Un’altra osservazione generale è che il linguaggio non si sviluppa gradualmente o regolarmente, ma a intervalli. Ogni tanto si verifica un’espressione esteriore di uno sviluppo che è già avvenuto all’interno. Dopo una di queste espressioni esteriori, possono passare mesi prima che ci sia un progresso apparente. Ma improvvisamente, si verifica un’altra espressione esterna che mostra che sono stati fatti grandi progressi. Infine, si verificano delle esplosioni, come se qualcosa di eccezionale si fosse formato all’interno e dovesse trovare uno sfogo.
Questo è il metodo generale o la procedura in tutti gli atti creativi di natura psichica, il che dimostra che c’è un lato interno in cui ha luogo uno sviluppo estensivo. Lo sviluppo psichico non è meccanico; questo deve essere preso in considerazione a scuola. Non è vero che il bambino è in grado di ripetere immediatamente quanto gli è stato insegnato: forse quello che sente rimane all’interno, e una volta espresso, diventa più complesso. Questa manifestazione esterna procede da uno sviluppo interno, del subconscio, e non proviene direttamente dall’orecchio. Ci sono fatti di coscienza che precedono e sembrano forzare queste manifestazioni esterne.
Questa piccola stella che ho disegnato per evidenziare il terzo mese rappresenta un fatto di coscienza. Rappresenta il momento in cui il bambino si rende conto che i suoni che trova così commoventi provengono dalle labbra della persona che sta parlando. Tre mesi dopo questa scoperta – a sei mesi d’età – il bambino pronuncia le prime sillabe. Questa sillabazione continua e nessun altro progresso è evidente per molto tempo. Questa seconda stella segna il nono o decimo mese, quando, secondo diversi psicologi, un’altra fase di coscienza è raggiunta. In questo momento, il bambino si rende conto che questi suoni hanno un significato. Ad esempio, quando una persona dice: “Che bravo bambino che sei” o “Che bambino dolce”, sta cercando di trasmettergli qualcosa. Quanto deve essere meraviglioso fare tutte queste scoperte. Questo è seguito da un evento molto significativo: dopo un anno di studio e impegno, il bambino pronuncia la sua prima parola intenzionale. È una grande conquista, una conquista interna legata a coscienza e intelligenza, una conquista che porta il bambino a esprimere un’idea o indicare un oggetto.
Questo primo anno sembra essere dedicato dalla natura a fissare e riprodurre i suoni di una lingua attraverso i movimenti delicati di queste fibre coordinate. Durante quest’anno, i neonati sembrano seguire un programma usato in certe scuole quando si insegna a leggere iniziano con l’alfabeto e passano poi alle sillabe. Gli psicologi lo chiamano “il vocalizzo” perché non ha nessun significato intelligente, serve semplicemente a produrre i movimenti necessari per formare i suoni di una lingua. Il fatto interessante è che, sebbene il piccolo non sia consapevole del significato del linguaggio durante questo primo anno, si tratta del momento in cui sono fissati i movimenti, che rimarranno per tutta la sua vita una caratteristica dell’individuo. Dovete ricordarvi che noi adulti non siamo in grado di pronunciare bene qualsiasi lingua oltre la nostra madrelingua. Lo sviluppo interiore è in rapporto a questa lingua. A un anno di età, dopo questa prima parola intenzionale, il bambino arriva a un’altra fase di coscienza che è della massima importanza: si rende conto che ogni oggetto ha un nome. Questo porta alla comprensione di diversi tipi di parole. Potete capire quanto sia importante questa distinzione tra le parole: alcune indicano oggetti, altre no. Questo è un isolamento delle sezioni delle parti del linguaggio. È una distinzione grammaticale. Quando il bambino si rende conto che ci sono diversi generi di parole, alcune che indicano oggetti e altre con un diverso significato, sembra avere un impulso inconscio a scoprire le funzioni delle altre parole.
