CAPITOLO 25

L’educazione espansiva

La conoscenza del bambino è legata al presente. Il bambino piccolo ha una mente assorbente, che diventa sempre più cosciente. La mente assorbente dei bambini piccoli può assorbire qualsiasi cosa, nel senso più ampio. La natura dà questo potere nascosto e universale ai bambini piccoli. Le differenze tra gli uomini non vengono all’inizio della vita, ma con le opportunità che hanno in seguito. Il progresso viene con le scoperte, con le costruzioni immaginative. Dall’inizio della vita, dobbiamo dare al bambino la visione e le opportunità di essere attivo.

22 novembre 1946


Molti psicologi moderni sono fermamente convinti che i bambini sotto i cinque anni non siano pronti per andare a scuola, eppure non sanno nulla di questa fascia d’età. Osservano dei bambini tra i cinque e i sei anni e, non sapendo nulla di queste creature psichiche, li trovano molto brillanti e colti. Ed è un tratto incredibile e straordinario, perché tutte queste capacità sono state acquisite anche senza bisogno di un insegnante. Perché allora i bambini di questa età sanno così tanto? C’è un diffuso pregiudizio contro l’idea di trasmettere delle conoscenze a questa età, perché si è convinti che sia necessario procedere con calma e prudenza, visto che si considera che la mente del bambino sia passiva. Quando a cinque o sei anni il bambino va a scuola possiede già molte conoscenze, ma cerchiamo di impartirgliene altre. Più lavoriamo con questi bambini, più ci rendiamo conto che dobbiamo proporre loro delle attività che prima non ci saremmo mai immaginati. I bambini sono a livelli molto diversi: chi vive in una famiglia colta, nella quale può passare del tempo con degli adulti, ha un livello di conoscenza diverso da chi vive in un altro ambiente. Chi proviene da una famiglia molto intellettuale ha una cultura molto reale. Vi ho detto, ad esempio, come i bambini di cinque anni conoscano molte, molte parole: le sentono pronunciare intorno a loro e grazie alla natura le assorbono e le usano. Sono in grado di imparare poesie a memoria senza che venga loro insegnato. Non solo imparano nuovi vocaboli, ma acquisiscono anche diverse conoscenze che raccolgono qua e là, come possono, perché non vengono fornite loro in modo ordinato. Secondo Stern33 – non vi citerò le sue esatte parole, perché non ho il libro con me – a questa età i bambini sembrano aver ricevuto dalla natura una missione che li spinge ad assorbire elementi culturali e iniziare a connettersi con tutti i diversi aspetti della società che li circonda. Un uomo nato all’inizio del secolo oggi avrebbe quarantasei anni. Avrebbe vissuto guerre, bombardamenti e l’avvento della bomba atomica. Il mondo di oggi è molto diverso da quello in cui è nato.

Un neonato deve essere incosciente – deve avere la possibilità di formare le proprie costruzioni mentali – perché senza questa facoltà il genere umano non potrebbe adattarsi a nessun ambiente. I bambini nati molto tempo fa vivevano in un ambiente tranquillo e restavano calmi e indifferenti davanti a ogni condizione. Le donne non sapevano leggere, perché era considerato un peccato. Tuttavia, un bambino può costruire. Non ha paura delle condizioni in cui si trova. Chi nasce nel mondo di oggi non ha paura delle automobili e degli aeroplani, perché appartengono al mondo in cui vive e non riesce a capire nient’altro. La sua conoscenza è attaccata al presente. Questi bambini non lo considerano uno studio: assorbono semplicemente tutto ciò che li circonda senza avere un atteggiamento critico. Conoscono solo il presente, non il passato, e solo il presente assorbono. All’inizio, il bambino ha una mente assorbente: man mano acquista una sempre maggiore coscienza, ma può sempre contare su questa capacità, che gli dà gioia e soddisfazione. Questa mente assorbente è come una fiaba psicologica, come se mi trovassi su un altro pianeta e vedessi persone felici che sono diventate molto colte senza affaticarsi mentalmente. Potrei chiedere loro di mostrarmi le loro scuole e università, che devono essere meravigliose, a giudicare dal loro livello di cultura e conoscenza, ma mi risponderebbero che non ce ne sono, che non fanno altro che giocare e che assorbono tutta questa cultura in modo automatico. Sembrerebbe assurdo e meraviglioso. I mistici sostengono che è così che sono le menti degli angeli, ma in realtà persone così esistono davvero, e sono i bambini.


