capitolo vi

Non dimentichiamoli!

Abbiamo sottolineato che le differenti tappe dell’industrializzazione agricola e di quella della nascita sono state in generale accolte favorevolmente e considerate benefiche. Nonostante questo, non possiamo oggi ignorare i punti di vista discordanti e gli avvertimenti espressi durante tutto il ventesimo secolo da un ristretto numero di dissidenti. Questi outsider erano dotati di una eccezionale capacità di prevedere le conseguenze a lungo termine delle azioni umane. Erano capaci di pensare in termini di civilizzazione e non soltanto in termini di individui. Avevano visioni più ampie. Possiamo presentarli come visionari. I futuri abitanti del pianeta dovranno ricordarsi di loro.

Visionari

Da un punto di vista storico, Rudolf Steiner è uno dei primi di una serie di visionari. È difficile rendersi conto di come le visioni di uno straordinario essere umano, morto nel 1925, siano in sintonia con i problemi del ventunesimo secolo. L’influenza delle intuizioni di Steiner è più forte che mai in molti campi di attività che comprendono le arti, le scienze, l’educazione, l’agricoltura, la medicina e i temi sociali. Ho compreso le particolarità legate ad uno stile di vita “antroposofico” – cioè legato al lavoro di Steiner – nel periodo in cui studiavo i possibili collegamenti fra il vaccino contro la pertosse e l’asma infantile. Ho scoperto per caso alcune conseguenze inattese sullo stato di salute: ad esempio, in una scuola steineriana francese, fra i 210 studenti di età compresa fra 5 e 18 anni solo 4 portavano gli occhiali. Di recente, una prestigiosa rivista medica si è interessata ai tassi di allergia particolarmente bassi in bambini che conducevano uno stile di vita antroposofico.


Rudolf Steiner non poteva scindere il suo interesse per lo sviluppo delle piante, degli animali e degli esseri umani. Questo semplice aspetto costituisce di per sé una preziosa lezione, in un’epoca dove siamo vittime di quel tipo di cecità generata da una specializzazione estrema. Alcune delle introspezioni di Steiner possono essere considerate incredibili – persino inverosimili – se si pensa al contesto scientifico dell’epoca in cui vennero espresse. Egli era preoccupato del fatto che alcuni allevatori alimentassero il bestiame con mangimi di origine animale, e in una conferenza tenutasi a Dornach, il 13 gennaio 1923, affermò che se le vacche avessero mangiato carne, sarebbero divenute pazze!


Il movimento biodinamico prese avvio da otto conferenze che Rudolf Steiner tenne all’inizio degli anni ’20 per rispondere alle richieste di alcuni agricoltori. Era il primo metodo “alternativo” organizzato di agricoltura, basato su una visione d’insieme che abbracciava sia l’ecologia che la vita sociale. L’agricoltura biodinamica aveva previsto gli effetti distruttivi dell’agricoltura convenzionale: erosione del suolo, perdita di humus, scomparsa di fiori e di animali – danni che sarebbero ricaduti sulle generazioni future. Il movimento biodinamico ha contribuito alla presa di coscienza circa la minaccia che per l’umanità rappresenta il freddo e indifferente sfruttamento delle risorse del pianeta. La sua forza sta nel fatto che è sempre stato un movimento costruttivo, portatore di proposte alternative. L’agricoltura biodinamica implica il ripristino nel suolo di una condizione di equilibrio vitale, attraverso l’applicazione di humus stabilizzato, cioè materia organica grezza completamente digerita. La rotazione delle colture, il compostaggio, la conoscenza della compatibilità fra le piante e la temporanea messa a riposo degli appezzamenti, sono tutti elementi che contribuiscono ad un raccolto migliore. Il concetto antroposofico secondo cui gli animali cosiddetti nocivi e le malattie sono mezzi usati dalla natura per liberarsi di qualcosa di fondamentalmente poco sano, è di per se stesso un avvertimento. Oggi vengono spesi miliardi di dollari in pesticidi, fungicidi ed erbicidi, ma nonostante questo le perdite degli agricoltori arrivano ancora ad un terzo del raccolto.


