INTRODUZIONE

È ora di cambiare il modo
in cui guardiamo ai bambini

È ORA DI CAMBIARE IL MODO IN CUI GUARDIAMO AI BAMBINI

Si è pensato a lungo che i neonati non potessero capire cosa accadeva intorno a loro, né che potessero fare molto. “Si limitano a mangiare, dormire e piangere un sacco”, si ripeteva. I bambini piccoli erano considerati fragili e si diceva che per proteggerli dovevamo fasciarli.


Poi abbiamo scoperto che in realtà nei primi mesi di vita i bambini sono molto ricettivi e abbiamo iniziato a soffocarli di attenzioni. Li abbiamo forzati a imparare più in fretta, e prima del tempo. Abbiamo fatto paragoni con altri bambini, nel timore che nostro figlio si stesse sviluppando troppo lentamente.


Ci hanno detto che per il nostro neonato dovevamo comprare i migliori accessori, i migliori giocattoli educativi, i migliori capi d’abbigliamento, un cuscino per la nanna, un supporto perché stesse seduto, un lettino che lo cullasse fino a farlo addormentare, baby monitor di ogni tipo, applicazioni per tracciare qualsiasi cosa.


Fermiamoci.


Riportiamo l’attenzione su questa nuova vita che abbiamo portato nel mondo. Osserviamo il nostro bambino per capire quali sono i suoi particolari bisogni, cosa vuole imparare e come possiamo aiutarlo in modo più calmo e consapevole.


E se trattassimo il bambino con rispetto e gli chiedessimo il permesso prima di prenderlo in braccio?


E se come prima cosa osservassimo il nostro bambino, invece di correre a risolvere ogni suo problema?


E se iniziassimo a considerare il bambino forte e capace, mentre esplora il mondo intorno a lui e vede tutto per la prima volta?


E se capissimo che il bambino fin dalla nascita (anzi, fin da quando si trova nel grembo materno) utilizza i suoi sensi per carpire informazioni?


E se cambiare i pannolini, dargli da mangiare e metterlo a nanna diventassero momenti di intesa affettiva, invece di faccende da sbrigare di corsa?


E se rallentassimo per trovare il tempo di parlare e chiacchierare con lui, anche se è ancora un neonato?


E se trovassimo il tempo di far stendere il bambino su un tappetino perché si sgranchisca e impari a conoscere il proprio corpo?


E se non lo mettessimo in posizioni per le quali non è pronto, per esempio mettendolo a sedere o tenendolo per mano per farlo camminare prima che i suoi muscoli si siano sviluppati del tutto?


E se capissimo che un bambino ha dei punti di riferimento che lo aiutano a orientarsi, come le sue mani, le nostre voci, il posto in cui gli diamo da mangiare e il ritmo delle nostre giornate?


E se lasciassimo perdere tutto quello che ci dicono di comprare e allestissimo per il nostro bambino uno spazio semplice e bello?


E se imparassimo a vedere che ogni bambino è un’anima unica, e che il nostro compito è di guidarlo in questo mondo e aiutarlo a diventare la migliore versione di se stesso, senza mettergli pressione e senza farlo sentire abbandonato?


E se ci sdraiassimo in un bosco, su una spiaggia, in un parco o in montagna e mostrassimo al nostro bambino lo spettacolo e le meraviglie della natura?

LE NOSTRE STORIE MONTESSORI

Quando è nato il suo primo figlio, Simone ricorda di essersi sentita profondamente commossa dalla capacità di generare una nuova vita. Ha fatto del suo meglio con le informazioni che erano già in suo possesso, ma tutto è diventato molto più chiaro quando ha scoperto il metodo Montessori, più o meno 18 mesi dopo la nascita di suo figlio. Come molti genitori, ha rimpianto di non aver appreso prima questi principi.


Li ha applicati al meglio delle sue possibilità con il secondo figlio, portando poco dopo a termine il suo corso di specializzazione nel metodo Montessori. Sono ormai passati 15 anni, i suoi bambini adesso si sono fatti ragazzi e Simone – nelle sue lezioni aperte a genitori e figli, nella scuola Montessori Jacaranda Tree, ad Amsterdam – insegna alle famiglie come applicare questo metodo.


Junnifa era manager di un’industria automobilistica in Kentucky quando ha scoperto questo approccio educativo per caso, accompagnando sua madre – insegnante di professione – in una scuola montessoriana: è rimasta così tanto colpita da quanto ha osservato nelle classi da iscriversi a un corso introduttivo di sei settimane per imparare di più su questi principi.


Una settimana prima della nascita del suo primo figlio, Junnifa ha completato il corso di formazione montessoriana per educatori della prima infanzia: ha messo in pratica quanto appreso ed è rimasta sorpresa dai benefici che ha riscontrato nell’educazione e nello sviluppo del suo bambino. Ha quindi aperto un blog per raccontare la propria esperienza (nduoma.com) ma, desiderosa di ulteriori approfondimenti, ha continuato ad ampliare la sua conoscenza nel campo dello sviluppo infantile, completando anche il corso di formazione montessoriana per insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, oltre a quello tenuto dal RIE.