I bambini hanno questa mentalità, eppure gli psicologi concordano nel negare assolutamente l’intelligenza dei più piccoli, concludendo che prima dei sei anni di età non devono andare a scuola, perché non riuscirebbero a capire nulla. Abbiamo fatto questa emozionante scoperta, supportata da centinaia di prove, che la mente assorbente del bambino possa assorbire qualsiasi cultura, in qualsiasi periodo di tempo. La natura dona ai neonati questo potere nascosto e universale. Così come i bambini imparano a parlare prima che venga loro insegnato a scuola, così assorbono ogni elemento presente nel particolare ambiente in cui si trovano. È qui che ha origine l’ingiustizia sociale: alcuni sono poveri, altri ricchi e alcuni sono una via di mezzo fra questi due estremi. Dopo la nascita, il piccolo accoglie tutto ciò che lo circonda e, in questo modo, si adegua alla cultura della determinata condizione storico-sociale in cui si trova. Un bambino può avere l’opportunità di assorbire mille parole, un altro tremila e un altro cinquemila: c’è grande differenza. Uno ha l’opportunità di imparare molte cose, un altro molte meno. Ciò significa che bambini diversi si arricchiranno in misura maggiore o minore a seconda di ciò che li circonda. Nei neonati è presente questa grande energia che non prendiamo in considerazione, ma che deve essere indirizzata nel miglior modo possibile – perché le differenze tra gli uomini non hanno origine all’inizio della vita, al momento della nascita, ma sorgono in seguito, dalle opportunità. La questione è quindi come offrire ai bambini le opportunità migliori. Non possiamo iniziare a impartire lezioni a bambini di tre o quattro anni, perché non ci ascolterebbero. Ai bambini non possiamo dare niente: devono prendere tutto da soli. E da questo punto di vista siamo ignoranti e ciechi, perché non sappiamo cosa piacerà al piccolo. Per cui offriamogli un aiuto limitato. Ma i bambini cercano qualcosa di eccezionale. La grandezza li affascina. Amano ascoltare gli adulti che parlano tra loro e scoprire tutto ciò che dicono. Prendono quello che possono e assorbono la cultura che li circonda.

