CAPITOLO IV

Interviste

Di seguito, ho raccolto le testimonianze di alcune mamme imprenditrici, nella speranza che le loro esperienze possano esservi utili.



Jolanda Restano

(www.fattoremamma.com, www.filastrocche.it, www.jopweb.com)


Di che cosa ti occupi?

Sono libera professionista e lavoro per le due società di cui sono socia: FattoreMamma e Jop. FattoreMamma è un’agenzia di comunicazione, Jop essenzialmente un’agenzia web. E poi, naturalmente mi occupo della mia famiglia!


Come è nata l’idea di metterti in proprio?

È stata una decisione un po’ forzata. Ero dipendente di una ditta che, quando ho chiesto il part-time me l’ha negato. Così ho mollato il lavoro e ho aperto il mio primo sito web (filastrocche.it). Era il 2000. Da lì pian piano e con molta determinazione mi son “costruita” un’occupazione alternativa.


Come hanno reagito gli altri di fronte a questa decisione?

Mi hanno detto più o meno tutti che non era bene lasciare il lavoro da dipendente. Ma io ho la testa un po’ dura e poi a casa avevo un piccolo angioletto biondo che non avevo cuore di lasciare per tutta la giornata!


Quale è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare?

Beh, convincere gli altri che facevo sul serio. Per anni (e sottolineo ANNI) sono stata la mamma che voleva lavorare da casa e farmi prendere sul serio non è stato uno scherzo!


Quali sono gli errori che hai commesso? Era possibile evitarli?

Forse non ho colto tutte le opportunità, per orgoglio o per superficialità. Ci sono idee che non son riuscita a mettere in pratica e che invece sarebbe stato bene sviluppare… Ma non so se avrei potuto evitare… Avrei dovuto essere una persona diversa, ma nella vita si è quel che si è, si impara dalle esperienze…


Ti capita di sentirti isolata? Cosa fai per non restare “fuori dal mondo”?

Qualche tempo fa mi capitava. Quando davvero lavoravo io sola in casa. Stavo sola tutto il giorno, dopo un po’ era davvero alienante! Ora meno perché comunque adesso ho un ufficio vero e proprio, dove lavorano le mie colleghe… Insomma isolarmi è più difficile, per fortuna. Quando lavoravo sola in casa, più o meno tutti i giorni andavo a mangiare in un bar, per vedere qualcuno almeno in pausa pranzo!


Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

È dura. Ma si può fare. Io porto i bambini a scuola e poi lavoro fino alle 16. Li vado a riprendere e mi dedico a loro nel pomeriggio. Quando vanno a letto, io riprendo a lavorare. Ma alle volte è pesante!


Come promuovi la tua attività?

Essenzialmente su web. Ora tantissimo con i Social Network, una volta con lo scambio di link tra i siti di argomento simile a quelli del mio. Ultimamente ho anche molti contatti fuori dalla rete e la cosa mi rende molto felice!


Riesci a ritagliarti del tempo per te stessa?

Quasi mai. Credo sia la parte meno divertente del tutto in effetti. Il prezzo da pagare insomma. Non si può avere tutto.


Raccontaci una tua giornata tipo

Sveglia ore 7.15: sveglio i bimbi, fanno colazione. 8,30 a scuola. Caffè al baretto con le mamme di scuola. In ufficio alle 9.00. Pausa pranzo dalle 13,30 alle 14,00. Lavoro sino alle 16,25. Recupero bambini a scuola e poi li accompagno a catechismo, calcio, danza… quello che c’è da fare a seconda del giorno della settimana. Ore 19.00 i bambini cenano. Ore 20,30 ceniamo io e Paolo. Ora 21.30 i bambini vanno a letto e io mi rimetto davanti al computer fin verso le 24. Nanna. La spesa si fa il sabato mattina.


Essere madre è un ostacolo o un punto di forza?

Nel mio caso certamente un punto di forza. Se non fossi diventata mamma non avrei certo aperto Filastrocche.it con tutto quello che ne è scaturito dopo.


I tuoi obiettivi sono gli stessi di quando hai iniziato o sono cambiati nel corso del tempo?

Sono cambiati nel corso del tempo. Quando ho aperto il primo sito, non mi aspettavo di riuscire a farne davvero un lavoro. L’idea si è poi sviluppata piano piano…


Come hai finanziato la tua attività?

Beh, all’inizio non avevo costi. Poi pian piano finanziavo quello che potevo con i proventi dei primi clienti, crescendo piano piano. È stato un lavoro lungo… quasi 10 anni.


Lo rifaresti?

Sì, certamente sì. La mia fortuna è che quello che faccio mi piace molto. Altrimenti non so se riuscirei a starci dietro come faccio.


Quali consigli vorresti dare a chi volesse intraprendere un’avventura simile alla tua?

Non scoraggiarsi. I risultati non arrivano subito. Anche se ti sembra che le cose siano facili, è sempre dura. Ma se ci credi davvero si può fare. Tenere conto che senza determinazione, passione e dedizione non si arriva a nulla. Avere fiducia in quello che si fa e farlo al meglio.


Gloria Rossi

(www.ecoandeco.it)


Come è nata l’idea di metterti in proprio?

L’idea di mettermi in proprio è nata in seguito ad una proposta di collaborazione da parte di una azienda presso cui avevo svolto un progetto di ricerca, dal 2003 al 2004. Alla conclusione del progetto, scelsi di aprire la Partita IVA nel campo della consulenza software per avere qualche possibilità in più, e poter proseguire la collaborazione seguendo altri progetti in corso. Quest’anno ho ampliato la mia attività aprendo un portale on line di prodotti ecologici, e al momento sto portando avanti entrambi i progetti. Il tempo sembra non bastare, ma una nuova sfida non si rifiuta mai!


Come hanno reagito gli altri di fronte a questa decisione?

Quando ho aperto la partita IVA avevo 26 anni appena compiuti, una laurea in matematica applicata e un anno di esperienza in azienda. Per molti la mia laurea significava tentare l’insegnamento, per altri potevo aspirare al lavoro dipendente, che mi avrebbe garantito il diritto alle ferie, ai contributi, alla maternità, ai permessi. Altri ancora mi hanno detto che stavo facendo la cosa giusta, anche se non era necessariamente la via più semplice. All’apertura di “eco and eco”, poi, quest’anno, tanti mi hanno chiesto incuriositi cosa c’entrasse con la mia attività, tanti altri mi hanno detto “chi te lo fa fare?”. Altri ancora mi hanno detto che finalmente univo la mia passione per l’informatica a quella per l’ecologia, e che ne sarebbe uscito qualcosa di buono sicuramente…


Quale è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare?

