CAPITOLO IX

Allergie, un concetto in via di espansione

La parola “allergia” fa ormai parte del lessico comune, e viene di solito associata all’evento infausto per cui, dopo aver annusato o mangiato qualcosa, una parte del corpo si gonfia, diventa rossa, si ricopre di chiazze e dà prurito.


L’allergia è una malattia del sistema immunitario, o meglio un’abnorme, paradossale reazione di difesa, caratterizzata da eventi patologici collegati all’esistenza di particolari anticorpi (le immunoglobuline IgE) che reagiscono nei tessuti interstiziali quando vengono a contatto con sostanze che d’abitudine sono innocue, come ad esempio i pollini. Questa forma di allergia è classificata come “tipo I secondo Gell e Cooms”. Poiché è dovuta alla reazione di un tipo specifico di anticorpi, la malattia si manifesta solo in presenza della sostanza verso la quale è diretto l’anticorpo. La reazione allergica è per definizione immediata: dal momento del contatto con la sostanza allergizzante al momento della manifestazione dei sintomi intercorrono dai 5 ai 30 minuti. Le manifestazioni cliniche dell’allergia, molto varie, includono rinite, congiuntivite, asma, eczemi, orticaria ecc. In caso di coinvolgimento dell’intero organismo, si può avere lo shock anafilattico, a volte letale.


Per effettuare una diagnosi di allergia, la medicina moderna cerca le IgE specifiche per determinati allergeni soprattutto nel sangue (PRIST e RAST test) o nella pelle (prick-test). L’allergia causata dalla reazione degli anticorpi IgE è infatti un fenomeno ben individuabile dal punto di vista chimico, mediante l’uso di reagenti prodotti dalla grande industria.


L’esperienza comune di medici e pazienti testimonia, però, che le allergie IgE-dipendenti non sono le uniche. Ovvero, se vogliamo definire come allergie solo quelle mediate dagli anticorpi IgE, allora esistono altre situazioni patologiche dai sintomi pressoché identici, che però risultano negative ai comuni test per le allergie.


In particolare, nell’ambito delle ormai note “allergie e intolleranze alimentari”, la maggioranza delle reazioni non è di tipo I, mediata dagli anticorpi IgE, bensì allergosimile: ipersensibilità alimentare, intolleranza, o reazione idiosincrasica che dir si voglia.


A partire più o meno dalla fine degli anni ’90, esiste un modello biomedico in cui la fisica moderna e l’epigenetica danno ragione dei fenomeni biologici in modo più organico rispetto al vecchio modello lineare di causa-effetto, nonché farmacologico-chirurgico, che tutti conosciamo. Questo nuovo modo di intendere l’evento biologico è ormai sostenuto da una bibliografia scientifica imponente, raccolta e commentata già da diversi anni in alcuni manuali di grande interesse.


Attraverso questo modello biomedico, che chiameremo biofisico-energetico per distinguerlo da quello farmacologico-chirurgico, si possono spiegare fatti ben noti ma inspiegabili per il vecchio modello, quali l’efficacia dell’agopuntura, dell’effetto placebo, delle guarigioni praniche, ecc.


Anche la reazione infiammatoria in generale, e quella allergica in particolare, assumono, secondo questa diversa prospettiva, un significato nuovo e più comprensibile. L’allergia non è più una sorta di “pazzia” improvvisa del sistema immunitario, bensì una reazione possibile e sensata al disagio biofisico e energetico avvertito dall’individuo in quel particolare momento della sua vita.


La fisica moderna e la biofisica hanno mostrato, inoltre, una certa somiglianza di vedute e di conclusioni con le medicine tradizionali, che si fondano su una visione dell’uomo non materialista, bensì in grado di integrare anche le componenti psichiche, emotive, spirituali, sociali.


Ricordiamo che i sistemi tradizionali non sono solo di provenienza esotica (cinese, indiana, messicana, africana ecc.); anche in Occidente abbiamo avuto e abbiamo tradizioni importanti, come l’omeopatia, il filone igienista tedesco e americano, l’iridologia, la spagiria e molte altre. I più noti medici occidentali dell’antichità, fra cui Ippocrate, e il più bravo di tutti, Paracelso, erano tutti rappresentanti di questa corrente.

Aumento della permeabilità intestinale e sviluppo delle intolleranze/allergie alimentari

In Medicina Cinese si sa da sempre che i bambini sono deboli, ossia immaturi, nelle orbite funzionali di respirazione (polmoni-intestino crasso) e digestione (milza-stomaco). Questa forma di medicina tradizionale individua la respirazione e la digestione come funzioni appaiate e indissolubili: non si può digerire male senza che ne soffra la respirazione e viceversa.


Se i bambini di oggi sono disturbati da ciò che mangiano e digeriscono male, allora non riescono più a respirare bene.


