi chiamo Emma e ho quasi tre anni. Io sono davvero esperta, infatti quando sono nata, sapevo già tutto quello che si doveva fare, e la mia mamma l’ha visto subito, quando mi ha preso e mi ha appoggiata sul suo petto. Mi ricordo quei primi tempi come una grande estasi: per me è stato bello scoprire che nel nuovo mondo, così diverso da quello da cui provenivo, c’erano sempre gli stessi rassicuranti odori e suoni a cui ero abituata… ora che non avevo più il cordone e la placenta, il seno della mamma mi dava il latte dolce e profumato che mi nutriva, mi calmava, mi scaldava o mi dissetava, soddisfaceva il mio bisogno di abbracci e quello di succhiare… È stato molto divertente ritrovare anche i proprietari delle voci che già conoscevo: il mio papà e i miei fratellini… giocare con loro, fare il bagnetto fra le loro braccia e tutto il resto, ma poi comunque quando ero stanca c’era sempre la mamma con la sua tetta.


Nei primi mesi della mia vita ho poppato e poppato e poppato non so quante volte, comunque fra mamma e me si è stabilita una specie di sintonia per cui lei capiva quando a me andava di poppare, oppure bastava che insistessi un pochino a chiamarla e lei mi avvicinava al petto… A volte, per un po’ di tempo non vedevo più la mamma, mi chiedevo dove si fosse cacciata, e la aspettavo pazientemente in braccio a papà, poi finalmente tornava e allora una poppata era proprio quello che ci voleva! A volte invece ero io che dormivo così tanto che mi dimenticavo di mangiare, allora la mamma mi svegliava perché il seno diventava duro e pesante


Il tempo passava in fretta, verso i 4-5 mesi ero ormai esperta e le poppate di solito erano molto veloci, ma sempre tanto numerose, infatti il numero non lo ricordo (e nemmeno la mamma). Intanto avevo notato che sia mamma che papà e i fratellini mangiavano tante cose e anch’io volevo provare questo gioco, così a un certo punto mi sono decisa. Devo dire che mi è piaciuto subito assaggiare le cose dal piatto di mamma e papà, tanto che dopo poco ne ho ottenuto uno tutto mio. Tutti dicevano che ero una gran mangiona, io so che a me piacevano tanto le cose dei grandi, ma mi piaceva tanto anche il latte della mia mamma, e quindi ho continuato a poppare su per giù come prima.


Nel frattempo, mangia e allatta, i mesi passavano e io ero diventata tanto grande: ho iniziato a gattonare e poi un giorno ho persino imparato a camminare. Ora sì che finalmente potevo seguire i miei fratelli e giocare con loro come volevo io! Senza che me ne accorgessi (e nemmeno la mia mamma) a volte stavo qualche ora senza mai ciucciare… devo dire che proprio me ne dimenticavo, tanto ero presa dalla scoperta del mondo intorno a me. Certo, quando avevo sonno, o cadevo, oppure se mi annoiavo o quando mi veniva qualche pensiero triste… beh, allora cercavo rifugio nelle braccia e nel seno della mamma.


Poi ho compiuto due anni, che bella festa abbiamo fatto! Di quel periodo ricordo che qualcuno diceva alla mamma “Allatti ancora?” quando lei mi prendeva in braccio e mi dava la tetta… beh, pensavo io, perché non dovrebbe? Ricordo che in quel periodo poppavo ancora più spesso di prima, sapete com’è, quando si cresce ci sono momenti in cui si ha tanto bisogno di certezze, e per me quale sicurezza maggiore del seno della mamma?… A volte però lei mi diceva “ora no, aspetta” se si era in certi posti come al supermercato oppure dalla parrucchiera. Oppure a volte era indaffarata a preparare la cena, o in altre faccende e mi chiedeva di pazientare


Adesso ho quasi tre anni, sono davvero grande e da poco ho iniziato ad andare all’asilo. Ho assaggiato il latte che bevono i miei fratelli, quello di mucca e lo trovo proprio buono. Ma in verità confesso che quello che mi piace di più è ancora quello della mia mamma, e anche alle mie bambole piace la tetta mia, e anche ai gattini, come ho potuto vedere, piace il latte della loro mamma gatta. Adesso che sono grande in verità prendo la tetta soltanto poche volte al giorno, ma non so contare, quindi non so dirvi quante, e poi, mica tutti i giorni sono uguali!


La mia mamma a volte è molto stanca e capita che diventi nervosa, brontola con i fratelli o perfino anche con me se combino qualche guaio… io sento ogni tanto che qualcuno le dice che è per colpa dell’allattamento ma lei risponde “Prova tu a gestire una famiglia con quattro bambini, e vediamo se senza allattare ti stanchi di meno!”. Secondo me ha proprio ragione, e poi mi domando quanto tempo libero hanno le persone che, oltre a pensare alle loro faccende, si preoccupano di quello che facciamo io e la mamma.