Robert McCarrison aveva anche lui una “passione intellettuale per l’interezza”. Dette un contributo fondamentale all’elaborazione e alla promozione del principio secondo cui la salute degli esseri umani, quella degli animali e dei raccolti, la salute e la fertilità del suolo sono inseparabili. Uno dei suoi contributi rivoluzionari alla medicina è stato quello di spostare l’attenzione dalla prevenzione e dalla cura delle malattie allo sviluppo di un buono stato di salute. Un altro contributo importante è stato quello di promuovere il concetto secondo cui la salute di un individuo non può essere dissociata da quella della famiglia, nè la salute della famiglia isolata da quella della più ampia comunità.


McCarrison entrò come medico nell’Indian Medical Service nel 1901, rimanendo in India fino al 1935. I sette anni di pratica fra gli Hunza rappresentarono il periodo cruciale della sua carriera. Questi abitanti del Nord Est dell’India non conoscevano nessuna delle malattie comuni in Europa: fra di loro, McCarrison non riscontrò malattie di cuore, tumori, appendiciti, ulcere di stomaco, diabete o sclerosi multipla. Cercò di analizzare i fattori alla base di questo buono stato di salute, e così prese nota del cibo che consumavano quotidianamente. Si accorse che non solo le persone si ammalavano pochissimo, ma che anche le loro colture erano incredibilmente sane. Così divenne un attento osservatore dei loro metodi colturali, e scoprì che una delle più importanti caratteristiche delle tecniche colturali degli Hunza era la fedeltà alla “regola del ritorno”, secondo cui niente doveva andare sprecato: ogni tipo di materiale organico, comprese le deiezioni umane, veniva compostato e usato per arricchire il terreno. Osservò la meticolosità con cui spargevano il composto “come burro sul pane”.


La mente scientifica di McCarrison lo condusse ad intraprendere esperimenti sugli animali per completare ciò che stava apprendendo dalla pratica clinica. Variò la dieta di migliaia di ratti, alimentandoli con cibi scadenti e comparandone lo stato di salute e la longevità con quelli di un gruppo di controllo, formato da ratti ben nutriti. Pensò perfino di tirar su un gruppo di ratti con una dieta Sikh, e un altro con quella tipica degli inglesi appartenenti ai ceti sociali più bassi: pane bianco, tè zuccherato, verdure bollite, carne in scatola, marmellata e margarina. I ratti ben nutriti godevano di buona salute e coabitavano armoniosamente, mentre fra gli altri si registrò una maggiore incidenza di disturbi, in particolare polmonari e gastrointestinali.


Mettendo insieme ciò che aveva appreso attraverso la pratica clinica, il modo in cui gli Hunza obbedivano alle leggi naturali e ciò che gli avevano suggerito i numerosi esperimenti sugli animali, McCarrison comprese la “ruota della vita”, cioè il ciclo per cui gli scarti nutrono il suolo, creando così le condizioni necessarie allo sviluppo di piante sane, che a loro volta favoriscono la crescita di animali e di esseri umani sani, i cui rifiuti, trattati in modo appropriato, tornano a nutrire il suolo…


Anche Wilhem Reich dovrebbe essere ricordato come una delle lucide personalità del ventesimo secolo. Il suo principale campo di interesse fu la natura dell’“energia vitale”, cosa che implicava interesse per tutti gli aspetti della vita. Reich fu uno di quegli uomini straordinari che riescono a porsi al di fuori della propria cultura e ad osservarla con occhi innocenti. Nella prima metà del ventesimo secolo, sollevò gli interrogativi più importanti del nostro tempo. Si chiese perché gli esseri umani non riescono a comprendere che sono anch’essi parte della natura, e che devono cooperare con essa ed obbedire alle sue leggi. Studiò il processo della desertificazione, arrivando a concludere che a provocare il deserto in natura è il “deserto emotivo” interiore degli uomini, alludendo alla straordinaria capacità umana di distruggere la vita senza esitazione. Comprese che alla radice di questo “deserto emotivo” ci sono le sofferenze inflitte ai neonati: “Concentriamoci sui neonati e distogliamo l’attenzione umana dalle politiche malvage, rivolgendola verso i bambini”. Fu severo con i contemporanei: “I bambini del futuro… dovranno rimediare a tutto il disordine di questo ventesimo secolo”. Dal suo punto di vista, la civilizzazione inizierà quando il benessere dei bambini appena nati prevarrà su ogni altra considerazione.


