capitolo 25

L’importanza del tatto

G

li animali sono in genere coperti da qualcosa che li protegge: i pesci hanno le squame, i serpenti e i rettili hanno un rivestimento corneo e i mammiferi hanno la pelliccia. Eppure il figlio dell’uomo nasce nudo, con la pelle scoperta, e rimane tale. Questo ci porta a pensare che l’uomo nasca con delle sensibilità invece che con dei rivestimenti. Queste sensibilità sono strettamente legate alla difesa dell’uomo, a tutte le acquisizioni che deve fare, e strettamente legate alla costruzione di sé. Le conquiste, le acquisizioni che l’uomo deve fare attraverso il movimento, l’attività, sono legate in modo particolare alla sensibilità della pelle. Il fatto che riusciamo a mantenere la postura eretta, a stare in piedi e a mantenere l’equilibrio, è dovuto alla sensibilità delle piante dei piedi. Una malattia che fa perdere all’uomo il potere di mantenere l’equilibrio spesso fa perdere allo stesso tempo la sensibilità delle piante dei piedi. Molte disfunzioni nervose, perdite di equilibrio mentale, sono sempre accompagnate da una perdita di sensibilità. La sensibilità della pelle, la sensazione muscolare, il senso muscolare e il sistema nervoso formano un tutt’uno.


La medicina ha quindi tenuto conto di questa sensibilità della pelle; la sua intensità è misurata in ogni parte del corpo. Esistono aree speciali con due punti che possono essere regolati per essere uniti e separati. In alcune parti della pelle, se punti separati dell’area la toccano, la separazione non viene percepita; il tocco viene percepito come un unico punto. Se due punti relativamente distanti vengono percepiti come un unico punto invece che come due tocchi diversi, la pelle non può essere sensibile. Se invece due punti molto vicini vengono percepiti come due punti di contatto distinti, quella parte della pelle è molto sensibile.


Perché dobbiamo studiare questo fenomeno? Per sottolineare il fatto che la pelle non è solo il rivestimento del corpo dell’uomo, ma anche un organo sensoriale immenso, collegato al sistema nervoso e al movimento. Gli uomini che mantengono sempre questa sensibilità sono normali e sani. Altri uomini che perdono questa sensibilità perdono anche la salute. Altri uomini ancora, che a causa di un’educazione sfortunata non sono stati in grado di sviluppare una sensibilità normale, risultano essere privi di intelligenza. Questo organo sensoriale, quando sviluppato dalla sua sensibilità, tramite la sua attività tende a mantenere l’intero individuo sveglio.


Tre parti del corpo sono particolarmente sensibili: la pianta del piede, la punta delle dita e la fronte. Non sono sensibili nello stesso modo. Per esempio, la mano è sensibile al tatto, mentre la fronte è più sensibile alla pressione. Se ci fermiamo a riflettere, le parti più sensibili del nostro corpo sono la fronte, che copre il cervello, il rifugio del pensiero, e la mano che lavora per conoscere le cose. Queste due hanno reso possibile la civilizzazione dell’uomo nel corso dei secoli.


La pelle è sensibile a molti stimoli: al calore, alla pressione, allo stato della superficie. Cosa succederebbe se uno stimolo diventasse sempre più forte? Non è possibile fissare un limite? Ad un certo punto, se lo stimolo (che sia calore, pressione o consistenza) è troppo intenso, cessa di essere percepito come tale. Viene invece percepito come un’unica sensazione: il dolore. Quindi la sensibilità cessa di operare quando c’è una sensazione di dolore. Quando arriva questo limite del dolore, la sensibilità diventa una difesa, perché per natura fuggiamo dal dolore. All’opposto del dolore c’è una sensibilità costruttiva che aiuta la formazione della personalità. Cosa succede se uno stimolo diventa sempre meno intenso? Può esistere un limite inferiore? Sarebbe un affinamento della sensibilità costruttiva poter percepire stimoli meno intensi. Il limite di questo affinamento è solo fino al punto in cui possiamo ancora sentire. Al di là di questo punto lo stimolo non viene percepito perché non siamo coscienti del contatto. 


Pertanto, la sensazione più delicata legata alla coscienza è il limite sensoriale di questa. Scientificamente questo limite è la soglia della coscienza; lo stimolo, per essere tale, per essere percepito, deve essere in grado di attraversarla. Questo è interessante soprattutto nell’educazione del tatto, cioè renderlo capace di percepire stimoli sempre meno intensi, allargando così la soglia della coscienza. La mano è in grado di recepire un’idea, e il bambino recepisce l’idea attraverso i movimenti della mano, attraverso la sensazione muscolare. Dimostra di avere coscienza e memoria delle cose che la sua mano ha toccato. La mano e il senso del tatto svolgono quindi un ruolo importante nella costruzione dell’intelligenza.


