capitolo ix

Quali sono le soluzioni?

Cosa abbiamo imparato finora?

Le più recenti ricerche scientifiche indicano che esiste una relazione fra quello che avviene durante l’infanzia e la salute dell’individuo nel corso della vita. Se interferiamo con la nascita vaginale (per esempio usando l’ossitocina per accelerare il travaglio), o se il travaglio viene eluso del tutto (come nel cesareo elettivo), rischiamo di colpire gli eventi microscopici che avvengono durante la nascita. In tutti i casi abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per valutare in modo appropriato l’impatto sul microbioma del bambino.


I bambini nati con taglio cesareo sembrano avere un rischio maggiore di sviluppare nel corso della vita certe patologie immuno-correlate. Esistono due spiegazioni plausibili per questo: la prima è che il taglio cesareo alteri l’inseminazione ottimale del microbioma intestinale del bambino, la seconda è che il cesareo potrebbe causare alcuni cambiamenti epigenetici che sono collegati a danni alla salute lungo la linea ereditaria. I rischi per la salute a lungo termine associati al cesareo potrebbero essere determinati da una o più di queste possibilità, oppure da una combinazione di entrambe, o ancora da qualcos’altro.


Ciò che si sa per certo è che l’attuale livello di patologie croniche non trasmissibili rappresenta un grave problema globale. Le popolazioni hanno visto crescere i tassi di asma, allergie, obesità, alcuni tipi di cancro, malattie cardiovascolari, patologie respiratorie, autoimmuni, e una varietà di disturbi mentali. Si prevede che il costo dei trattamenti per queste patologie porterà alla bancarotta i sistemi sanitari mondiali entro il 2030.


Non solo, ma le popolazioni che vivono nei Paesi industrializzati potrebbero aver già perso un terzo della propria diversità batterica. Secondo l’ipotesi espressa da Blaser nel suo libro Missing Microbes, questa mancanza di diversità batterica potrebbe contribuire all’aumento delle patologie croniche e renderci tutti molto più vulnerabili alle malattie infettive, con il risultato di diventare, come nazioni, più suscettibili alle pandemie.


L’aumento delle malattie sembra essere correlato in gran parte alla dieta e allo stile di vita. In modo cruciale, tuttavia, è anche in relazione alla modalità della nascita. Possiamo tutti fare qualcosa per la nostra salute cambiando dieta e stile di vita, ma oltre a ciò, se le madri in attesa e i futuri genitori riuscissero a raggiungere una maggiore consapevolezza e a fare piani per i microscopici eventi che avvengono durante la nascita, avrebbero una possibilità di cambiare la salute delle generazioni future. Come è ovvio, in ogni circostanza la cosa più importante è la salute della madre e del bambino, e per alcuni genitori il cesareo non è una scelta, bensì un salvavita. Forse in futuro, nel caso in cui un bambino debba nascere con il cesareo, potrebbe diventare un’opzione valida (ammesso che la madre abbia un esame del microbioma vaginale negativo per patogeni) quella di impiegare la tecnica di “inseminazione a tampone” della dottoressa Dominguez Bello, per riuscire a introdurre i microbi vaginali materni nel microbioma del bambino. Potrebbero rendersi disponibili altre opzioni in futuro per fare in modo che il bambino entri in contatto con il microbioma intestinale materno, così che possano entrambi partecipare alla “festa di colonizzazione” nell’intestino del neonato.


Così come per il cambiamento di dieta e stile di vita, e le pratiche legate alla maternità, vi è anche un disperato bisogno di maggiori ricerche scientifiche che forniscano maggiori risposte definitive sugli effetti a lungo termine dei comuni interventi alla nascita. Quando abbiamo intervistato la professoressa Aleeca Bell, ci ha riassunto l’urgenza e l’enormità della situazione con una domanda straordinaria:

Se non affrontiamo il problema da una prospettiva più ampia e non finanziamo quella ricerca che faccia le domande intelligenti, le grandi domande, quelle legate ai temi evolutivi, intergenerazionali ed epigenetici, come faremo a sapere che non stiamo alterando il corso dell’umanità?

Cosa possiamo fare per cambiare le cose?

