2. Tendenze umane
Ognuno di noi nasce con degli istinti o delle inclinazioni naturali: le tendenze umane orientano il nostro comportamento, le nostre percezioni e le nostre reazioni.
Capire perché nostro figlio mostra certi comportamenti – e quindi quali sono le sue tendenze umane standard – significa intuire e interpretare le sue esigenze, così da poterle soddisfarle in modo adeguato.
Alcune tendenze umane che si manifestano durante l’infanzia sono:
Orientamento
È il desiderio di sapere dove siamo, di familiarizzare con l’ambiente circostante e avere idea di quello che ci accade intorno. Quando visitiamo un luogo che non conosciamo cerchiamo di orientarci con punti di riferimento familiari, a volte addirittura chiedendo indicazioni e informazioni a chi conosce già il posto. Un bambino ha la nostra stessa esigenza: per aiutarlo, proviamo a creare dei segnali e dei rimandi che lo rassicurino.
Il mondo è uno scenario del tutto nuovo e privo di punti di riferimento per un bambino appena nato, eppure il piccolo può orientarsi grazie ad alcuni elementi familiari, come il tono di voce della madre e il suo battito cardiaco. Oltre a percepire questi suoni, nel grembo materno il bambino ha anche avuto modo di toccarsi la faccia e muovere i propri arti: anche le sue mani sono quindi un punto di riferimento importante, per questo dobbiamo renderci conto che lo stiamo privando di un elemento familiare quando gli facciamo indossare dei guanti o lo fasciamo in un modo che limita i suoi movimenti.
Altri punti di riferimento possono essere una giostrina appesa sopra al lettino, una foto messa nella cameretta del bambino, i vari mobili e l’idea che ogni stanza della casa abbia una determinata funzione. Crescendo, il bambino familiarizzerà con sempre più elementi, ma il volto e la voce di chi si prende cura di lui continueranno a servirgli come punto di riferimento per tutta l’infanzia.
Ordine
Siamo attratti dalla prevedibilità, e i bambini non fanno eccezione. Ordine e prevedibilità aiutano il neonato a orientarsi e sentirsi al sicuro, per questo è fondamentale che ci sia un posto per ogni cosa e che ogni cosa abbia il proprio posto. Il ritmo della giornata del piccolo deve essere prevedibile: facciamo attenzione a tenere la stanza in ordine e sviluppare una routine, anche inventando dei segnali che aiutino il piccolo a capire cosa lo aspetta. In casa ci devono essere aree diverse, ognuna adibita a una specifica funzione, che si tratti di mangiare, dormire, prendersi cura di sé, muoversi o giocare. Come ultimo passo possiamo infine sforzarci di rimettere sempre tutto al proprio posto.
Comunicazione
È comunicando che esprimiamo i nostri sentimenti e condividiamo le nostre esperienze, i nostri pensieri e le nostre necessità. Si tratta di una capacità che abbiamo fin dalla nascita: un bambino comunica con i gesti, il linguaggio del corpo, il pianto (sì, perché serve a farci capire che ha bisogno di qualcosa), i balbettii e, in un secondo momento, le parole. Inoltre, il piccolo ascolta quanto gli diciamo, lo assorbe e gradualmente inizia a comprenderne il significato. Siamo fin da subito programmati per una comunicazione a due sensi.
Per questo, possiamo comunicare con il piccolo a voce, con dei gesti, sorridendogli e prestando attenzione al nostro linguaggio del corpo. Anche il contatto fisico rientra nell’ambito della comunicazione, e quindi del messaggio che trasmettiamo a nostro figlio. Prestiamo attenzione al modo in cui il neonato cerca di comunicare con noi: ascoltiamolo, osserviamolo. Solo così potremo capire di cosa ha bisogno.
Esplorazione e attività
Siamo esploratori per natura: interagiamo con la realtà per capirla e dominarla. I bambini guardano, osservano, annusano, toccano, spostano, sbattono, lanciano: in una parola, esplorano. È così che capiscono come funzionano le cose. Il nostro compito come genitori è di fornire a nostro figlio ambienti sempre nuovi da esplorare con calma e in sicurezza.
Risoluzione dei problemi
L’esigenza di usare la mente matematica appartiene al genere umano, problem solver per natura. Spesso, senza saperlo, priviamo nostro figlio dell’opportunità di sfruttare questa competenza, per esempio quando gli diamo in mano un giocattolo invece di aspettare che il bambino faccia il gesto di prenderlo. Ci sembrerà assurdo, ma i neonati sono in grado di risolvere molti problemi: invece di aspettare di essere allattati possono usare i propri sensi dell’olfatto e della vista per cercare il capezzolo della madre o il biberon; così come possono gattonare fino alla palla, invece di farsela portare; o ancora possono capire quali movimenti fare per liberare la mano su cui si sono seduti. Sono tutti casi in cui il bambino ha l’opportunità di calcolare una distanza, considerare delle alternative e risolvere problemi, appagando la tendenza umana che ci porta a usare la nostra mente matematica. Come possiamo aiutarlo? Fornendogli sempre più occasioni di esplorare e giocare liberamente.
Ripetizione
Osservate un bambino che sta imparando come stare seduto, reggersi in piedi o camminare. Spesso il piccolo si alza, si risiede (o si inginocchia) e poi si alza di nuovo: questa sequenza può essere ripetuta più e più volte, se l’adulto non interviene. Quella della ripetizione è la tendenza umana che ci permette di acquisire una competenza: se vediamo che nostro figlio fa ripetutamente uno stesso movimento, invece di dare per scontato che stia incontrando delle difficoltà, che abbia bisogno di aiuto o che possa stancarsi, diamogli tempo.
Astrazione e immaginazione
L’astrazione è l’abilità di vedere oltre il reale e di elaborare interpretazioni e generalizzazioni. Significa visualizzare idee, concetti o cose che fisicamente non esistono. Fin dall’infanzia, siamo in grado di immaginarci anche ciò che non si trova materialmente davanti a noi, trovando una soluzione per ogni nostro problema: il neonato ad esempio capisce di avere una madre o un padre anche quando questi è fuori casa, inoltre è in grado di andare alla ricerca di oggetti che non rientrano nel suo campo visivo.
Questo bisogno e questa capacità di immaginare ci aiutano a trovare soluzioni, eppure per poter compiere delle astrazioni è imprescindibile conoscere e comprendere la realtà: il neonato capisce che cos’è e a cosa serve una tazza perché l’ha già vista e usata, oppure ha già visto qualcun altro usarla. Un bambino di sette mesi che ha già usato una tazza proverà a bere da un altro oggetto con una forma simile, così come sarà portato a usare il telecomando come se fosse un cellulare.
Con la crescita, questa tendenza si rafforza e diventa più evidente, eppure è presente fin dalla nascita: i neonati hanno quindi bisogno di fare quante più esperienze pratiche possibili perché è su questo che si basa la loro capacità di immaginazione e astrazione.