Guadagnare la credibilità dei nuovi clienti. Nei primi due anni di attività non avevo ancora uno studio, lavoravo come freelance da casa, e spesso proprio questo elemento faceva la differenza, in negativo purtroppo. Da qui la decisione di aprire uno studio tutto mio. Abbiamo scelto un locale vecchissimo e malmesso nel centro storico, e nel giro di un anno (con l’aiuto e la fantasia di mio marito) avevo lo studio dei miei sogni, un luogo dove tuttora lavoro con grande piacere, che mi isola dal resto del mondo e mi dà la giusta concentrazione. Devo ammettere che quando lavoro a casa non ho la stessa concentrazione che in studio!


Quali sono gli errori che hai commesso? Era possibile evitarli?

Nel primo periodo della attività ho pensato e sperato che sarebbe stato possibile conciliare la libera professione con l’insegnamento. Ho insegnato part-time per 6 mesi con passione, mentre portavo avanti il lavoro. Poi mi sono resa conto che la burocrazia della scuola, i tempi morti, e in aggiunta il fatto di avere parte dell’agenda occupata da un impegno fisso non potevano conciliarsi con la libera professione. Sono tuttora convinta che in certe materie tecniche (io insegnavo informatica) avere un insegnante che applichi la materia “sul campo” sia una cosa meravigliosa, e me lo hanno dimostrato i miei alunni, ma allo stesso tempo è troppo difficile conciliare al meglio insegnamento e libera professione.


Ti capita di sentirti isolata? Cosa fai per non restare “fuori dal mondo”?

Non mi sento mai isolata, semmai il contrario! Lavoro mediamente due giorni a settimana in studio, e tre giorni fuori, in aziende in cui sono consulente. Quando sono in studio, spesso ho a che fare con i clienti, sia per i siti web che sviluppo che per il portale di “eco and eco”. Ci sono dei giorni in cui mentre scrivo su skype e telefono col cellulare, squilla anche il fisso! Altri, per fortuna, sono molto più calmi!


Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

Non li concilio. Sono perennemente in lotta contro il tempo per portare/prendere le bambine al nido, pulire casa, fare la spesa, lavorare la sera dopo cena… Ci sono dei giorni in cui mi sembra di avere tutto sotto controllo, e altri (quando l’equilibrio si spezza, ad esempio se una delle bimbe sta male e devo riorganizzare la giornata) in cui mi chiedo come si fa a conciliare lavoro e famiglia. Il problema vero è che vorrei ritagliarmi più tempo per le bambine, il marito, la casa… mentre alla fine mi sono ritrovata a lavorare sia in maternità che ora, spesso ad orari assurdi. Fortunatamente dormo poco e lavoro tanto la sera dopo cena, e inoltre ho la fortuna di aver trovato un nido meraviglioso, piccolo e “familiare”, in cui le bambine si sentono a casa (anche se ovviamente a casa è un’altra cosa). Inoltre, il fatto di lavorare in proprio spesso mi porta a prendere io qualche ora di “permesso” per le commissioni o per le bimbe, perché poi posso recuperare quando voglio, magari anche la notte. Questo è un “lusso”, rispetto al lavoro dipendente, a cui difficilmente riuscirei a rinunciare, e che nella conciliazione lavoro-famiglia la fa da padrone.


Come promuovi la tua attività?

Promuovo le mie attività in maniera molto diversa, proprio perché sono così diverse… L’attività di web designer/developer non la promuovo molto, cerco di aggiornare periodicamente il portfolio dei miei lavori, e spesso sono i clienti stessi, soddisfatti, a segnalarmi ad altri. Per “eco and eco”, la promozione su web di questo tipo di prodotti è ben diversa. Qui il cliente finale deve conoscere un certo tipo di prodotti, e la filosofia che sta dietro a certe scelte di consumo.


Riesci a ritagliarti del tempo per te stessa?

Dopo la nascita della seconda bimba, Siria, il tempo per me si è praticamente azzerato. Sono riuscita sempre e solo a ritagliarmi dei momenti per leggere (anche se dopo una certa ora non ho molta autonomia) e ora che ha diciotto mesi, finalmente, sono tornata a nuotare. Gran parte del tempo libero lo dedico alle bambine (o a creare qualcosa per loro) e alla cucina. Ho dovuto (per il momento) rinunciare alla bici… le pause pranzo, soprattutto in estate, si trascorrono meglio in piscina!


Raccontaci una tua giornata tipo

Mi alzo alle 6.45, mi vesto, faccio colazione e preparo le bimbe per il nido. Le accompagno al nido per le 7.45/8 circa, e sono al lavoro alle 8.00/8.30 (dipende se devo andare in studio o in qualche azienda per consulenza). Alle 12.30 pausa pranzo davanti al pc, o in piscina, o una volta a settimana a pranzo fuori coi colleghi. Spesso approfitto della pausa pranzo anche per far un salto a casa a stendere/caricare qualche lavatrice/fare spesa/preparare la cena. Alle 14 riprendo il lavoro fino alle 17.30. Esco e prendo le bimbe al nido, siamo a casa per le 18. Giochiamo fino alle 19, poi si prepara la cena. Mangiamo, facciamo il bagnetto, leggiamo un libro (o guardiamo un cartone, o innaffiamo, o facciamo una passeggiata in bici o a piedi, a seconda della stagione) insieme e ci prepariamo per la notte. Alle 21.30/22 tutto tace. A quel punto, quando va bene leggo, quando ho da fare (almeno 3-4 sere a settimana) lavoro, quando ho fantasia cucino qualcosa per il giorno successivo, o stiro, o pulisco… A mezzanotte e mezza spengo tutto e vado a dormire, finalmente!


Essere madre è un ostacolo o un punto di forza?

Entrambi. Un ostacolo nell’ambito della libera professione, perché rispetto a tanti padri-colleghi (e nel campo dello sviluppo software sono molti i colleghi maschi e poche le donne) essere madre significa nella maggior parte dei casi sacrificare un po’ la professione per dedicarsi ai bambini, perché “tanto puoi gestirti i tuoi tempi”. Il punto di forza sta nell’affinare le proprie capacità organizzative, di incastrare tutto. Diventano una cosa talmente normale nella vita quotidiana, che ti viene automatico replicare un certo modo di affrontare le cose anche in ambito lavorativo. Stessa cosa vale per la pazienza. Non credo che ne avrei avuta mai così tanta con clienti e colleghi, se non fossi stata madre!


I tuoi obiettivi sono gli stessi di quando hai iniziato o sono cambiati nel corso del tempo?

Son cambiati proprio perché adesso sono mamma. Non sono cambiati tanto, semplicemente li ho riprogrammati in base alle mie reali capacità. Magari ci impiegherò molto di più a raggiungerne alcuni, ma è giusto che sia così.


Come hai finanziato la tua attività?

L’apertura della mia prima attività non ha richiesto grandi finanziamenti; visto che per due anni ho lavorato da casa come freelance quello che mi bastava per avviarla era un notebook. Quando poi ho deciso di avviare anche lo studio, sono ricorsa ad un prestito, che è servito principalmente per coprire i lavori di ristrutturazione. In “Eco and eco”, nato dopo che la mia attività principale aveva ormai 6 anni, ho “reinvestito gli utili”!