Come si può spiegare questa dinamica in termini che non siano solo quelli della medicina tradizionale cinese? Perché suggeriamo che se una madre lamenta una frequente ricorrenza di raffreddori, o bronchiti, o tonsilliti, o disturbi del sonno ecc… il consiglio migliore è sempre quello di “mettere il bambino in condizione di digerire bene”?


La spiegazione, alla luce delle recenti scoperte immunologiche della Medicina Occidentale Moderna, coinvolge proprio i meccanismi da cui nascono le intolleranze (non le allergie IgE-mediate), e riguarda l’aumento patologico della permeabilità della parete intestinale, cui segue la diffusione di materiale non digerito nel torrente sanguigno.


Cerchiamo di sintetizzare un argomento molto complesso.


L’intestino, in particolare il tenue, non serve solo a digerire il cibo. Serve soprattutto a riconoscere, e quindi assimilare, ciò che ci è affine, e che perciò può entrare a far parte del nostro organismo. Separa il self dal nonself,ossia ciò che può appartenere all’organismo da ciò che non può, e che pertanto deve essere eliminato.


Questo processo di separazione e assimilazione è correlato in modo stretto al sistema immunitario. È il sistema immunitario infatti che, per definizione, ci difende da ciò che è non-self. L’intestino è dotato, per sua natura, di una porzione di sistema immunitario specializzato, comune a tutti i sistemi mucosi, detto MALT (Mucosal-Associated Lymphoid Tissue). Il MALT, ossia il tessuto linfoide associato alle mucose, è localizzato anche nelle mucose di naso, orecchio, gola, trachea, bronchi, polmoni, apparato genito-urinario e dotti lattiferi. In particolare, il MALT contenuto nel tratto gastrointestinale è quello più esteso, tanto è vero che all’intestino spetta un ruolo di assoluto primo piano nel buon funzionamento del sistema immunitario. Non solo l’intestino, nel suo insieme, svolge per l’intero organismo il ruolo più importante dal punto di vista immunitario, e il tessuto linfatico ad esso associato ha lì la sua massima concentrazione, ma gli eventi immunologici che hanno luogo nell’apparato gastrointestinale influenzano tutti gli altri distretti del MALT.


La caratteristica principale dei tessuti linfatici associati alle mucose è quella di comportarsi come un unico sistema in grado di consentire una vera e propria comunicazione e interdipendenza fra le varie parti: le cellule immunitarie prodotte a livello dell’intestino possono circolare nell’intero sistema e trasferirsi nelle altre mucose.


Il MALT intestinale, il cui nome specifico è GALT (Gut-Associated Lymphoid Tissue, dove Gut sta appunto per intestino) è addirittura considerato un “secondo cervello”, anche detto “cervello enterico”, per la sua funzione di organizzazione dell’immunità generale e per le sue importanti connessioni con il sistema nervoso centrale.


Ma l’intestino può svolgere i suoi compiti in modo corretto solo se il tessuto che lo compone è integro, ossia privo di buchi. Cosa ne è di un tubo che fa acqua? Come minimo, il suo contenuto si riversa all’esterno. L’intestino è dotato di porosità naturali, la cui presenza è necessaria allo svolgimento delle sue funzioni. Nella “Leaky Gut syndrome”, la sindrome dell’intestino permeabile, la dimensione e il numero di questi “pori” nell’intestino tenue aumenta in modo patologico. Avviene, così, che particelle di cibo non digerito riescano ad attraversare le “falle” presenti nel tenue e raggiungere il torrente circolatorio senza essere state assimilate in modo corretto.


In questo caso il fegato, la nostra centrale detossificante, insieme al sistema immunitario presente nel sangue, si trovano a dover compiere il lavoro che non ha potuto svolgere l’intestino. Gli anticorpi del sangue implicati nella reazione a questi alimenti non digeriti percolati dall’intestino non sono IgE, bensì IgG.


In agopuntura esiste un ramo profondo del meridiano del Fegato (una delle “autostrade” energetiche che attraversano il nostro corpo, utilizzata per la trasmissione di segnali di natura biofisica) che risale lungo il collo fino a raggiungere la mucosa nasale e dei seni paranasali, le tre branche del trigemino e l’occhio. Il lavoro di eliminazione dei carichi tossici trasportati dai linfatici può essere trasferito, in una persona con buona regolazione, come ad esempio i bambini, proprio a queste strutture, innescando mucosità catarrali.


I comuni test impiegati da allergologi, immunologi e pediatri, sensibili solo alle IgE, non evidenziano le reazioni di intolleranza e allergosimili mediate dalle IgG. Avviene pertanto assai di frequente che un bambino con sintomi e disturbi dovuti alle intolleranze scatenate dalla sindrome dell’intestino permeabile risulti negativo al test dell’allergia. Questo però non significa che il problema non esista.


L’aumento degli immunocomplessi IgG-antigene alimentare aumenta a dismisura il lavoro del fegato, ma soprattutto, innesca nell’organismo, giorno dopo giorno, un’infiammazione lenta e costante, che peggiora con il tempo, soprattutto se l’alimento non tollerato viene mangiato anche poco, ma tutti i giorni.


