Appendice

Sempre di più i genitori sono impreparati ad affrontare un compito così complesso e gravoso come quello dell’educazione dei figli. La società muta velocemente e fa poco o nulla per aiutarli. Manca un’agenzia che si assuma questo delicato compito e che cerchi di fare fronte con competenza e determinazione alle questioni aperte dalla sfida educativa. La scienza dell’educazione (che finora ha operato a servizio della società dei consumi, facendo gli interessi di finanza, economia e politica) deve recuperare la sua mission e porsi con coerenza e decisione al servizio dell’uomo, della famiglia e dei suoi valori, pena il decadimento morale, civile e culturale della società futura – come accade nella teoria del gender – orientata sempre più verso un uso spesso improprio della tecnologia e incapace di rispondere ai bisogni fondamentali dell’uomo. In questo senso deve cominciare ad appropriarsi di alcune grandi verità riguardanti la promozione del benessere, della salute e della prevenzione della malattia riportate qui di seguito.

  1. L’educazione è un processo che si sviluppa all’interno dell’essere umano (dal verbo latino educĕre, “tirar fuori ciò che sta dentro il suo mondo interiore”) e non all’esterno, come avviene per l’istruzione; esso interessa principalmente i genitori e solo secondariamente le altre agenzie, come la scuola, i servizi sociali o altro.

  2. L’educazione inizia con il concepimento, momento in cui si pongono le basi dello sviluppo psichico e fisico futuro. Ciò richiede che ognuno dei genitori si prepari a dare il meglio di sé al figlio per evitare spiacevoli sorprese, sapendo che questo processo si realizza prima dentro di loro coinvolgendo gli archetipi del maschile e del femminile, poi nei loro corpi, per consentire infine l’unione di ovulo e spermatozoo nella fecondazione. Per questo non è consigliabile la pratica della fecondazione extracorporea in vitro.

  3. L’educazione ha un carattere globale e si rivolge alla persona nel suo insieme; essa è veicolata dal contatto, dal sentire del cuore, e si realizza nell’ambito di una relazione intima e profonda tra genitore e figlio, fondata sull’accettazione, sulla valorizzazione e sul rispetto della dignità dell’altro.

  4. L’educazione è frutto di una continua interazione circolare, fatta di un susseguirsi di proposte e controproposte all’interno di un dialogo creativo, in particolare con la madre, nel quale il concepito partecipa in modo autocosciente, essendo presente a se stesso, agli altri e al mondo esterno. Con questa pratica il bambino esce dal suo isolamento e impara a vivere nella relazione.

  5. L’educazione considera il concepito dotato (accanto all’eredità e all’ambiente) di una propria psiche, caratterizzata da individualità e intenzionalità, che lo rende protagonista attivo e regista della propria formazione, crescita e sviluppo, oltre che capace d’interazione e di collaborazione. Per questo è importante che i genitori lo rendano partecipe delle loro esperienze e favoriscano in lui la collaborazione, che può iniziare fin dal grembo materno.

  6. Compito dell’educazione è riconoscere, far proprio, accompagnare e sostenere il progetto di vita presente in ogni essere umano fin dal concepimento, poiché esso rappresenta il motivo della sua esistenza, orienta il suo divenire ed è finalizzato al miglioramento di questo mondo. Agire in questo modo consente di accrescere la gioia di vivere ed evitare ogni forma di limitazione e sofferenza prodotte dall’alienazione.

  7. L’educazione, quale tirar fuori, si rivolge quasi esclusivamente al mondo interiore del bambino e alle qualità che si ritrovano in lui, nella sua psiche (o meglio anima), quali: la vitalità, la gioia, la fiducia, la coerenza, la naturalezza, la semplicità, la purezza e l’essenzialità. Queste dovrebbero essere riconosciute, sviluppate e utilizzate per il bene comune, in particolare dai genitori, ma anche per evitare che siano gettate a mare favorendo la loro progressiva, lenta e inesorabile scomparsa.

