Identikit comportamentale
La respirazione orale, di solito, influenza anche l’attitudine dei bambini a contrarre certi tipi di malattie e a esibire particolari tipi di comportamento.
Il tipo “iperattivo” e il tipo “rallentato” descrivono due categorie di comportamento nelle quali, a grandi linee, è possibile far rientrare i bambini che d’abitudine respirano attraverso la bocca. Si tratta naturalmente di categorie generali, indicative, che non possono esaurire la complessità e varietà caratteriale di ciascun individuo.
Il tipo iperattivo tende ad avere un fisico esile, a volte dalla magrezza eccessiva; è in movimento continuo, molto più del normale bambino vivace e sano. Negli Stati Uniti spesso sono proprio questi i bambini a cui vengono somministrati psicofarmaci per il controllo del comportamento. È il caso di specificare che questo atteggiamento terapeutico prevede l’uso di medicinali con pesanti effetti collaterali, che agiscono sul sintomo e non aiutano a individuare e risolvere la vera causa del problema. Per aiutare questi bambini, che esprimono il loro disagio come possono, esistono vie più efficaci e senza conseguenze pericolose. Di solito sono anche bambini che più di altri soffrono degli stimoli eccessivi e innaturali della vita odierna, in particolare di quelli offerti dalla televisione, dai cibi artificiali e dai ritmi sonno-veglia stravolti. Presentano spesso deficit di attenzione e con difficoltà riescono a concentrarsi. Sembrano non avere mai sonno, vanno a dormire tardi e di notte possono fare brutti sogni o agitarsi.
Il secondo tipo, quello rallentato, ha invece il problema opposto. Sebbene possa essere di corporatura normale, ha la propensione a ritenere i liquidi e si gonfia con facilità, fino a tendere all’obesità. È meno reattivo della media degli altri bambini, e può arrivare a sembrare letargico.
Che sia più o meno iperattivo o più o meno letargico, il respiratore orale presenta comunque una serie di caratteristiche che ne permettono l’individuazione anche senza guardarlo in faccia.
Ognuno, come è naturale, ne presenterà una “miscela” del tutto personale. Sta di fatto che chi mostra anche una sola delle caratteristiche possibili, ha buone probabilità di essere un respiratore orale; se poi si riscontrano le peculiarità esposte nell’identikit fisico, dalla probabilità si passa alla certezza.
Il bimbo che respira con la bocca può avere due momenti difficili durante l’anno: l’autunno/inverno e la primavera.
L’autunno è la stagione in cui possono manifestarsi patologie che derivano in modo più diretto da difficoltà di stomaco e/o intestino crasso (intesi come orbite funzionali secondo la Medicina Tradizionale Cinese).
In inverno, peggiorano tutte le malattie accomunate da un’origine “fredda”, in zone del corpo in cui l’energia ha difficoltà a fluire. L’energia (o qi o chi o prana) è quella intesa secondo il concetto delle medicine tradizionali cinese, indiana e giapponese. In omotossicologia, il corrispettivo delle zone del corpo in cui l’energia non fluisce è definito come “zone il cui substrato connettivo è infarcito di materiale tossico proveniente dagli esiti del metabolismo, a causa di difficoltà croniche nell’eliminazione delle suddette sostanze”. In primavera appaiono, in chi è predisposto, certe malattie legate ad affaticamento cronico e/o costituzionale del Fegato/Vescica Biliare (di nuovo inteso come orbita funzionale secondo la Medicina Tradizionale Cinese); tra queste ci sono, ad esempio, le allergie ai pollini.
Tonsilliti, adenoiditi, otiti, influenza, riniti, faringiti, sinusiti o raffreddori sono le patologie tipiche che affliggono il bambino respiratore orale, e che di solito hanno carattere di ricorrenza (ossia si ripresentano in più occasioni durante l’anno). Le cure più comuni per questo genere di malattie sono in genere aggressive e prevedono l’uso di antibiotici, cortisonici, antistaminici e interventi chirurgici. Purtroppo questi approcci terapeutici garantiscono solo un’efficacia temporanea sui sintomi e non sulle cause, e hanno effetti collaterali tali da permettere il radicamento delle cause per il resto della vita, spesso su altri organi e funzioni secondo un processo che in omotossicologia è noto come vicariazione progressiva.
L’operazione di adenoidectomia, in particolare, così come ogni soluzione meccanica, sebbene obbligata ed efficace in situazioni di particolare gravità, non garantisce la ripresa della normale ventilazione nasale. Per questa ragione il bambino è esposto al rischio di una crescita recidivante del tessuto adenoideo ipertrofico e alcuni di questi bambini possono venire operati anche più di una volta.
La rimozione chirurgica, se proprio inevitabile, dovrebbe comunque essere accompagnata dal recupero delle dinamiche posturali di respirazione col naso a bocca chiusa, oltreché da una dieta ricostituente con cibi naturali ricchi di fibre che facilitino la digestione e il transito intestinale. Il rischio, altrimenti, è il protrarsi dello stato di malattia, che si esprimerà sotto forma di recidive o di altre manifestazioni patologiche.