Introduzione

Chi dubiterebbe dell’amore dei genitori – e in particolare della madre – per i figli, specialmente piccoli, quando è ancora così profondo il legame fusionale che unisce mamma e neonato? Eppure anche i genitori più amorevoli, senza saperlo, anzi credendo di fare il bene della propria creatura, spesso adottano comportamenti dannosi: in particolare qui intendiamo il ricorso troppo facile ai farmaci, di cui si sottovalutano gli effetti collaterali1, rinunciando a stimolare i naturali processi di guarigione con i comuni mezzi a nostra disposizione, come ad esempio l’alimentazione.


Tre sono le cause dei comportamenti errati da parte dei genitori: la mancanza di conoscenza, e quindi di fiducia, nella capacità risanatrice della natura; la carenza di informazioni obiettive riguardo alla gestione della salute in genere; l’atteggiamento frettoloso della maggior parte dei pediatri e dei medici che hanno acquisito un pericoloso automatismo “sintomo = farmaco”.

Non siamo più abituati a fidarci della la forza risanatrice della Natura, di antichissima memoria, quella capacità propria di ogni individuo di difendersi e di guarire da solo dalle aggressioni che l’organismo incontra. Spesso l’insicurezza e la non conoscenza dei naturali meccanismi di recupero di cui siamo dotati portano i genitori a richiedere l’intervento medico prima del necessario, andando incontro quasi sempre a una risposta farmacologica da parte del professionista, ormai abituato ad affrontare meccanicamente ogni sintomo con un farmaco.


Non intendiamo con questo dire che il medico non sa quello che fa, tutt’altro; questi, in questo caso il pediatra, è spesso indotto a pensare in termini di eliminazione farmacologica del sintomo, invece di porsi domande in chiave fisiologica e darsi risposte nella stessa chiave. Come posso attivare, sostenere, favorire la fisiologica ripresa delle funzioni normali? Queste domande non hanno senso di fronte all’automatismo sintomo = farmaco, automatismo generato dalla necessità di contrastare il problema sia per evitare complicazioni più o meno probabili, sia per evitare il disturbo della routine quotidiana, il rallentamento dei ritmi di lavoro e la necessità di essere presenti accanto al bambino …cosa che i genitori da una parte desiderano ma dall’altra non sempre sono in grado di svolgere con la necessaria serenità.


Scopo di questo libro è aiutare i genitori ad allevare i loro bambini riducendo il ricorso a farmaci per i quali non esistono sicure prove di efficacia ed evitando di somministrarli in situazioni per le quali non sono indicati, dal momento che ogni farmaco possiede dei potenziali rischi.


Un altro obiettivo è quello di rafforzare la fiducia dei genitori nelle loro capacità di valutare lo stato di salute dei loro figli, evitando di delegare al pediatra tutte le decisioni, anche le più semplici, riguardanti la salute dei bambini.


L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, lavora da anni per promuovere la salute a tutti i livelli – psichico, fisico e sociale – sostenendo quelle azioni che consentono alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla, al fine di attuare quel processo di empowerment che rende gli individui, e nel nostro caso il bambino e i suoi genitori, capaci di acquisire un ruolo attivo nei cambiamenti della propria vita e di tutti gli elementi che vanno ad agire sullo stato di salute. Tutto questo viene tradotto dall’OMS in termini di “benessere”, concetto non solo legato al corpo, ma anche alla possibilità di essere liberi nel cambiamento. Ogni individuo deve poter avere il controllo della propria vita, del proprio ambiente, per acquisire la capacità del cambiamento, ma questo controllo presuppone consapevolezza di sé e della propria possibilità di intervenire nella realtà che ci circonda. Per questo è importante avere informazioni obiettive sulla salute e sulle soluzioni per mantenerla, mentre, in genere, questo tipo di informazioni – a livello dei mass-media – sono pilotate da interessi commerciali che poco o niente hanno a che vedere con l’obiettività.

Di prevenzione si parla molto ma il Servizio Sanitario Nazionale, nel campo della prevenzione pediatrica, investe in special modo nelle vaccinazioni. Troppo poco si fa ad esempio per la promozione e il sostegno dell’allattamento al seno. Soltanto il 20% dei bambini, al sesto mese di vita, è allattato in modo esclusivo con il latte materno, nonostante numerose evidenze scientifiche dimostrino il forte impatto che questa pratica ha sulla salute dei bambini e delle madri molti anni dopo la sua sospensione2. Anche l’educazione sanitaria è la cenerentola nei budget delle ASL.


Quando parliamo di salute del bambino, la prima considerazione da fare è che il bambino è un soggetto, e non un oggetto; un soggetto che, come diceva Maria Montessori, chiede ai genitori, agli educatori e al pediatra di togliere gli ostacoli al suo libero sviluppo. Togliere gli ostacoli significa liberare le potenzialità, assecondare i processi naturali, stimolare le risorse individuali, anche di fronte alle inevitabili situazioni di disagio o malattia cui un organismo in crescita va incontro.

