Il sistema immunitario
Per assolvere alle intenzioni che ci siamo proposti con questo libro è indispensabile dare alcuni cenni utili alla comprensione del funzionamento del Sistema Immunitario, vale a dire l’insieme di cellule, organi e funzioni preposte alla difesa dagli agenti nocivi che attaccano l’organismo. Immaginiamolo come un esercito che difende un territorio dai nemici pronti ad assalirlo. Abbiamo due tipi di schieramenti in queste difese, uno innato e l’altro acquisito, una prima linea e una seconda linea di difesa.
Il sistema immunitario innato è costituito da soldati che fin dalla nascita sanno già cosa devono fare per combattere e vincere il nemico, e si mettono in moto senza neanche bisogno di un generale che dia l’ordine.
Il sistema immunitario acquisito è quello che si costruisce sulla memoria delle battaglie affrontate e vinte: ogni soldato (cioè ogni cellula di questo sistema immunitario) affronta il nemico, lo vince e ne conserva la memoria impressa sul suo corpo, al punto tale che se lo vedrà nuovamente in futuro sarà in grado di dargli battaglia e di sconfiggerlo.
È il meccanismo antigene/anticorpo, che entrerà in funzione ogni volta che sarà necessario, ma solo se c’è stata una esperienza precedente. Nei bambini piccolissimi tuttavia il sistema immunitario è ancora assai immaturo e l’introduzione prima dei sei mesi di sostanze estranee, diverse dal latte materno, come cibi, farmaci e vaccini può provocare tre tipi di reazioni indesiderate da parte dell’organismo.
La prima è che alimenti diversi dal latte materno, e in particolare le loro proteine, passando attraverso un intestino che ancora non svolge completamente la sua funzione digestiva e di filtro, possono indurre la produzione di anticorpi che nelle età successive renderanno l’organismo intollerante all’assunzione di quegli stessi cibi introdotti troppo precocemente, come spesso avviene con il latte di mucca.
La seconda è che ad ogni contatto con sostanze estranee il sistema immunitario forma un gran numero di anticorpi diversi tra loro per far sì che, tra i tanti, ve ne sia almeno uno capace di fronteggiare il nemico. Fra tutti gli altri anticorpi qualcuno potrebbe rivolgersi contro proteine dello stesso organismo che li ha prodotti, provocando, in bambini predisposti, una malattia di tipo autoimmune. Per questa ragione non bisognerebbe somministrare farmaci – e specialmente vaccini – se non strettamente necessari.
La terza reazione indesiderata è che il sistema immunitario reagisca contro il suo stesso organismo, se inattivato da un uso eccessivo e inappropriato di farmaci, come gli antibiotici e il cortisone. Qualunque sistema difensivo deve mantenersi attivo e allenato a combattere i suoi nemici; se ciò non avviene, o se si impigrisce – in assenza di nemici esterni –, può rivolgersi all’interno provocando, anche in questo caso in bambini predisposti geneticamente, malattie di tipo autoimmune.
Negli ultimi decenni la medicina ha avuto a disposizione farmaci sempre più potenti, efficaci a curare e a guarire malattie considerate gravi fino a pochi anni fa. Se l’uso di questi farmaci è indicato in particolari condizioni patologiche, non è assolutamente giustificato in moltissime altre nelle quali, in realtà, non sarebbe richiesto alcun trattamento farmacologico.
Antibiotici prescritti troppo spesso in corso di malattie febbrili a carico della vie respiratorie, cortisonici e broncodilatatori per semplici tossi stizzose che si risolverebbero spontaneamente nel giro di pochi giorni, come nel caso di una mia piccola paziente recentemente ricoverata per diarrea e disidratazione in un importante ospedale romano. Nel foglio di dimissione si parlava solo della gastroenterite, a causa della quale la bambina era stata ricoverata, ma come terapia da proseguire a domicilio era stato prescritto un aerosol a base di cortisone e broncodilatatore. A detta della mamma, che aveva deciso di non somministrare questi farmaci alla figlia, la bambina durante il ricovero aveva presentato solo un po’ di tosse, che poi a casa era scomparsa nel giro di due giorni.
Farmaci contro l’enuresi notturna, ritenuta fisiologica fino a 5-6 anni e, quando si protrae, segnale di disagi del bambino, le cui cause andrebbero riconosciute e rimosse. L’enuresi è stata trattata, anche per lunghi periodi, con una terapia ormonale, che sopprimeva, insieme con il sintomo, l’implicita richiesta di aiuto. Il farmaco in questione, nella forma di spray nasale, si è rivelato tanto dannoso per la salute dei bambini da costringere la casa produttrice a eliminarne l’indicazione nel foglietto illustrativo; nonostante ciò vi è ancora qualche professionista che lo prescrive per tale indicazione.
Farmaci per far dormire e farmaci per far aumentare l’appetito, spesso i due effetti riuniti nello stesso farmaco, prescritti a volte soltanto per liquidare mamme “troppo ansiose”.
Provare ansia per la salute dei propri piccoli è un sentimento che accomuna tutti i mammiferi e che tutte le madri hanno certo il diritto di esprimere; ma bisogna prendere coscienza che prescrivere farmaci inutili per patologie inesistenti significa rafforzare le paure e rendere le mamme sempre più dipendenti.
Le prescrizioni di farmaci non necessari determinano inoltre danni immediati e futuri alla salute dei bambini e anche danni alla collettività, per il costo che ricade su un servizio sanitario boccheggiante e perché rafforzano quella cultura di “medicalizzazione” che tende a dare sempre una risposta farmacologica a problemi che potrebbero essere risolti diversamente e favoriscono l’inclinazione dei genitori a delegare al medico e al farmaco ogni problema che riguardi la salute dei propri figli.