Questo processo non solo danneggia la salute dell’individuo, affetto da infiammazione cronica, ma determina alterazioni che possono trasmettersi per via epigenetica anche alle generazioni future.


L’aumento della permeabilità intestinale ha gravi ripercussioni sulla salute generale dell’organismo, a breve, medio e lungo termine. I processi infiammatori e le reazioni immunitarie che essa scatena sono all’origine di una lunga lista di patologie e disturbi, dalle intolleranze alimentari all’emicrania, dalla dermatite atopica alla sindrome da stanchezza cronica, dalle devastanti infezioni da candida fino al morbo di Crohn, alla celiachia e alle malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla, dal diabete alla tiroidite, ecc.


L’alimentazione non sana, lo stress, le emozioni e i pensieri negativi, l’abuso di farmaci, le sostanze tossiche disperse nell’ambiente, i campi elettromagnetici e le radiazioni ionizzanti sono tutti elementi in grado di innescare un processo di deterioramento dell’integrità intestinale, da soli o, più spesso, con simultanea e concomitante tempestività.


Pertanto, se i rischi per la salute da parte delle allergie propriamente dette sono immediati e a volte importanti, quelli dell’alterazione della permeabilità intestinale producono danni da esaurimento degli organi deputati alla detossificazione e alla difesa dell’organismo (fegato, reni, sistema immunitario), i cui effetti si manifestano anche molti anni dopo, sotto forma di malattie croniche degenerative sempre più frequenti nella nostra società.


Ma soprattutto, appare sempre più probabile che questo stato patologico porti con sé un alto potenziale di trasmissione su base epigenetica. Un disagio cronico del sistema immunitario in grado di perdurare per molti decenni in uno stesso individuo, attraversandone l’infanzia fino a raggiungerlo nell’età adulta, può trasmettersi alla futura generazione. Diventa chiaro che la reazione cronica allergosimile dovuta alla sindrome da intestino permeabile è una delle malattie tipo “bomba a orologeria” più frequenti e più subdole del nostro tempo.


Nel bambino, i sintomi precoci di questo stato di cose sono le sue malattie più frequenti: raffreddori ricorrenti, otiti, tonsilliti, adenoiditi, riniti, eczemi, stitichezza/diarrea, respirazione a bocca aperta. Per questi motivi i Cinesi da sempre sostengono che le malattie dei bambini sono causate da indigestione!


Gli alimenti a cui i bambini risultano sempre più intolleranti sono, non a caso, quelli su cui si fonda la loro alimentazione dopo lo svezzamento: latte vaccino e alimenti raffinati contenenti glutine.


Lo svezzamento precoce e gli alimenti non adatti, somministrati tutti i giorni a un bambino le cui capacità di masticazione e deglutizione siano state alterate da una ridotta esperienza di allattamento materno e da un ben più lungo contatto con ciucci e biberon, possono causare uno stato infiammatorio cronico dell’intestino tenue e un aumento della sua permeabilità. La permeabilità intestinale è poi sostenuta nel tempo dal consumo continuo degli stessi alimenti, aggravato spesso da una masticazione insufficiente. In questo modo il sistema immunitario e il fegato sono costretti a un superlavoro, ciò che genera l’ingrossamento infiammatorio di altri distretti del MALT, direttamente influenzati da quanto avviene a livello intestinale, fra cui le tonsille, le adenoidi e le mucose nasali. Quando queste mucose si saranno gonfiate tanto da impedire il passaggio dell’aria attraverso il naso, si innescherà la respirazione orale da ostruzione naso-faringea (ostruzione alta), che va a sommarsi all’ostruzione bassa dovuta al prolasso linguale, di cui abbiamo parlato nel cap. 6.

Allergie vere e proprie e Ipotesi Igienica

Come l’albero deve affondare le proprie radici in un humus profondo e ricco di quelle sostanze che lo faranno crescere solido e rigoglioso; e come ha bisogno che le sue chiome siano inondate di luce e aria, nutrienti altrettanto preziosi, così anche l’uomo, per conservare l’equilibrio e l’armonia della propria salute, ha bisogno che le sue radici, i villi intestinali, si conservino integre e affondino in un humus adatto a produrre il giusto nutrimento. Ogni creatura vivente intesse continui scambi con l’ambiente e la natura che la circonda, e sono scambi necessari alla crescita e alla sopravvivenza; gli equilibri che regolano tali scambi sono il frutto di una complessa orchestrazione, ogni specie vivente segue le note di una musica che le è propria, e se ogni passaggio viene eseguito in modo corretto il risultato sarà l’armonia e la bellezza della vita.


Noi esseri umani mettiamo di continuo a repentaglio l’orchestrazione delicata della danza fra noi e ciò che ci circonda, e che entra in contatto profondo con il nostro organismo. Mantenere il più possibile integro il mondo attorno a noi è l’unico modo per evitare che il dissolvimento e lo sfaldamento prendano il sopravvento a partire dalle nostre stesse viscere, dal nostro stesso fragile involucro.