Lo rifaresti?

Sì. Ogni giorno che passa mi dico che mi sarei annoiata tremendamente, se avessi fatto un solo lavoro, e da dipendente! Avere due lavori e stare in un posto diverso ogni giorno, seguire progetti nuovi e conoscere nuovi clienti… Lo rifarei ad occhi chiusi, è troppo divertente!


Quali consigli vorresti dare a chi volesse intraprendere un’avventura simile alla tua?

Avere fiducia in se stessi, prepararsi a non dormire diverse notti e ad essere degli “equilibristi”. Prepararsi ad alti e bassi, ovvero a periodi pieni di lavoro seguiti da periodi di calma piatta… E sopra ad ogni cosa non smetter mai di appassionarsi.


Manuela Figlia

(www.2clickphoto.com)


Di che cosa ti occupi?

Mi occupo di fotografia, insieme alla mia dolce metà quando non si occupa del suo lavoro ufficiale. Ultimamente ci stiamo dedicando ai servizi fotografici per bambini.


Come è nata l’idea di metterti in proprio?

Quando è arrivato il mio secondo bimbo ho pensato che era proprio triste dover tornare in ufficio, dare tutto il mio stipendio ad estranei e perdermi gli anni più belli dei miei bimbi. Senza contare che con due bimbi così piccoli e con le loro frequenti malattie avrei passato sicuramente molto tempo a scusarmi in ufficio per le mie assenze sentendomi in colpa sia verso i miei responsabili che verso i miei figli e solo il pensiero faceva dileguare la mia serenità acquisita nei mesi in cui sono stata a casa in maternità.


Durante la gravidanza e i primi mesi di Giorgio (il mio secondo figlio) ho cominciato a frequentare assiduamente siti di microstock pubblicitario (detto in parole semplici siti di archivi fotografici, video e illustrazioni vettoriali, dove le aziende, o le riviste, si riforniscono di foto comprandole ad un buon prezzo, spesso anche irrisorio). Ho avuto sin dall’inizio riscontro abbastanza positivo dagli inspectors rispetto alla quantità di foto da me presentate e attraverso i loro consigli e a volte anche rifiuti ho avuto modo di acquisire una buona tecnica e una buona qualità per le immagini in poco tempo.


Come hanno reagito gli altri di fronte a questa decisione?

Non abbiamo parenti vicini, comprese le nostre mamme, per cui tutti in famiglia si sono sentiti sollevati dal fatto che rimanessi a casa evitando di mettermi nuovamente alla ricerca di una tata che poi a lungo andare non restava mai. Invece dagli amici ho trovato più resistenza, non riuscivano a comprendere come potessi abbandonare un posto a tempo indeterminato per un salto nel buio.


Quale è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare?

Il salto nel buio, eheheh; no… a parte gli scherzi sono molte le difficoltà che incontro. Spesso chi lavora a casa in realtà non lavora veramente ma perde tempo: questa è l’idea dominante che gli altri hanno. Mentre è il contrario, spesso il problema principale di chi lavora a casa è che lavora sempre e troppo. Noi poi con i servizi fotografici da fare lavoriamo soprattutto per scelta consapevole nei fine settimana.


Quali sono gli errori che hai commesso? Era possibile evitarli?

La vita mi ha insegnato che gli errori sono necessari alla crescita. L’errore più grande che faccio ancora adesso è quello di non riuscire a staccare veramente ma lo faccio principalmente verso me stessa.


Ti capita di sentirti isolata? Cosa fai per non restare “fuori dal mondo”?

Mi manca farmi bella la mattina, questo sì, lavorando a casa non mi trucco e tendo a vestirmi comoda perché muoio dalla voglia di occuparmi delle mie foto. È accaduto che passasse a trovarmi la mia migliore amica al ritorno dall’ufficio a volte e in quei momenti… ecco… un secondo di smarrimento estetico lo provo. Non ho paura di restare fuori dal mondo, ho paura a volte solo di impigrirmi troppo rispetto al mondo esterno.


Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

Facendo i salti mortali, ahahaha. Molto spesso il vero lavoro lo faccio di notte, soprattutto la post produzione dei servizi fotografici; di giorno mi limito a promuovere la mia attività su facebook, a sfogliare riviste e siti di moda, a cercare eventuali modelle per arricchire il portfolio, a studiare le ultime tendenze, a leggere, leggere, leggere cosa scrivono i grandi fotografi, nel senso di anni di esperienza alle spalle, sui loro blogs.


Come promuovi la tua attività?

Oltre il sito abbiamo una pagina su facebook, presentiamo durante la settimana mini galleries dei servizi che facciamo durante i fine settimana, organizziamo mensilmente dei concorsi fotografici per far vincere a chi ci segue dei servizi fotografici gratuiti con un tot di stampe in omaggio. Abbiamo varie galleries da seguire in comunità fotografiche che facilitano l’incontro fra modelle, fotografi, e i vari attori della fotografia.


Riesci a ritagliarti del tempo per te stessa?

Poco lo confesso, e poi me stessa mamma, me stessa fotografa, o me stessa compagna, o me stessa me stessa? Diciamo che appena rientra Fabio dall’ufficio mi dà modo di staccare un’oretta da tutto a volte prima di cena altre volte dopo cena, per fortuna mi ha sempre aiutato sia in casa che con i bimbi, siamo intercambiabili, questo mi permette di esser serena quando stacco.


Raccontaci una tua giornata tipo

Sveglia, colazione per i bimbi e via, il papà accompagna all’asilo il più grande e io al nido il più piccolo. Torno a casa, e accendo al pc, mi bevo il caffè controllando la posta, aggiorno le pagine promozionali, controllo se qualcuno delle persone che seguo su internet ha aggiornato il proprio blog o il proprio sito e poi mi dedico o a caricare foto per il microstock o a curare la post produzione dei servizi fotografici che facciamo il fine settimana. Faccio i letti, sistemo casa, carico la lavatrice o l’asciugatrice, poi vado a prendere Giorgio, gli preparo il pranzo, lo addormento, e mangio velocemente anche io. Mi rimetto al pc a fare le stesse cose della mattina o mi dedico gli acquisti per i servizi successivi. Per fare dei servizi fotografici creiamo degli scenari, quindi quando riesco a ritagliarmi un’oretta di vera tranquillità cerco accessori da far indossare ai bimbi o alle modelle, o oggetti carini da utilizzare per le scenografie. Acquisto molto online in tal senso. Poi Giorgio si sveglia, e arriva anche Mattia dall’asilo. Per un’oretta e mezza vengo aiutata da una tata che dà loro la merenda e li fa giocare mentre io preparo la cena per tutti. Lei se ne va e i miei bimbi e io abbiamo un’oretta tutta per noi per giocare insieme. Rientra Fabio, si cena tutti insieme e poi lui si dedica a bimbi e cucina così che io possa staccare un pochino da tutto. Quando tutti dormono io riprendo il mio lavoro.