Commettiamo un grave errore nel pensare che i piccoli siano esseri inferiori, privi di intelligenza. Siamo convinti di dover instillare nella loro mente questa o quella conoscenza. La povera madre non capisce. Quando a Natale regala al suo bambino dei giocattoli, gli racconta che sono da parte di Babbo Natale (o di una vecchia signora34), poi all’improvviso si rende conto che suo figlio è troppo cresciuto perché lo possa ingannare ancora e gli racconta che era una favola. Il bambino potrebbe risponderle che lo sapeva da tempo, ma che si era prestato all’inganno perché sapeva quanto la rendeva felice. È così che comunichiamo con i bambini piccoli. Nei primi anni di vita, imparano a riconoscere tutto ciò che li circonda: oggetti, immagini, il modo in cui funzionano le cose. A due anni sono profondamente interessati alle cose più piccole, che a malapena si riescono a vedere. È interessante notare che la loro curiosità ha bisogno di una qualche difficoltà da superare35. Per destare il loro interesse, le cose devono essere un po’ diverse dall’ordinario, devono richiedere uno sforzo. E dopo la curiosità per le cose più piccole cosa c’è? La curiosità per le cose che non sono presenti, che esistono in un altro mondo. I bambini sono interessati all’intangibile, all’invisibile, tanto che l’immaginazione è caratteristica di questa età. I piccoli hanno osservato tutto l’ambiente esterno e ora iniziano a guardare altrove: comprendono il linguaggio e ciò di cui parlano gli adulti. Se si studia l’intelligenza umana, si nota che è essenzialmente immaginazione, e se si guarda alla storia dell’umanità si vede che è così fin dal principio. L’uomo non solo ha una percezione rigorosa dell’immediata realtà che ha di fronte, ma usa anche la propria immaginazione. Molto tempo fa, gli uomini consideravano il sole qualcosa di mistico e grande. Oggi, gli europei visitano il Grand Canyon con un senso di curiosità, ma senza alcuna percezione mistica, mentre gli indigeni che vi abitano restano per ore in meditazione perché nella natura vedono la grandezza di Dio. Pensate poi alla mucca, un animale così mite e tranquillo, che ci dà così buon latte. La consideriamo un animale utile, ma in India è considerata sacra: non si pensa che esista a vantaggio del genere umano. In altre culture, sono gli alberi a essere sacri: si tratta sempre di sentimento, immaginazione, come se avvertissimo l’atmosfera psichica della natura. Ne abbiamo la prova studiando la preistoria: le pitture rupestri di quel tempo non rappresentano solo ciò che vide l’artista, ma anche il suo mondo interiore. Quello che aveva visto aveva stimolato la sua immaginazione. Queste pitture rupestri sono state dipinte migliaia di anni fa, ma le ammiriamo ancora oggi. Chi le ha create non ha mai frequentato una scuola d’arte, né ha potuto acquistare tempere e materiali in un negozio, eppure è riuscito comunque a esprimere ciò che sentiva. Questi artisti non avevano dei maestri: erano i primi, e ciò che hanno realizzato deriva dalle loro capacità, dalla loro immaginazione. È stato un processo creativo, avvenuto nella loro interiorità. Grazie all’immaginazione, l’uomo riesce a compiere attività più utili. L’intelligenza umana funziona così. L’uomo cresce, passo dopo passo, man mano che si realizzano sempre più opere. C’è sempre una voglia di scoperta, che è un innegabile istinto insito nel genere umano. Se non fosse così, saremmo come gli animali. L’uomo è dotato di questa energia speciale che gli permette di vedere più di ciò che gli sta intorno, e dobbiamo renderci conto che vale anche per il bambino: è in grado di comprendere più di quello che si presenta ai suoi occhi e quindi nel suo ambiente non ci devono essere pochi stimoli. Nei suoi primi anni di vita, ha già avuto modo di osservare il mondo che lo circonda, ha già un grande potere di costruzione mentale. Dobbiamo mettergli a disposizione degli elementi culturali importanti offrendoglieli come se fossero dei doni, proprio come fecero i Re Magi con Gesù Bambino, al quale ognuno portò le ricchezze del proprio paese. Dopo aver fatto ai bambini questo dono dobbiamo farci da parte, così che possano scegliere ciò che vogliono. Solo così potremo rendere omaggio alla realtà.

Si deve rendere omaggio ai bambini, ai bambini reali. Non si tratta di una fiaba, di uno spettacolo o di un film – forme di intrattenimento che, sebbene siano emozionanti e piacevoli, non portano ad alcun reale progresso. Stesso discorso vale per i giocattoli: da questo tipo di gioco non si sviluppa nulla. Il semplice piacere non è in grado di espandere le nostre energie e le nostre potenzialità, ma lo sforzo individuale sì. L’unico modo per elevarci consiste nel dare fondo a tutti i nostri sforzi e le nostre conquiste. Dobbiamo conquistare tutto, dal movimento coordinato al piacere mentale. L’uomo è un conquistatore per natura, e i suoi successi sono preziosi per la storia dell’umanità, perché il progresso si basa sulle scoperte, su ciò che è stato costruito grazie all’immaginazione. Se si guarda alle varie civiltà, si può constatare che non soltanto il genere umano è arrivato a padroneggiare l’uso delle proprie mani, ma ha anche fatto un enorme sforzo mentale. Pensiamo alle teorie filosofiche, agli ideali, alle scoperte fatte – non sono che testimonianze. L’uomo non ne ha mai abbastanza ed è questo l’eterno dono che la natura gli ha concesso. La scienza è riuscita a progredire perché l’uomo aveva una visione. Ma cosa si fa dopo averla resa realtà? Una teoria può essere soppiantata da un’altra, non si tratta di un progresso lineare. Vediamo all’opera la grande “palestra dello spirito umano”. Il bambino è all’origine di ogni essere umano e ha ricevuto questo tipo di intelletto come dono da parte dalla natura. Deve iniziare questo percorso ascendente: se vediamo che è complicato e confuso quanto il nostro, dobbiamo dargli una mano. Non possiamo fargli sprecare il suo grande potenziale e lasciare che trovi da solo la propria strada, con la speranza che da grande faccia grandi scoperte. Dobbiamo fargli da guida, perché questo genere di aiuto non potrà provenire dall’educazione scolastica, come pensavamo.