Lo scambio e il nutrimento sono necessari, e devono avvenire rispettando tutti i passaggi previsti; ogni esecuzione della melodia, improvvisando o cambiando gli accordi, è un rischio, un’avventura pericolosa.


L’Ipotesi Igienica, formulata nel 1989 da David Strachan, parla appunto di questo, ossia della necessità di non saltare o manipolare quei passaggi delicati dello scambio fra noi e l’ambiente che sono cruciali per il corretto sviluppo del nostro sistema immunitario, e senza i quali si rischia di permanere in una pericolosa immaturità delle nostre capacità di difesa. Perché è chiaro che quando si parla di scambi si parla anche di limiti e di barriere difensive; nel dare e avere fra il nostro corpo e l’ambiente in cui siamo immersi è essenziale che il nostro organismo possa stabilire i limiti precisi in cui tale scambio può avvenire. Così come il nostro intestino può orchestrare la salute dell’intero organismo solo se resta intatta la sua capacità di porre il giusto limite fra ciò che ci è utile e ciò che ci procura danno, così l’intero sistema immunitario deve svilupparsi e acquisire una analoga “capacità di discernimento”.


Strachan interpretò in chiave immunologica la variazione dello spettro delle patologie pediatriche da forme infettive verso forme allergiche, sostenendo che una deficitaria esposizione a stimoli microbici è una condizione necessaria e sufficiente alla persistenza di una immaturità immunologica.


Gli studi dell’epidemiologo britannico riguardavano in particolare la relazione fra sviluppo della rinite allergica e numero di fratelli, mostrando una proporzionalità inversa fra i due, ossia più alto è il numero dei fratelli, e quindi le possibilità di contagio con agenti infettivi, minore è il rischio di sviluppare l’allergia.


Fino a 50 anni fa le malattie dell’infanzia erano in prevalenza infezioni acute dell’apparato digerente: la classica diarrea. Il numero degli allergici era di gran lunga inferiore a quello odierno, e anche le malattie respiratorie erano molto meno frequenti. Ancora oggi, la diarrea infettiva è la prima patologia pediatrica nei paesi più poveri, mentre le popolazioni occidentali sono passate attraverso una transizione epidemiologica, con uno spostamento delle patologie infantili da prevalenza infettiva a prevalenza allergica. Le allergie classiche, infatti, quelle mediate dagli anticorpi IgE, sono aumentate a dismisura.


La fisiologica maturazione del sistema immunitario avviene in modo graduale: l’ambiente feto-placentare è caratterizzato da una prevalenza di linfociti T helper Th2 rispetto ai linfociti T helper Th1. I linfociti sono le cellule protagoniste del nostro sistema immunitario e ne esistono diversi tipi. Per evitare un possibile rigetto materno nei confronti del feto, che sarebbe in tal caso mediato dai linfociti Th1, durante la gestazione si ha una polarizzazione sui linfociti Th2. La polarizzazione Th2 permane nel neonato e nella prima infanzia, e dà ragione, secondo alcuni, del facile sviluppo di allergie in questa prima fase della vita. La successiva maturazione del sistema immunitario in senso Th1 è un processo dinamico, che deriva dall’interazione con gli stimoli dell’ambiente esterno.


Proprio per questo è molto rischioso sottoporre il neonato, in cui ancora prevalgono i linfociti Th2, a esperienze pesanti da un punto di vista immunitario.È anche il motivo per cui diversi studi suggeriscono che le vaccinazioni di massa, effettuate addirittura nei primi mesi di vita su organismi del tutto immaturi dal punto di vista immunitario, siano una delle cause principali nello sviluppo delle allergie e dell’asma.


Il permanere della prevalenza dei Th2 sui Th1 determina una predisposizione allo sviluppo di allergie vere e proprie, quelle mediate dagli anticorpi IgE e individuate dai comuni test dell’allergologo.


Il fisiologico spostamento della bilancia Th1-Th2 dalla prevalenza Th2, che è la modalità di difesa feto-placentare, alla Th1, avviene grazie all’interazione, soprattutto di natura microbica, fra il bambino e l’ambiente esterno.


I bambini di oggi, che hanno rare occasioni di giocare a contatto con l’erba, la terra e gli animali, ritardano le loro occasioni per mettere alla prova il proprio sistema immunitario, che ha bisogno di fare esperienza per poter maturare. La morale: più si permette ai bambini di mettersi le mani in bocca, più si risparmia in spray al cortisone!


Ci si è anche domandati quali infezioni o quali microrganismi, inducendo lo spostamento da prevalenza Th2 a Th1, risultino protettivi nei riguardi dello sviluppo delle allergie.