Essere madre è un ostacolo o un punto di forza?

Ho più energia ora che sono mamma che quando ero giovane, i miei bimbi mi danno la voglia di sognare e la carica e il coraggio per realizzare i miei sogni.


I tuoi obiettivi sono gli stessi di quando hai iniziato o sono cambiati nel corso del tempo?

I miei obiettivi mutano ogni giorno man mano che acquisisco esperienza, che frequento corsi, si creano e si limano in base alle esperienze che faccio e alle persone che incontro e ai bambini che fotografo. Sicuramente crescono. Il mio primo obiettivo era fare un servizio fotografico ai privati a pagamento, ora sogno di fare fotografia commerciale ed editoriale.


Come hai finanziato la tua attività?

Anche con il tfr dell’ultima esperienza lavorativa da cui mi sono dimessa e con piccoli grandi sacrifici giornalieri.


Lo rifaresti?

Senza dubbio, mi sento felice, molto stanca ma felice. Un lavoro creativo era il mio sogno fin da bambina, stare vicina ai miei bimbi non ha prezzo, conoscere persone sempre diverse è una continua crescita interiore.


Quali consigli vorresti dare a chi volesse intraprendere un’avventura simile alla tua?

Chi non risica, non rosica! Guardatevi intorno, siate umili, osservate tanto, aggiornatevi costantemente, osate, tutto è possibile.


Emanuela Cerri

(www.vyrtuosa.giovani.it)


Di che cosa ti occupi?

Il mio lavoro da 10 anni è sul web e attualmente sono responsabile editoriale di tre portali femminili italiani del gruppo Banzai Spa. Questo è il lavoro ‘vero’, poi da due anni ho una piccola attività parallela e autoprodotta che ha a che fare con il fai-da-te e il crafting.


Come è nata l’idea di metterti in proprio?

Assolutamente per gioco, anche se avrei sempre voluto farlo. Il mio sogno lavorativo da sempre sarebbe stato un mio piccolo negozietto laboratorio dove vendere cose di vario genere fatte da me, però poi nella vita succedono tante cose, e io ho troppe passioni, quindi la mia carriera lavorativa si è sviluppata grazie e attraverso internet, ed è proprio grazie a internet che io e mia cugina abbiamo provato per gioco ad esporre le nostre creazioni in un famoso mercatino romano di vintage e artigianato… da lì non ci siamo più fermate, abbiamo partecipato a tantissimi mercatini in Toscana e Lazio, scegliendo sempre quelli che dessero la possibilità di esporre a prezzi ragionevoli (50 euro divisi in due massimo) e ormai siamo abbastanza conosciute e apprezzate per quello che facciamo. E quando qualcuno arriva al banchetto dicendomi che mi ha visto sul blog o su FB son davvero soddisfazioni.


Come hanno reagito gli altri di fronte a questa decisione?

Mi hanno sostenuta e aiutata. La mia socia e compagna di mercatini è mia cugina, mio marito mi accompagna ai mercatini e mi aiuta a scaricare e caricare (la parte più noiosa), mia mamma corre dalla Toscana a fare la babysistter a Niccolò… una task force.


Quale è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare?

In ambito crafting non ce ne son state devo dire… o sono io che non mi butto giù… il mettersi in proprio a qualunque livello è sempre un rischio, quindi una volta va bene e magari ci sono periodi in cui sembra che la gente si sia dimenticata di te.. o le tantissime persone che ti richiedono preventivi e info, tu perdi tempo a rispondere con massima sollecitudine, e poi neanche ti rispondono; però… dài… gli aspetti positivi sono sicuramente di più.


Quali sono gli errori che hai commesso? Era possibile evitarli?

Mah, non me ne vengono in mente molti… forse… e lo direbbe anche mio marito, compro troppo materiale e ho la casa piena di stoffe, perline etc. oltre allo spreco di soldi a volte è proprio un problema di spazio avendo una casa non proprio enorme!!!


Ti capita di sentirti isolata? Cosa fai per non restare “fuori dal mondo”?

No, è una cosa che non mi capita mai… ci sono persone che mi dicono “ma davvero sai cucire? e come mai?” come se nel 2011 un’attività che abbia a che fare con queste cose sia obsoleta, ma basta dare un’occhiata al fenomeno dei craft blog per ricredersi. Il crafting è di gran moda, ragazze! per quel che riguarda lo stare fuori dal mondo sono proprio io che a volte scappo dal mondo frenetico di Roma, del lavoro, della gente e vado in Toscana dove è delizioso ‘stare fuori dal mondo’.


Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

Con sforzo e svariati sensi di colpa, ma anche con senso di colpa nell’avere sensi di colpa, passatemi il giro di parole. Perché alla fine il mio motto è dare un po’ di tempo a tutti, e se quel tempo so che è poco, quel tempo deve essere di qualità. Mi pare di riuscirci anche se a volte mio marito sbuffa se sto troppo al pc per aggiornare la pagina FB di Vyrtuosa creazioni o faccio le 2 di notte per finire delle creazioni da consegnare (soprattutto prima di Natale). L’unico che mi dà sempre sempre soddisfazioni è mio figlio, il mio primo fan.


Come promuovi la tua attività?

Attraverso il mio blog, attraverso la mia pagina facebook dedicata solo a questa attività e indipendente dal mio profilo personale, a volte organizzo giveaway e spesso sono le colleghe blogger creative a parlare di me e quella è la migliore pubblicità, disinteressata e sincera. Ho anche un blog lavorativo dove pubblico le più belle cose craft che trovo in giro e ogni tanto metto qualcosa di mio. Poi ad ogni mercatino e in ogni pacchetto dò i miei bigliettini da visita!


Riesci a ritagliarti del tempo per te stessa?

Poco… purtroppo però prima di dormire mi riprometto di leggere sempre un po’, è come un bisogno fisico per me la lettura, e un’altro momento sacro è la colazione la mattina. Mi sveglio prima di tutti, anche un po’ prima di quello che sarebbe necessario, proprio per godermi in silenzio la colazione e prepararmi con calma. E poi ci sono i fine settimana in Toscana a casa dei miei. Lì mi riprometto di non lavorare troppo, anche se mi porto il pc dietro… ma è comunque un’oasi rigenerante.


Raccontaci una tua giornata tipo

Premettendo che ci vorrebbero 40 ore per viverne una come dico, però… mi sveglio alle 7 a fatica, amo troppo dormire anche se ormai sono lontani i tempi nei quali si poteva dormire tanto, mi godo colazione, risveglio con calma e mi preparo con vestiti e accessori che avevo già scelto la sera prima (sono un po’ fissata)… poi sveglio il mio bimbo, lo preparo e lo accompagno alla scuola materna. Vado in ufficio alle 9.30 per otto ore, la spesa la faccio quasi sempre in pausa pranzo, come in pausa pranzo pago bollette, vado in farmacia etc.; mangio anche, sì, ma troppo velocemente! Riprendo Nicco alle 18 e si va a casa, nel frattempo torna anche Ale, e quelle sono le tre ore più movimentate della giornata: prepara cena, gioca con Nicco, parla con Ale della giornata, faccende di casa, bagni e bagnetti e poi alle 9.15 circa mettiamo a nanna Nicco. A quel punto comincia la parte della giornata totalmente mia e di mio marito: spesso guardo la tv e mentre la guardo lavoro alle mie creazioni, sto al pc etc. oppure guardiamo qualcosa in tv con Ale… ma se sto sul divano io mi addormento, devo sempre fare qualcos’altro…


Essere madre è un ostacolo o un punto di forza?

