Quello che possiamo dire, a livello generale, è che le linee guida dell’Accademia Americana di Pediatria includono tra i fattori ambientali di prevenzione della Sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), più nota come morte in culla, l’abitudine di dormire nella stessa camera dei genitori almeno fino ai sei mesi3.
Poi, che il piccolo dorma nella culla, nel lettino, nella carrozzina, in un letto singolo o nel lettone, sta alla famiglia decidere, in base alle esigenze del bambino stesso e dei suoi genitori.
Via libera anche al lettone quindi? Ebbene sì, se ai genitori fa piacere non c’è alcun motivo per non accogliere i propri bimbi – ogni tanto, spesso o sempre – nel lettone.
In molte culture il sonno condiviso è, ad oggi, la norma indiscussa4, così come lo è stata in passato anche nelle società occidentali. E non esistono studi che dimostrino che questa consuetudine presenti qualche controindicazione per lo sviluppo dell’autonomia del bambino.
A questo proposito, il pediatra William Sears scrive: “Per nove mesi il neonato ha dormito a contatto con sua madre ed è stato abituato alla presenza di movimenti respiratori familiari, al battito cardiaco e al calore. Il fatto che il bambino ‘tutto a un tratto’ nasce non significa che ciò debba cambiare”5.