Esistono molti modi in cui ciascuno di noi, come individuo e come membro della comunità, può fare da catalizzatore per il cambiamento ed essere parte della soluzione. Ecco la nostra personale lista delle prime cinque “cose da fare” – quelle che vogliamo portare avanti nei prossimi anni per contribuire al cambiamento.


1. Promuovere il messaggio chiave che la nascita vaginale (quando possibile), l’immediato contatto pelle a pelle e l’allattamento il più a lungo possibile, sono i modi migliori per assicurare un’ottima “inseminazione e coltura” del microbioma intestinale del neonato.


Secondo il professor Dietert, la nascita vaginale, il contatto pelle a pelle immediato e l’allattamento

dovrebbero essere presenti in ogni programma del parto. Tutto il personale sanitario e ogni medico che abbia in cura la donna in gravidanza dovrebbe essere pienamente consapevole di questo. Dovrebbe conoscere l’importanza del microbioma e favorirne una sana inseminazione, perché è questo che influenzerà la salute dell’individuo per tutta la vita.

2. Per i bambini che devono nascere con il cesareo, promuovere tecniche di cesareo “centrate sulla donna” o “naturali” (si vedano pag. 96), incluso in fatto che il bambino sia messo subito sull’addome materno e la madre abbia un pieno sostegno all’allattamento. Tenersi al passo con la ricerca e con soluzioni praticabili per ripristinare, almeno in parte, il microbioma dei bambini nati con cesareo.


3. Caldeggiare ulteriori ricerche sull’impatto a lungo termine degli interventi medici durante la nascita.


Per riuscire a convincere i medici, i ginecologi, i consiglieri politici, i dirigenti ospedalieri e magari i media più importanti del bisogno di attenzione urgente a livello mondiale su questo tema, è necessario un corpus robusto di ricerche scientifiche. Sono necessarie forti evidenze provenienti da studi seri e di qualità; come sostiene Martin Blaser:

Dobbiamo fare più ricerca per definire i problemi e anche per sviluppare le soluzioni.

E dunque, come riuscire ad avere più ricerche scientifiche? Vi sono molti passaggi graduali che portano alla ricerca su larga scala; dallo studio della letteratura mondiale per verificare la presenza di associazioni, all’uso di modelli animali, fino agli studi organizzati con la popolazione umana. Sono tutte cose che richiedono molto tempo e, secondo la professoressa Neena Modi,

Gli studi potrebbero richiedere dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessant’anni.

Serve anche una notevole quantità di denaro. Potrebbero essere necessari investimenti su larga scala per un vasto insieme di ricerche mediche complete, così come sottolinea Blaser:

Dobbiamo investire nelle infrastrutture sanitarie in modi nuovi e fondamentali. Proprio come investiamo nel costruire ponti e strade, questi sono progetti troppo vasti per il singolo. Possiamo pagare adesso con la ricerca e i costi più alti di alcuni farmaci, oppure possiamo pagare in seguito negli studi medici e negli ospedali. È meglio pagare ora.

Saranno necessarie anche persone che chiedano a gran voce l’avvio di studi e ricerche. Afferma Modi:

Voglio vedere i genitori esigere che la ricerca venga effettuata. Voglio vedere i ricercatori sviluppare studi e divulgarli il più possibile. Voglio vedere finanziatori che dicono: ‘Finanzieremo ricerche a lungo termine, non solo quelle che abbiano risvolti a breve termine.’ Voglio vedere i politici dire: ‘Non possiamo scrivere leggi finché non saranno disponibili questi studi’. Abbiamo, di fronte a noi, una grande opportunità, e di certo, senza ombra di dubbio, tutti insieme possiamo coglierla.


4. Esigere che il personale medico riceva una formazione maggiore sull’importanza cruciale dell’inseminazione microbica intestinale del neonato e sui potenziali mutamenti epigenetici che avvengono durante la nascita.


Gran parte dell’informazione riguardante i microscopici eventi che avvengono durante la nascita è così nuova che sono abbastanza pochi gli operatori sanitari che ne sono al corrente, e anche quando ne sono consapevoli il solo riuscire a tradurla in prassi ospedaliere può richiedere anni.