Quando gli si impartisce una lezione, il bambino rimane passivo, e questo fa sì che non si prepari a essere utile al progresso sociale. Forniamogli un punto di vista e diamogli l’opportunità di mettersi alla prova, fin dai suoi primissimi giorni. Questo straordinario bambino ha grandi potenzialità: può assorbire conoscenze dall’ambiente per se stesso, ma è qualcosa che deve fare da solo: il nostro compito consiste nel preparare un ambiente che gli dia modo di assorbire ciò che gli serve per svilupparsi, assimilare nuove conoscenze in modo ordinato, con una direzione chiara, dando tutto se stesso. Il piccolo deve scegliere ciò che rientra nelle sue possibilità, ciò che gli dà piacere e ciò che gli è utile. Ha una guida inconscia e un’esigenza interiore: la natura lo spinge a conoscere sempre di più. Dobbiamo fornire al bambino un aiuto alla vita, allo sviluppo e all’adattamento all’ambiente in cui dovrà vivere. Osserviamolo e restiamo pronti ad aiutarlo, se necessario. Mettiamo a sua disposizione i fondamenti principali e poi lasciamolo libero di pensare in autonomia. Quando sceglie per se stesso, dà fondo a questa indipendenza. L’indipendenza funzionale il piccolo la raggiunge come prima cosa, imparando a lavarsi e vestirsi, poi deve acquisire anche l’indipendenza intellettuale, scegliendo ciò di cui la sua mente ha bisogno ed esercitandosi fin quando ne avverte la necessità. Se fai sedere il bambino e gli insegni, ad esempio, che il fuoco brucia e il ghiaccio è molto freddo, gli trasmetti delle conoscenze che ha già. Se il piccolo ha già in sé una qualche grandezza, la si deve espandere. Dobbiamo aiutarlo ad allargare le sue conoscenze, fornendo un aiuto alla vita, preparando l’ambiente con tutto il necessario e lasciando che il bambino agisca secondo le leggi della natura.

Lezioni da Londra 1946
Lezioni da Londra 1946
Maria Montessori
Raccolta delle lezioni tenute a Londra nel 1946 diventate le basi dei corsi 3-6 dell’Association Montessori Internationale. Una pietra miliare nel mondo della pedagogia. Quello del 1946 fu il primo corso di formazione tenuto in Europa da Maria Montessori, dopo il suo lungo esilio in India durante la Seconda guerra mondiale.Lezioni da Londra 1946 raccoglie le lezioni, appunto, tenute a Londra sei anni prima della sua morte, in cui la famosa pedagogista parla con la saggezza di chi ha trascorso una vita a studiare non solo la prima infanzia, ma l’intero sviluppo dell’essere umano.Queste conferenze rappresentano una pietra miliare nel mondo della pedagogia, essendo diventate le basi dei corsi 3-6 dell’AMI, l’Association Montessori Internationale. State attenti – l’animo di un bambino è come uno specchio brillante sul quale ogni respiro può creare un’ombra.Maria Montessori L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, primarie, secondarie e superiori in tutto il mondo.