Devo dire che anche di notte è bello, senza svegliarsi completamente, avvicinarsi alla mamma e sussurrare nel sonno “tetta… tetta” e come per magia eccola lì, pronta davanti a me, e il sapore dolce del latte mi aiuta a fare dolci sogni e a pensare che il mondo è proprio un bel posto in cui vivere


A volte mi dicono che i bambini grandi non poppano più, e infatti io lo so benissimo, perché vedo bene che i miei fratelli non poppano più. Io sono molto grande, e so fare un sacco di cose come i miei fratelli, ma allattare mi piace tanto e credo che piaccia anche alla mia mamma, e poi vorrei diventare ancora più grande… magari smetterò un giorno, chissà forse anche domani, ma oggi no

In effetti, allattare un bambino di uno, due, tre anni o anche più può avere molti lati positivi, che certamente ogni madre riconosce e, per fortuna, anche sempre più numerosi papà…


Se interrogate in proposito, molte madri potrebbero dire che l’allattamento facilita la loro relazione con il bambino, la rende più forte e offre dei piacevoli momenti di intimità e di amore. Potrebbero dirvi anche che la possibilità di calmare un bambino agitato con il seno è estremamente comoda e pratica, oltre che istintiva, e per di più, funziona quasi al 100%.


Molte madri che allattano notano che i loro figli si ammalano di meno rispetto agli altri, e spesso guariscono prima. Quando i bimbi non stanno bene, e per questo rifiutano di bere o mangiare, di solito accettano di poppare: mentre la suzione al seno materno offre conforto e sollievo, aiutandoli a sopportare meglio il disagio, il latte li manterrà idratati fornendo nel contempo anticorpi, molti altri agenti anti-infettivi, vitamine e tutti i nutrienti nella forma più assimilabile, proprio nel momento in cui ne hanno maggior bisogno.


Continuare ad allattare quando si riprende il lavoro fuori casa è di grande aiuto per compensare il distacco forzato e una poppata al rientro è per molte coppie madre-bambino il miglior modo di ritrovarsi dopo ore di separazione.

L’essere lontane per qualche ora, causa lavoro, rende poi l’incontro successivo col seno ancora più “dolce”.

Greta, mamma di Matilde, 17 mesi

L’allattamento per me e Fabio (2 anni) è un momento d’amore in cui ci ritroviamo soprattutto quando rientro dal lavoro. Lui mi corre incontro e mi dice “tittipò vole” (è il suo modo di chiamare il seno e l’ha inventato lui), è un modo per giocare, per sentirci vicini, per parlare, per confortarlo. Quando si fa male mi dice “tittipò e passa”.

Valeria

Se pensiamo ai bisogni del bambino piccolo, e al suo modo di comunicare che passa più per i gesti e il contatto fisico che attraverso le parole, diventa di immediata comprensione che una poppata costituisce un’esperienza sensoriale totale e completa. Sia che la sua età si misuri in mesi o in anni, offrire il seno a vostro figlio dopo ore di separazione significa donargli al contempo contatto fisico, abbraccio, calore, odore di mamma, dolce sapore di latte, i suoni familiari del vostro respiro e del battito del vostro cuore: quale migliore e più completa rassicurazione che la mamma è tornata? Per molte madri, allattare al rientro da lavoro significa potersi rilassare, in poltrona o su una panchina al parco, mentre offrono ai figli la conferma che, anche se si sono dovute assentare, ora sono lì per loro e con loro, in modo totale e incondizionato, e tutto questo senza bisogno di parole, ma usando un linguaggio profondo, efficace e naturale. Un qualcosa che può esistere soltanto fra una mamma e il suo bambino, che non costa niente ma che nessuna ricchezza può comprare…
Ieri siamo andati alla premiazione del mio bambino di 13 anni per una gara sportiva. Prima c’è stato il discorso del sindaco, poi quello dell’assessore allo sport, poi finalmente è iniziata la premiazione, ma i bambini chiamati erano più di 100, le cose andavano decisamente per le lunghe… dopo aver scorrazzato qua e là, mangiato mezza mela, aver bevuto dalla borraccia, sembrava che Nicoletta si fosse proprio stufata e dava segni di comprensibile impazienza… allora le ho proposto di poppare. Una bella fortuna poter continuare ad assistere seduta alla cerimonia, mentre vedevo in fondo alla sala alcuni genitori con bimbi piccoli che non sapevano più cosa fare per tenerli buoni

Teresa, mamma di Simone, 13 anni, e Nicoletta, 3 anni

Come mamma che non ha potuto contare sul prezioso aiuto dei nonni, e quindi avendo spesso i bimbi al seguito, non riesco a pensare cosa sarebbe stato della nostra vita familiare senza ricorrere all’allattamento fuori casa: non solo è stato utilissimo in svariate circostanze, ma non costa niente ed è sempre a portata di mano.