È apparso evidente che il MALT svolge un compito primario nel controllo e nella maturazione della risposta immunitaria, in particolare in relazione alla composizione della flora batterica intestinale. Le feci dei lattanti sani sono ricche di Bifidobacterium bifidum; per contro, nei lattanti allergici si osserva una flora con maggiori quote di Bifidobacterium adolescentis (tipico dei soggetti adulti), di lieviti e di enterobatteri patogeni. Inoltre, l’aderenza dei bifidobatteri fecali al muco intestinale è maggiore nei lattanti sani rispetto agli allergici.


Anche l’uso di antibiotici nel primo anno di vita, distruggendo la normale flora batterica intestinale, indurrebbe squilibrio nel MALT della mucosa intestinale, impedendo o ritardando il passaggio da prevalenza Th2 a Th1.


È da notare, inoltre, che i bambini nati con parto cesareo sono soggetti a un rischio maggiore di allergie. Il motivo è la mancata o scarsa colonizzazione iniziale delle loro mucose da parte di batteri utili, che di solito avviene al passaggio del neonato attraverso il canale del parto.


Altro fattore di disturbo è la precoce somministrazione di proteine animali (latte vaccino) nel primo anno di vita, ciò che induce un sovraccarico permanente del tratto digestivo e del sistema immunitario, aggravando il rischio di contrarre allergie.


I bambini di oggi soffrono in gran numero di allergie, intolleranze e reazioni allergosimili perché i loro sistemi immunitari sono perlopiù deboli, immaturi, e il loro corretto sviluppo viene di continuo minacciato da abitudini di vita inappropriate. Le ultime generazioni sono gravate, inoltre, anche dal peso dell’eredità epigenetica, in quanto figli di genitori anch’essi allergici.


La predisposizione ereditaria, il parto non fisiologico, la brevità dell’allattamento (che, oltre a esporre il bambino ai danni dello svezzamento precoce, impedisce alla madre di fornire al figlio tutti i fattori immunitari necessari), l’igiene eccessiva, le vaccinazioni e l’uso di antibiotici sono tutti elementi dal forte impatto negativo per lo sviluppo della naturale immunità e l’insorgere precoce dei disturbi di natura allergica, nel senso ampio del termine. Alcuni di essi, come le vaccinazioni, lo svezzamento e l’inserimento al nido o alla scuola d’infanzia, con il carico emotivo anch’esso di notevole influenza sui processi immunitari, rappresentano dei veri e propri agenti scatenanti per la manifestazione di tali patologie, fra cui le malattie respiratorie ricorrenti e la respirazione orale.

La visione omotossicologica

Le reazioni infiammatorie, e l’allergia ne fa parte, sono lo sfogo – potremmo dire il moto di “ribellione”, a volte anche violento – con cui l’organismo si libera di qualcosa che provoca uno squilibrio al suo interno, minacciandone lo stato di salute. Può trattarsi di un virus, di un batterio, più spesso di un’emozione negativa, di un pasto eccessivo, di una fatica al di là delle proprie possibilità.


In quest’ottica, la reazione a ciò che ci disturba non è solo benefica, ma anche fisiologica e naturale: è normale opporre resistenza a ciò che, senza il dovuto controllo, ci priverebbe della nostra identità minacciando la nostra stessa vita.


La reazione infiammatoria ha caratteristiche proprie: si definisce per la presenza di dolore, gonfiore, calore e temporanea incapacità funzionale della parte lesa. Non c’è infiammazione senza queste caratteristiche.


Il dolore è senz’altro spiacevole, ma ci informa su cosa sta accadendo dentro di noi, ci avvisa che è in atto una reazione infiammatoria per sbarazzarci da quel qualcosa che è meglio espellere, anziché far restare lì a mettere radici.


La malattia, in questo senso, è un meccanismo di autodifesa, è lo sforzo che l’organismo compie per ristabilire l’equilibrio perduto mobilitando le proprie risorse e le proprie strategie difensive.


Spesso, però, al primo sintomo di reazione infiammatoria, al primo rialzo febbrile, al primo rossore, ci affidiamo ad antibiotici, antidolorifici, antipiretici, analgesici ecc, tutti farmaci che sopprimono i sintomi e la manifestazione della malattia, ma non sempre le cause che l’hanno scatenata.


L’omotossicologia è la versione “moderna” dell’omeopatia. La versione rivisitata alla luce della moderna fisiopatologia.


Secondo la visione omotossicologica, gran parte delle reazioni allergiche sono dovute alla soppressione dell’infiammazione (ossia la fase di reazione) mediante l’uso spesso indiscriminato di farmaci sintomatici, i cosiddetti farmaci “anti”.


La somministrazione di questo tipo di farmaci è una pratica comune che ne ignora gli effetti collaterali, soprattutto a lungo termine.


Una reazione metabolica come l’infiammazione è contraddistinta anche dalla presenza nei tessuti di particolari sostanze chimiche dette mediatori. Una di queste è l’istamina. È noto che la neutralizzazione temporanea dell’istamina consente la soppressione, altrettanto temporanea, dei sintomi dell’infiammazione, quindi anche di un attacco di allergia. Su questo si basa il funzionamento dei ben noti antistaminici.