È sempre un punto di forza… sarà un caso ma io prima di diventare mamma avevo tantissimo tempo libero in più, una valanga di tempo libero in più, ma ho iniziato a darmi al crafting solo dopo essere diventata mamma. Ovvero conoscevo le tecniche, avevo tanto dipinto, cucito, creato, ricamato da ‘piccola’ poi avevo messo tutte le mie capacità in un cassetto e avevo pensato ad altro. Durante la gravidanza, pian piano grazie al famoso corredino ho ripreso in mano quel che ho sempre saputo fare e da lì è stato un crescendo continuo.


I tuoi obiettivi sono gli stessi di quando hai iniziato o sono cambiati nel corso del tempo?

I miei obiettivi sono in divenire. Diciamo che non sono una tipa da buoni propositi di inizio anno. Ho imparato a crearmi piccoli obiettivi raggiungibili giorno dopo giorno, e me li annoto, perché devono essere quelli… così è più semplice, e tanti piccoli obiettivi alla fine fanno grandi cose.


Come hai finanziato la tua attività?

Autofinanziata… ho cominciato man mano ad acquistare materiali, nota dolente per chi fa crafting. Si sa che lane, feltro, pannolenci, carte, minuterie, costano… e care… ma grazie al mio lavoro ufficiale e a mio marito che mi ha sempre spronata, ho acquistato via via ciò che mi occorreva, e col tempo sono rientrata nelle spese iniziando a vendere le mie creazioni.


Lo rifaresti?

Subito, unica cosa lo farei prima…


Quali consigli vorresti dare a chi volesse intraprendere un’avventura simile alla tua?

In moltissime, attraverso il blog, mi chiedono consigli e io ho sempre risposto alle curiosità e ai dubbi di tutte. Quello che posso dire io, oltre le guide sul tema che ho scritto sul blog è che ci vuole pazienza… niente viene così a regalo. Ci vuole un investimento iniziale e comunque è difficile vivere di questo. Io non potrei certo vivere di crafting ad esempio, però magari una ragazza che vive ancora con la famiglia e studia può eccome… bisogna sempre vedere la situazione… poi consiglio di acquistare un po’ di materiale per iniziare, frequentare tanto il web per i siti craft che interessano, e frequentare mercatini ed esposizioni artigianali, prima da osservatori, poi da venditori, come è successo a me…Come ho detto ci vuole pazienza e spesso si fanno buchi nell’acqua, ovvero può capitare di prepararsi tanto per un mercato e non vendere nulla ad esempio…


Alessia Gribaudi Tramontana

(www.4blog.info/school)


Di che cosa ti occupi?

Non è facile spiegarlo in parole semplici, ma diciamo che mi occupo di blogging e social network, essenzialmente creo contenuti e progetti sia per blog miei personali che per conto di terzi.


Come è nata l’idea di metterti in proprio?

In realtà è una cosa arrivata gradualmente dopo che ho dovuto chiudere la piccola libreria che gestivo e che sono diventata bi-mamma; quando queste cose che faccio hanno cominciato ad avere la parvenza di un lavoro vero è stato automatico decidere di mettermi in proprio seriamente.


Come hanno reagito gli altri di fronte a questa decisione?

In generale molto bene anche se pochissimi capiscono cosa faccio quando cerco di spiegarlo, la mia famiglia mi ha sempre lasciata libera di decidere quello che desideravo fare della mia vita e mi ha aiutata quando ne ho avuto bisogno.


Quale è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare?

Le difficoltà più grandi di un lavoro autonomo di questo tipo sono essenzialmente tre: prima di tutto riuscire a ottenere lavoro a sufficienza più o meno durante tutto l’anno, poi riuscire a superare l’isolamento che lavorare davanti ad un monitor comporta e per ultimo riuscire a conciliare la famiglia e le incombenze familiari con un lavoro da casa che ha dei grossissimi ‘pro’ ma anche alcuni ‘contro’ belli importanti.


Quali sono gli errori che hai commesso? Era possibile evitarli?

Il mio errore più grande (e lo commetto ancora) è di non riuscire a separare il tempo da dedicare alla famiglia e a me stessa da quello del lavoro; in realtà io sono sempre in una grande promiscuità e ancora non sono riuscita a venirne fuori.


Ti capita di sentirti isolata? Cosa fai per non restare “fuori dal mondo”?

Mi capita spesso e devo dire che avere due figli e doverli gestire fuori casa mi aiuta a non isolarmi completamente e poi trovo che Facebook sia un ottimo modo per avere una piccola finestra aperta sul mondo anche quando sono costretta a stare davanti al monitor.


Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

Difficilissimo e non so se ci riesco bene. In realtà mi faccio sempre mille domande ma ancora non ho trovato una soluzione univoca, come dicevo prima tendo a non riuscire a separare le cose con una gran confusione generale.


Come promuovi la tua attività?

Blogging, Social Network e mantenermi in contatto con altre “colleghe” che stimo sono le cose che considero più importanti in questo senso.


Riesci a ritagliarti del tempo per te stessa?

Sì e no, nel senso che ci riesco ma poi inevitabilmente tendo sempre a pensare al lavoro anche in quei momenti.

Raccontaci una tua giornata tipo

La mia giornata tipo è molto routinaria: mi alzo, porto a scuola i bambini e poi mi capita di restare in città e fare commissioni varie, che possono essere sia personali sia legate ai miei progetti di lavoro. Quando non ho commissioni particolari oppure ho qualche scadenza torno subito a casa a lavorare, fino al momento di tornare a prendere i bambini verso le 16. Qualche volta (spesso) mi metto a lavorare di nuovo dopo le 20,00 quando i bambini vanno a dormire.


Essere madre è un ostacolo o un punto di forza?

Sia l’una che l’altra cosa, un punto di forza perché tantissime delle cose che faccio e che scrivo sono prettamente legate al mio essere madre e donna, un ostacolo perché come madre single ho tante incombenze che purtroppo non posso condividere con un compagno; per fortuna ci sono i nonni.


I tuoi obiettivi sono gli stessi di quando hai iniziato o sono cambiati nel corso del tempo?

I miei obiettivi sono molto sfumati e cambiano anche di giorno in giorno, correggo il tiro man mano che vado a vanti nel mio percorso, alcune volte il tiro è quello giusto altre meno e mi accorgo di aver fatto un errore, ma credo sia un po’ lo scotto da pagare in un lavoro autonomo di questo tipo.


