di Gordon Neufeld

Prefazione

Un incontro con la dottoressa MacNamara non è facile da dimenticare. Deborah è un turbine di energia, intelligenza e acume che si impadronisce delle situazioni come una tempesta, per quanto sia la tempesta più tranquilla che si possa immaginare. Ha senza dubbio un impatto profondo, nonostante appaia perlopiù come il ritratto della serenità. Ho sempre pensato che questo atteggiamento sia il frutto di una straordinaria conquista - da cui certo i suoi figli trarranno immenso vantaggio.

La nostra relazione all’inizio è stata quella fra studente e insegnante. Deborah ha fatto presto a capire la teoria evolutiva, così come ha afferrato subito le implicazioni di un approccio alla genitorialità fondato sull’attaccamento. Subito dopo aver compreso la portata di queste conoscenze, ha insistito per condividerle con il maggior numero di persone possibile, e sono davvero felice che si sia assunta questo compito.

La sicurezza con cui Deborah ha dominato la teoria evolutiva dell’attaccamento è stata straordinaria. Ma quello che più mi ha colpito nei primi tempi della nostra relazione è stata la sua capacità di elaborazione pratica del materiale. Intuiva il passaggio dalla teoria alla pratica. Tenendo fermo il quadro generale di riferimento, era in grado di tradurre la teoria nella più concreta delle applicazioni. Mentre io ero ancora fermo al pensiero, ecco che lei si era mossa verso una miriade di traduzioni pratiche, pur senza perdersi nei dettagli o farsi trascinare in avventure caotiche.

Da allora, i nostri ruoli si sono in qualche modo rovesciati. Sempre più spesso è lei che detiene lo scettro del condottiero, scorrendo la letteratura scientifica in cerca di materiale di rilievo e innovativo, richiamando la mia attenzione quando ritiene opportuno farmi leggere qualcosa. Deborah sa bene cosa sia attuale nella scienza evolutiva, e sa di avere una grande responsabilità nella ricerca della verità a livello scientifico. Una mente critica e un’inclinazione scientifica sono strumenti essenziali quando si cerca di dare un senso alle cose, soprattutto quando sono fenomeni complessi come l’attaccamento e l’immaturità.

Apprezzo molto anche il teorico che è in lei. Ho formulato alcuni dei fondamenti dell’approccio evolutivo basato sull’attaccamento, ma lei ha fatto mostra di notevole brillantezza creativa quando ha elaborato il materiale esistente, lo ha sviluppato e mi ha aperto nuove prospettive.

Non è un compito semplice quello che aspetta i genitori di un bambino piccolo. Come tenere sempre a mente l’attaccamento, dare sicurezza, conservare il proprio ruolo alfa di guide, assicurare la necessaria tranquillità e pace, sapere quando mettere dei limiti e invitare alle lacrime - il tutto nella stessa danza? Molti genitori, per quanto premurosi e non sprovvisti della necessaria consapevolezza teorica, rischiano di fallire in questo o quell’aspetto. Alcuni sono troppo indulgenti e rischiano di perdere il proprio ruolo guida, ritrovandosi con bambini del tipo alfa, ansiosi e bisognosi di esercitare un controllo. Sono quei genitori che sanno prendersi cura amorevole dei figli ma non riescono a offrire quel contenimento e quell’accettazione dell’inevitabile che sono essenziali a un sano sviluppo. Altri non esitano nel ruolo di guide e agenti del processo di adattamento, ma faticano a far arrivare il loro amore quando si sentono frustrati.

Deborah è riuscita nella difficile armonizzazione dei vari aspetti e questo secondo me la rende davvero qualificata a scrivere in merito ai più piccoli. La padronanza della teoria non è sufficiente quando si tratta d’insegnare agli altri. La competenza teorica deve essere incorporata in quel genere di danza che consenta alla natura di svolgere la propria meravigliosa funzione con i figli.

Sono due i temi prevalenti del libro: il primo è l’importanza della relazione - del giusto tipo di relazione - quella che consentirà di portare il bambino a sviluppare tutto il suo potenziale umano. Non dobbiamo mai dimenticare che il contesto naturale in cui crescere un figlio è proprio la relazione che ha con il genitore o l’insegnante. Quando sorgono difficoltà nella relazione, come quando il bambino oppone resistenza alla prossimità con l’adulto o si assume il ruolo alfa di guida, nulla andrà per il verso giusto. In passato, la cultura proteggeva la relazione attraverso costumi e rituali, oggi, purtroppo, questo non avviene più. Da qui la necessità di sviluppare una consapevolezza del fattore relazionale. Si è scoperto che il periodo fino ai 7 anni è assolutamente decisivo per lo sviluppo della capacità di relazione. È il fattore più importante per la crescita. L’attaccamento non deve mai essere perso di vista.

Il secondo tema è quello dell’immaturità. Verrebbe da pensare che l’immaturità dei bambini piccoli sia un fatto di per sé evidente. Al contrario, oggi l’idea di immaturità è fra le più misconosciute e neglette. Ciò che aveva scoperto Piaget - che l’immaturità rende i bambini piccoli creature del tutto diverse da noi - non ha mai raggiunto davvero la nostra coscienza, quantomeno non abbastanza da cambiare il nostro approccio. Se comprendessimo sul serio il fattore immaturità, non ostacoleremmo di continuo i più piccoli, non penseremmo che la loro condizione immatura sia una pecca da correggere e non la puniremmo, consapevoli delle ottime ragioni della sua esistenza in quanto parte del disegno evolutivo.