Più o meno il processo potrebbe essere questo: i ricercatori pubblicano nuove ricerche; i media o persone influenti nel campo ne caldeggiano i risultati e le organizzazioni che sovrintendono alle professioni collegate alla maternità devono essere d’accordo e dare la propria approvazione. Dopodiché, le informazioni vengono introdotte nel programma formativo dei professionisti della salute.


Le ricerche approvate potrebbero essere incorporate in un programma accademico per gli studenti che si apprestano alla carriera medica (in qualsiasi forma), ma anche, ed è molto importante, nella continua formazione professionale di medici, ostetriche, infermieri dei reparti maternità, consulenti per l’allattamento, formatori dei corsi di preparazione al parto e altri professionisti della maternità. Sono informazioni che devono essere rese note sia a coloro che già lavorano in questo settore, sia a chi si appresta ad entrarvi.


Secondo il dottor Philip Steer, professore emerito di Ostetricia,

Stiamo facendo passi avanti nella conoscenza, sia delle problematiche, sia dei modi possibili per affrontarle, e certo il dilemma riguarda poi il modo in cui far arrivare quell’informazione al personale sanitario. E tutto, in realtà, dovrà poi ridursi alla formazione, formazione, e ancora formazione.

Una volta che i medici siano venuti a conoscenza della ricerca, questa verrà integrata nella prassi ospedaliera. L’intero processo – dalla pubblicazione della ricerca fino al cambiamento delle prassi ospedaliere – può richiedere diversi anni. Ecco perché abbiamo bisogno di iniziare subito a sollevare l’attenzione.


5. Aumentare la consapevolezza nel grande pubblico sui temi affrontati in questo libro.


Riteniamo che i cambiamenti avvengano in due modi. Nel primo, il cambiamento avviene dall’alto verso il basso – chi prende le decisioni politiche (che si tratti di un politico a livello nazionale o di un dirigente sanitario a livello locale) decide di cambiare politica o di fare nuove leggi secondo i propri programmi. Chiunque si trovi “al di sotto” aderisce alle nuove normative. Tutti possiamo aiutare l’attuazione di un cambiamento dall’alto facendo pressione sui decisori politici, scrivendo lettere, telefonando, dando avvio ad una campagna via mail o iniziando una petizione online, o persino chiedendo un incontro diretto con chi è al potere.


Nel secondo modo, il cambiamento avviene dal basso verso l’alto. Si tratta della situazione in cui l’attivismo della società civile riesce a diffondere consapevolezza usando i social media, o tramite eventi speciali, come nel caso della proiezione del nostro film, Microbirth, o anche attraverso un semplice passaparola.


Quando più persone iniziano a sentir parlare del problema, la discussione si amplia. Poi d’improvviso tutti ne parlano. Diventa una cosa che incarna lo “spirito dei tempi”. Qualcuno nelle alte sfere, in grado di operare cambiamenti, ne sente parlare e decide di voler contribuire a trovare una soluzione. Se persuade i suoi amici, anch’essi con il potere di operare un cambiamento, e li convince ad unirsi alla ricerca di una soluzione, ecco che si arriva al punto critico. Tutto converge verso una soluzione; qualcuno – un governo, un’organizzazione – trova i fondi per finanziare programmi di ricerca su vasta scala. Magari si trovano soldi a sufficienza per sostenere un gran numero di studi medici, e a questo punto il cambiamento avviene – quando coincidono la volontà, il denaro e il momento giusto per il cambiamento.


Di fronte a noi si profila la possibilità del cambiamento. Se un numero sufficiente di persone pone abbastanza domande sugli effetti a lungo termine delle moderne pratiche mediche al momento della nascita, si può creare una pressione sufficiente a raggiungere il punto critico, e da quel momento in poi il cambiamento avverrebbe in fretta. Un’eventualità remota che si trasforma in una forte possibilità di cambiamento.


Ricordate, l’intero processo può iniziare con qualcosa di molto semplice, anche solo con persone comuni che facciano domande. Se siete donne in gravidanza, chiedete a chi vi ha in cura (che sia un’ostetrica o un ginecologo) quali sistemi si adottano nella vostra zona per favorire “l’inseminazione microbica” del neonato. Se non ha una risposta, o non capisce la domanda, anche solo con la vostra semplice richiesta avrete stimolato la ricerca di una risposta. Se un numero sufficiente di donne incinte ponesse la stessa domanda, alla fine i dirigenti presterebbero ascolto e sarebbero messi in atto dei sistemi per assicurare che ogni ospedale, ogni reparto di maternità e ogni ostetrica facilitassero l’inseminazione del microbioma alla nascita.