Il nome di Ina May Gaskin viene associato a quello di The Farm e al concetto di ostetricia autentica. Con il suo stile di vita, le sue azioni e i suoi insegnamenti, Ina May ha trasmesso ai suoi contemporanei messaggi di grande valore e di ampia portata. Questi messaggi possono essere riassunti così: l’Umanità non potrà sopravvivere senza riscoprire le leggi della natura; il primo passo, che consiste nel riconsiderare il modo in cui nascono i bambini, implica il ritorno all’ostetricia autentica; un ulteriore passo da compiere, per il bene delle future generazioni, dovrebbe essere la cessazione della distruzione del terreno attraverso metodi colturali aggressivi.


Nel 1971, 320 hippy di San Francisco lasciarono la West Coast. La loro “visione” era quella di inventare un altro modo di vivere. Attraversarono il Paese con un convoglio di vecchi autobus scolastici, il loro slogan era “partiamo per salvare il mondo”. Alla fine crearono una comunità che chiamarono The Farm (la fattoria), vicino a Summertown, nella contea più povera del Tennessee. Durante il viaggio, all’interno del gruppo nacquero 12 bambini, e fu così che Ina May e altre madri appartenenti alla comunità divennero ostetriche.


Una volta che la comunità si fu insediata, i suoi aderenti dovettero progressivamente sviluppare tutte le attività necessarie alla vita di un villaggio – un emporio, la scuola, sistemi idraulici, una farmacia, l’ufficio postale, un cimitero, uffici, case… e strutture adibite alla nascita. Ina May e altre madri della comunità impararono l’arte dell’ostetricia “sul campo”, con l’aiuto di un comprensivo medico del luogo. Nei giorni di massimo splendore della comunità, verso la fine degli anni ’70, vi nascevano ogni mese due dozzine di bambini. Le ostetriche avevano acquisito un’esperienza tale che nel 1977 Ina May fu in grado di pubblicare il suo testo storico Spiritual Midwifery (Ostetricia spirituale), una pietra miliare nella storia del parto. Questo libro rimane il simbolo del ritorno della figura dell’ostetrica negli Stati Uniti e anche in Europa. Conosco diverse ostetriche europee importanti che dopo aver letto il libro sono andate a visitare The Farm.


Contemporaneamente, i fondatori di The Farm, fra cui Stephen, il marito di Ina May, sperimentavano l’agricoltura biologica. Raccoglievano tutti i rifiuti organici dalle cucine, dalle stalle, dagli impianti di inscatolamento e congelamento, dalla segheria, ecc… e trasportavano tutto in un luogo adibito al compostaggio, dove il materiale veniva rivoltato dai cavalli e poi sparso sui campi. Più di 150 ettari di terreno furono trasformati in produttive coltivazioni biologiche: frutteti e vigneti si alternavano a campi di fragole, lamponi e mirtilli. Le varietà di alberi da frutta e da legno venivano fatte riprodurre in un vivaio, l’erosione del terreno veniva tenuta sotto controllo mediante terrazzamenti e sistemi di drenaggio. Per assicurare una buona impollinazione nei campi, nei vivai e nei frutteti vennero allestiti degli alveari. La policoltura, l’uso di sementi di antiche varietà colturali, la pacciamatura, la rotazione delle colture, la raccolta effettuata a mano, la presenza di insetti benefici, di serpenti, lucertole, rospi e tartarughe erano tutti fattori che contribuivano a tenere sotto controllo i parassiti. L’intera esperienza venne raccolta in un libro sui pesticidi naturali, pubblicato dalla The Farm Book Company.


Gli avvertimenti di Ina May e degli altri abitanti dell’ecovillaggio devono la loro forza al fatto che si basano sull’esperienza pratica. Non si presentano come critiche puramente negative dell’agricoltura industriale, della nascita industriale e di altri aspetti dello stile di vita dominante.