Elisabetta, mamma di Cosmo, Penelope e Arturo

Quasi tutte le mamme che allattano per anni considerano l’allattamento un alleato prezioso per gestire il bambino piccolo, anche se non più neonato. L’allattamento può aiutare a rendere i bambini collaborativi e portarli ovunque potrebbe diventare più facile, quando si è in viaggio, in gita turistica, sulla spiaggia, al supermercato, al ristorante, a teatro… Questo è un aspetto dell’allattamento particolarmente apprezzato anche dai papà, che di solito sono ben contenti di toccare con mano il potere calmante che una poppata ha sui loro bimbi di uno, due o più anni, anche durante i viaggi in auto. Quando si è in giro, è molto comodo sapere che il seno è lì, pronto, sempre a disposizione, per sopperire a fame, sete, noia, sonno… Se vogliamo fare le cose con discrezione, basta avere l’accortezza di usare un abbigliamento comodo insieme ad altri piccoli accorgimenti (vedi capitolo 4).
Taddeo (2 anni e mezzo) si addormenta quasi sempre ciucciando al seno. Per lui è un vero e proprio sonnifero: in pochi minuti cade in un sonno profondo. Per me è una comodità: mi stendo vicino a lui e mi riposo a mia volta, oppure quando vedo che è veramente “stecchito”, mi allontano dolcemente e riprendo le faccende.

La poppata principale di Matilde (17 mesi e mezzo) avviene dopo cena, è la sua ninna nanna a tutti gli effetti e, ovviamente, serve tanto anche a me e ai miei nervi!

Greta

Per molte madri, la poppata rappresenta uno dei modi più dolci e facili per accompagnare il figlio nella fase dell’addormentamento, in occasione del riposino pomeridiano oppure del sonno notturno, o anche viceversa può essere una piacevole transizione dal sonno al risveglio.

 

In tutti i miei allattamenti, la poppata della nanna è stata l’ultima a sparire. Per me era il modo meno faticoso di addormentare i bambini, a volte una scusa per sdraiarmi un po’ a riposare oppure a leggere qualcosa in silenzio.

Sofia, mamma di Valentina, Tommaso e Viola di 9, 7 e 4 anni


Molte madri continuano a considerare le poppate come un sistema comodo per gestire i risvegli notturni, perché spesso i bambini poppano senza svegliarsi del tutto e quindi si riaddormentano dolcemente. Se il bambino dorme nel lettone o comunque in un lettino attaccato a quello dei genitori, non occorre neppure alzarsi per allattare e può capitare che al mattino neppure la mamma sappia dire quante poppate ci sono state di notte! In effetti potrebbe essere più faticoso doversi alzare per cullare il bambino affinché si addormenti.

Come prosegue l’allattamento

Non è facile generalizzare o schematizzare tutte le modalità di allattamento oltre i primi mesi, anche perché ritmi ed equilibri cambiano nel tempo – specialmente quando si tratta di bambini – e potrebbero esserci grandi differenze fra l’allattamento intorno all’anno di vita, a 18 mesi, a due anni, a 30 mesi, a 3 anni e via dicendo. Molte madri potrebbero quindi riconoscersi in più di una delle modalità qui sotto presentate, o ritrovare una fase che hanno sperimentato. L’importante è capire che non ci sono modi “giusti” o “sbagliati” di allattare, ma che ogni coppia madre-figlio può raggiungere un proprio equilibrio, e che questo equilibrio sarà probabilmente in costante evoluzione e cambierà nel corso dei mesi e degli anni. Ricordate che, sempre e comunque, i maggiori esperti rimanete voi e i vostri bambini!


Per alcune madri è naturale continuare ad allattare ovunque, e lo fanno per anni con un certo orgoglio, a volte anche sfidando le occhiatacce, o almeno le facce stupite, della gente… A volte accadrà semplicemente che a un certo punto (solitamente dopo i due anni ma a volte anche molto prima) vostro figlio cesserà di chiedervi il seno durante il giorno, fuori casa, e la poppata rimarrà un dolce momento di intimità all’ora della nanna. Per altre madri diventa invece un’esigenza limitare le poppate del figlioletto non più lattante a momenti e luoghi “protetti”, dove sanno di poter godere di una certa intimità e di essere al riparo da sguardi curiosi e indiscreti, oltre che da commenti indesiderati. Se questo è il vostro caso, quella di porre limiti alle poppate è un’ottima idea, piuttosto che prendere decisioni drastiche che vi porterebbero a smettere di allattare anzitempo, con il rischio di pentirsene dopo, a cose fatte.


