Conclusioni

La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. La nostra paura più grande è di essere potenti al di là di ogni misura. È la nostra luce, non la nostra ombra ciò che ci spaventa. Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?”. In realtà, chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio dell’Universo. Il tuo giocare a sminuirti non serve al mondo. Non c’è nulla d’illuminato nel rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Noi siamo fatti per risplendere come fanno i bambini. Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’universo che è in noi. Non solo in alcuni di noi ma in ognuno di noi. Quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, noi, inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare lo stesso. Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.

Marianne Williamson
(citata da Nelson Mandela nel discorso di insediamento)

La speranza è che questo libro non segni un punto di arrivo, quanto un punto di partenza, per aprire uno spazio a un nuovo modo di essere dell’uomo che non può che rappresentare anche una rinnovata concezione della vita e della stessa educazione, senza la pretesa che quest’ultima sia ritenuta la verità. Il tentativo è quello di fare in modo che l’uomo non possa avere di più di ciò ha, quanto che possa essere più se stesso e apprezzare al meglio le meraviglie offerte dalla vita.


Questo modello educativo è rivolto allo sviluppo di tutti gli aspetti della personalità umana, sia fisici che intellettuali, affettivi e caratteriali, perché sappiamo che, quando questi non sono ben conosciuti e compresi, l’essere umano entra facilmente in una sorta di confusione e di caos, causa della gran parte della sua insoddisfazione e infelicità. Lo sforzo fatto attraverso la presentazione per tappe del metodo “Educare ad essere” è quello di approfondire la comprensione e le conoscenze dei temi che riguardano i fondamenti dell’educazione, che non va confusa con il modellare, che consiste nel dare forma alla materia per manifestare l’infinita varietà delle sue possibili configurazioni, e nemmeno con il coltivare, che vuol dire proteggere e dare ciò di cui le piante hanno bisogno per potere crescere e manifestare (specialmente attraverso i fiori e i frutti) il loro profumo e la loro armonia e bellezza. Inoltre si differenzia dall’allevamento, in quanto questo soddisfa i bisogni collegati alla sussistenza (accudire, nutrire e prolificare), propria della condizione animale e che consente di sviluppare molte capacità e qualità, come la forza, la resistenza, la percezione sensoriale, l’intelligenza, l’intuito.


L’idea di educazione com’è qui intesa va distinta anche dal semplice addestramento, il quale è rappresentato da un conferimento di competenze che attivano sì le qualità personali dell’educando, ma da un punto di vista standard, impersonale. In particolare, va posta anche su un piano diverso rispetto al concetto di istruzione, che punta a uno sviluppo di stampo puramente intellettivo.


“Educare ad essere” va oltre l’educazione formale praticata dalla scuola (che riguarda gli ambienti deputati a istruire e educare e che conferiscono un titolo riconosciuto) e anche oltre l’educazione non formale, quella data dal lavoro o dallo sport (riferita agli ambienti non connotati in chiave educativa, nei quali si praticano delle azioni educative, come l’oratorio, il gruppo sportivo, l’associazione culturale ecc.). Si diversifica anche dall’educazione informale, quella data dalla famiglia e dai genitori, i quali educano giorno dopo giorno attraverso l’esperienza scandita dalla vita quotidiana.


“Educare ad essere” è una proposta educativa che punta al cuore, al centro dell’essere umano, affinché egli possa essere posto nelle condizioni di entrare in contatto con la propria essenza, per essere se stesso e poter esprimere e dare il meglio di sé secondo il proprio progetto di vita. Questo consente di fare un salto di qualità sia nell’ambito del pensiero (attraverso la via della saggezza e della filosofia), che del sentimento (attraverso la via dell’amore e della religione), che del potere e della volontà (attraverso la via della creatività e dell’arte), secondo una modalità orientata verso l’unità, attraverso l’integrazione e l’armonizzazione di tutte le diverse componenti presenti nella complessa realtà umana.


All’essere umano, ritenuta la creatura più nobile e meravigliosa tra quelle esistenti sulla terra, è data la possibilità di andare oltre se stesso e di sviluppare, accanto all’autocoscienza e l’eterocoscienza (intesa come coscienza verso gli altri), anche la coscienza trascendente e di entrare in contatto e in sintonia con se stesso e con l’universo intero. L’educazione (sia come arte che come scienza) apre a nuove prospettive, dato l’importante ruolo che svolge nella società, in quanto essa può contribuire a realizzare un nuovo umanesimo nel caso in cui coloro che se ne occupano decidessero di mettere al primo posto (senza ambiguità e tentennamenti) il bene dell’uomo, nel nostro caso del bambino, con i suoi bisogni, le sue necessità, ma anche con tutte le sue possibilità. Cosa non facile in una società come la nostra che non concede ai bambini molto spazio e considera di scarso valore quello che hanno, perché non conforme agli standard degli adulti, che non sempre rappresentano un valido modello da imitare, quando invece sappiamo che il ruolo dei genitori e della famiglia nell’educazione dei bambini è fondamentale.