Adesso dirige la propria scuola Montessori, la Fruitful Orchard Montessori School, ad Abuja, in Nigeria, dove vive con il marito e i tre figli piccoli. Junnifa fa parte del consiglio d’amministrazione dell’Association Montessori Internationale, fondata dalla stessa Maria Montessori per la tutela e la diffusione del proprio lavoro.


La nascita di questo libro è stata spontanea: Junnifa si trovava ad Amsterdam per una riunione del consiglio d’amministrazione dell’AMI ed è andata a cena da Simone. Chiacchierando, si sono ben presto rese conto che entrambe erano interessate a scrivere un saggio incentrato sull’applicazione del metodo Montessori nell’educazione dei neonati. Tra una portata e l’altra, giusto poche ore prima che Junnifa tornasse in Nigeria, avevano abbozzato la struttura del libro che state tenendo in mano.


Ogni famiglia può godere dei benefici del metodo Montessori fin dalle prime settimane, dai primi giorni, dalle prime ore di vita del bambino – e perfino durante la gestazione.


I neonati non sono dei recipienti vuoti, ma imparano spontaneamente fin dalla nascita. Osservano tutto, comunicano con una varietà di versi e vocalizzi e non si fermano mai.


Come ha scritto Maria Montessori nel libro La mente del bambino:


“Il bambino non è passivo. Egli subisce indubbiamente delle impressioni, ma è anche un attivo ricercatore nell’ambiente: è il bambino stesso che cerca queste impressioni.”

La speranza è che questo libro spieghi come applicare il metodo Montessori fin dai primi giorni di vita del neonato, cosa fare quando piange, quali attività proporgli, come sistemare l’ambiente domestico e cosa dobbiamo fare noi genitori per crescere un bambino sereno e in grado di esplorare sicuro di sé il mondo che lo circonda, nel rispetto di se stesso, degli altri e del nostro pianeta.

PERCHÉ AMIAMO I NEONATI

Essere genitori è un lavoro a tempo pieno, senza contare che i neonati ci svegliano di notte, assorbono tutte le nostre energie e a volte piangono per ore senza che possiamo fare nulla per calmarli. Quindi perché amiamo i bambini?


I bambini ci ricordano di quanto siamo innocenti quando veniamo al mondo. Quando vediamo un neonato, ci rendiamo conto che tutti abbiamo iniziato così la nostra vita: liberi da pregiudizi, paure e bagagli emotivi. Eravamo semplicemente noi stessi.


I bambini ci danno speranza per il futuro. La fiducia che riponiamo in un bambino e nelle sue aspirazioni future ci fa sperare in un mondo migliore, finalmente libero dalla violenza e dalle guerre. Un mondo tutto da scoprire, nel quale il piccolo impari a prendersi cura degli altri e della natura.


I bambini vedono il mondo per la prima volta. È stupendo guardare un bambino fare esperienza del mondo che lo circonda. Vede ogni cosa per la prima volta: i nostri volti, una foglia, il sole che fa capolino da dietro un ramo. Ci ricorda di osservare il mondo intorno a noi con occhi nuovi, senza perdere la capacità di meravigliarci.


I bambini non si arrendono facilmente. Un bambino può passare ore e ore ad allungarsi nel tentativo di raggiungere le proprie dita dei piedi per mettersele in bocca, provandoci e riprovandoci finché non ci riesce; ripeterà lo stesso movimento più e più volte fino a quando non l’avrà perfezionato. Se gliene diamo l’occasione, il piccolo impara la costanza.


I bambini dicono di cosa hanno bisogno. Un bambino non pensa: “sarà un buon momento per chiederglielo?”. Piange per dirci che ha il pannolino sporco, che ha fame o sonno o che non ha più voglia di giocare in quel modo. Possiamo distrarlo per un po’, ma continuerà a insistere fino a quando non soddisferemo le sue esigenze. La sua schiettezza ci torna comoda.


I bambini hanno un profumo così buono. Quanto è vero! Chissà perché i neonati hanno un odore così buono. Non c’è niente di meglio del profumo di un bambino che ha appena fatto il bagnetto.


I bambini sono delle vite umane. Generare un’altra vita è una forte esperienza e le ricerche dimostrano che siamo programmati per prenderci cura dei bambini, tanto che ci chiediamo come abbiamo fatto a creare qualcosa di così piccolo e così perfetto.

COSA DOBBIAMO SAPERE SUI BAMBINI

In passato, la maggior parte delle persone cresceva in famiglie molto numerose: si viveva con genitori e nonni, cugini e nipoti andavano e venivano e i ragazzini più grandi erano incaricati di prendersi cura dei più piccoli.


Dal momento che Simone era la più piccola dalla famiglia, il primo bambino a cui ha dovuto badare – se si eccettuano quelli a cui ha fatto da babysitter – è stato suo figlio.


