capitolo I

Omaggio al mestiere
di madre

Dio non poteva essere ovunque, per questo ha creato le madri.
Proverbio ebraico

Essere madre è mestiere difficile. Nessuna scuola lo insegna, nessun corso di formazione. Eppure esiste mestiere più importante di questo? Creare e mettere al mondo esseri umani è impresa senza pari. Custodirli e accompagnarli mentre si fanno grandi è un’arte da funamboli: l’arte scomoda e misteriosa della presenza.


Essere madre vuol dire essere matrice, che dà la forma ma poi la lascia libera di espandersi e svolgersi in piena libertà. Essere madre vuol dire esserci, sempre, ma in modo delicato e discreto, e solo quando richiesto. Come un regista che osserva lo spettacolo che ha ideato da dietro le quinte.

Una madre deve essere sempre pronta a intervenire ma anche sempre pronta a ritirarsi.


Può farlo solo se è presente a se stessa. Allora diventa un lievito, che come per magia trasforma un mucchietto di farina, acqua e sale in una morbida, croccante e profumata pagnotta. Oppure un albero, una maestosa quercia che offre ombra e riparo. Ma solide devono essere le radici per non sradicarsi al vento e alla tempesta. Che di temporali e uragani una madre ne vive tanti. E a ogni scossa, ogni urto, ogni colpo inferto dal destino, ecco diventa più forte. Una cicatrice in più sul suo corpo di guerriera, una ruga in più sul suo volto stanco ma che sorride al sole.

Essere madri insegna ad aprire il cuore. A trasformare il piccolo Io in un Sé più grande.


È il bambino l’unico maestro: un maestro difficile, esigente, che reclama senza sosta, che non si può zittire. Che ci fa da specchio. E allora nei suoi occhi vediamo un riflesso di noi, di qualcosa che ci appartiene. Il suo pianto ci ricorda il nostro, quello che non vorremmo più sentire; le sue lacrime ci rammentano le nostre che non vorremmo più vedere. Ma non si può scappare: una madre deve restare lì, a guardare l’Ombra che tanto la spaventa, ad affrontarla anche, con la spada se occorre, proprio come si farebbe con un drago.


E allora scopre che proteggendo il cucciolo impaurito, protegge se stessa, amando senza condizioni la sua creatura indifesa, accende la fiamma dell’amore in se stessa.


Un amore senza se e senza ma, che tutto dà e nulla chiede in cambio.

Un amore fragile e potente, che resiste al tempo e alle intemperie, che scavalca i confini dello spazio e delle ere. L’amore di una madre. Una madre debole e forte nello stesso tempo, come ogni umano. Una madre che dà rifugio e lo cerca, che si piega senza spezzarsi al vento, che si fa bambina con i suoi bambini per tornare donna tra le donne e gli uomini, più ricca.


Essere madre è mestiere difficile, che richiede coraggio. Coraggio nel mettere al mondo, oltrepassando la soglia che divide la vita dalla morte, la morte dalla vita (il parto non è forse una prova iniziatica anche se per lo più misconosciuta?).


Coraggio nel difendere i piccoli dai soprusi, dalla zizzania, dai parassiti che infestano le foglie dei teneri germogli.

Coraggio nel riparare i semi dal rigore del freddo dell’inverno, o dal calore del solleone.


Coraggio nel lasciare che si spargano nel terreno e affondino le radici dove par loro più opportuno. Coraggio nel lasciar andare i passerotti dal nido quando è arrivato il momento di volare.


Essere madre è mestiere importante, senza pari. Ma anche umile, come di artigiano che forgia il metallo col calore, che intaglia il legno con gesto netto e chiaro. Lavoro di tutti i giorni, non solo delle feste, opera quotidiana. Che non ha compenso, perlomeno umano.


Che non ha fine, ma solo un continuo ricominciare mattutino. Lavoro che sporca le mani, che fiacca le membra, ma che riscalda il cuore e illumina gli occhi. Che nutre l’anima.


Perché basta un sorriso, una parola o un gesto, un traguardo o una conquista del cucciolo che si fa uomo per ricompensare ogni stanchezza, ogni fatica. E allora si scopre che il tesoro non è fatto d’oro ma di polvere di stelle mescolate a fango, è fatto di bricioline di biscotto, di foglie e di erbe impacchettate insieme, di castelli di sabbia sulla spiaggia…


Essere madre è una chiamata. Vocazione, si potrebbe dire. Ma ci sono tanti modi per viverla e farla propria. Non basta e non è necessaria una procreazione biologica per sentirsi madre. Occorre più che altro la disponibilità a farsi capiente. Ad aprirsi e accogliere. Come una ciotola con l’acqua. Ecco, essere madre è essere acqua: fluida, fresca e dissetante acqua di sorgente, che scorre senza fine. Goccia dopo goccia, leviga la roccia. Goccia dopo goccia, riempie il secchiello e poi il mare.


Ma essere madre è anche essere ciotola, cioè terra, argilla che contiene, che per proteggere e raccogliere mette limiti e confini. Che sta, che sorregge, che sostiene.

Ecco perché essere madre è un mestiere difficile, il più difficile di tutti i mestieri.


Perché significa essere vuoti per essere pieni. Significa accettare la debolezza per sentirsi forti, accettare la fragilità e l’imperfezione per sentirsi vivi. Significa sacrificare il fare all’altare dell’Essere. Significa votarsi all’apprendistato duro e difficile della Presenza.

Essere madre vuol dire essere qui e ora per se stessi e per i propri figli. Non domani, adesso.

Cara mamma
Cara mamma
Elena Balsamo
Spunti per una maternità consapevole.Una miscellanea di scritti dedicati al tema della maternità, con spunti e riflessioni per viverla in modo autentico e consapevole. Dalla penna delicata di Elena Balsamo, una miscellanea di scritti che l’autrice ha voluto dedicare al tema della maternità.Cara mamma non è un testo di informazioni pratiche su come prepararsi alla nascita del bambino, ma un omaggio a tutte le madri che svolgono o hanno svolto, silenziosamente, con pazienza e umiltà, il mestiere più importante del mondo.Un libro dedicato a tutti i figli che sono impegnati nel faticoso processo di elaborazione della propria storia personale, così come a tutte le madri e a coloro che si apprestano a diventarlo. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.