Cosa possiamo fare nel corso della vita per minimizzare i possibili effetti della nascita con cesareo?

La stessa figlia della dottoressa Dominguez Bello è nata con il cesareo più di vent’anni fa:

Quello che ho raccomandato a mia figlia è di mangiare in modo naturale; evitare i cibi industriali e in generale mantenere uno stile di vita sano. Con uno stile di vita sano, mangiando in modo naturale ed evitando gli antibiotici, un giorno, lo spero, diventerà madre e avrà bisogno di preservare la diversità che ha adesso, per poterla trasmettere alla generazione futura.

Cosa potete fare per partecipare al cambiamento?

Se desiderate prendere parte attiva ed essere un catalizzatore per il cambiamento, cosa potete fare? Porre domande e cercare risposte. Andate a vedere la ricerca e i riferimenti bibliografici menzionati in questo libro. Parlate ai vostri amici, familiari, colleghi di quello che avete imparato. Parlatene con i politici locali, i medici, le ostetriche e gli educatori perinatali. Parlatene alla cerchia di genitori che frequentate. Organizzate una proiezione di Microbirth, siate attivi su Twitter, Facebook e altri social, spargete la voce. Iniziate subito a diffondere una maggiore consapevolezza.


Il professor Martin Blaser sostiene che si tratti di una crisi di salute pubblica che richiede con urgenza un’azione immediata:

Dobbiamo lanciare l’allarme su ciò che sta accadendo, in modo che le persone capiscano qual è la posta in gioco e da cosa dipende.

La possibilità di cambiare è di fronte a noi. Abbiamo una scelta, possiamo restarcene in disparte e non fare nulla, oppure passare all’azione. Le ripercussioni di una simile scelta sono più che enormi; sono epiche.


Secondo la professoressa Neena Modi, 

Se il modo in cui nasciamo determina le nostre possibilità di salute a lungo termine, è necessario fare qualcosa. Dobbiamo afferrare al volo questa occasione di agire per cambiare il corso della salute e della storia umana.

In modo analogo, così riassume il professor Stefan Elbe:

Penso che sia questo il momento in cui tutti dobbiamo decidere di unirci e partecipare per il bene dell’umanità.

È troppo tardi perché possa prodursi un cambiamento? Jacquelyn Taylor crede di no:

Non penso che sia mai troppo tardi. Credo invece che dovremmo lavorare molto di più su queste importanti questioni e ci serve moltissimo sostegno da parte di tanti scienziati ovunque nel mondo. Perché è un problema globale, non è un problema americano, europeo, cinese o giapponese; è un problema di tutta l’umanità.

Con quali riflessioni ci lasciano i nostri esperti?

Terminiamo sempre le nostre interviste facendo un paio di domande più riflessive, sui timori e le speranze per il futuro, e sul perché gli intervistati hanno a cuore questo tema. Siamo rimasti davvero sbalorditi dal calore, dalla passione e dalla dedizione al cambiamento insiti in ciascuna delle risposte.


Professor Martin Blaser:

Ho speranze e timori per il futuro. Temo gli scenari come quello dell’inverno degli atibiotici; l’aumento delle malattie come l’obesità, il diabete e l’asma. Sono davvero cose allarmanti. Tuttavia, possiamo usare la scienza per cercare di risolvere i problemi e trovare nuove soluzioni, e vi è un grande interesse nel microbioma. Spero che questo condurrà a nuove intuizioni e soluzioni.

Professoressa Jacquelyn Taylor:

Ho a cuore il tema perché sono una madre, ho dei figli, e voglio che possano beneficiare di questo tipo di ricerca.

Professor Rodney Dietert:

Ho a cuore la cosa perché non si possono passare ottant’anni con una malattia cronica, seguita poi da un’altra patologia cronica a cui se ne aggiunge magari una terza con altri medicinali e interventi medici. Non dev’essere così. Possiamo prevenirlo, possiamo fare una differenza, e possiamo farla all’inizio della vita. Sappiamo cosa fare e dobbiamo farlo; è molto semplice. La soluzione comincia alla nascita.