Non sono poche le madri che proseguono l’allattamento oltre l’anno di vita del bambino quasi in segreto, ovvero non ne parlano in pubblico e lo nascondono al pediatra e talvolta anche ad amici e parenti. Questo avviene più spesso alle madri che vivono l’allattamento con sentimenti contrastanti, spinte dall’istinto e dal desiderio del bambino da un lato e dalle pressioni sociali dall’altro. Viceversa, molte altre mamme non hanno problemi ad affrontare l’argomento e forse ne parlano proprio per testimoniare un’esperienza che, anche se oggi fa parte forse di uno stile di vita cosiddetto alternativo, è naturale a tutti gli effetti e come tale dovrebbe ritornare a far parte del normale tessuto sociale.

…So che è la cosa più importante per lui, la sua àncora di salvezza nei momenti di tensione, il suo angolo delle coccole (qualche tempo fa diceva “andiamo a coccolare?”), la sua merenda preferita e poi mi bacia il petto, mi abbraccia forte. Non potrei mai rinunciare a questi momenti. Intorno a me ci sono persone che non hanno mai vissuto un allattamento così lungo, cerco sempre di spiegare ai nonni, a mio marito e a chi mi domanda “Ma come fai!?!?!”, con un gran sorriso, quali sono i vantaggi, quali sono gli aspetti più teneri. E spero che questo serva a far cambiare un po’ le cose.

Valeria, mamma di Fabio, 2 anni

Ma non mordono?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il mordere il seno è una modalità tipica dei bimbi relativamente piccoli, intorno a 5-6 mesi o poco più, mentre è meno frequente che i bambini più grandi mordano il seno della mamma durante la poppata. Se dovesse succedere, staccate subito il bambino e ditegli guardandolo negli occhi che fa male; in caso l’episodio si ripetesse, ripetete l’operazione. Di solito i bambini capiscono e smettono di mordere. Se vi sembra che questo comportamento avvenga in corrispondenza del fastidio dovuto alla dentizione, prima di allattare offritegli qualcosa di fresco da mordere, in modo che al momento della poppata questo desiderio sia meno acuto. Al fine di calmare la smania può andar bene una carota, un pezzetto di pane secco, un pezzo di finocchio, un gambo di sedano…


È utile sapere che anche nei mesi successivi, ogni volta che il bambino metterà un dente, sarà possibile che il disagio lo renda più agitato in generale e quindi anche quando poppa: potrebbe tirare il seno e stringere, senza necessariamente arrivare a mordere, oppure attaccarsi e staccarsi di continuo, provocando fastidio alla mamma, che potrebbe chiedersi se c’è qualcosa che non va nel suo latte… mentre in realtà si tratta proprio di un dente che sta spuntando.

Cosa succederà al mio seno se continuo ad allattare?

In una società dove l’apparenza conta a volte più della sostanza, e dove immagini di seni nudi vengono usate per pubblicizzare di tutto, sempre più donne ricorrono alla chirurgia estetica anche in questa parte del corpo, e spesso ancora prima di divenire madri, con effetti sulla possibilità di allattare a cui non avevano pensato quando hanno deciso di ricorrere al bisturi. A parte questi casi, è comprensibile che più di una madre potrebbe chiedersi se continuare ad allattare avrà effetti estetici negativi sul proprio seno, e che per diverse donne il timore di sciupare il seno diventi uno dei motivi per smettere di allattare. È bene ricordare che allattare costituisce la normale funzione della ghiandola mammaria, e infatti è provato l’importante effetto dell’allattamento nella prevenzione dei tumori al seno.


La maggior parte delle donne sperimenta una maggiore tonicità e un aumento delle dimensioni del seno durante l’allattamento, effetto che può durare qualche mese oppure finché si allatta, anche per anni. L’entità del fenomeno è molto variabile da donna a donna: alcune riferiscono di dover passare a reggiseni maggiori di due o tre taglie, mentre altre notano a malapena cambiamenti. Dopo mesi o anni di allattamento, è possibile che il seno perda di tono e diminuisca di volume nonostante si stia ancora allattando, e questo potrebbe accadere per due ragioni: la prima è perché, con il passare del tempo, la ghiandola diventa talmente efficiente da produrre latte soltanto dietro richiesta (come notano le madri di bambini di due anni e oltre, che trascorrono anche un giorno o due senza ciucciare ma che quando si riattaccano riferiscono comunque di bere latte); la seconda ragione è che molti bambini grandicelli a un certo punto, pur continuando ad attaccarsi al seno, lo fanno per soddisfare l’istinto di suzione ovvero smettono di assumere latte, e questo provoca una parziale involuzione della ghiandola mammaria. Analogamente, è comune che quando si allatta si noti dopo qualche mese una marcata differenza di dimensioni fra i due seni, perché magari il bambino si attacca di preferenza da una parte che risulta quindi più piena di tessuto ghiandolare. E dopo? Subito dopo la fine dell’allattamento si assiste spesso a una variabile diminuzione di volume e tonicità del petto, che però tende a tornare alle dimensioni originarie dopo qualche tempo. In casi rari, si assiste a una vera e propria involuzione della ghiandola mammaria, ovvero il seno diminuisce di parecchio le proprie dimensioni. Di solito anche questo evento è transitorio e la letteratura riporta che il ritorno alla normalità dovrebbe avvenire entro circa 3 anni dalla conclusione. Alcune madri notano anche un cambiamento nella forma del capezzolo che, specie dopo allattamenti prolungati di più figli, tende a volte a rimanere più sporgente di come era prima.