Il sistema immunitario

Per assolvere alle intenzioni che ci siamo proposti con questo libro è indispensabile dare alcuni cenni utili alla comprensione del funzionamento del Sistema Immunitario, vale a dire l’insieme di cellule, organi e funzioni preposte alla difesa dagli agenti nocivi che attaccano l’organismo. Immaginiamolo come un esercito che difende un territorio dai nemici pronti ad assalirlo. Abbiamo due tipi di schieramenti in queste difese, uno innato e l’altro acquisito, una prima linea e una seconda linea di difesa.


Il sistema immunitario innato è costituito da soldati che fin dalla nascita sanno già cosa devono fare per combattere e vincere il nemico, e si mettono in moto senza neanche bisogno di un generale che dia l’ordine.


Il sistema immunitario acquisito è quello che si costruisce sulla memoria delle battaglie affrontate e vinte: ogni soldato (cioè ogni cellula di questo sistema immunitario) affronta il nemico, lo vince e ne conserva la memoria impressa sul suo corpo, al punto tale che se lo vedrà nuovamente in futuro sarà in grado di dargli battaglia e di sconfiggerlo.


È il meccanismo antigene/anticorpo, che entrerà in funzione ogni volta che sarà necessario, ma solo se c’è stata una esperienza precedente. Nei bambini piccolissimi tuttavia il sistema immunitario è ancora assai immaturo e l’introduzione prima dei sei mesi di sostanze estranee, diverse dal latte materno, come cibi, farmaci e vaccini può provocare tre tipi di reazioni indesiderate da parte dell’organismo.


La prima è che alimenti diversi dal latte materno, e in particolare le loro proteine, passando attraverso un intestino che ancora non svolge completamente la sua funzione digestiva e di filtro, possono indurre la produzione di anticorpi che nelle età successive renderanno l’organismo intollerante all’assunzione di quegli stessi cibi introdotti troppo precocemente, come spesso avviene con il latte di mucca.


La seconda è che ad ogni contatto con sostanze estranee il sistema immunitario forma un gran numero di anticorpi diversi tra loro per far sì che, tra i tanti, ve ne sia almeno uno capace di fronteggiare il nemico. Fra tutti gli altri anticorpi qualcuno potrebbe rivolgersi contro proteine dello stesso organismo che li ha prodotti, provocando, in bambini predisposti, una malattia di tipo autoimmune. Per questa ragione non bisognerebbe somministrare farmaci – e specialmente vaccini – se non strettamente necessari.


La terza reazione indesiderata è che il sistema immunitario reagisca contro il suo stesso organismo, se inattivato da un uso eccessivo e inappropriato di farmaci, come gli antibiotici e il cortisone. Qualunque sistema difensivo deve mantenersi attivo e allenato a combattere i suoi nemici; se ciò non avviene, o se si impigrisce – in assenza di nemici esterni –, può rivolgersi all’interno provocando, anche in questo caso in bambini predisposti geneticamente, malattie di tipo autoimmune.


Negli ultimi decenni la medicina ha avuto a disposizione farmaci sempre più potenti, efficaci a curare e a guarire malattie considerate gravi fino a pochi anni fa. Se l’uso di questi farmaci è indicato in particolari condizioni patologiche, non è assolutamente giustificato in moltissime altre nelle quali, in realtà, non sarebbe richiesto alcun trattamento farmacologico.


Antibiotici prescritti troppo spesso in corso di malattie febbrili a carico della vie respiratorie, cortisonici e broncodilatatori per semplici tossi stizzose che si risolverebbero spontaneamente nel giro di pochi giorni, come nel caso di una mia piccola paziente recentemente ricoverata per diarrea e disidratazione in un importante ospedale romano. Nel foglio di dimissione si parlava solo della gastroenterite, a causa della quale la bambina era stata ricoverata, ma come terapia da proseguire a domicilio era stato prescritto un aerosol a base di cortisone e broncodilatatore. A detta della mamma, che aveva deciso di non somministrare questi farmaci alla figlia, la bambina durante il ricovero aveva presentato solo un po’ di tosse, che poi a casa era scomparsa nel giro di due giorni.


Farmaci contro l’enuresi notturna, ritenuta fisiologica fino a 5-6 anni e, quando si protrae, segnale di disagi del bambino, le cui cause andrebbero riconosciute e rimosse. L’enuresi è stata trattata, anche per lunghi periodi, con una terapia ormonale, che sopprimeva, insieme con il sintomo, l’implicita richiesta di aiuto. Il farmaco in questione, nella forma di spray nasale, si è rivelato tanto dannoso per la salute dei bambini da costringere la casa produttrice a eliminarne l’indicazione nel foglietto illustrativo; nonostante ciò vi è ancora qualche professionista che lo prescrive per tale indicazione.


Farmaci per far dormire e farmaci per far aumentare l’appetito, spesso i due effetti riuniti nello stesso farmaco, prescritti a volte soltanto per liquidare mamme “troppo ansiose”.


