CAPITOLO 1

L’educazione come aiuto alla vita

Londra è il primo luogo dove la dottoressa Montessori offre un corso di formazione completo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Gli orrori e le tribolazioni di questa guerra sono ancora molto freschi, e la Montessori sostiene, ancora più fortemente che mai, che l’umanità ha bisogno di guardare ai suoi bambini per avere aiuto a cambiare il mondo. Dobbiamo riorientare noi stessi e i nostri cuori. Un piano di educazione può aiutare a sviluppare la grandezza dell’uomo.

3 settembre 19461


I tristi eventi degli ultimi anni ci hanno fatto sentire più vicini agli altri. Ora più che mai, la nostra speranza è che l’educazione possa offrire un aiuto per migliorare le condizioni del mondo e incarnare una speranza per il futuro dell’umanità. Finora si era sempre parlato dell’istruzione come di una questione come tante altre, priva di particolare importanza: la si considerava avulsa dal contesto sociale perché era un ambito che si occupava solo di bambini piccoli, di giovani alunni – persone non ancora considerate veri cittadini, né parte attiva della società. Oggi consideriamo l’educazione in modo diverso, la consideriamo qualcosa di essenziale e dotata di un grande potere, necessario per ricostruire il mondo.


Sì, sembra che le persone si siano finalmente persuase – l’idea è nell’aria – che per creare un mondo migliore sarà necessario guardare ai bambini. È la prima volta che un’idea simile si diffonde fra uomini e donne di tutto il mondo. Abbiamo sempre saputo che i bambini hanno bisogno degli adulti, per esistere e per svilupparsi. Ma potremmo essere noi ad avere bisogno dei bambini? Potrebbe essere la nostra società ad averne bisogno? Quest’idea non è mai stata concepita dalla mente dell’uomo. In passato, e specialmente nel recente passato, le persone e la società si sono impegnate affinché le condizioni di vita dei bambini fossero sempre migliori e sempre più adatte a sostenere il loro sviluppo, ma nessuno ha mai pensato che potessimo essere noi ad avere bisogno dei bambini! Sarebbe stata considerata assurda anche solo l’idea che i bambini costituissero una speranza per un futuro migliore!


Se è potuto succedere forse è perché uomini pacifici e dotati delle migliori intenzioni hanno davvero cercato di creare un mondo dove la pace potesse regnare. E non ci sono riusciti. Pensate a quanto duramente l’umanità ha tentato di realizzare questo ideale di pace, quanti principi morali sono stati teorizzati. Per secoli si è ripetuto il comandamento “Amatevi l’un l’altro”, e non si è giunti alla pace. È come se servisse qualcosa di più. Le mie idee sono nate da questo desiderio di pace, fraternità e umanità che ancora non è diventato realtà. Manca qualcosa, qualcosa che ancora non conosciamo e che dobbiamo tentare di scoprire. Ci sentiamo quasi in ansia all’idea di non averlo ancora trovato. Si tratta forse di una nostra mancanza? O è una mancanza dei nostri nemici? O dell’intera umanità? E così restiamo tutti insoddisfatti, in cerca di risposte.


Alla fine, tutta l’attenzione della nostra epoca è arrivata a concentrarsi su una sola cosa, il bambino. Non a caso l’infanzia al giorno d’oggi viene considerata molto diversamente rispetto a un tempo. Concentrandoci sul bambino – sul suo mistero, sulla sua luce, sull’aiuto che ci può dare – abbiamo scoperto cosa mancasse all’umanità. In passato l’atteggiamento dominante prevedeva di trattare i bambini come se avessero bisogno della nostra pietà, della nostra carità e del nostro aiuto, ma relegandoli a un tale ruolo abbiamo dimenticato di considerare quanto fossero importanti per la nostra salvezza. In passato, la civiltà agiva per il benessere degli adulti. I bambini rimanevano esclusi dalla società: non erano considerati al pari degli altri cittadini e le leggi della giustizia sociale non li consideravano. La democrazia, quella democrazia per la quale abbiamo combattuto un’altra guerra, quella democrazia che regge la maggior parte del mondo, non esiste per i bambini.


Avete mai sentito dire – in qualsiasi parte del mondo – che il bambino deve beneficiare di questa democrazia e di questa giustizia? La civiltà è fatta per l’adulto. Quando i governi si scontrano o si vincono delle guerre, si parla di diritti – diritti umani, diritto a migliori condizioni di vita, diritto a una vita migliore – ma si tratta di una vita migliore per gli adulti, non per i bambini. Non si pensa mai ai bambini.


Io penso che l’errore sia che limitiamo la nostra definizione di essere umano e di cittadino solo agli adulti. Ma è giusto che sia così?