  8. L’educazione per il bambino è soprattutto sentire che egli vive nel cuore dei suoi genitori, del papà e della mamma, per ritrovarli dentro di sé. Essi rappresentano le due componenti fondamentali della sua esistenza, quella maschile e quella femminile, le quali hanno bisogno di essere continuamente sintonizzate e sincronizzate l’una con l’altra per garantire e favorire una crescita armonica, integrata e stabile.

  9. L’azione educativa va realizzata all’interno di un ambiente sano, pulito e amorevole, privo di ogni forma di spazzatura fisica e psichica, e in grado di proteggere il bambino da possibili stress, traumi o interferenze negative di natura consumistica (pubblicità o altro). Questo per non ostacolare il suo cammino e consentirgli di ritrovare ed essere se stesso.


Per concludere possiamo dire che la nuova educazione considera determinante sia il ruolo del concepimento che quello della gestazione, in quanto entrambi concorrono attraverso l’esperienza (frutto della continua interazione tra l’individuo e l’ambiente) alla formazione del temperamento, del carattere e della personalità e quindi della persona umana nella sua globalità, del cittadino e dell’uomo di domani.

Decalogo di “Educare ad essere”

Per una comprensione globale e profonda del senso dell’educazione nella vita dell’uomo.

  1. Educare significa educĕre, “tirar fuori”, sviluppare e portare a compimento.

  2. Il fine dell’educazione è la realizzazione dell’essere umano nella sua originalità e unicità.

  3. L’educazione riguarda la formazione globale, completa e senza pregiudizi della persona sul piano del corpo, dell’anima e dello spirito.

  4. L’educazione aiuta l’individuo a essere se stesso, a liberarsi dei suoi limiti e a realizzare il suo progetto di vita.

  5. L’educazione si fonda sulla fiducia nell’uomo e nelle sue infinite possibilità e potenzialità.

  6. Gli assunti dell’educazione sono: accettazione senza confini, rispetto di sé e dell’altro, valorizzazione del bene, del buono e del bello.

  7. L’educazione è relazione d’amore, comprensione e dialogo tra genitori e tra genitori e figli.

  8. L’educazione inizia prima della nascita e prende forma nel grembo materno e nelle prime relazioni con il mondo.

  9. Il bambino va considerato sia come bisognoso di cure e di protezione da parte dei genitori, sia (nella sua essenzialità) come “guida” dell’umanità.

  10. L’educazione dura l’intera esistenza e si sviluppa attraverso l’esperienza, quale condizione per conoscere i valori e le leggi che regolano la vita.

La realtà interiore della famiglia

  1. La famiglia affonda le sue radici nella terra, mentre le sue ali sono aperte al cielo; essa costituisce il canale privilegiato nel quale si coltivano e si trasmettono i principi e i valori che donano la vita.

  2. La famiglia prende forma dall’amore fecondo e generativo di coppia, tra un uomo e una donna, orientato all’integrazione reciproca e all’unità su tutti i piani di esistenza.

  3. La famiglia è una realtà soprattutto interiore, con una propria anima, la quale per poter vivere e crescere ha bisogno di essere continuamente curata e nutrita da tutti i suoi membri.

  4. La famiglia è dotata sia di risorse interne che esterne che vanno coltivate, essendo entrambe necessarie al suo buon funzionamento: non è possibile ricevere dall’esterno ciò che si può coltivare e trasmettere solamente al suo interno.

  5. Ogni famiglia è unica, originale e irripetibile e contiene in sé una propria progettualità che la rende capace di proiettarsi nel futuro e di concepire e portare a termine importanti realizzazioni.

  6. La famiglia è la prima cellula della società, essa si sviluppa sull’essere e non sull’avere, sulla disponibilità e non sull’indifferenza, sull’unione e non sulla divisione, sul bene comune e non sul bene individuale.

  7. La famiglia è una realtà strutturata e organizzata in modo naturale, in essa si definiscono ruoli, come quello del padre e della madre, e funzioni, secondo specifiche propensioni e competenze; inoltre essa è animata dalla condivisione, dalla reciprocità e dalla solidarietà.

  8. All’interno della famiglia è opportuno che i rapporti siano improntati sul profondo e reciproco rispetto e sulla coerenza tra ciò che si pensa o si promette, con ciò che si dice, si sente e si fa, perché in questo sta la sua energia, forza e vitalità.