Ho disegnato qui alcune righe che dovrebbero assomigliare a una cometa che emette raggi di luce, perché tra i quindici e i diciotto mesi un bambino capirà che le persone comunicano tra loro per mezzo delle parole. È una scoperta cosciente dell’uso del linguaggio. Ora il bambino cerca di esprimere le proprie idee e i bisogni (non le sue opinioni, perché non siamo sicuri se abbia già delle opinioni). Cerca di trasmettere ciò che è nella sua mente attraverso le parole. Il bambino non è ancora in grado di pronunciare queste parole molto bene, ma fa del suo meglio, e quindi è una pronuncia imperfetta che chiamiamo “linguaggio infantile” o “il balbettio intelligente”. Questo è uno sforzo da parte dal bambino per esprimere idee, mentre prima era uno sforzo per la sola pronuncia. Il bambino desidera esprimere le sue idee ma non ne ha la capacità, quindi fa del suo meglio. A volte accorcia le parole per avere meno sillabe oppure omette certi suoni. Usa una parola per esprimere tante idee diverse. Si tratta di un momento critico nella sua vita: se volete capire cosa significa questo per un bambino, pensate a me. Io ho idee che vorrei esprimere in inglese, ma la mia pronuncia inglese non è così buona e quindi non riesco a esprimere bene le idee che ho dentro di me. Questa è la differenza fra la ricchezza interiore e la capacità esteriore. Mi sento umiliata, molto triste e molto frustrata. Il mio stato è simile a quello del bambino: però, ho più controllo io di un bambino. Il bambino soffre davvero quando desidera comunicare le proprie idee alle persone e loro non lo capiscono. A volte si arrabbia sul serio se qualcuno le interpreta in modo sbagliato; non riesce a controllarsi ed esprime la propria disperazione piangendo forte. Non abbiamo idea che si tratti di un momento drammatico per lui e del fatto che il momento in cui si esprime per la prima volta sia il risultato di un lavoro interiore estremamente lungo. L’adulto deve comprendere meglio il bambino e aiutarlo, proprio come il mio interprete qui mi aiuta. Dopodiché il bambino sarà più calmo. È quasi come se l’adulto dovesse imparare la lingua dei bambini per capirli, ma per superficialità nessuno lo fa. Una delle cose peggiori che facciamo è imitare i neonati rivolgendoci a loro nello stesso modo. Per esempio, quando usano una parola imitativa per “il cane” potrebbero dire “bau bau”. Invece di dire loro la parola “cane”, anche gli adulti lo chiamano “bau bau”. Ma i piccoli come possono imparare se insistiamo con questo comportamento? È uno dei più grandi errori che si possano commettere. Dobbiamo parlare chiaramente al bambino, dargli le parole giuste e ripeterle spesso per lui. In questo modo, possiamo stimolare l’esplosione nel linguaggio che si sta preparando.
A un anno e mezzo, un bambino dovrebbe frequentare una scuola dove ci sia un insegnante molto intelligente. Per esempio, il bambino che ho menzionato nel mio libro, Il segreto dell’infanzia, era compreso dalla madre: lei aveva studiato i nostri principi. Portava sempre con sé suo figlio di un anno e mezzo in salotto quando aveva ospiti. La maggior parte della gente pensa che i bambini non possano capire ciò che viene detto loro, poiché non sono ancora in grado di parlare. Un giorno, questa madre aveva quattro ospiti. Il bambino stava giocando da solo in un angolo della stanza. Una delle signore ha cominciato a descrivere un libro per bambini che parlava di un ragazzino nero a cui erano stati dati dei bei vestiti, andava a fare una passeggiata nella giungla e viveva tante avventure con le tigri, perdendo tutti i propri begli abiti. Alla fine della storia però li ritrovava e nell’ultima scena del libro il bambino era a tavola con i suoi genitori e si godevano una cena particolarmente buona. Mentre la signora descriveva il lieto fine, il bambino ha iniziato a dire con veemenza, “No, Lola, Lola”. Nessuno poteva capire cosa volesse dire. La madre pensava che si stesse riferendo a una tata che si chiamava Laura e che volesse tornare all’asilo – ma il bambino continuava a insistere “No, Lola, Lola”. Alla fine, hanno guardato nel libro e all’interno della quarta di copertina c’era un’immagine del ragazzino nero che piangeva. L’impressione del bambino era che la storia finisse con questa immagine. Aveva capito cosa quelle donne si erano dette della storia, ma poiché non aveva capito come fossero fatti i libri, desiderava correggerle quando dicevano che la storia era finita felicemente (Lola era un’abbreviazione di una parola spagnola che significa “piange”, e questo è successo in Spagna). Non è dunque una cosa meravigliosa? Questo bambino di un anno e mezzo era in grado di seguire una conversazione e aveva la sua propria interpretazione. In questa fase, un bambino usa due o tre parole per esprimere un’idea intera. Se ci interessa questa età, si dovrà educare i bambini fin dalla nascita.