Pensate al mito di Pigmalione, lo scultore che si innamorò della propria creazione: l’amava così tanto da riuscire a darle vita. È quello che facciamo oggi quando ci ritroviamo a pensare al nostro governo come a una statua che improvvisamente si è animata. Eppure questo succede solo nei film: qualcuno crea una macchina, questa prende vita e inizia a comportarsi in modo mostruoso perché è priva dell’anima. Si tratta di un’altra zona d’ombra delle nostre menti. L’umanità si comporta in modo mostruoso quando gli adulti, assetati di sangue, si abbandonano a un continuo massacro2. Ma non si tratta di qualcosa che succede all’improvviso, e neanche nel giro di un’ora o di un mese: è solo dopo anni di fatiche e di lotte, anni di costruzione della propria personalità, che i bambini raggiungono l’età adulta e diventano più crudeli dei mostri rappresentati nei film.


Nell’affrontare la questione della guerra, dobbiamo quindi considerare il periodo di tempo in cui restiamo esclusi dalla società, privi di diritti, perché forse è in questa fase che iniziamo ad assemblare il tanto temuto mostro. Forse l’umanità di cui hanno parlato gli idealisti in passato si può trovare nell’infanzia, perché è chiaro che è in questo periodo che si gettano le basi della personalità: appena nato, un bambino non è un uomo. Eppure è all’origine dell’uomo.


Una volta compreso questo passaggio, diventa imprescindibile cambiare le cose: dobbiamo iniziare a considerare il bambino parte della società. La formazione che porta a diventare adulti prevede diverse fasi, che dipendono dalle esperienze del singolo. Ed è su questo che ci dobbiamo focalizzare oggi: dobbiamo creare una scienza che studi in ogni sua fase questo processo di formazione dell’essere umano, che consiste nel bambino che – attraverso l’esperienza – forma l’uomo.


Questa nuova scienza sarà reale e incorporerà molte discipline, tra cui la psicologia infantile, che già si sta sviluppando. Lo sviluppo di questa scienza non dovrà avvenire in modo freddo, come studiamo botanica, zoologia o mineralogia. Non deve essere una ricerca scientifica fredda perché prevede il risveglio della coscienza umana, il riorientamento dei nostri ideali, la comprensione che su questo si basi la nostra speranza. Questa ricerca è destinata ad essere al centro della consapevolezza di tutti – a differenza della botanica, della zoologia o della mineralogia, che sono considerate interessanti solo da un numero limitato di persone.


Infatti, se studiamo il bambino, facciamo appello all’intera umanità, perché i bambini entrano a far parte della vita di tutti. Ovunque esista l’uomo, nascono i bambini. Se facciamo sì che l’amore e l’attenzione di tutti sia rivolta ai bambini è perché quei bambini un giorno saranno adulti: adesso sono solo all’inizio del loro cammino, ma si tratta degli stessi adulti che per secoli hanno creato e continueranno a creare tutte le meraviglie della civiltà.


Se tocchiamo i bambini, tocchiamo l’umanità. È nostro compito far capire agli adulti che solo grazie ai bambini possiamo migliorare il genere umano. Dobbiamo renderci conto che il bambino è il costruttore dell’uomo: è sempre stato un enigma, una quantità sconosciuta, e il risultato di questa incomprensione è l’uomo adulto, con tutti i suoi difetti e le sue virtù, le sue debolezze e i suoi punti di forza. Non è stato il caso a formare gli uomini e le donne di oggi. È stato quel bambino sconosciuto, che in futuro dobbiamo imparare a conoscere. Oggi non possiamo capire – e tanto meno conciliare – l’umanità nella diversità delle sue idee e dei suoi gusti, ma comprenderemmo meglio l’essere umano se riuscissimo a capire il suo processo di formazione.

Ad oggi siamo tutti d’accordo sul fatto che le persone non si capiscono, per cui si cerca di promuovere un senso di fratellanza e l’utilizzo di una lingua comune, l’Esperanto, e si suggerisce ai governi di favorire gli scambi studenteschi, così che le persone possano capirsi meglio.

Eppure le guerre continuano. È chiaro che non è la strada giusta.


Se vogliamo capire l’uomo, dobbiamo prima capire come si forma l’uomo. Se c’è un momento nella vita in cui abbiamo tutti le stesse idee e parliamo tutti la stessa lingua, è il momento della nascita, perché i bambini sono tutti uguali, non ha importanza la loro etnia, né in quale parte del mondo siano nati. Ed è per questo che, se vogliamo raggiungere la pace e la conoscenza reciproca, è da questo momento che dobbiamo partire.


Ma oltre alla nascita c’è un’altra fase in cui siamo tutti uguali: l’infanzia. Quando si tratta di sviluppo infantile siamo tutti soggetti alle stesse leggi. È curioso, ma i bambini iniziano a parlare tutti alla stessa età, ma non importa se sono cinesi, indiani, africani o europei. Non potrebbe esserci un accordo più universale, è un miracolo comune a tutti i neonati, a prescindere dalla loro etnia.