Provare ansia per la salute dei propri piccoli è un sentimento che accomuna tutti i mammiferi e che tutte le madri hanno certo il diritto di esprimere; ma bisogna prendere coscienza che prescrivere farmaci inutili per patologie inesistenti significa rafforzare le paure e rendere le mamme sempre più dipendenti.


Le prescrizioni di farmaci non necessari determinano inoltre danni immediati e futuri alla salute dei bambini e anche danni alla collettività, per il costo che ricade su un servizio sanitario boccheggiante e perché rafforzano quella cultura di “medicalizzazione” che tende a dare sempre una risposta farmacologica a problemi che potrebbero essere risolti diversamente e favoriscono l’inclinazione dei genitori a delegare al medico e al farmaco ogni problema che riguardi la salute dei propri figli.

Queste affermazioni sono sostenute da molti lavori di ricerca svolti in Italia e all’estero, come ad esempio il Progetto ARNO3 che dal 1998 analizza e valuta il profilo prescrittivo dei farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale nella popolazione pediatrica italiana. Da questa ricerca emerge un dato preoccupante: i bambini che con più frequenza ricevono una prescrizione farmacologica sono quelli di età inferiore o equivalente a 1 anno di vita (76%) e che in questa fascia di età i medicinali più prescritti sono 5 antibiotici, 4 antiasmatici e 1 cortisonico che viene somministrato per bocca.

Questi farmaci vengono prescritti innanzitutto per patologie acute delle alte vie respiratorie che insorgerebbero con assai minor frequenza se i bambini – come raccomandano OMS e UNICEF – fossero allattati esclusivamente al seno fino al sesto mese compiuto e si proseguisse, anche dopo l’introduzione di cibi solidi, l’allattamento al seno fino al secondo anno di vita e oltre, se la mamma e il bambino lo desiderano.


Bisogna anche sottolineare che i bambini sono tanto più esposti a un rischio, assumendo farmaci, quanto più sono piccoli, soprattutto per quanto riguarda farmaci non appropriati.


È interessante l’esempio dell’Aciclovir, un antivirale le cui uniche indicazioni sono il trattamento del virus Herpes simplex e Varicella-Zooster e per la profilassi dell’Herpes simplex in pazienti immunocompromessi (ad es. malati di AIDS). L’incidenza della Varicella nella popolazione pediatrica è dello 0,9% mentre il farmaco è ordinato nel 4% dei bambini di età inferiore a 1 anno, il che lascia supporre che la prescrizione sia pensata come profilassi in caso di malattia tra i familiari, sebbene tale pratica non sia documentata da prove di efficacia.


Nel 2003 il Ministero della Salute ha pubblicato e inviato gratuitamente a tutti i pediatri italiani la “Guida all’uso dei farmaci per i bambini”, traduzione italiana del “Medicines for Children”, bibbia del servizio sanitario inglese. Tra i farmaci prescritti dai pediatri italiani solo il 41% è riportato in questo prezioso testo, mentre altri, come il già citato Aciclovir o il Beclometasone (Bentelan), sono utilizzati in modo “irrazionale”.


L’Associazione Culturale Pediatri (ACP) nel 2015 ha incluso tra le 5 pratiche di inappropriatezza terapeutica in ambito pediatrico proprio “L’uso di cortisonici inalatori nelle infiammazioni delle prime vie respiratorie” e “La prescrizione di antibiotici nelle patologie delle vie respiratorie presumibilmente virali in età pediatrica (sinusiti, faringiti, bronchiti)”.

Bambini e (troppe) medicine - Seconda edizione
Bambini e (troppe) medicine - Seconda edizione
Franco De Luca
Difendersi dall’eccessiva medicalizzazione dei nostri figli.Come evitare di somministrare troppe medicine ai bambini e migliorare il loro stato di salute con semplici rimedi naturali. Da diverso tempo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda, per ciò che concerne la gestione della salute in famiglia, di passare da un approccio prescrittivo a una scelta partecipata.Bambini e (troppe) medicine di Franco De Luca è un libro pensato per aiutare i genitori ad acquisire fiducia nelle proprie capacità di accudire il bambino e valutare il suo stato di salute, evitando di delegare al pediatra tutte le decisioni, anche le più semplici.Il testo è completato da semplici ricette di preparati casalinghi che possono evitare di fare ricorso, nelle piccole patologie dell’infanzia, a farmaci i cui effetti collaterali superano spesso quelli terapeutici. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Franco De Luca ha svolto l’attività di Pediatra di Comunità dal 1978 presso il consultorio familiare di Campagnano di Roma, dove, dal 2012 al 2016, è stato Direttore dell’Unità Operativa Complessa “Tutela Salute della Donna e Medicina Preventiva in età evolutiva”.Attualmente in pensione, affianca alla libera professione l’impegno nella promozione, protezione e sostegno dell’allattamento al seno, come formatore e tutor valutatore per l’UNICEF delle iniziative Comunità e ospedali Amici dei bambini. Dal 2003 è presidente del Centro Nascita Montessori.