Professoressa Aleeca Bell:

Esiste un effetto sassolino nello stagno legato alla nascita, quando le donne riescono a sentire di aver dato al proprio bambino il miglior inizio possibile nella vita. Questo le rende vigili, attive, coinvolte, capaci. Mettono al mondo bambini vigili. Credo davvero che la conservazione di questi processi psicologici evolutivi significhi molto durante la nascita, perché attiva dei sistemi nella madre e nel bambino.

Professoressa Hannah Dahlen:

Non ci siamo evoluti per essere gli uomini che siamo oggi senza che ci fosse un significativo beneficio insito nel processo della nascita. Perciò credo che dovremmo iniziare da qui. Qual è il nostro obiettivo, e come è stato previsto che venissimo al mondo?

Professor Lesley Page:

Non siamo solo preoccupati di avere un neonato vivo e sano alla nascita, ma iniziamo adesso a vedere anche che abbiamo il potere di influenzare la salute futura di quel neonato e il futuro della nostra società.

Professoressa Anita Kozyrskyj:

Nella mia precedente carriera come farmacista nel reparto neonatale di terapia intensiva, avevo ovviamente molto da fare nel dispensare farmaci ai neonati. Sono dell’idea che i farmaci, per quanto ritenuti sicuri, siano utilizzati nei bambini piccoli senza una considerazione adeguata dei loro effetti a lungo termine. Perciò, uno dei farmaci a cui sono molto interessata sono gli antibiotici. Ecco perché credo che il mio contributo sarà importante, e perché ho a cuore la ricerca per scoprire se l’uso di interventi medici, come appunto il trattamento antibiotico, possano causare dei cambiamenti nell’impronta del microbioma intestinale del neonato, tali da aumentare il rischio di malattie future.

Professoressa Maria Gloria Dominguez Bello:

Il nostro stile di vita occidentale e la nostra tecnologia ci hanno dato moltissime ottime cose, ma hanno prodotto anche dei danni collaterali. Dobbiamo capire quale impatto abbiano, e cercare di correggerlo prima che sia troppo tardi. La mia speranza per il futuro è che si possa riparare al danno già fatto e che il futuro dell’umanità sia radioso e pieno di salute.

Quali sono le nostre speranze e i nostri timori?

Se i ruoli si invertissero e ci venisse posta la stessa domanda finale, sulle speranze e i timori che nutriamo per il futuro, e sul perché abbiamo a cuore il problema, risponderemmo…


La nostra più grande paura è che il mondo ignori il nostro messaggio. Che nulla cambi.


La nostra maggiore speranza è che con questo libro sia stato piantato un seme di possibilità. Che il cambiamento possa avvenire e questo sia un inizio. Che a un certo punto la possibilità si trasformi in probabilità.


Abbiamo dedicato tre anni a questo progetto. Per certi versi è come se fossimo ancora agli inizi. Se il seme del cambiamento facesse presa, se questo libro riuscisse a galvanizzare un movimento dal basso della società civile, allora potrebbe rivelarsi un potente catalizzatore per il cambiamento. Questo catalizzatore potrebbe favorire un movimento in ascesa, suscitando l’interesse, nei riguardi dei microscopici avvenimenti che circondano la nascita, di chi è responsabile delle scelte, sia a livello della politica sanitaria nei reparti maternità, sia a livello legislativo e governativo. Se questo avvenisse ne saremmo fieri.


Come è ovvio, non siamo certo gli unici a porci domande sul microbioma e l’epigenetica. Insieme ai professori che abbiamo intervistato, molti altri accademici, ricercatori, giornalisti e altri autori stanno anch’essi esplorando quest’ambito ricco e dinamico. Con ciascuna nuova scoperta, con ciascun articolo scientifico, con ogni nuovo film e libro pubblicato, la consapevolezza a proposito di questo tema, così urgente e importante, si diffonderà sempre di più.