Ma come può un bambino acquisire una capacità linguistica se non gli viene insegnata nessuna lingua? Come può formarsi delle idee ed esprimerle se non ha mai avuto un insegnante? Come può acquisire la propria strabiliante intelligenza se è così privo di consapevolezza, una volta venuto al mondo? Se vogliamo davvero osservare il rapporto tra la dimensione conscia della mente e quella inconscia – concetti che ad oggi sono al centro dell’interesse degli psicologi – dobbiamo considerare il bambino, che da uno stato di totale incoscienza si trasforma in un uomo dotato di idee e capacità. È lui il fulcro di tutto, è da qui che dobbiamo trarre ispirazione e speranza. Pensiamo al bambino dal punto di vista dei miracoli che compie: non c’è opera più grande della formazione dell’essere umano. Un senso di sorpresa, ammirazione e sete di sapere devono essere parte dell’umanità, che deve sviluppare un nuovo interesse focalizzato sulle conquiste del bambino.


Su che cosa si concentra oggi l’educazione? Sugli errori del bambino, che sono in realtà colpa nostra e finiscono per nascondere la vera grandezza dell’uomo. È su questa che dobbiamo concentrarci. I difetti dell’adulto hanno origine nel periodo dell’infanzia. Considerando i tremendi errori che commettono gli adulti, ci potremmo chiedere come mai tutte le meravigliose conquiste di cui siamo stati testimoni durante l’infanzia non proseguano anche nell’età adulta. Eppure, l’uomo è grande.

Basta guardare la civiltà per rendersi conto della grandezza di cui l’uomo è capace, eppure siamo concentrati sui suoi errori e sulle sue mancanze. La colpa è nostra: pensate a quante cose ha creato l’uomo – come la radio3, giusto per citarne una. Ogni oggetto in nostro possesso – non importa quanto piccolo – è stato creato dall’uomo. Continuiamo a volere sempre più invenzioni strabilianti, ma non pensiamo mai a chi le ha realizzate. Non lo consideriamo affatto. Anche se facciamo di tutto per migliorare il nostro benessere, ci focalizziamo solo sui difetti del genere umano e non lo consideriamo per il suo ruolo di creatore. Sostengo quindi che sia necessario riorientare i nostri cuori, concentrarci sulle creazioni dell’uomo e non sulle sue mancanze.


E questo stesso atteggiamento dobbiamo adottare nei confronti del bambino. Quando osserviamo il miracolo di un bambino che cammina non ci facciamo caso perché è un fatto quotidiano. Eppure correggiamo tutti i suoi piccoli peccati veniali. Quanto più piena e ricca sarebbe la vita se vedessimo il bambino in tutta la sua grandezza, in tutta la sua bellezza, invece di concentrarci sui suoi piccoli errori? Ci appaiono così grandi da svilirci perché ci focalizziamo sempre sulle bassezze. Il nostro obiettivo è quindi di studiare i più piccoli da questo nuovo punto di vista, con questa diversa consapevolezza, analizzandone le fasi e i miracoli, per capire come il bambino arrivi a formare l’uomo.


Questo sviluppo, questa forza miracolosa, ha bisogno del nostro aiuto. Ha bisogno di calore e comprensione. In una parola, Educazione.


L’educazione è l’aiuto che dobbiamo dare alla vita perché si sviluppi nella grandezza delle sue capacità. Il fine è di aiutare le incredibili forze che portano il bambino – che alla nascita è inerte, poco intelligente e poco comprensivo – alla grandezza propria della maturità.

Prima di tutto dobbiamo capire, seguendo il cammino dall’infanzia all’età adulta. Solo a quel punto potremo offrire il nostro aiuto, considerando che il fine della nostra educazione deve essere quello di aiutare l’uomo a sviluppare non i propri difetti, ma la propria grandezza.

Lezioni da Londra 1946
Lezioni da Londra 1946
Maria Montessori
Raccolta delle lezioni tenute a Londra nel 1946 diventate le basi dei corsi 3-6 dell’Association Montessori Internationale. Una pietra miliare nel mondo della pedagogia. Quello del 1946 fu il primo corso di formazione tenuto in Europa da Maria Montessori, dopo il suo lungo esilio in India durante la Seconda guerra mondiale.Lezioni da Londra 1946 raccoglie le lezioni, appunto, tenute a Londra sei anni prima della sua morte, in cui la famosa pedagogista parla con la saggezza di chi ha trascorso una vita a studiare non solo la prima infanzia, ma l’intero sviluppo dell’essere umano.Queste conferenze rappresentano una pietra miliare nel mondo della pedagogia, essendo diventate le basi dei corsi 3-6 dell’AMI, l’Association Montessori Internationale. State attenti – l’animo di un bambino è come uno specchio brillante sul quale ogni respiro può creare un’ombra.Maria Montessori L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, primarie, secondarie e superiori in tutto il mondo.