In conclusione, le variazioni dipendono in primo luogo dalla costituzione individuale, come anche la possibilità della comparsa di smagliature, legata non tanto all’allattamento (sia esso breve o lungo) quanto al cambiamento delle dimensioni del seno, che avviene in tutte le madri.


È normale che con il passare degli anni il seno tenda a diventare più morbido, che si allatti o meno, come d’altra parte è normale che invecchi tutto il resto. Salute e bellezza sono favoriti dall’esercizio fisico e da stili di vita salubri, e questo vale quindi anche per il seno, per il quale l’allattamento costituisce il normale funzionamento.

Quante volte al seno?

Una parte delle madri continua con l’allattamento a richiesta del bambino per tutta la durata dell’allattamento, ovvero non fa niente per limitare o regolarizzare il numero giornaliero di poppate via via che il bambino cresce, cosa che risulta in genere favorita dal fatto che, crescendo (di solito dopo l’anno), molti bambini spontaneamente diradano le poppate. Alcuni bambini potrebbero invece continuare a richiedere il seno molto spesso, ma staccarsi dopo breve tempo. Altri potrebbero assumere un comportamento intermedio, richiedendo poppate lunghe in determinati momenti della giornata (di solito in corrispondenza del riposino, o quando si è in una situazione che per loro è di noia), e richiedere poi delle brevi ciucciatine a seconda della situazione (dopo una caduta, in un momento di fame o sete, quando si annoiano o sono stanchi…) o in periodi particolari (quando si ammalano, c’è stata una separazione dalla madre, inserimento all’asilo nido…). Le cose cambiano di mese in mese, e i momenti in cui si ha la sensazione di essere “sempre ad allattare” si alternano ad altri in cui notiamo che “oggi non ha poppato e anche ieri solo poche volte”. Poi, quando i bambini diventano grandicelli (di solito intorno ai tre anni o anche dopo) è probabile che le poppate si facciano sempre più sporadiche e che ne rimangano soltanto una o due “irrinunciabili”, di solito quelle della nanna o di quando la mamma torna dal lavoro, oppure addirittura che vostro figlio poppi saltuariamente e in modo irregolare: potranno esserci giornate in cui non vi chiede proprio di poppare, salvo ricordarsene dopo due o tre giorni, o anche più. Questo di solito prelude al cosiddetto auto-svezzamento; ovvero, senza che voi ve ne accorgiate, arriverà un momento in cui vi renderete conto che il bambino ha smesso di poppare.


Alcune madri decidono a un certo punto di mettere delle regole, e quindi di cadenzare le poppate e di riservarle a momenti particolari della giornata, come ad esempio la mattina, la sera al rientro da lavoro, la sera prima di dormire oppure la notte. Spesso le poppate avvengono a orari determinati proprio perché la madre riprende il lavoro e/o il bambino inizia a frequentare per un numero variabile di ore il nido o la scuola materna. Molti dei bambini che allattano “a orario” durante il giorno si rifanno però durante la notte quando, se hanno la possibilità di dormire insieme alla madre, fanno diverse brevi poppate oppure addirittura rimangono attaccati per lungo tempo senza quasi mai staccarsi, soprattutto se di età intorno all’anno o inferiore.

Ognuno dei miei tre allattamenti è stato differente, specialmente dopo l’anno: la prima bimba (che ha oggi 10 anni) è sempre stata piuttosto regolare fin da piccola: mangiava, dormiva e cresceva molto. Fino all’anno circa, poppava tante volte, non ricordo quante ma sicuramente più delle 5-6 che si sente a volte raccomandare. Poi ha iniziato a diradare, molto gradualmente e in modo irregolare, fino a poppare soltanto al mattino, dopo pranzo, la sera prima di dormire e di notte. Ha smesso da sola dopo qualche mese che era nata la sorellina (che oggi ha 8 anni). Questa seconda bambina è sempre stata una grande amante del seno, fosse per mangiare o per consolazione o per altri motivi. Le poppate non si contavano nella giornata, e ha continuato a mantenere ritmi sostenuti anche da grandicella… quando aveva due anni e mezzo, ho messo io delle regole perché ero stufa di allattarla fuori casa e durante la notte. Pensavo che non avrebbe mai smesso da sola di poppare, eppure lo ha fatto, all’età di 3 anni e mezzo circa, dopo un periodo di allattamento “in tandem”.