  9. La famiglia è un luogo di comprensione, di cura e affetto, in particolare verso i figli, ma anche di creatività, di solidarietà, di sostegno e di guida, dove vengono realizzati e offerti servizi reciproci nella sussidiarietà.

  10. La famiglia è una realtà educante permanente che consente di scoprire e conoscere i principi e le leggi che regolano l’esistenza, dove ognuno si fa carico dell’altro, nell’ambito delle sue possibilità, aiutandolo nella realizzazione del proprio progetto di vita.

I 10 insegnamenti per il padre (utili anche per la madre)

  1. Non avrai altro Dio fuori di me: se con un piccolo sforzo vai oltre le apparenze scoprirai che Dio è Padre e Madre dell’intero universo, che nutre, guida e sostiene la tua vita e quella della tua famiglia e che puoi ritrovarlo in ogni istante nello sguardo puro e innocente di tuo figlio.

  2. Non nominare il nome di Dio invano (e neanche il nome di tuo figlio invano): non banalizzare la sua presenza, le sue doti e la sua identità personale. Cerca di comprendere il senso più vero e profondo del suo essere nel mondo che comunica in modo naturale e spontaneo dall’alto fiducia, serenità, gioia e nuova vita.

  3. Ricordati di santificare le feste: non dimenticarti di riconoscere il valore di tuo figlio nella tua vita che può essere sempre motivo di festa. Sii grato per gli stimoli e le opportunità che continuamente ti offre a garanzia della tua crescita personale e di quella della famiglia.

  4. Onora il padre e la madre: che sono a fondamento della famiglia, della società e di tutta l’umanità. Riconosci e sostieni la madre di tuo figlio in questo gravoso e straordinario compito fin dal concepimento. Vivi con lei un rapporto di reciprocità nell’armonia, alla ricerca dell’unità, e tuo figlio ti sarà eternamente grato.

  5. Non uccidere: i buoni propositi e le sane intenzioni di tuo figlio, anche se sono segno di evidente ingenuità. Ascoltalo quando ti racconta qualcosa. Non innervosirti o arrabbiarti subito se sbaglia. Dona a lui con pazienza il tuo amore e il tuo sorriso che sono la sua vita.

  6. Non commettere atti impuri: comportati correttamente, rispetta sempre la dignità di tuo figlio, quale essere umano al pari di te. Pratica la gentilezza e la buona educazione. Ringrazia, chiedi “per favore” e saluta se vuoi che tuo figlio impari a fare la stessa cosa: altrimenti non stupirti dei suoi comportamenti.

  7. Non rubare: i sogni e il futuro di tuo figlio dandogli un’immagine del mondo peggiore di quello che è. Torna bambino: corri, ridi e gioca con lui. Rendilo felice con le piccole cose, quelle essenziali, che sono le più importanti.

  8. Non dire falsa testimonianza: sente quando non sei autentico o quando menti a te stesso o ad altri; questo lo ferisce intimamente nel profondo del cuore. Cerca di essere con lui tenero, onesto, coerente, diretto, lineare e autorevole, essendo quello che cerca e che ha bisogno da te.

  9. Non desiderare (il figlio) d’altri: impara ad accettarlo così com’è nella sua globalità. Non pensare che solo perché tuo figlio fa i capricci o combina qualche guaio sia un essere spregevole da condannare. Abbi fiducia in lui, cerca di capirlo e di aiutarlo a essere se stesso, a liberarsi dei suoi limiti e a realizzare il suo progetto di vita.

  10. Non desiderare la roba d’altri: accompagna tuo figlio passo dopo passo ad apprendere il valore delle cose e a scoprire, conoscere e utilizzare le sue ricchezze interiori, a distinguere tra i veri e falsi desideri, a evitare le facili illusioni dell’avere e a fondare l’esistenza sulle proprie forze e capacità a servizio dell’amore e della verità.