Mi ricordo di un’altra volta in cui due bambini stavano a casa mia, uno di tre anni e l’altro di un anno e mezzo. Di solito la mattina mi alzavo presto, quando gli altri dormivano ancora. I bambini erano liberi di alzarsi quando volevano a casa mia. Il bambino di un anno e mezzo un giorno si è alzato e si è unito a me: era molto serio e continuava a dire “uova, uova” e io pensavo che volesse fare colazione, ma poi, ha iniziato a dirmi “vermi, vermi”. Beh, sarebbe stata una colazione alquanto bizzarra! Quindi, sono stata paziente. Il bambino aveva capito che gli volevo venire incontro, ma avevo bisogno di capirlo. Ha iniziato a pronunciare il nome di sua sorella; poi mi sono ricordata che il giorno precedente, sua sorella aveva disegnato un ovale, e che quando aveva disegnato il contorno lo aveva riempito con linee rette. Quando lo voleva fare anche lui, la sorella era però stata troppo impaziente e non glielo aveva permesso. Allora aveva preso l’occasione per venire a chiedermelo, quando tutti gli altri dormivano. Gli ho dato i materiali e l’ho aiutato a disegnare l’ovale. Era molto felice e ha iniziato a riempire il suo disegno con linee ondulate che chiamava “i vermi”. Quando proviamo a capire gli sforzi del bambino gli siamo davvero utili, perché soffre molto quando non riesce a farsi comprendere e questa sofferenza ha grandi conseguenze. Se i bambini sono liberi, possiamo vedere che fin da subito provano questo grande desiderio non solo di mangiare e giocare, ma di fare qualcosa che li elevi. I bambini usano spesso la stessa parola per molti motivi diversi. Ad esempio, “bianco” per una bambina indicava un colore, ma poiché indossava un vestito bianco per occasioni speciali, rappresentava anche una festa o una vacanza o qualsiasi cosa bella. Se correggiamo un bambino, dobbiamo farlo con molta delicatezza. Dobbiamo essere suoi interpreti, deve essere il nostro primo atto di carità verso l’essere umano. È un aiuto psichico e spirituale per questo bambino che è così vicino al momento trionfante in cui tutto il linguaggio verrà a lui come un’esplosione improvvisa. Gli psicologi hanno calcolato che apprende da una a trecento nuove parole in una settimana: il bambino diventa più ricco da un momento all’altro, una volta superato il tristissimo momento in cui era in grande difficoltà nel farsi capire. Quel difficile momento era la vigilia del suo trionfo.
Questa esplosione è il risultato di una lunga preparazione. Altrimenti, un bambino non potrebbe essere improvvisamente capace di usare centinaia di parole nuove nell’arco di una settimana. Questa esplosione avviene prima con i suoni e poi, un po’ più tardi, con l’esplosione nei nomi, infine arriva l’esplosione dell’intera lingua, con tutta la sua complessa grammatica – i prefissi, i verbi, le coniugazioni e così via. Tutto è al suo posto giusto.
E così il linguaggio è completo. Il linguaggio è stato inventato per permetterci di esprimere il lavoro dell’intelletto. Il bambino possiede una lingua che è cresciuta perfettamente da qualcosa che si stava formando dentro di lui. In questa fase, la lingua sembra nascere nella sua completezza, proprio come il bambino – che per tanto tempo si stava formando a partire dall’embrione – è nato improvvisamente completo, con unghie, capelli, piedi e così via. Allo stesso modo, il linguaggio si crea nel bambino. È un miracolo della creazione, una costruzione interiore. Per questo motivo, la lingua fa parte dell’organismo psichico di ogni individuo e nasce dagli sforzi che il piccolo compie nei primi due anni di vita, durante i quali è completamente inconscio, poi è in parte cosciente, e poi sempre più cosciente finché finalmente riceve questo grande dono della lingua.
Se noi adulti non avessimo il linguaggio e quindi non possedessimo nessuna capacità in grado di farci comunicare tra di noi, il mondo sarebbe un posto molto diverso. Ognuno di noi riceve dalla natura questo dono, questo potere che permette di sviluppare un linguaggio. Otteniamo tutti il linguaggio nello stesso modo. È come una costruzione embrionale vivente. Uno volta che possediamo il linguaggio, possiamo usarlo per fare molto. Lo riceviamo dalla natura come se fosse un dono vivente.
Perché il bambino non nasce con un linguaggio già sviluppato? Perché non può dire subito, “Buongiorno mamma, buongiorno, papà. Sono così felice di stare con voi”? Perché il linguaggio non esiste in natura, è un prodotto dell’uomo: in origine il genere umano non aveva una lingua, che è stata creata in un lungo periodo di civiltà. Il linguaggio dell’ambiente in cui nasce un bambino, mettiamo per esempio il caso di Londra, è molto complicato e include parole come “bombe”, “ricostruzione” e “pianificazione urbanistica”: tutte idee molto nuove e specifiche di un determinato luogo.
Il bambino deve nascere senza linguaggio così da poter assimilare la lingua del suo ambiente. Assimilare una lingua completa è il compito dei suoi primi due anni di vita. Che un bambino sia nato a Londra, a Pechino o a Parigi, deve acquisire la lingua che lo circonda. Deve acquisirla con lo sforzo della natura stessa. Pertanto, il bambino non nasce con il potere di parlare, ma con la potenzialità di acquisire una lingua complicata con tutta la sua grammatica, fraseologia e sintassi. La assorbe, con tutta la sua complessità. Le regole grammaticali sono una parte essenziale della lingua. Sebbene la lingua si arricchisca continuamente con nuove parole, la grammatica deve essere fissa.
Parliamo bene la nostra madrelingua perché portiamo dentro di noi l’ordine delle parole e i loro suoni grazie a un processo che si compie nel primo anno della nostra vita. Tutto accade quando il bambino è inconscio e poi quasi cosciente. A volte si pensa che in questa fase che non stia accadendo nulla, mentre per tutto il tempo sta avvenendo un processo essenziale per la vita di ognuno di noi. Se parliamo in modo chiaro, rispettando la grammatica, lo dobbiamo a questo periodo di sviluppo inconscio.