Il terzo figlio (che ha circa 5 anni) fin da quando ha assaggiato le pappe, ha diradato spontaneamente le poppate e ad un anno poppava ormai soltanto per addormentarsi e durante la notte… è stata una esperienza molto diversa dalle altre due: pensando che ne avesse bisogno, continuavo ad offrirgli il seno ogni tanto, durante la giornata, ma lui non ne voleva sapere se non era ora di nanna. Alla fine, ha ridotto a due sole poppate, al pisolino pomeridiano e alla sera e così ha continuato anche lui fino a circa 3 anni.


Emma è una bambina molto autonoma, se non è insieme a me non sente certo la mia mancanza (frequenta il nido, sta con chiunque), ma quando la mamma è nei paraggi non riesce a fare a meno di fare gnammy (è il nostro codice per la tetta) svariate volte al giorno. Le notti vanno molto meglio rispetto a qualche mese fa, ma è comunque raro che abbia meno che un paio di risvegli.


Alessia, mamma di Emma 27 mesi

Allattamento, salute materna e farmaci

Molte madri si chiedono se continuare ad allattare potrebbe compromettere la loro salute o impedire loro di assumere farmaci. La risposta è no. Allattare fa bene alla salute non solo del bambino ma prima ancora della madre (vedi capitolo 6). Quindi sono infondati i timori secondo cui allattare fa male alla vista (pregiudizio che esiste soltanto in Italia), o compromette le riserve di calcio della madre: anzi, protegge dall’osteoporosi con effetto dose-dipendente, ovvero maggiore quanto più lungo è l’allattamento.


Ossitocina e prolattina, gli ormoni dell’allattamento, favoriscono l’assorbimento di nutrienti da parte dell’intestino materno e un più efficiente metabolismo dell’acqua. Se durante i primi mesi di allattamento si può assumere la stragrande maggioranza di farmaci (è anzi molto limitata la lista di quelli controindicati), questo a maggior ragione è vero quando il bambino allattato ha più di sei mesi o di un anno, in quanto il fatto di assumere altri cibi oltre al latte fa sì che la quantità di farmaco ingerita sia ancora minore; senza contare che il bambino è più grande e quindi l’eventuale minima quantità di farmaco assunta viene distribuita su una maggiore massa corporea e viene metabolizzata più efficacemente da fegato e reni. È bene comunque ricordare che nella maggioranza dei casi la quantità di farmaco assunto dalla madre che arriva al lattante, sia esso neonato oppure no, è infima e molto inferiore dei comuni dosaggi dei farmaci usati comunemente in pediatria.

Se dovete assumere un farmaco e state allattando, prima di interrompere l’allattamento a causa di informazioni errate circa la compatibilità, come ad esempio lo sono la maggior parte di quelle riportate sui foglietti illustrativi, forse non a caso detti “bugiardini”, vi esorto a cercare informazioni documentate e aggiornate presso la vostra consulente IBCLC di fiducia1.

Continuare ad allattare: è sempre un piacere?

Potrebbe sembrare ovvio che chi allatta fino all’anno e molto oltre lo fa per il piacere di farlo. È vero in effetti che gran parte delle madri che allatta sperimenta una grande autostima e un forte legame affettivo con il figlio, fatto di un’intima conoscenza e di una fiducia reciproca profonda. Esistono però anche madri che continuano ad allattare “loro malgrado”, ovvero con la sensazione di essere schiave del desiderio del figlio di poppare, pensando che magari sarebbe il caso di smettere ma non sapendo come fare. Provare sentimenti ambivalenti e soprattutto vivere momenti di gioia e altri di stanchezza e dubbio non solo è comune, ma è assolutamente normale.


Allattando a termine (o almeno più a lungo del consueto) si potrebbero inoltre sperimentare momenti di contraddizione interiore: una parte di noi sente che le richieste del figlio sono fondate e normali, e che rispondere a queste rende tutto più facile. D’altro lato, la parte di noi più legata al sociale e più dipendente dalle consuetudini ci dice che stiamo sbagliando e ci fa temere di viziare nostro figlio, facendoci vivere l’allattamento come una sorta di “schiavitù”, anche se di fatto le poppate sono soltanto una o due nella giornata.


D’altra parte è vero che il sostegno e l’approvazione che si ricevono quando si allatta vanno purtroppo a decrescere con il passare dei mesi tanto repentinamente quanto i grafici che mostrano le statistiche sulla durata dell’allattamento, o forse anche di più! La ricercatrice svedese Nina Gunnarsonn, in proposito, affermava che spesso sono proprio le donne a contestare l’allattamento oltre l’anno, e che questo non è strano se si pensa alle pressioni sociali che devono sopportare.