L’educazione al tatto è di enorme importanza, ma non è stata presa in considerazione dagli educatori. Molte delle cosiddette scuole Montessori hanno materiali con superfici ruvide e lisce, ma non si rendono conto della loro importanza. Esistono tuttavia due tipi particolari di scuole in cui il senso del tatto è considerato di primaria importanza: le scuole per non vedenti e le scuole per bambini con deficit. I risultati dell’educazione dei ciechi e degli ipodotati dipendono dalla sensibilità della mano. Se questa sensibilità della mano è così importante da aprire l’intelligenza dei bambini ipodotati e dei ciechi dobbiamo concludere che è anche di grande importanza per la costruzione dell’intelligenza dell’essere umano normodotato. L’essere umano normodotato ha così tanti mezzi per costruire la sua intelligenza che è intelligente anche senza l’educazione della mano. Ci sono molti che non hanno mai avuto il beneficio dell’educazione della mano, ma sono andati avanti lo stesso. Quanto sarebbero stati più intelligenti se avessero avuto questo tipo di educazione! Il perfezionamento dell’istruzione avviene grazie all’educazione della mano.

Il primo passo di questo schema educativo deve essere quello di richiamare l’attenzione del bambino sul senso del tatto attraverso un organo importante: la mano. Questi oggetti19 non sono stati inventati da me, ma hanno più di un secolo. Sono stati utilizzati per la prima volta nell’educazione di individui ipodotati, considerati assolutamente senza speranza, che venivano consegnati agli istituti per vivere come anime perdute. Questi individui sono stati salvati da questo studio, da un’educazione in cui questi oggetti sono stati usati per attirare la loro attenzione e aprire la loro intelligenza. Su un lato dell’oggetto la superficie era estremamente ruvida, sull’altro era estremamente liscia: uno di carta vetrata molto ruvida, l’altro di carta smaltata molto liscia. L’idea era di riconoscere le diverse superfici toccandole in modo molto leggero. È inutile parlare con un bambino ipodotato che non capisce se gli si chiede di toccare l’oggetto. Non possiamo penetrare nella sua intelligenza per farglielo capire, ma possiamo tenergli la mano e passarla leggermente sulle due facce, e osservare i suoi occhi che cominciano a svegliarsi. Che segreto meraviglioso, partiamo dalla mano e arriviamo alla testa. Facendo passare la mano sopra queste due superfici gli offriamo il contrasto tra le due sensazioni.


Per il bambino normodotato abbiamo anche una gradazione di superfici: ruvida, meno ruvida, ancora meno ruvida. Portiamo la mano del bambino sulle superfici dicendo: “Ruvido, liscio!” In questo modo portiamo il bambino a riconoscere le sensazioni delicate. Questo è l’inizio e l’attenzione del bambino viene attirata da un oggetto in modo preciso. Dobbiamo rendere più acuta la sensibilità del bambino isolando il senso. Possiamo chiedere a un bambino intelligente, se è in grado di capire, di chiudere gli occhi. Possiamo anche chiedergli di usare una benda. Ora il bambino può toccare la superficie da solo, oppure possiamo aiutarlo dicendo: “Ruvido, meno ruvido, ancora meno ruvido…” Quando è bendato sente senza dubbio tutte queste differenze in modo migliore. È un fatto molto curioso, se chiudiamo gli occhi sentiamo meglio le consistenze. È diverso da come si sentono quando gli occhi sono aperti. La chiusura degli occhi allarga la soglia della coscienza. Alla base di ogni esercizio deve esserci qualcosa che susciti l’interesse del bambino. Il fatto che questi oggetti offrano sensazioni diverse quando teniamo gli occhi chiusi o aperti risveglia l’interesse del bambino in modo tale che ripeta l’esercizio più volte, sempre tenendo gli occhi chiusi. Per arrivare a questo punto diciamo al bambino di toccare l’oggetto in modo così leggero da non avvertire quasi la sensazione. Chiudendo immediatamente gli occhi, invece, la sensibilità si intensifica.


Io stessa so che chiudendo gli occhi sono riuscita a percepire contorni minimi ma definiti, mentre con gli occhi aperti non riuscivo a percepire la stessa cosa. Più leggera è la mia mano, più sottili sono le differenze che riesco a distinguere e le sensazioni che riesco a percepire! Più a lungo tengo gli occhi chiusi, più leggera è la mano, più elementi riesco a distinguere. Questa diventa per me un’esplorazione. Man mano che questa esplorazione diventa più fruttuosa nelle scoperte sono più capace di tenere la mano leggera e il mio tocco è più delicato, tanto che quasi non tocco la superficie.


Riuscire a mantenere la mano leggera e delicata nel tocco e diventare padrone del suo peso è per il bambino un’enorme acquisizione. È una conquista che lo porta alla coordinazione dei movimenti, un’acquisizione di grande importanza per la scrittura. Una delle difficoltà che si incontrano nell’imparare a scrivere è il fatto di avere una mano pesante. Così il bambino rompe le punte delle matite e delle penne, appesantisce le lettere e macchia la carta con l’inchiostro, imbratta i quaderni e rompe cinquanta penne prima di riuscire a produrre qualcosa di decente. Tutto ciò è dovuto al fatto che non riesce a tenere la mano leggera. Questo esercizio porta il bambino alla capacità di tenere la mano leggera sulle superfici fino alla perfezione, senza appesantirla. Un esercizio di perfezionamento fisico ha quindi anche un risvolto pratico, che prepara il bambino nel presente al futuro perfezionamento intellettuale.


