Quanti anni hanno i bambini raffigurati nella fig. 2?
Sette o otto, esatto. Lo possiamo affermare con certezza perché capiamo che esiste un ritmo fisico di sviluppo del bambino. Esatto, è per i dentini. Questo ci fa capire l’età dei bambini perché tutti noi umani abbiamo un ritmo di sviluppo. Quindi, perché non crediamo nel ritmo delle cose che non possiamo vedere? Perché non ci ricordiamo che ci sono alcune cose da comprendere e sapere nascoste sotto la superficie che hanno pari importanza.
Dobbiamo capire il ritmo costruttivo della vita perché in ogni piano di sviluppo, c’è la chiave di ciò di cui necessita il bambino per l’ambiente. I bambini, infatti, si stanno sviluppando e queste due informazioni ci dicono esattamente cosa ci dovrebbe essere in quell’ambiente e come dovrebbe rispondere l’adulto. Pensando alle tendenze umane e ai quattro piani di sviluppo, sappiamo che stiamo seguendo sostanzialmente per noi stessi un ambiente che aiuterà i bambini a fare del loro meglio e diventare cittadini del mondo. In questo modo potranno diventare, come li chiamiamo, esseri umani completamente realizzati.
Questa forza che si trova dentro di loro non può essere fermata a meno che, sfortunatamente, non trovi nell’ambiente ciò che cerca. La nostra responsabilità, dunque, non è di creare un mondo pacifico, ma di costruire un mondo in cui i bambini trovino ciò di cui hanno bisogno.
Dopodiché, loro creeranno sicuramente un mondo più pacifico. Cambieranno il loro comportamento; noi abbiamo creato l’opportunità di un’azione-reazione all’interno della società proprio nel loro cambiamento comportamentale e nella loro attenzione all’ambiante.
Grazie alla scelta volontaria delle loro attività e ai materiali che colmano le loro necessità, vediamo che i bambini sono fortemente motivati e sviluppano autovalutazione e autoconsapevolezza. Osserviamo che le attività portano una gioia interiore e non una dipendenza da ricompense esterne, come le lodi degli adulti. Sono in grado di diventare gli adulti che possono essere, nei nostri ambienti montessoriani non scegliamo solamente lavori intellettuali, ma anche sociali fin dall’età più tenera.
Possiamo portare l’esempio di bambini di 20 mesi che preparano il pane, bambini che a meno di tre anni fanno l’impasto per la pasta, altri tra i tre e i sei anni che preparano i muffin salati e i tortelli. Vi sono bambini che - dopo aver raccolto le alghe - le tagliano con coltelli affilatissimi e preparano la zuppa di miso. Vorrei raccontarvi, poi, di una scuola in Olanda, dove ogni giorno due bambini preparano il pranzo (dall’inizio alla fine) per i quaranta studenti. Quando sono tutti pronti, presentano il piatto del giorno e, se necessario, i piatti per chi è allergico ad alcuni ingredienti. Questo è senso civico messo in pratica!
Posso anche portare l’esempio di alcuni adolescenti che non preparano soltanto da mangiare, ma lo imbottigliano e preparano il prodotto degli ingredienti che hanno coltivato e venduto. Si prendono cura delle uova, degli ortaggi e raccolgono il mais.
L’idea di Educazione e Pace montessoriana consiste nel portare il bambino dall’inizio della vita all’adolescenza e oltre.
Cari miei, non abbiamo nemmeno iniziato!
Non abbiamo abbastanza scuole per adolescenti che aderiscono ai princìpi e che ci possano far capire se questo esperimento lungo più di cent’anni funziona veramente. Sappiamo che funziona bene nel primo piano, abbastanza bene nel secondo, ma non sappiamo ancora - nonostante gli anni di esperienza - se stiamo facendo bene nel terzo piano. Abbiamo del duro lavoro da portare avanti!
Vorrei concludere con l’idea di appartenenza a un gruppo sociale. Le scuole, gli ambienti Montessori in ogni dove si basano totalmente sul gruppo di età miste che sia conforme ai piani di sviluppo. Questo perché nel gruppo di età mista, il bambino vede che è possibile contribuire al suo benessere e a quello del gruppo intero. Il gruppo ha un’identità culturale, aiuta a definire ciò che io sono, mi sorregge quando sono debole e mi permette di sostenere gli altri quando loro sono deboli. Mi dà la possibilità di partecipare nel limite delle mie capacità.
I bambini creano il tessuto sociale che porta spontaneamente a ciò che la dottoressa Montessori chiama società per coesione o cittadini del mondo responsabili. I bambini imparano ad aiutarsi l’un con l’altro, insegnano l’uno all’altro, condividono il loro sapere.
Nella scuola tradizionale condividere la conoscenza è sinonimo di imbrogliare.
Hanno abilità, compiti e modalità operative che imparano l’uno dall’altro, sono motivati e godono della comunità cui appartengono. Apprezzano gli altri per ciò che loro sono in grado di fare, sono compassionevoli, mostrano empatia, gentilezza e disponibilità. Infine, lo fanno in un ambiente che dice che siamo liberi di fare il nostro significativo lavoro, ma non siamo mai liberi di fare danno o fare del male agli altri o ad alcun essere vivente. Siamo liberi di usare quello che vogliamo, ma rispettando le risorse e restituendo ciò che abbiamo usato nelle stesse condizioni in cui l’abbiamo trovato, altrimenti lo sostituiamo o lo aggiustiamo.
Rispettiamo lo sforzo e il lavoro di tutte le persone appartenenti alla tua comunità, perché stanno lottando, come tutti, per creare i migliori ‘prodotti’ di cui gli umani sono in grado.
Le scuole Montessori, dunque, lavorando in maniera appropriata, stanno preparando in modo molto pratico e reale una scuola di esperienze della vita sociale.
Preparate i vostri bambini nella maniera migliore possibile!