Se l’istamina non viene metabolizzata per intero mediante l’esaurimento naturale della reazione infiammatoria, dato che quest’ultima viene bloccata dall’uso di farmaci fatti apposta per interromperla, essa si coniugherà, nell’ambiente alcalino indotto dai farmaci, con aldeidi e chetoni e si trasformerà in una base di Schiff. Nel momento in cui si troverà di nuovo in condizioni di acidità, come quando la parte del corpo in cui la base di Schiff è stata immagazzinata va incontro a una nuova fase di infiammazione, oppure verso le tre di notte, quando tutto l’organismo va incontro al suo ciclo fisiologico acido, allora questa istamina “non digerita” verrà rilasciata di nuovo, ritornando in circolo e determinando sintomi di vario genere.


Anche particelle di antibiotici e antinfiammatori possono coniugarsi a proteine e molecole organiche, creando molecole ibride il cui effetto è proprio quello delle “bombe a orologeria”: i cosiddetti “peptidi selvaggi”, contro cui il sistema immunitario può produrre anticorpi (autoanticorpi, che agiscono contro molecole del nostro stesso corpo riconosciute come “diverse” perché coniugate con molecole sintetiche come gli antibiotici).


Pertanto, all’origine di molti fenomeni allergici e di autoaggressione vi è un accumulo di istamina non metabolizzata, non “digerita” a causa dell’intervento artificiale di molecole non biologiche.


L’allergia, secondo la tavola omotossicologica delle patologie, è l’anticamera di fasi patologiche degenerative se non si interviene con una terapia adatta. Se infatti l’organismo non riesce, grazie alla malattia, a neutralizzare o espellere le tossine, nel lungo periodo queste vengono immagazzinate, prima a livello del tessuto connettivo, e in seguito raggiungono gli organi sempre più in profondità, fino a provocare danni ai meccanismi enzimatici della cellula e poi agli organuli che al suo interno ne svolgono le funzioni vitali. Quando la lesione dovuta al carico tossinico ha raggiunto il cuore della cellula, si è in presenza di patologie degenerative.


Il processo della “vicariazione progressiva”, concetto essenziale della medicina omotossicologica, descrive proprio questo passaggio da una manifestazione patologica più superficiale a una più profonda, anche molto diversa e in distretti dell’organismo distanti fra loro, nel caso in cui la prima malattia non riesca a ristabilire l’equilibrio salutare, e liberare il corpo dalle tossine, a causa di una sua prematura soppressione.


Quando è necessario bisogna quindi favorire il rilascio dell’istamina accumulata fino al suo esaurimento, a volte anche a costo del riproporsi dei classici sintomi allergici in precedenza interrotti a causa dell’uso dei farmaci “anti”.


L’istamina può crearsi chimicamente anche per scomposizione parziale di un aminoacido chiamato istidina. Questa reazione chimica può avvenire in modo naturale nel lume intestinale per attività enzimatica della flora batterica; per questo motivo si sottolinea l’importanza del ritorno quanto più rapido possibile a una flora batterica intestinale fisiologica come base da cui partire per la cura delle allergie esistenti. In particolare, una insufficiente digestione delle proteine provenienti dall’alimentazione provoca un aumento della formazione di istamina e istidina, soprattutto se si tratta di carne di maiale.

Allergia come fenomeno biofisico

Le scoperte che hanno rivoluzionato la fisica e la tecnologia del XX secolo, in particolare quelle relative alla fisica dei quanti, cominciano ora a interessare anche l’ambito medico.


Diverse volte si è accennato al sistema dei meridiani, che da millenni viene sfruttato dai Cinesi (e non solo) per “dialogare” con l’organismo e aiutarlo a superare situazioni in cui l’energia viene ostacolata e bloccata, non fluisce più in modo armonico, dando origine all’insorgenza di malattie.


Ciò che viene designato con i termini di “energia biologica”, “bioenergia”, “Chi”, “Qi”, “Prana”, potrebbe essere definito dalla fisica dei quanti con il termine “pulsazione quantistica”, intendendo con esso la discontinua trasmissione di energia sotto forma di fotoni che pervade il nostro corpo, passando in particolare attraverso percorsi ionici preferenziali, detti appunto “meridiani” dalla medicina tradizionale cinese. Questi percorsi si situano soprattutto all’interno del nostro tessuto di collegamento chiamato connettivo, le cui caratteristiche facilitano la manifestazione di fenomeni fisici.


L’energia biologica, nei suoi aspetti più superficiali, è caratterizzata da un continuo mutare. Si osservano variazioni a seconda delle ore del giorno, della latitudine, delle stagioni, in funzione della situazione geomagnetica, di quella psicologica, endocrina e immunitaria, nonché di quella relativa alla costituzione nervosa e caratteriale. Il nostro corpo, come qualsiasi organismo vivente, è molto sensibile a questi campi di forza fluttuanti, e si orienta al loro interno cercando un equilibrio e un ritmo armonico. La malattia può essere concepita come un’alterazione di questo ritmo e di questo equilibrio.