Come hai finanziato la tua attività?

Con l’aiuto della mia famiglia, anche se non ho avuto grosse spese inziali perché il web è la mia passione dal 1998 e sono in grado di creare blog e siti e di lavorare con i social network senza dovermi servire di consulenti esterni. Per fortuna perché altrimenti non so se avrei avuto la possibilità di fare quello che faccio.


Lo rifaresti?

Non nego che spesso è dura, il lavoro è tantissimo e che qualche volta vorrei gettare tutto alle ortiche, però credo che succeda a tutti di avere dei momenti no e io adoro il mio lavoro.


Quali consigli vorresti dare a chi volesse intraprendere un’avventura simile alla tua?

La prima cosa è di documentarsi, di studiare le persone che ammiri e cercare di capire come lavorano, perché questo è un lavoro che sembra davvero semplice e tutto “rose e fiori” da fuori, ma non è proprio così. È vero che è un lavoro bello ma è un lavoro per cui ci vuole tanta professionalità e tante ore massacranti per arrivare ad un risultato.

Un’ottima cosa sarebbe trovare un “mentore”: se c’è una persona particolare che ammiri inizia a seguirla assiduamente, scoprirai tante cose e se nasce un’amicizia sono sicura che sarà lieta di aiutarti e svelarti qualche suo segreto.


Daniela Sacerdoti

(www.unastoriaperte.blogspot.com)


Di che cosa ti occupi?

Sono una scrittrice. Scrivo libri per adulti e per bambini, e fiabe personalizzate su ordinazione. Il mio primo libro, Watch Over Me (Resta con Me), uscirà in Gran Bretagna il prossimo autunno con la casa editrice di Edinburgo Black and White Publishing, e spero presto anche in Italia. Essendo bilingue, scrivo sia in inglese che in italiano.


Come è nata l’idea di metterti in proprio?

Tre anni fa ho lasciato il mio lavoro di insegnante elementare per stare a casa con i miei bambini, che ora hanno sei e tre anni. Ci siamo trovati molto bene, come famiglia, per cui ho cercato un lavoro che si potesse fare da casa. Non è facile vivere con uno stipendio solo, inoltre sentivo l’esigenza di esprimere di più la mia creatività…anche se fare la mamma è già di per sé un lavoro molto creativo! Ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo per adulti quasi due anni fa, e dopo sei mesi di tentativi, mi è stata offerta la pubblicazione. Ho deciso di seguire la strada della scrittura a tempo pieno, aprendo anche il mio business “Una storia per te”, che mi porta guadagni modesti e un grande impegno, ma che mi dà soddisfazioni enormi. Non c’è compenso migliore dell’email di una mamma che dice che a leggere la mia storia per suo figlio, si è commossa! Infatti capita spesso che a scriverle mi commuovo anch’io!


Come hanno reagito gli altri di fronte a questa decisione?

Mio marito è stato estremamente comprensivo quando scrivere era solo un hobby, rispettando il bisogno di un mio piccolo spazio. Da quando poi ho ottenuto un contratto editoriale, ha preso tutto molto seriamente, e posso contare su di lui come appoggio sia pratico che morale. Quando ho annunciato che Watch Over Me sarebbe stato pubblicato, sia la mia famiglia che quella di mio marito ne sono stati felicissimi, sono tutti emozionati per me!


Quale è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare?

È un ostacolo che ho ancora adesso, la mancanza di tempo. Ho il piccolino a casa con me, e non facile concentrarsi con un bimbo che ti si arrampica addosso! Per riuscire a scrivere mi sveglio alle cinque, o scrivo di notte, e non ho mai un momento libero. Luca però andrà alla materna ad agosto, per due ore e mezza al giorno – qui si usa così – e questo mi darà un po’ più tempo, anche se Luca mi mancherà tanto!


Quali sono gli errori che hai commesso? Era possibile evitarli?

Non cominciare a scrivere prima per mancanza di fiducia in me stessa! Avrei potuto evitarlo ascoltando i miei genitori, che da anni mi dicono “scrivi”!


Ti capita di sentirti isolata? Cosa fai per non restare “fuori dal mondo”?

A dir la verità no. Vivo qui da 5 anni e ho un bellissimo circolo di mamme-a-casa o mamme-part-time come me, per cui si fanno sempre due chiacchiere, davanti alla scuola, o in biblioteca, o ai gruppi per mamme e bambini. Forse è un “piccolo mondo”, magari anche limitato, ma mi ci trovo molto bene e mi sento capita e apprezzata. Il mondo delle mamme blogger poi mi ha aperto una nuova rete di amicizie virtuali che trovo veramente stimolanti.


Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

La famiglia viene prima. Lasciare il lavoro fisso è stata una scelta radicale che ha richiesto e richiede grossi sacrifici, ma non la rimpiango per un attimo. Recentemente però, da quando la scrittura è diventata una professione, ho trascorso molti weekend scrivendo, e non è stato per nulla facile. Mio marito e i bimbi mi sono mancati molto. Ora che le cose si sono un po’ calmate, a livello dei miei obblighi con la casa editrice, scrivo solo mezza giornata il sabato e la domenica e il pomeriggio stiamo insieme, altrimenti ci intristivamo tutti! Loro senza me e io senza di loro!


Come promuovi la tua attività?

Il mio libro verrà promosso dalla mia casa editrice. “Una storia per me” sta crescendo grazie al passaparola su Internet, le mamme blogger sono grandiose quando si tratta di dare voce a una nuova attività e molto disponibili con le nuove arrivate.


Riesci a ritagliarti del tempo per te stessa?

No! O sto coi bimbi, o scrivo, o faccio le faccende! Non so quand’è l’ultima volta che mi sono seduta con un giornale o un libro. Però tempo per la coppia sì, non spesso quanto vorrei, ma ci vuole! I bimbi vanno a dormire dai nonni una volta ogni tanto, e noi stiamo un po’ insieme.


Raccontaci una tua giornata tipo

Adesso come adesso mi sveglio alle 5 e scrivo fino alle 7.30, ma questo spero che cambierà quando Luca andrà alla materna. I bimbi si svegliano verso le 6.30, mio marito dà loro la colazione mentre io scrivo, e porta il caffè anche a me (è un santo, lo so!). Verso le 7.30 mi preparo, e poi vesto i bimbi, preparo il cestino di Sorley, controllo la sua cartella e alle 8.30 andiamo a scuola. Sorley va a scuola dalle 9 alle 3. Poi Luca e io trascorriamo la giornata assieme. Andiamo al soft-play, un parco giochi al chiuso (qui in Scozia il tempo è spesso nuvoloso) o a fare la spesa, o a trovare degli amichetti. 