Che cosa significa per una madre amare il figlio

  1. Accettarlo per quello che è e non per quello che si vorrebbe.

  2. Rispettarlo come essere umano e come persona nella sua globalità.

  3. Permettergli di essere se stesso, vivo e spontaneo e non la brutta copia di altri.

  4. Dare a lui l’essenziale, ciò di cui ha realmente bisogno per formarsi, crescere e svilupparsi.

  5. Aiutarlo ad appropriarsi dei suoi mezzi e delle sue capacità e a diventare sempre più autonomo.

  6. Volere il suo bene reale evitando di alimentare le sue debolezze e fragilità.

  7. Coltivare in lui la sua parte sana e preziosa proteggendolo da ogni influenza negativa.

  8. Cercare di capire le sue vere intenzioni ponendosi al suo posto, invece di giudicarlo dall’alto in modo sommario.

  9. Riconoscere il suo progetto di vita mettendolo nelle condizioni di poterlo realizzare.

  10. Essere per lui senza eccezioni un modello di coerenza e virtù.

Chi sono i genitori educatori?

Sono mamme e papà che cercano di avere fra loro una sana relazione di coppia e di essere dei validi modelli di riferimento per i figli. Sono coloro che, in pratica:

  1. accettano completamente e senza riserve i figli, fin dall’inizio, così come essi sono nella loro realtà integrale, quali persone con le loro particolari caratteristiche, i loro pregi e difetti;

  2. offrono ai figli la possibilità di sviluppare un dialogo interiore, di rispecchiarsi e di ritrovarsi in loro, e di costruire un legame intimo e sicuro;

  3. proteggono i figli da tutte quelle influenze ed esperienze che possono ledere la loro dignità, allontanarli da se stessi e minare le possibilità di una crescita equilibrata e armoniosa;

  4. sono impegnati costantemente a conoscere e a comprendere la realtà di vita dei loro figli e il loro modo di essere nei diversi contesti dell’esperienza;

  5. favoriscono nei figli l’esplorazione e la ricerca, sia nel mondo esterno che nel mondo interno, e condividono con loro la gioia e la meraviglia delle loro scoperte;

  6. apprezzano ogni passo in avanti e ogni conquista dei figli, mentre segnalano con discrezione ogni errore e imperfezione che dovessero manifestare, in particolare se si dimostrano incompatibili con la loro formazione;

  7. creano le condizioni e incoraggiano senza sosta nei figli lo sviluppo della fiducia in se stessi e nelle loro capacità personali, nonché la gioia di vivere, necessarie per affrontare gli inevitabili ostacoli e difficoltà della vita con le proprie risorse e secondo le proprie strategie;

  8. non smettono mai di credere nei figli e nel loro radioso futuro, consci delle grandi potenzialità che la vita ha fatto loro dono, affinché queste possano essere conosciute, sviluppate e utilizzate a servizio dell’intera collettività;

  9. fanno proprio il progetto di vita del figlio, che sostengono con ogni mezzo, così che egli lo possa comprendere e realizzare nella propria pratica quotidiana della vita.

Gli autori

Gino Soldera, psicologo e psicoterapeuta, insegna psicologia ed educazione prenatale all’Università IUSVE di Mestre-Venezia, psicoantropologia all’Accademia ConSè di Brescia e svolge l’attività di supervisore presso il Consultorio Familiare del CIF di Dolo (VE).


È consigliere internazionale dell’APPPAH (Associazione Americana di Psicologia Prenatale Perinatale e Salute) e membro del Comitato Scientifico della Scuola Italiana per la “Care in Perinatologia” e socio onorario dell’Associazione “Genitorialità”.


Dirige la rivista “Il Giornale Italiano di Psicologia e di Educazione Prenatale” dell’ANPEP (Associazione Nazionale di Psicologia e di Educazione Prenatale), di cui è presidente. Ha al suo attivo le pubblicazioni Conoscere il carattere del bambino prima della nascita (1995), Le emozioni della vita prenatale (2000), Educare prima (2005), Il pre-massaggio d’amore (2005), Mamma e papà. L’attesa di un bambino (2014). Ha collaborato alla stesura di una decina di altri testi e scritto più di 120 articoli, monografie scientifiche e lavori di ricerca su riviste nazionali e internazionali.