E osservava:

Esibire un comportamento rispetto al quale gli altri provano sentimenti forti può essere molto difficile, anche se si ritiene che sia la cosa migliore per il proprio figlio. In tali casi giova avere opinioni molto forti, ma non tutte le hanno2.

Una relazione complessa

La maternità è di certo l’esperienza più intensa con cui una donna si confronta in tutta la sua vita. La nascita di ogni bambino, e non solo del primo, comporta per la madre una sorta di morte di quello che era in precedenza e una rinascita come persona nuova. Niente sarà più come prima, dopo l’arrivo di un bebè. Si è messe a nudo nella propria intima essenza e ci si deve confrontare con se stesse e con la creatura appena nata. Si è in qualche modo costrette a rivedere il rapporto con il proprio partner, con eventuali altri figli, familiari e con tutte le altre persone che ci circondano.


Allo stesso modo in cui si riesce a concepire una nuova vita, nutrirla e farla crescere dentro di sé e poi farla nascere, crescere i figli è un compito naturale, che ci appartiene: possediamo dentro di noi le competenze e le risorse necessarie per poterlo affrontare, anche se oggi ci sentiamo talvolta soffocare da mille consigli, raccomandazioni e avvertimenti da parte dell’esperto di turno, e ci sembra che tutti sappiano fare meglio di noi. È d’altra parte vero che avere a che fare con un neonato affatto dipendente da noi per la sua sopravvivenza e per il suo benessere generale può farci sentire sopraffatte da un compito immane, e renderci insicure, indecise, bisognose di approvazione e sostegno intorno a noi. In una certa misura queste sensazioni sono fisiologiche e dettate dai cambiamenti ormonali, e forse anche necessarie affinché ci caliamo nel nostro ruolo di madri nel modo più efficace.


Prendersi cura di un bebè potrebbe anche essere molto faticoso, in specie se il divario fra i bisogni del bambino e le nostre aspettative è tale da richiedere un grande adattamento a cui non eravamo preparate, o se i bambini bisognosi della nostra attenzione sono più di uno…


Sia che si allatti fin dall’inizio senza problemi, oppure si debba superare qualche difficoltà iniziale o in corso d’opera, l’allattamento riveste un ruolo ineguagliabile nel facilitare l’incontro fra i bisogni del bambino e i nostri nei suoi confronti. Nel nostro intimo sappiamo, e il nostro bambino ce lo conferma, che questo ruolo si mantiene inalterato e non perde valore nei mesi e negli anni.


La relazione di allattamento è una delle più intense e profonde che si possano sperimentare a livello umano, ed è anche una relazione complessa perché coinvolge vivamente entrambi i componenti della coppia allattante, la madre e il figlio, ognuno con la propria individualità, il proprio equilibrio dinamico, i propri stati d’animo. Via via che il bambino cresce, da una parte matureranno l’affiatamento e la conoscenza reciproca, e dall’altra anche le variabili e le aspettative potranno mutare. Un figlio non sarà lo stesso a 9 mesi, un anno, 18 mesi, due anni ecc… e neppure lo sarà il rapporto con sua madre, e quindi nemmeno l’esperienza di allattamento. Come in tutte le relazioni d’amore (e forse di più), si è in continuo confronto e crescita, e quindi è normale e fisiologico sperimentare e alternare gioie e dolori, autostima e scarsa fiducia, grande energia e stanchezza, gioia e rabbia, soddisfazione e frustrazione. È forse proprio nei momenti di maggiore stanchezza che si presentano anche dubbi e timori che nascono dal nostro intimo oppure – più spesso – vengono insinuati dall’esterno, ma che comunque rappresentano una sfida.

Sentimenti ambivalenti

Non nascondo che ci sono dei momenti difficili, soprattutto la notte, momenti in cui ho perso la pazienza, in cui mi son detta “ma quando finirà?”.

Valeria, mamma di Fabio, due anni

…mi sembra che per lui sia diventata una fissazione e che consideri solo la poppa e non la mamma, e di questo un po’ mi rincresce, se devo essere sincera…
Io sono molto stanca e poi vorrei avere un rapporto mamma-bambino, non poppa-bambino!!
Mi sento sopraffatta dal suo bisogno di contatto e di ciucciare, quando io vorrei soltanto essere lasciata in pace.

Provare sentimenti contrastanti è quindi naturale e fisiologico, come del resto si provano sentimenti contrastanti durante tutto il percorso genitoriale e anche in tutti gli altri tipi di rapporti umani, da quelli di coppia a quelli con gli amici e sul lavoro.


