Quando i bambini si normalizzano serve un nuovo tipo di insegnante che possa favorire questa normalità. La prima cosa che questa figura deve fare è preparare l’ambiente sistemando il materiale perché sia in perfetto ordine. L’ambiente deve essere attraente, così da piacere anche ai bambini. L’insegnante si aspetta che i bambini siano ordinati, quindi deve esserlo lei per prima. L’insegnante stessa deve essere ben curata e ben vestita. Deve essere pulita e in ordine e fare parte del fascino dell’ambiente. Le insegnanti devono essere donne ed essere più ordinate possibile anche quando sono da sole a gestire dei bambini dai tre ai sei anni. Devono fare qualcosa quasi di mistico e attrarre queste piccole anime.
Anche le madri devono farlo. Non devono solo rendersi attraenti per la società e per i loro mariti, ma anche per i loro bambini. Quando si vestono bene per un’occasione mondana devono andare a farsi vedere dai loro figli che sono molto contenti di vedere le loro madri apparire così belle e le ammirano in modo sincero.
L’insegnante deve anche capire che l’ambiente appartiene ai bambini. Non è suo solo perché è l’insegnante. L’ambiente stesso aiuta i bambini piccoli a padroneggiarlo. Ciò che manca alla società è un luogo in cui i piccoli non siano repressi, ma abbiano invece i mezzi per svilupparsi. L’insegnante deve aiutare i suoi bambini a essere indipendenti e a mantenere da soli l’ambiente ordinato. Deve essere molto orgogliosa nel vedere tutti questi bambini diventare normalizzati, e il suo maggior orgoglio è rendersi conto che non c’è più bisogno di lei. La sua massima realizzazione è poter affermare: “I bambini possono fare tutto da soli, non hanno bisogno di me. Questi bambini sono diversi perché li ho trattati nel modo giusto. Ho liberato queste energie vitali, per cui ora possono andare avanti ed espandersi mentre io posso ritirarmi sempre di più sullo sfondo”. Chi lo può affermare è una grande insegnante, è un’insegnante di vita.
Prima di tutto serve il fenomeno della concentrazione, poi i bambini si calmano, muovono le loro mani solo quando lavorano. Un bambino che si concentra non disturba gli altri. L’insegnante deve riconoscere il primo momento di concentrazione e non disturbarlo. L’intero futuro dipende da questo momento quindi l’insegnante deve essere pronta a non interferire. E non è facile, perché deve intervenire continuamente prima che i bambini siano normalizzati. Generalmente un’insegnante interferirà quando un bambino sta lavorando, per cui andrà a vedere cosa sta facendo e gli farà i complimenti. Ma si tratta di un’interruzione, così come lo è il fatto che un’insegnante va correggere un bambino, anche se ben intenzionata. Intervenire quando il bambino è disobbediente, non è un’interruzione, ma lo è disturbare il bambino per indagare cosa stia facendo. Una volta persa la concentrazione, è finita, quindi non interferite mai quando un bambino sta lavorando da solo. Non preoccupatevi se sta facendo degli errori: non dovete correggerlo in questo momento. L’importante non è che il bambino stia maneggiando bene il materiale ma che il materiale abbia attirato la sua attenzione. Il bambino si corregge da solo ripetendo l’esercizio, o a volte anche in corso d’opera. Se interferite, l’interesse del bambino finisce: l’incantesimo di autocorrezione viene spezzato. È come se il bambino dicesse “Ero dentro a me stesso, mi hai chiamato ed è tutto finito. Ora non mi importa più di questo materiale”. Un bambino non ha bisogno di essere elogiato, l’elogio spezza l’incantesimo. Al bambino non interessa del materiale in sé: lavorare con il materiale scatena una grande energia interiore, la normalità, e interferendo interrompereste il ciclo dell’attività.
L’insegnante deve essere molto sensibile e pronta a riconoscere questo fenomeno della concentrazione nel momento in cui si verifica: si deve trattenere dall’interferire e dal correggere. Se la correzione è necessaria deve dare la lezione indirettamente e in un altro momento, non nel momento della reale concentrazione. Questo è il momento della conquista, il momento in cui il bambino istruisce se stesso a seconda dei propri stimoli naturali. La costruzione avviene attraverso l’esperienza all’interno dell’ambiente e attraverso gli esercizi con il materiale. Se i bambini vengono corretti in questo momento si disturba il processo di costruzione. Si possono correggere i più piccoli solo quando sono ben formati, anche se anche allora non è necessario, perché il piccolo si accorge da solo dell’errore.