Frédérick Leboyer, il poeta ginecologo, è stato anch’egli un visionario influente. Nel famosissimo Per una nascita senza violenza1 ci ha improvvisamente invitati a condividere con il neonato l’esperienza della nascita, quando di solito si scriveva o si parlava solo del parto visto dal punto di vista della donna. I tempi erano perfetti per un libro del genere. Fu pubblicato inizialmente in francese nel 1974, quando si era già al culmine dell’era del parto elettronico. Ecco perché Per una nascita senza violenza fu soprattutto considerato, fin dall’inizio, un monito contro la nascita industrializzata. Non soltanto il momento storico era quello giusto, ma anche il formato del libro era azzeccato per indurre una presa di coscienza: una miscela ben equilibrata di parole e di belle foto significative e commoventi. Lo stile stesso contribuiva a stimolare continuamente l’attenzione e a mantenere vive le emozioni. È lo stile oracolare del visionario, dove ogni paragrafo contiene solo una o poche brevi frasi… lo stile dei testi sacri.


Nonostante Leboyer ci inviti a guardare al neonato come a un individuo, persino come a una “persona”, è chiaro che pensa costantemente in termini di civilizzazione. Il tema viene ampliato attraverso poche ma significative allusioni. Leboyer non si dimentica delle domande essenziali. Mentre cerca di interpretare il rituale del repentino taglio del cordone ombelicale, si chiede: “Come può l’uomo, animale razionale di reputata intelligenza, agire così irrazionalmente in un momento talmente importante?” Una frase, una domanda: la dimensione culturale e il mistero di rituali aggressivi che accolgono il neonato in tutte le società conosciute sono introdotti in maniera sottile. Il modo in cui siamo nati spiega come ci comportiamo quando nasce un bambino. Secondo Leboyer, questo processo di “trasferimento” viene ripetuto all’infinito, di generazione in generazione. “E la somma di queste ripetizioni è ciò che, nella nostra ignoranza, chiamiamo educazione”. Dopo esser stati invitati a capire come interferisce l’ambiente culturale, e dopo esser stati condizionati a pensare a lungo termine, improvvisamente leggiamo:

Ecco la nascita.
Ecco il supplizio, il calvario, il massacro di un innocente che non sa parlare.
Pensare che di un simile cataclisma non rimanga traccia implica un candore incredibile!
I segni sono ovunque: nella pelle, nelle ossa, nel ventre, nella schiena,
nella pazzia, nelle nostre pazzie, le nostre torture, le nostre prigioni, nelle leggende, nelle epopee, nei miti.
Le Scritture, cosa sono se non questa abominevole odissea?2
Questa lista di esseri umani straordinari non è esaustiva. Ci sono stati altri pionieri e visionari che sono riusciti a sollevare in modo chiaro, nel corso del ventesimo secolo, le domande inevitabili del terzo millennio. Ho una comprensibile tendenza a citare quelli con cui mi sento più familiare. È il caso di Ina May Gaskin e di Frederick Leboyer, che ho incontrato spesso. È indirettamente il caso di Robert McCarrison, grazie alla mia partecipazione ad alcune conferenze della società che porta il suo nome. Per la mia amicizia con la sua amata figlia Eva, questo è anche il caso di Wilheim Reich. Per quanto riguarda Rudolf Steiner, è morto prima che io nascessi. Mi sento comunque vicino a lui per i forti legami che ho con persone il cui stile di vita e la cui filosofia si ispirano a concetti antroposofici.

L'Agricoltore e il Ginecologo
L'Agricoltore e il Ginecologo
Michel Odent
L’industrializzazione della nascita.Uno scambio di idee che analizza le molteplici similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto. Sembra il titolo di una favola moderna: durante uno scambio di idee, l’agricoltore e il ginecologo comprendono fino a che punto entrambi abbiano manipolato le leggi della natura e analizzano le impressionanti similitudini fra l’industrializzazione dell’agricoltura e quella del parto, ambedue sviluppatesi nel corso del ventesimo secolo.L’Agricoltore e il Ginecologo di Michel Odent è una pietra miliare sull’industrializzazione della nascita. Conosci l’autore Michel Odent, medico ostetrico celeberrimo, noto soprattutto per aver introdotto il parto in acqua e le sale parto simili a un ambiente domestico, ha al suo attivo una cinquantina di studi scientifici e oltre dieci libri pubblicati  e tradotti in più di venti lingue. Da molti anni gestisce a Londra il Primal Health Centre, studiando gli aspetti relativi alla salute del bambino dalla gestazione al primo anno di vita.Di recente ha creato un nuovo sito internet - www.wombecology.com - dedicato all’ecologia della vita intrauterina.