L’allergia viene di solito intesa come un fenomeno di natura chimica; in effetti, il funzionamento dell’intero organismo viene tuttora spiegato dalla medicina occidentale da un punto di vista chimico. Questo è dovuto, storicamente, al fatto che la medicina occidentale moderna si è evoluta in senso chimico, di pari passo con l’industria farmaceutica. La biochimica ha tutt’oggi una rilevanza sorprendente, nonostante sia ben noto che la trasmissione nervosa, nonché la trasmissione di altri tipi di informazione, all’interno del nostro organismo, avvenga a una velocità superiore rispetto a quanto la biochimica dei testi di fisiologia, da sola, riesca a spiegare. Da decenni si impiegano ormai, per la diagnosi e la terapia, apparecchiature che misurano l’attività elettrica o magnetica di diversi organi all’interno del nostro corpo, o che ne stimolano le funzioni in tal senso. Vi è un’incoerenza di fondo fra l’utilizzo degli strumenti per la magnetocardiografia, la magnetoencefalografia, la stimolazione elettrica transcutanea, la ionoforesi ecc., e la noncuranza verso la fisiologia elettromagnetica propria del nostro sistema biologico, in favore della sola considerazione della fisiologia biochimica.


C’è ancora molta strada da percorrere prima che la medicina moderna riconosca appieno l’incontro avvenuto fra la fisica del ventesimo secolo e i fenomeni biologici.


Peraltro, importanti istituti scientifici ufficiali in tutto il mondo, alcuni a partire già dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso, hanno iniziato a studiare nel dettaglio la combinazione dei rapporti fra parametri climatici (temperatura, umidità, pressione atmosferica, ventilazione), attività lunisolare, elettromagnetismo e ritmi biologici umani alla luce della fisica quantistica.


In Italia possiamo annoverare il Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica dell’Università di Milano1 e il Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia dell’Università di Firenze2. Ci sono, poi, centri di eccellenza diffusi in tutta l’ex Unione Sovietica e anche negli USA, come l’Halberg Chronobiology Center del professor Franz Halberg dell’Università del Minnesota.

Gli studi condotti in questo senso hanno prodotto anche la realizzazione pratica di strumenti di misura, di terapia e diagnosi. Esiste un’avanguardia medica che ha preso contatto e ha cominciato a lavorare in sinergia con la biofisica.


Esistono modelli fisico-matematici in grado di spiegare fatti che, proprio per incapacità interpretativa, si era preferito evitare di considerare. Ci vorranno però forse altri 20 o 30 anni prima che i futuri medici ricevano una preparazione adeguata, sia teorica sia pratica, nel campo della biofisica.


Le energie fisiche biologiche, lo ricordiamo, possiedono caratteristiche di natura elettromagnetica, e per questo anche fenomeni complessi come le allergie sono suscettibili di misura e, soprattutto, di trattamento, ad esempio con campi magnetici pulsati a bassa frequenza. Senza contare che la descrizione dei fenomeni organici offertaci dalla biofisica è in forte analogia con la descrizione che di essi ne hanno fatto le medicine tradizionali nel corso dei secoli.


In particolare per le allergie, e il loro rapporto con i fenomeni chimici e elettromagnetici, va detto che sia lo stimolo chimico sia quello fisico (elettromagnetico) hanno, in determinate circostanze, la capacità di scatenare una reazione allergica. Del fatto che una sostanza chimica come quella contenuta nel pomodoro o nel latte possa mandarci al bagno o farci starnutire, non si meraviglia più nessuno. Ma che uno stimolo fisico come il campo elettrico emanato da una radio o da un televisore (perfino quando sono spenti!) possa indurre la stessa reazione del pomodoro, oppure rafforzare la reazione che il pomodoro da solo non avrebbe la forza di scatenare… questo per molti è un concetto nuovo. Soprattutto per molti medici. Di fatto, risulterebbe forse più chiaro a un antennista o a un elettricista.


Nel 1984, mentre lavorava sui sistemi allergici, Jacques Benveniste, biochimico e immunologo francese, verificò che l’acqua contenuta nel nostro corpo è capace di trasportare informazioni molecolari, veri e propri messaggi biologici. Con l’ausilio della tecnologia è possibile registrare, trasmettere e amplificare questi messaggi fisici, come oggi si fa con la musica. Benveniste riuscì persino, utilizzando modelli cellulari, a provocare reazioni allergiche tramite segnali trasmessi elettronicamente.


Le ricerche di Benveniste, benché sottoposte a critiche da più parti, sono state riprese e ampliate da altri studi ed esperimenti e oggi si parla non solo di “memoria dell’acqua” ma anche di farmacoelettrodinamica, ossia della possibilità di somministrare a un paziente, per esempio allergico, il segnale fisico del farmaco antistaminico, ottenendo lo stesso effetto ma escludendo gli effetti collaterali del farmaco stesso.