In realtà quando gli adulti dedicano spazio ai bambini non fanno altro che dedicare spazio a se stessi: l’adulto nell’essere autentico, semplice e chiaro, permette alla sua parte più vera e profonda di non rimanere nascosta nel fondo e di emergere in superficie con la sua giocosità e vitalità. Ciò è particolarmente difficile in una società nella quale il mondo interiore è stato sostituito con il mondo esteriore; l’essere con l’avere; le relazioni intime con relazioni superficiali e frammentate; l’unicità e l’originalità con l’omologazione e il conformismo; l’educazione con l’istruzione. La vita del bambino viene poco considerata e curata, se non addirittura trascurata, e poco viene compreso circa le sue reali competenze e il suo valore.


Sempre di più si osserva che il figlio (laddove il mondo dell’artificiale viene preferito al mondo del naturale) invece che essere considerato un dono viene considerato un diritto, anche alla luce dei mezzi messi a disposizione dalla scienza e da una giustizia sempre più sensibile ai bisogni e ai desideri che ai valori della vita.


In questo quadro urge la necessità di costruire tra genitori e figli intime e sane relazioni basate sulla coscienza e sulla consapevolezza: possiamo dire che il figlio non nasce dal corpo dei genitori ma dalla loro coscienza, in quanto esso prende forma prima nel loro mondo interno, nella psiche, e solo secondariamente nel loro corpo fisico. Per questo nella relazione con i propri figli, i genitori devono cercare il figlio prima dentro di loro, perché se lo trovano dentro lo trovano anche fuori: cosa che non sempre avviene al contrario. Attraverso la relazione interiore si crea una relazione intima dove i genitori sono in grado di allineare il proprio stato interno con quello del figlio attraverso la condivisione e il coordinamento di segnali verbali e non verbali (sensazioni, toni di voce, gesti, posizioni), dando in questo modo al cervello ancora immaturo del figlio la possibilità di raggiungere uno stato interno di maggiore equilibrio.


La sintonizzazione va oltre la connessione cerebrale ed emozionale perché coinvolge la globalità dell’essere, come nel caso dell’empatia (capacità che va oltre la simpatia e l’antipatia), in quanto consente contemporaneamente di essere con l’altro, in contatto con il suo mondo interiore pur rimanendo se stessi. La relazione empatica agevola la comprensione reciproca, intima e profonda, e questo consente ai genitori di entrare facilmente in contatto con il progetto di vita del figlio. Progetto che contiene in sé tutte le motivazioni che riguardano il senso della sua esistenza nel mondo.


La comprensione del progetto di vita del bambino è alla base di una autentica relazione educativa, dell’educĕre, ovvero del far emergere e di riportare alla luce quanto di intrinseco è già presente nel suo mondo interiore. Per questo è auspicabile che i genitori pratichino fin dalla gestazione un’attenta osservazione del comportamento del bambino, aiutandosi con tutti gli strumenti possibili, come il diario quotidiano o un altro strumento di osservazione, per registrare quanto rilevato e comprenderne attraverso la trama le specifiche caratteristiche personali. Se il genitore riesce a sintonizzarsi e sincronizzarsi con il figlio e a scorgere il suo progetto, considerato come evento dinamico proiettato al futuro e sempre in costruzione, allora tutto diventa più facile. In questo caso il suo procedere non sarebbe più casuale o guidato dalle indicazioni dell’esperto di turno, i cui suggerimenti potrebbero andare bene per altri ma non per lui (non va mai dimenticato che l’educazione è un processo individualizzato). La comprensione di bisogni, desideri e intenzioni del figlio lo aiuterebbe a evitare facili errori e a costruire con lui una sana relazione, né intrusiva, né distaccata, ma adeguata alle circostanze.


Questo modo di intendere l’educazione va di pari passo con il concetto di salute, non inteso come uno stato uguale per tutti, ma che cambia da individuo a individuo, a seconda delle circostanze. Ne consegue che la salute non è definita dal medico, ma dalla persona, conformemente ai suoi bisogni funzionali, mentre al medico spetterebbe il compito di aiutare l’individuo a seconda delle circostanze. Questo perché anche la salute, come l’educazione, non è qualcosa che possa essere definito in termini statistici o meccanicistici, poiché si tratta di un adattamento dinamico alle diverse circostanze.