Abbiamo a cuore il fatto che libri come questo vengano scritti, perché vogliamo che veicolino il cambiamento. Più nello specifico, vorremmo contribuire a creare un mondo migliore per nostra figlia, e per tutti i bambini. La nostra speranza è che dopo aver letto il nostro libro, ascoltato le nostre storie e i nostri ragionamenti, vorrete anche voi fare qualsiasi cosa sia nelle vostre possibilità per rendere migliore il mondo che consegneremo alle nuove generazioni. Speriamo di avervi al nostro fianco mentre, insieme, ci accingiamo a cambiare il mondo.

Ecco un sommario dei principali punti trattati in questo capitolo:

  1. Non è troppo tardi per cambiare il corso degli eventi, ma dobbiamo agire subito.
  2. Dobbiamo aumentare la consapevolezza del fatto che il miglior modo per l’inseminazione microbica dell’intestino di un neonato è attraverso una nascita vaginale, se possibile, con immediato contatto pelle a pelle e allattamento, di nuovo se possibile1.
  3. Se un bambino non può evitare di nascere con il cesareo, i reparti di maternità potrebbero favorire l’inseminazione microbica ottimale permettendo un contatto immediato pelle a pelle con la madre già in sala operatoria; offrire un sostegno individuale all’allattamento; inoltre, a seconda degli sviluppi della ricerca ancora in atto di Dominguez Bello sulle tecniche di “inseminazione a tampone”, se ne potrebbe valutare l’utilizzo come opzione per il futuro (sempre ammesso che il microbioma vaginale materno risulti sano).
  4. Se l’allattamento non è una possibilità, forse i produttori di formula potrebbero essere incoraggiati a sviluppare prodotti che emulino meglio le componenti microbiche (prebiotiche e probiotiche) e immunitarie del latte.
  5. Abbiamo tutti bisogno di rivedere le nostre attuali pratiche antimicrobiche, la dieta e lo stile di vita – dall’elevato uso di antibiotici negli allevamenti e in medicina, fino all’abuso di prodotti antibatterici – e anche, dove necessario, trovare il modo di ridurre i tassi dei cesarei.
  6. Abbiamo bisogno di studi e ricerche immediate e ben finanziate sui possibili effetti a lungo termine degli interventi medici alla nascita.
  7. È necessario che tutti gli operatori sanitari presenti e futuri, nonché tutti i servizi di sostegno alla nascita, siano resi consapevoli e ricevano una formazione in quelle che sono le migliori pratiche di “inseminazione e coltura” del microbioma del neonato.
  8. Il cambiamento può avvenire dall’alto verso il basso aumentando la consapevolezza del problema con i decisori della politica sanitaria a livello regionale e nazionale, e con i dirigenti ospedalieri.
  9. Il cambiamento può anche avvenire dal basso verso l’alto, quando per esempio una madre in attesa chiede semplicemente al suo medico di aiutarla nel processo di “inseminazione e coltura” del microbioma del suo bambino.
  10. Esistono poi altre azioni dirette, attraverso le campagne sui social media, le petizioni e gli eventi nella vita reale che aprano la conversazione a più persone possibile, amplino la discussione e trovino, si spera, soluzioni attuabili. Si raggiunge, in tal modo, un punto critico, quello in cui, tutti insieme, si cambia il mondo.

Effetto microbioma
Effetto microbioma
Toni Harman, Alex Wakeford
Come la nascita influenza la salute futura.Il parto è un momento cruciale per la formazione del microbioma umano: come si forma e qual è la sua importanza per la salute del bambino? Che cos’è il microbioma umano? E perché è così importante? Il trasferimento al figlio dell’insieme dei microorganismi presenti sul e nel corpo della madre al momento della nascita sembra rivestire un ruolo fondamentale nella salute futura del bambino. Si tratta di un evento particolarmente delicato, che purtroppo è messo a rischio dalle moderne pratiche che circondano il parto. Come fare allora per preservare questo fondamentale processo?Effetto microbioma di Toni Harman e Alex Wakeford risponde proprio a questa domanda e spiega qual è la sua importanza per la salute del bambino. Conosci l’autore Toni Harman e Alex Wakeford, coppia professionale e nella vita, sono registi e produttori cinematografici. Il loro film-documentario, Microbirth (2014), è stato insignito del primo premio, il Grand Prix Award, al Life Sciences Film Festival di Praga.