Mentre il modello classico di interazione biochimica fra le cellule e i messaggi chimici che le circondano (fra cui gli antigeni da cui prende avvio la reazione allergica) prevede il concetto di legame chiave-serratura, il nuovo modello fisico, emerso anche grazie agli studi di Benveniste, prevede che i segnali elettromagnetici emessi dalle molecole siano trasmessi attraverso l’intermediazione di onde a bassa frequenza. Secondo Wei Hsueh, patologa clinica dell’Università di Chicago, queste onde a bassa frequenza entrerebbero “in risonanza con il recettore presente sulla cellula, un po’ come il sintonizzatore di una radio”.


Questo tipo di onde, impiegate da tutti i sistemi biologici non solo umani, appartengono al campo di frequenze emesse dal pianeta Terra, e sarebbero veicolate proprio dalle molecole dell’acqua di cui siamo composti.


Da molti anni sono conosciuti e impiegati diversi tipi di apparecchi impedenziometrici per la misura degli effetti biofisici che, a livello dei punti di agopuntura, sono provocati dall’interazione con campioni di alimenti potenzialmente allergizzanti.


Gli alimenti avrebbero, infatti, anch’essi, non solo proprietà chimiche, ma anche fisiche, e ciò spiegherebbe la capacità dei cibi di indurre, oltre ai noti e consueti processi metabolici su base chimica, anche fenomeni di regolazione bioelettrica che influenzerebbero il funzionamento degli organi e potrebbero contribuire a una buona o cattiva digestione, nonché all’evolversi delle patologie.


La nostra realtà biologica non sembrerebbe poter prescindere dalla sua natura elettromagnetica, oltreché chimica, e per questo tutti i modelli interpretativi delle allergie in chiave chimica non sono in grado di spiegare il fenomeno in modo completo.


Tutti gli organismi che vivono su questo pianeta hanno creato un proprio equilibrio in funzione dei parametri fisici del pianeta stesso. Fondamentali per la nostra salute e il nostro equilibrio sono il contatto con la luce solare e con il campo elettromagnetico della superficie terrestre.


Forse non sarà casuale che l’epidemia di malattie croniche degenerative sia iniziata una o due generazioni dopo che la popolazione non ha più avuto la possibilità, come un tempo, di camminare spesso a piedi scalzi (separazione dal campo elettrico terrestre) e di assorbire la luce del sole direttamente sulla pelle. Ciò, in termini di tempi epigenetici, si traduce di fatto in una relazione di causa-effetto.


In un prossimo capitolo si tratterà brevemente questo argomento, dando consigli pratici su come fornire energie riequilibranti ai bambini allergici respiratori orali.

Il giusto respiro
Il giusto respiro
Andrea Di Chiara
Proteggere i bambini da adenoidi ingrossate, allergie, infezioni respiratorie ricorrenti e altre patologie.Come alleviare i problemi di adenoidi ingrossate, allergie e infezioni respiratorie nei bambini e favorire una crescita naturale ed equilibrata. Siamo sicuri che problemi come allergie, adenoidi ingrossate, denti storti, raffreddori frequenti, asma, siano caratteristici di tutti i bambini? Studi epidemiologici dimostrano che questi problemi sono in netto aumento nei paesi occidentali e che lo stato di salute pediatrico è cambiato nel corso del tempo, passando dalle malattie acute infettive a quelle croniche, caratterizzate da risposte alterate del sistema immunitario; denominatore comune di tale fenomeno pare essere l’alterazione degli automatismi di respirazione e deglutizione nei bambini piccoli, indotta da uno stile di vita poco indicato e da ritmi artificiali. Respirare è una funzione vitale e la sua sede propria è il naso, ma ecco che, quando il respiro si fa corto, in modo naturale la bocca si apre e risponde alla situazione di emergenza. Respirare con la bocca è indice di un profondo disagio del bambino, il quale coinvolge le sfere psichica, neurologica, endocrina, digestiva e immunitaria. Il libro Il giusto respiro dell’odontoiatra Andrea Di Chiara vuole fare il punto della situazione, dando alcuni suggerimenti pratici alle famiglie per il trattamento domiciliare del bambino adenoideo allergico e, più in generale, per una crescita naturale ed equilibrata. Conosci l’autore Andrea Di Chiara è un odontoiatra, agopuntore, perfezionato in occlusione e postura in chiave chinesiologica ed esperto in strategie per la rieducazione respiratoria dei bambini adenoidei/allergici/respiratori orali.È promotore e Presidente dell’Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale (AIPRO), sul cui sito, www.aipro.info, sono disponibili informazioni rivolte agli insegnanti, ai consumatori, ai genitori, agli enti locali, ai medici. Si occupa da sempre della relazione tra la forma e la funzione negli organismi viventi.