A volte cerco di lavorare un po’ o di sbrigare le faccende domestiche, se Luca gioca da solo. È un bimbo molto pacifico e con lui mi diverto tanto! Poi in genere saliamo in camera dei bimbi, leggiamo libri o giochiamo, e io metto un po’ a posto. Alle tre meno venti andiamo a prendere Sorley, e sono sempre super-felice quando lo porto a casa! Lui ci corre sempre incontro con un gran sorriso e ci abbraccia forte entrambi! Una volta a casa facciamo merenda, poi Sorley va alla scrivania a “fare arte” dice lui. Adora disegnare e dipingere e trascorre ore a fare i suoi capolavori! Purtroppo ha sempre parecchi compiti da fare, anche se è in prima elementare – la sua è un’ottima scuola, ma lo mettono molto sotto pressione in un modo che farebbe inorridire Steiner… Finiti i compiti, i bimbi giocano e io lavoro un po’, scrivo email o faccio traduzioni. Verso le 5.30-6 preparo la cena – qui si mangia molto presto – e verso le 6.30 mio marito torna dal lavoro. I bimbi vanno in fibrillazione per dieci minuti, al ritorno del papà, e appena riusciamo a calmarli ci sediamo a tavola! Dopo cena facciamo due chiacchiere, poi Ross fa loro il bagnetto mentre io sgombero. 


Con la cucina pulita e i bimbi profumati e impigiamati, è il momento delle favole. Prima è il momento di Luca, che si gode una favoletta, una tazza di latte caldo e poi va a nanna. Poi è il momento di Sorley, che ha un appetito formidabile e vuole sempre un biscotto o delle oatcake come spuntino serale, mentre ci racconta della sua giornata. Mio marito gli legge romanzi a puntate, un po’ tutte le sere, oppure gli racconto una favola di mia invenzione. Alle sette e mezza/otto va a letto anche lui. A quel punto io sono distrutta, essendo in piedi dalle 5, ma comincia il mio momento preferito della giornata: il tempo che trascorro con mio marito. Chiacchieriamo un po’, poi ci facciamo una tazza di tè, e Ross guarda la TV o studia per dei corsi di formazione, mentre io scrivo un po’. In genere verso le undici ho gli occhi che mi si chiudono, ma a volte vado avanti un po’ più a lungo…Di notte i bimbi vengono spesso a farsi fare un po’ di coccole. Mi piace tanto coccolarli al buio, stare vicini vicini! Ma non mi piace più tanto quando decidono che è ora di giocare, alle tre di notte! Di solito però riusciamo a rispedirli a letto, anche perché dividono la camera e quindi non sono da soli. La mattina dopo, si ricomincia alle 5!


Essere madre è un ostacolo o un punto di forza?

Decisamente un punto di forza. Quello che tolgono in tempo o energia restituiscono moltiplicato un milione di volte in creatività, in gioia di vivere, in voglia di fare! I miei bimbi sono la cosa migliore che ci sia capitata, a me e a mio marito, un dono meraviglioso per cui ringrazio il cielo ogni giorno.


I tuoi obiettivi sono gli stessi di quando hai iniziato o sono cambiati nel corso del tempo?

Sono più ambiziosa, ora che credo in me stessa di più. Spero di pubblicare molti libri, e di avere una buona reputazione di scrittrice, qui, e possibilmente anche in Italia. Credo valga la pena sognare.


Come hai finanziato la tua attività?

Per ora ci sono stati due costi: il mio laptop, uscito dalle finanze familiari, e il sito internet professionale, che pagherò con i proventi di “Una Storia per te”.


Lo rifaresti?

Assolutamente! Magari avessi cominciato prima!


Quali consigli vorresti dare a chi volesse intraprendere un’avventura simile alla tua?

Di non lasciarsi scoraggiare dai rifiuti. È molto, molto difficile farsi pubblicare, io ho ricevuto quattro rifiuti prima del fatidico sì. Bisogna credere in se stessi…o se, come me, non si ha una grande autostima, trovare qualcuno che creda in noi e ci ripeta “puoi farcela!” come ha fatto mio marito tante volte.


Sylvie Damey

(www.monescapade.fr/ www.chezplum.com)


Di che cosa ti occupi?

Ho due attività parallele: creo siti web insieme a mio marito e vendo i miei modelli e le mie creazioni fatte a mano sul mio blog.


Come è nata l’idea di metterti in proprio?

Dopo la nascita della nostra prima figlia abbiamo deciso di intraprendere un’attività che mi permettesse di lavorare continuando ad occuparmi della piccola. Con mio marito, desideravamo qualcosa che ci concedesse la massima libertà, potendo lavorare in qualsiasi parte del mondo (purché con una connessione a internet). Desideravamo inoltre sfruttare le nostre rispettive competenze.

La mia attività creativa invece è nata poco a poco, partendo dal mio piccolo blog. Poi ho voluto lanciarmi, tanto per provare. Cinque anni dopo, sogno di poter guadagnare un piccolo stipendio grazie alle mie creazioni. È un lavoro che richiede molte energie ma essendo anche la mia passione la cosa non mi pesa.


Come hanno reagito gli altri di fronte a questa decisione?

Molto bene. Tutti sapevano che avevamo voglia di lanciarci e che, nel caso il nostro progetto non fosse andato a buon fine, saremmo tornati ad impieghi più “tradizionali”. Forse qualcuno era scettico riguardo alla possibilità di vivere della nostra impresa nascente, ma nessuno ci ha messo i bastoni fra le ruote.


Quale è stata la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare?

Dal punto di vista economico, abbiamo dovuto fare molti sacrifici e aspettare diversi anni prima di poter fare progetti come ad esempio l’acquisto di una casa. Ci siamo chiesti più volte se ne valesse davvero la pena, abbiamo attraversato periodi di sconforto quando i risultati sembravano non arrivare. Ma i sacrifici aiutano anche a rivalutare le priorità.


Quali sono gli errori che hai commesso? Era possibile evitarli?

Di errori ne ho fatti tanti, soprattutto per quanto riguarda la contabilità. Non è il mio mestiere e oggi sono felice di lasciare che sia un professionista ad occuparsene. Inoltre le nostre previsioni si sono rivelate troppo ottimistiche. Il sito cresceva meno velocemente di quanto ci aspettassimo. Quando passano degli anni prima che i risultati si facciano vedere, è necessario essere estremamente motivati per continuare a tenere duro e a credere nel proprio progetto. Se avessimo voluto evitare questo tipo di errore, non credo ci saremmo mai lanciati. E sarebbe stato un vero peccato.


Ti capita di sentirti isolata? Cosa fai per non restare “fuori dal mondo”?

No. Innanzitutto perché lavoro insieme a mio marito. E poi perché sono sempre in contatto con molti amici, sia in rete che dal vivo. E poi adoro il posto in cui viviamo: dalla finestra del mio ufficio vedo le montagne. Vivo a due passi dal bosco e la vita cittadina non mi manca affatto.