Sarà forse capitato anche a te, se sei una allattatrice di lunga data, di vivere sensazioni spiacevoli. Forse, in particolare, potrai aver sperimentato uno dei seguenti:

  • Momenti di grande stanchezza fisica e mentale

  • Momenti in cui ti senti “schiava” del bambino (o dell’allattamento)

  • Momenti in cui ti senti come un limone spremuto

  • Momenti in cui ti senti legata, impedita dal fatto che non ti senti pronta a lasciare il bambino ad altri

  • Momenti di sfinimento dovuto alle pressioni esterne, al dover “remare contro-corrente”

  • Disagio quando ti chiede di essere allattato in pubblico

  • Paura di viziare il bambino, di “rovinarlo” a causa dell’allattamento

  • Paura che non mangi abbastanza perché si sazia con il tuo latte

  • Timore di crescere un bambino mammone e dipendente

  • Timore che non si adatterà all’asilo nido, o che le educatrici trovino da ridire

  • Timore che se non farai tu qualcosa, il bambino non smetterà mai di poppare

  • Momenti in cui ti chiedi che senso abbia tutto questo e se davvero è qualcosa che fa bene a entrambi

Affronteremo nel capitolo 4 i principali aspetti pratici legati all’allattamento oltre i primi mesi, e i conseguenti sentimenti e vissuti. Prima, ci occuperemo dell’ambiente che circonda te e il tuo bambino ancora allattato. Ci riferiamo all’ambiente familiare, sociale in senso stretto e più ampio, culturale, sanitario. Questo al fine di allargare la prospettiva, collocando l’allattamento in un contesto più ampio, quello in cui realmente si trova nella società attuale.

Sapore di mamma
Sapore di mamma
Paola Negri
Allattare dopo i primi mesi.Perché è importante allattare ben oltre i primi sei mesi canonici. La meravigliosa esperienza di proseguire per molti mesi, come consiglia anche l’OMS. Sapore di mamma parla di allattamento prolungato, una pratica che si sta diffondendo grazie a iniziative e interventi per la sua promozione. Sono infatti sempre di più le donne che allattano secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero fino e anche oltre ai due anni di vita del bambino. C’è una bella differenza però fra allattare un neonato e allattare un bambino di uno, due o più anni, e non sempre le mamme riescono a trovare informazioni specifiche, coerenti e aggiornate su questo argomento.Come se non bastasse, le donne che decidono di continuare ad allattare il bambino dopo il primo anno si sentono spesso isolate e non trovano occasioni in cui scambiare opinioni ed esperienze con altre mamme. Anzi, spesso si scontrano con l’ignoranza e la disapprovazione del prossimo (il compagno, i parenti, il proprio ginecologo o il proprio pediatra), intrisa di luoghi comuni. Chi ha il diritto di decidere sulla sua durata?Su quali basi può deciderlo?Cosa vuol dire, oggi, allattare fino all’anno e oltre?Cosa comporta questo per la madre, il padre e il bambino?È vero che l’allattamento prolungato rende le madri succubi dei figli, e questi ultimi viziati, dipendenti e mammoni?Ma soprattutto, perché molte persone si sentono in diritto di dire alla madre quello che deve fare riguardo all’allattamento, in tante situazioni così diverse l’una dall’altra e senza che venga richiesta la loro opinione in merito? In questo libro, Paola Negri, consulente professionale IBCLC ed educatrice perinatale, offre tutte le informazioni affinché ogni madre trovi le proprie personali risposte a queste domande, ragionando sul valore dell’allattamento come forma normale di accudimento anche quando i bambini non sono più neonati, unitamente a spunti di riflessione sui vari aspetti di questa pratica, che vanno ben oltre quello puramente nutritivo.Gli operatori sanitari e le figure che si trovano a lavorare con mamme e bambini piccoli troveranno una chiave per entrare con maggiore rispetto nel delicato mondo della coppia madre-bambino, comprendendone meglio vissuti, bisogni e sentimenti, in modo da offrire un’assistenza più rispettosa, mirata, consapevole ed efficace. Il libro è inoltre arricchito da numerose testimonianze di mamme che hanno scelto di continuare a nutrire al seno il proprio bambino per consolarlo nei momenti difficili e addormentarlo con dolcezza. Conosci l’autore Paola Negri si occupa di allattamento da oltre 15 anni; è stata consulente volontaria per La Leche League Italia e successivamente è diventata consulente professionale IBCLC ed Educatrice Perinatale, lavorando con donne in attesa e madri, e nella formazione specifica a gruppi di auto-aiuto e operatori sanitari. Opera da anni in associazioni come MAMI e IBFAN Italia (di cui è presidente) in attività di sostegno, promozione e protezione dell’allattamento.Si occupa inoltre di decrescita e di alimentazione, per cui ha scritto diverse pubblicazioni.