Qui ci sono molti pezzi di stoffa accoppiati per consistenza. Si tratta, ovviamente, di stoffe scelte appositamente, non mancano sete pregiate e velluti. Ci sono anche altre stoffe con diversi gradi di ruvidità e levigatezza. Preferibilmente ognuna di queste coppie dovrebbe essere di colori diversi. Tutte queste stoffe vengono poi mescolate insieme. Il bambino indossa una benda e con il tatto cerca di trovare le due che si assomigliano nel gruppo. La coppia viene poi messa da parte. Questo esercizio viene svolto in modo ordinato. Per il bambino, essere in grado di dirigere il proprio movimento nell’oscurità significa diventare padrone della propria mano. Richiede un grande controllo sui propri movimenti. Per questo motivo, essere in grado di vedere con le mani è molto affascinante per lui. Risveglia il suo interesse in modo straordinario. Poiché questi materiali sono di colori molto vivaci e diversi tra loro, l’errore del bambino bendato mentre maneggia il materiale gli viene chiarito dalla vista, dal fatto che due stoffe di colori molto diversi sono insieme.


Se immergiamo i polpastrelli in acqua calda diventano più sensibili. È utile anche quando le punte delle dita sono fredde, ma in India questo non è da temere. Anche l’asciugatura dei polpastrelli ne aumenta la sensibilità, se effettuata con un massaggio energico sulla punta delle dita. In questo modo la mano è ancora più pronta a sentire. Per il bambino questa è la parte più attraente dell’esercizio del tatto, che gli conferisce un ulteriore interesse. Inoltre richiama l’attenzione sull’esercizio, aiutandolo a concentrarsi su di esso con un obiettivo da raggiungere. In questo caso l’attività consente al bambino di percepire differenze sempre più sottili. Possiamo quasi definirla una cerimonia che porta al fine di rendere la nostra coscienza più vigile e più sensibile.


Potremmo rivolgerci a un bambino e dirgli: “Ora vieni qui e passa la mano su questo!” Il bambino potrebbe rivoltarsi contro di noi, oppure il materiale potrebbe suscitare una reazione difensiva che alla fine non gli porterebbe affatto la conoscenza della raffinatezza e della sensibilità. Bisogna quindi considerare anche il contatto spirituale tra l’insegnante e il bambino. È necessario ottenere il consenso profondo del bambino prima dell’attività, in modo che vi arrivi con un atteggiamento di preparazione interiore, per conquistare perfettamente questo esercizio. Non è quindi sufficiente avere la mano del bambino, è anche necessario avere la sua volontà. La volontà del bambino è la coscienza dei suoi sensi. Quando questi esercizi non sono fatti con la volontà non hanno successo e non servono a nulla. Quindi l’insegnante non deve solo preparare il materiale, ma anche riuscire a stabilire questo contatto. Senza questo contatto spirituale, senza l’assenso spirituale del bambino e la sua collaborazione, questi esercizi non hanno alcun valore. In seguito, quando il bambino è stato iniziato, ha la possibilità di cercare da solo questi esercizi e, ripetendoli, aumenterà sempre di più la sua capacità di sentire. 


Quando prepariamo lo spirito del bambino, gli apriamo una strada che prima non era aperta con il suo consenso. L’insegnante può avere dei pregiudizi. Potrebbe dire: “Cosa? Devo insegnare solo ciò che i bambini accettano? Dov’è la mia autorità e la mia dignità?” Eppure dobbiamo capire che possiamo usare la nostra autorità in molti modi, ma nessuno costringerà il bambino a fare un esercizio che non sceglie. La forza non farà altro che risvegliare il disgusto del bambino verso i mezzi educativi che gli vengono dati. Con l’autorità, che costringe il bambino indifeso a fare qualcosa che noi desideriamo che faccia perché siamo potenti, spegniamo una fiamma vitale di luce nell’anima del bambino. Diventa allora impossibile fargli fare questi esercizi delicati. Non potremo mai renderlo più raffinato con questi metodi. Dobbiamo decidere se vogliamo che l’autorità dell’insegnante uccida la fiamma spirituale nell’anima del bambino, fiamma che lo condurrà alla perfezione. Si tratta di due orientamenti diversi. Quello che consideriamo nel nostro metodo è quello che aiuta il bambino a sviluppare tutto ciò che è prezioso in lui. Un buon insegnante, quindi, è colui o colei che riesce ad aprire le strade per fornire al bambino i mezzi che cerca, che sa richiamare il suo spirito.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.