Internet permette di restare informati e connessi con persone che condividono i propri interessi. Per la mia attività artigianale, mi sento davvero parte di una grande comunità virtuale. E poi insieme ad un’amica stiamo organizzando un’associazione per condividere le nostre passioni con la gente del nostro paese. Organizzare laboratori creativi ci aiuta ad avere una vita sociale più attiva.


Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

È molto più semplice ora che entrambe le mie figlie vanno a scuola. Abbiamo una stanza adibita ad ufficio, il che permette di separare nettamente l’ambiente (e i tempi) di lavoro dalla vita familiare. Abbiamo insegnato alle bambine a non disturbarci quando siamo al lavoro. Quando invece siamo “a casa”, siamo sempre disponibili per loro.


Come promuovi la tua attività?

Per i miei due siti web tengo dei blog, utilizzo facebook e invio una newsletter periodica. Per il resto, il web è una vera e propria giungla. Ogni giorno nascono nuovi concorrenti, spesso pronti a tutto (compresi gli espedienti poco onesti) per apparire ai primi posti nei risultati dei motori di ricerca. Di fronte a questa realtà, abbiamo deciso di puntare sulla qualità dei contenuti e del servizio che offriamo ai nostri clienti.

Per la mia attività artigianale, cerco di sperimentare un gran numero di piattaforme di promozione e di distribuzione (forum, siti di vendita online, blog…), cercando di capire quali sono i canali che portano frutti e quali si rivelano una perdita di tempo. Si tratta di un fragile equilibrio per non disperdere le proprie energie, continuando a sviluppare i propri prodotti per mantenere vivo l’interesse dei clienti.


Riesci a ritagliarti del tempo per te stessa?

Il “tempo per me stessa” coincide con quello che dedico alla mia attività artigianale, che è anche la mia passione. Non è sempre facile ma ho la fortuna di poter condividere questa passione con le mie bambine, che adorano creare insieme a me.


Raccontaci una tua giornata tipo

Dopo aver accompagnato le bambine a scuola, mi dedico al mio “primo lavoro”: gestisco le e-mail, scrivo articoli, pubblico i nuovi annunci eccetera. In genere pranziamo piuttosto tardi, magari un bel pic nic all’aperto (abbiamo la fortuna di vivere in uno splendido paesino di montagna). In genere ne approfittiamo per fare un po’ di brainstorming. Si tratta di un momento di scambio molto produttivo, direi addirittura indispensabile al buon funzionamento della nostra piccola azienda.

Il pomeriggio mi dedico alla promozione della mia seconda attività. Poi vado a prendere le bambine a scuola e mi occupo di loro fino al momento di metterle a letto, verso le otto. La serata è poi “tutta per me”: lavoro ai miei modelli originali all’uncinetto o, se necessario, torno al computer per eventuali lavori da terminare.


Essere madre è un ostacolo o un punto di forza?

Essere madri è una sfida perché si ha meno tempo a disposizione. Ma è anche una grossa fonte di motivazione. Prima di diventare mamma, avevo molto tempo libero ma ero meno produttiva. Ora il mio tempo libero è prezioso e devo gestirlo in modo ottimale, concentrandomi sull’essenziale. Inoltre il fatto di essere mamma è una grande ricchezza che mi dà molta energia creativa. Sono certa che farei molte meno cose se non avessi le mie figlie. Le piccole gioie quotidiane che loro mi danno stimolano la mia creatività e produttività.


I tuoi obiettivi sono gli stessi di quando hai iniziato o sono cambiati nel corso del tempo?

Per quanto riguarda il progetto in rete insieme a mio marito, abbiamo dovuto adattarci alle realtà del mercato, che abbiamo scoperto solo dopo esserci messi in gioco. Del resto sapevamo che quando si tratta di web le cose cambiano velocemente. Il nostro obiettivo principale però non è cambiato: vivere della nostra attività senza dover svolgere contemporaneamente altri lavori.

Per la mia attività artigianale le cose sono andate diversamente: inizialmente si trattava di un semplice hobby (o meglio un’ossessione). Non osavo nemmeno pensare di farne un mestiere. La strada da percorrere è senz’altro ancora lunga ma il fatto di guadagnare facendo ciò che amo è senz’altro una grandissima soddisfazione. Anche se le cose non dovessero evolversi più di tanto, mi reputo comunque molto fortunata.


Come hai finanziato la tua attività?

Al momento di avviare la prima attività con mio marito, uno dei criteri di scelta è stato proprio il fatto che non necessitasse di grossi investimenti economici (si trattava soprattutto di tempo, energia e delle nostre competenze). Siamo partiti da zero e abbiamo fatto tutto noi, anche se ci sono voluti anni. Per noi era indispensabile avere il controllo della situazione ed essere indipendenti. Abbiamo investito i nostri risparmi personali e, all’inizio, abbiamo continuato a svolgere altri lavori contemporaneamente. Questo rallentava i nostri progetti ma ci permetteva di pagare l’affitto.

Finanziamo la nostra attività anche vivendo modestamente, adattando il nostro stile di vita al nostro reddito. Anche per quanto riguarda la mia attività creativa, ho sempre cercato di fare da me, limitando le spese al minimo indispensabile. Anche in questo caso, il guadagno deriva dal mio lavoro e non da prodotti materiali. L’investimento è quindi minimo.


Lo rifaresti?

Senza esitazione! Certo, ci sono errori che non rifarei (specie in ambito amministrativo, la parte meno gratificante). Ma in ogni caso, il fatto di essere titolare della mia attività e di imparare molto in ambiti così diversi è una grande soddisfazione.


Quali consigli vorresti dare a chi volesse intraprendere un’avventura simile alla tua?

Non volere tutto e subito. Meglio cominciare da zero e costruirsi man mano piuttosto che aspettare il “momento giusto”, che potrebbe non arrivare mai. Imparare ad ascoltare le critiche: per quanto frustranti, possono aiutarci a migliorare.

Assicurarsi di avere il sostegno del proprio marito (o compagno). Questo è indispensabile per poter lavorare serenamente


La mia mamma sta con me
La mia mamma sta con me
Claudia Porta
Conciliare famiglia e lavoro grazie a Internet.Come conciliare lavoro e famiglia? Spunti e riflessioni per chi volesse riaffacciarsi al mondo del lavoro in modo creativo dopo la maternità. Per molte donne, l’arrivo di un figlio coincide con la fine della propria vita professionale.Altre, non potendo rinunciare allo stipendio, sono costrette a delegare ad altri la cura dei propri bambini. Ma conciliare lavoro e famiglia oggi si può, anche grazie alle numerose risorse che Internet mette a disposizione. Claudia Porta nel suo libro La mia mamma sta con me condivide la sua esperienza personale e fornisce utili spunti a chi volesse riaffacciarsi al mondo del lavoro in modo creativo dopo la maternità. Conosci l’autore Claudia Porta è autrice, blogger e insegnante di yoga e di meditazione. Dal 2007 vive in Provenza e cura il blog lacasanellaprateria.com. Organizza anche corsi di yoga e meditazione guidate.