Donata Da Mar, educatrice, ha un master in coordinamento psicopedagogico e consulenza educativa della prima infanzia. Collabora da alcuni anni con l’ANPEP (Associazione Nazionale di Psicologia e di Educazione Prenatale) e si occupa di educazione prenatale, maternage e genitorialità consapevole; è appassionata di pedagogia Montessori e mamma di tre meravigliosi bimbi.


Luca Verticilo, psicologo clinico e psicoterapeuta familiare. Attualmente opera presso il reparto di riabilitazione per Gravi Cerebrolesi dell’IRCCS E. Medea, Associazione La Nostra Famiglia di Pieve di Soligo (TV); è consulente del Ministero della Giustizia presso il Servizio di Osservazione e Trattamento della Casa Circondariale di Treviso, docente di Psicodiagnostica Clinica presso l’Istituto di Terapia Relazionale di Napoli, formatore dell’ANPEP nell’ambito della ricerca applicata e diffusione del metodo Educare ad essere.

Educare ad essere
Educare ad essere
Gino Soldera
Per diventare ciò che siamo.Una guida pratica per riconoscere e valorizzare i talenti del bambino e aiutarlo a costruire il proprio progetto personale di vita. Educare ad essere è un metodo originale che affronta la questione dell’educazione in modo radicale e globale, per rispondere alle complesse sfide poste dalla società. Riconosce al bambino un ruolo attivo e interattivo, l’esistenza di grandi potenzialità e di un proprio progetto di vita, che non può e non deve essere ignorato. Il libro di Gino Soldera offre strumenti semplici e pratici per comprendere la realtà meno conosciuta del bambino e i suoi molteplici bisogni, per costruire relazioni armoniose e un dialogo aperto e creativo, a beneficio della famiglia e dell’intera società. Educare ad esseredi Myriam Zarantonello, pediatraCredo siamo tutti coscienti che il tema dell’educazione sia un problema e un’urgenza nella nostra società.Questo testo di Soldera, Da Mar e Verticilo ci aiuta a riscoprire questo valore e a comprendere come rispondere a questa esigenza per sanare gli errori di una deriva culturale che antepone le cose delle persone. Gli autori auspicano un’altra “rivoluzione copernicana”: quella di porre al primo posto le esigenze interiori dell’essere umano fin da prima del concepimento.Chi siamo, come veniamo in questo mondo, perché, qual è il senso della nostra esistenza: è importante che queste e altre domande esistenziali guidino quando si sceglie di essere genitori, perché concepire e crescere un bambino è una grande responsabilità, alla quale ci si prepara con attenzione.Questo testo diventa particolarmente interessante per il pediatra, il quale, nei “bilanci di salute”, ha l’opportunità preziosa di incontrare più volte genitori e bambini. Spesso le domande sulle difficoltà più comuni, legate ai bisogni fisiologici come il pianto, il sonno, l’alimentazione, esprimono la difficoltà dell’adulto a dare risposte adeguate, a comprendere e vivere meglio la relazione con il bambino. Anche il pediatra può correre il rischio di limitarsi a rispondere con un farmaco, pensando di poter risolvere sbrigativamente i sintomi somatici, invece di considerarli sentinelle di disagi più profondi. È per questo che concetti importanti come struttura della psiche, progetto di vita, costruzione di valori, completano anche nel pediatra quella conoscenza del bambino che va oltre la fisicità, per coglierne l’interiorità, rispettando così l’unità e la complessità che caratterizza l’essere umano fin dall’inizio della sua vita.Buona lettura! Conosci l’autore Gino Soldera, psicologo e psicoterapeuta, insegna Psicologia ed Educazione Prenatale all’Università IUSVE di Mestre-Venezia, Psicoantropologia all’Accademia ConSè di Brescia e svolge l’attività di supervisore presso il Consultorio Familiare del CIF di Dolo (VE).È consigliere internazionale dell’APPPAH (Associazione Americana di Psicologia Prenatale Perinatale e Salute), membro del Comitato Scientifico della Scuola Italiana per la “Care in Perinatologia” e socio onorario dell’Associazione “Genitorialità”.Dirige la rivista Il Giornale Italiano di Psicologia e di Educazione Prenatale dell’ANPEP (Associazione Nazionale di Psicologia e di Educazione Prenatale), di cui è presidente.