Il lavoro dell’insegnante consiste nel guidare i bambini verso la normalizzazione, verso la concentrazione. È come il cane pastore che va dietro le pecore smarrite, evitando che si allontanino troppo. L’insegnante ha due compiti: condurre i bambini alla concentrazione e aiutarli nel loro successivo sviluppo. E per favorire lo sviluppo, specialmente nel caso dei bambini piccoli, non bisogna interferire. Ogni interruzione ferma l’attività e blocca la concentrazione. Ma non applicate la regola della non interferenza quando i bambini sono ancora preda dei loro diversi comportamenti disobbedienti: non permettete che si arrampichino sui davanzali o sui mobili. In questa fase dovete intervenire ed essere come poliziotti. Il poliziotto deve difendere i cittadini onesti da chi li disturba, per cui l’insegnante non solo deve evitare di interferire quando un bambino si sta concentrando, ma deve anche fare in modo che non venga disturbato. Fate quello che volete con il resto della classe, in base a quanto avrete appreso o quanto vi suggerisce il buon senso. Non ha importanza perché questa fase non è importante. Interferite per fermare i disturbi. Per fermare un comportamento scorretto, non dobbiamo punire, sgridare o ammonire. Possiamo chiedere al bambino di venire a raccogliere dei fiori in giardino o offrirgli un gioco o una qualsiasi altra attività di suo gusto. Quindi lo possiamo far divertire: dopo un po’ qualcosa si scaturirà anche dalla sua anima, si concentrerà e avrà una nuova vita. Diventerà normalizzato.
Dobbiamo aspettare pazientemente. Non ci vorrà molto perché la natura spinge il bambino verso il giusto tipo di attività. In seguito, l’ambiente deve essere adeguatamente preparato per lo sviluppo infantile. La disobbedienza sparisce e i bambini iniziano a lavorare nel modo giusto.
Non potete fare niente quando i bambini sono disordinati. Se avete una classe intera non potete dedicare una particolare attenzione a ogni alunno ma potete raccontare loro una storia, farli cantare, fare esercizi di gruppo (muovere le sedie senza fare rumore, portare un bicchiere d’acqua senza versarla). Potete anche lasciare che i bambini vedano chi fa meglio queste cose perché, anche se la competizione è negativa, in questa fase non importa. Una volta che sarà arrivata la concentrazione, la competizione sparirà comunque perché i bambini saranno interessati al lavoro. Quindi se la competizione serve a finalità pratiche non abbiate paura a sfruttarla. Quando i bambini sono ancora deviati non ha importanza, e tutto si correggerà una volta giunta la concentrazione. Possiamo ricorrere a qualsiasi mezzo per attrarre l’attenzione dei bambini. Le attività attirano la loro attenzione, per cui proponete loro qualcosa da fare; attraeteli con la dolcezza. Sappiamo a cosa stiamo puntando. Sappiamo che questa energia esiste dentro i bambini e li spinge a fare esercizi che sono necessari per il loro sviluppo. È la natura che porta i bambini al punto di concentrarsi, non siamo noi. Noi siamo d’aiuto nel momento in cui comprendiamo questo concetto e diamo ai bambini degli esercizi che li portano ad acquisire un maggior controllo. Dobbiamo fornire loro qualsiasi cosa che accenda un interesse immediato.
L’insegnante deve avere dignità, oltre che eleganza, deve essere superiore e non solo un’amica come accade nelle scuole di oggi. L’insegnante e i bambini non sono uguali. Ci sono abbastanza bambini nella classe, non c’è bisogno che diventi una di loro. I piccoli non hanno bisogno di un compagno, ma di una persona matura. I bambini devono ammirare l’insegnante per la sua importanza. Senza un’autorità, non hanno nessuno che li guidi. Hanno bisogno di questo sostegno. Se li accarezzate o li baciate, fatelo con dignità: i piccoli non devono essere legati all’insegnante (altrimenti non possono essere indipendenti), ma devono fidarsi di lei. I bambini devono essere legati al materiale. La dignità non deve essere scambiata per arroganza: significa essere superiori. L’adulto deve essere superiore ai bambini perché ha vissuto più a lungo.
I bambini sanno che in questo ambiente attraente sono liberi di scegliere le proprie occupazioni e che c’è una persona, piena di dignità ed eleganza, che è lì per guidarli. Un poeta inglese ha scritto che l’insegnante dovrebbe essere come un angelo, protettiva, dolce e piena di dignità. Accanto a lei, i bambini sentiranno un senso di sicurezza. L’insegnante deve incarnare la perfezione.
Ne Il segreto dell’infanzia, Montessori descrive questa stessa bambina, che ha ripetuto l’esercizio con i cilindri per quarantadue volte nonostante gli sforzi degli altri per distrarla, sia cantando che sollevando la poltrona in cui era seduta. Montessori scrive che quando la bambina finì il proprio lavoro, sorrise felice, “come se uscisse da un sogno”.