Tutto questo pone le basi per una fattiva intesa e collaborazione tra genitori e figli, quale presupposto indispensabile per realizzare una relazione creativa a costruttiva volta al bene comune. L’evento educativo va inteso come uno sforzo continuo e consapevole di co-costruzione di significati da parte di chi educa e di chi viene educato, entrambi essenzialmente impegnati in quello stesso evento. Questo per dire che l’opera educativa non è senza effetto, in quanto garantisce ai genitori ampie possibilità di maturazione e di crescita attraverso il rispecchiarsi e il ritrovarsi nel figlio, nello scorgere in lui i propri pregi e difetti, nel rivivere le fasi più antiche della propria storia e nel rivedere l’odio rimosso per trasformarlo in energia riparatrice, in un dialogo rinnovato d’amore prima con sé e poi con il figlio1.


Per concludere non possiamo non ricordare che l’investimento che i genitori fanno va oltre la gestazione, l’infanzia e l’adolescenza, perché dura un’intera vita. I figli mostreranno loro, se sapranno leggere quanto scritto nella profondità dei loro occhi, a ogni occasione un’immensa gratitudine che diventa eterna riconoscenza quando si accorgeranno di essere stati accettati, rispettati, amati e valorizzati, senza remore e pregiudizi, per quello che veramente sono nella loro essenza e unicità.

Educare ad essere
Educare ad essere
Gino Soldera
Per diventare ciò che siamo.Una guida pratica per riconoscere e valorizzare i talenti del bambino e aiutarlo a costruire il proprio progetto personale di vita. Educare ad essere è un metodo originale che affronta la questione dell’educazione in modo radicale e globale, per rispondere alle complesse sfide poste dalla società. Riconosce al bambino un ruolo attivo e interattivo, l’esistenza di grandi potenzialità e di un proprio progetto di vita, che non può e non deve essere ignorato. Il libro di Gino Soldera offre strumenti semplici e pratici per comprendere la realtà meno conosciuta del bambino e i suoi molteplici bisogni, per costruire relazioni armoniose e un dialogo aperto e creativo, a beneficio della famiglia e dell’intera società. Educare ad esseredi Myriam Zarantonello, pediatraCredo siamo tutti coscienti che il tema dell’educazione sia un problema e un’urgenza nella nostra società.Questo testo di Soldera, Da Mar e Verticilo ci aiuta a riscoprire questo valore e a comprendere come rispondere a questa esigenza per sanare gli errori di una deriva culturale che antepone le cose delle persone. Gli autori auspicano un’altra “rivoluzione copernicana”: quella di porre al primo posto le esigenze interiori dell’essere umano fin da prima del concepimento.Chi siamo, come veniamo in questo mondo, perché, qual è il senso della nostra esistenza: è importante che queste e altre domande esistenziali guidino quando si sceglie di essere genitori, perché concepire e crescere un bambino è una grande responsabilità, alla quale ci si prepara con attenzione.Questo testo diventa particolarmente interessante per il pediatra, il quale, nei “bilanci di salute”, ha l’opportunità preziosa di incontrare più volte genitori e bambini. Spesso le domande sulle difficoltà più comuni, legate ai bisogni fisiologici come il pianto, il sonno, l’alimentazione, esprimono la difficoltà dell’adulto a dare risposte adeguate, a comprendere e vivere meglio la relazione con il bambino. Anche il pediatra può correre il rischio di limitarsi a rispondere con un farmaco, pensando di poter risolvere sbrigativamente i sintomi somatici, invece di considerarli sentinelle di disagi più profondi. È per questo che concetti importanti come struttura della psiche, progetto di vita, costruzione di valori, completano anche nel pediatra quella conoscenza del bambino che va oltre la fisicità, per coglierne l’interiorità, rispettando così l’unità e la complessità che caratterizza l’essere umano fin dall’inizio della sua vita.Buona lettura! Conosci l’autore Gino Soldera, psicologo e psicoterapeuta, insegna Psicologia ed Educazione Prenatale all’Università IUSVE di Mestre-Venezia, Psicoantropologia all’Accademia ConSè di Brescia e svolge l’attività di supervisore presso il Consultorio Familiare del CIF di Dolo (VE).È consigliere internazionale dell’APPPAH (Associazione Americana di Psicologia Prenatale Perinatale e Salute), membro del Comitato Scientifico della Scuola Italiana per la “Care in Perinatologia” e socio onorario dell’Associazione “Genitorialità”.Dirige la rivista Il Giornale Italiano di Psicologia e di Educazione Prenatale dell’ANPEP (Associazione Nazionale di Psicologia e di Educazione Prenatale), di cui è presidente.