Uno dei problemi fondamentali dell’uomo è che non tutti crescono pur invecchiando. Questa stasi nella crescita inizia spesso nell’infanzia. Fino a 7 anni ogni bambino ha tutto il diritto alla propria immaturità, la difficoltà sorge quando continuiamo a comportarci come bambini pur non avendone l’età. Più capiamo l’immaturità dei piccoli - cosa manca e perché -, più siamo in grado di apprezzare le condizioni che favoriscono una maturazione autentica, meno osteggeremo i bambini e accetteremo meglio la nostra stessa immaturità. Le caratteristiche dell’immaturità sono sempre le stesse, qualunque sia l’età.

Può sembrare ironico, ma credo che oggi la maggior parte dei genitori si senta troppo responsabile della crescita dei figli. Dimentichiamo che il processo di maturazione è sempre avvenuto, da ben prima che esistesse un qualsiasi libro o maestro; da ben prima che avessimo la più pallida idea di come funziona un simile processo, e da prima che esistessero scuole o terapie. La cosa buona è che se i genitori comprenderanno appieno il messaggio del libro, sapranno apprezzare quel processo evolutivo che può facilitare il loro compito. Non dobbiamo spingere l’acqua del fiume, come molti di noi si sono preoccupati di fare. Nel momento in cui sappiamo ciò di cui la natura ha bisogno per portare a termine il proprio lavoro, e le forniamo le condizioni adatte, possiamo rilassarci e assaporare i frutti spontanei che ne nasceranno.

Sono stato davvero felice quando - ormai qualche anno fa - Deborah mi annunciò la sua intenzione di scrivere un libro per far capire la natura dei bambini piccoli. Le sue figlie le hanno fornito un tesoro prezioso di esemplificazioni e aneddoti. Ma dove trovare il tempo e lo spazio per realizzarlo? La sua capacità di esposizione l’ha resa un’oratrice molto richiesta nel corso di conferenze e laboratori per i professionisti del settore. La sua dedizione di madre significava che non erano contemplati compromessi in questo campo. Il libro è, pertanto, non solo un tributo alle capacità di Deborah, ma anche alla forza trainante della sua convinzione che le conoscenze relative allo sviluppo e alla relazione debbano giungere a chi è responsabile della crescita dei più piccoli. Nel tentativo di ritagliare uno spazio perché ciò si realizzasse, aveva già abbandonato il suo lavoro come professoressa universitaria e ridotto la pratica professionale privata. Senza questa irrefrenabile spinta e i sacrifici che di conseguenza è stata disposta a fare, il libro che avete fra le mani non si sarebbe mai materializzato. Deborah è nella condizione migliore per raccontarvi questa storia, per condurvi dalla teoria alla pratica. Non potreste essere in mani migliori.
Gordon Neufeld

Capire i piccoli
Capire i piccoli
Deborah MacNamara
Come aiutare a crescere creature imprevedibili e meravigliose da 0 a 6 anni.Un manuale di facile lettura, ricco di consigli pratici e testimonianza dirette, per aiutare i genitori a comprendere la natura dei bambini piccoli. I bambini piccoli sono fra le persone più amate, ma anche fra le più incomprese.Le loro straordinarie personalità possono rivelarsi una sfida per gli adulti, in quanto sfuggono alla logica e alla comprensione: passano dall’essere sfrontati, recalcitranti e ribelli all’illuminare la stanza con la loro gioia di vivere e le risate contagiose.Le reazioni estreme, la rabbia apocalittica, i pianti inconsolabili e le impuntature senza cedimenti sono la cifra dell’immaturità, e per quanto dovrebbe sembrare evidente che essa sia un tratto costitutivo dei piccoli e li renda persone molto diverse dagli adulti, si rivela invece fra quanto di più misconosciuto e negletto. Deborah MacNamara, allieva e collega di Gordon Neufeld, uno dei più importanti esperti dell’età evolutiva, esplora l’intenso bisogno di attaccamento del bambino, l’importanza vitale del gioco, la natura della giusta disciplina e del tipo di relazione che è in grado di proteggere la crescita delicata dell’infanzia. In Capire i piccoli si trova ciò che serve ai bambini per crescere e prosperare, ma non prima di aver capito che i loro comportamenti, talvolta sconcertanti, non sono affatto la manifestazione di un disturbo o di un deficit e neppure di una “cattiva educazione”.Non guarderete più ai vostri figli e a voi stessi nello stesso modo, e pur scoprendo quanto sia critico il ruolo di genitore e adulto, vedrete anche come, dalla giusta prospettiva, sia più facile e naturale di quanto si creda. Conosci l’autore Deborah MacNamara è counsellor clinico ed educatrice con un’esperienza ultraventennale.Membro del Neufeld Institute, affianca alla pratica di consulente una regolare attività formativa rivolta a genitori, educatori, professionisti della salute mentale e chiunque si prenda cura dei bambini.Vive a Vancouver con il marito e due figlie.