Aveva letto dei saggi, seguito dei corsi preparto e delle lezioni di yoga prenatale, eppure sentiva di non essere pronta a prendersi cura di suo figlio. Andava avanti per tentativi ed errori: metterlo a nanna non era semplice e richiedeva una complicata coreografia che prevedeva che cullasse il piccolo mentre cantava per lui, ma per fortuna lo svezzamento andò meglio. Simone si faceva un vanto di portare il proprio bambino con sé ovunque andasse, fin dai primissimi giorni. Gli preparava i pasti mentre dormiva e giocava instancabilmente con lui quando era sveglio. Per non farlo piangere, se nient’altro funzionava, gli dava ancora da mangiare.


Ripensando a quei giorni, si rende conto di aver esagerato. Non aveva ancora imparato a osservare il ritmo naturale di suo figlio, lasciandogli esplorare il mondo da solo e confidando nel fatto che non aveva bisogno della presenza costante di un adulto che lo tenesse occupato.


Questo è ciò che avrebbe voluto sapere:


I bambini assorbono tutto. I bambini possiedono quella che Maria Montessori aveva chiamato la mente assorbente: forse non sono in grado di mettere a fuoco ciò che si trova a più di 30 cm di distanza dai loro occhi, ma assorbono tutte le informazioni visive che possono, oltre agli odori, alla sensazione del contatto fisico e a quello che possono percepire dello spazio che li circonda (se è buio o luminoso, tranquillo o disordinato, caldo o freddo). Prestano ascolto al suono delle nostre vite quotidiane, alle nostre voci, alla musica e ai momenti di silenzio. Assaggiano le proprie dita, il latte e tutto quello che riescono a mettersi in bocca.


Possiamo avere una conversazione con i bambini. E non intendo solo parlare a loro, ma parlare con loro e aspettare che rispondano – anche quando si tratta di un bambino appena nato. La conversazione non deve essere necessariamente verbale: possiamo tenere il bambino fra le braccia, reggendogli la testa con le mani per poterlo guardare in faccia. Possiamo fargli la lingua. Aspettiamo. Osserviamo. Lui proverà ad aprire la bocca e magari tirerà fuori la lingua, rispondiamo mostrandola a nostra volta, e così via.


I bambini hanno bisogno di tempo per muoversi ed esplorare il mondo. Al bambino serve il tempo di distendersi su un tappetino e sgranchirsi. Possiamo mettere in questa posizione anche un neonato, posizionando accanto a lui uno specchio perché possa iniziare a vedere cosa significa muovere i propri arti e interagire con il mondo e gli oggetti che lo circondano. Aiutiamolo il meno possibile, solo quando ne ha davvero bisogno.


I bambini devono essere trattati con delicatezza, ma non sono fragili. Dobbiamo fare attenzione nel guidarli nel passaggio dal grembo materno al mondo esterno (un periodo di simbiosi), trattandoli con delicatezza e rispetto. Allo stesso tempo, evitiamo di avvolgerli in fasce e viziarli troppo: se la casa è calda a sufficienza, i neonati possono restare con mani, piedi e testa scoperti, così da poter avere più libertà nei movimenti. Con le prime settimane di vita, testa e collo si rafforzeranno e ben presto non avranno più bisogno di un supporto extra.


I bambini imparano a fidarsi dell’ambiente esterno, dei propri genitori e di se stessi. Nei primi nove mesi di vita – spesso definiti nei termini di esogestazione o gravidanza esterna – il bambino si sta ancora adattando al nuovo ambiente: è la fase in cui costruisce la propria fiducia nel mondo esterno, nelle proprie capacità e in chi si prende cura di lui.


Nel primo anno di vita, il bambino passa da una fase di dipendenza a una di collaborazione, per giungere poi a una fase di indipendenza. Appena nato, il piccolo ha bisogno degli adulti per nutrirsi, avere un posto in cui stare, vestirsi, essere cambiato ed essere spostato da un luogo all’altro (dipendenza). Crescendo, inizia a essere coinvolto – gli si chiede di alzare le braccia quando viene vestito, gli si spiegano i vari procedimenti quando si cucina, gli si lascia il tempo di toccare ed esplorare il mondo che lo circonda (collaborazione). A circa un anno di vita, il bambino sta già muovendo i primi passi verso la propria indipendenza – talvolta in senso letterale, iniziando a camminare, oppure partecipando attivamente nella scelta del gioco da fare, o provando a esprimersi a gesti e versi, o ancora portandosi il cibo alla bocca, sicuro del proprio posto nel mondo (indipendenza).


Un attaccamento sicuro è essenziale perché il bambino cresca felice. Se gettiamo le basi di un attaccamento forte e sicuro il piccolo sente di poter esplorare il mondo che lo circonda, muovendosi nel frattempo verso la propria indipendenza. Impara ad affidarsi a noi con fiducia, sicuro che gli presteremo ascolto e che se serve gli forniremo aiuto e supporto. Il concetto di attaccamento sicuro prevede che le esigenze di contatto e nutrimento del bambino siano regolarmente soddisfatte: fra il bambino e chi si prende cura di lui si crea quindi un forte legame emotivo, capace di durare nel tempo.


I bambini piangono per comunicare le proprie necessità. Alcuni genitori sono in grado di capire per quale motivo il loro bambino sta piangendo, ma talvolta il pianto sembra sempre lo stesso. A quel punto dobbiamo diventare degli investigatori: proviamo a chiedere a nostro figlio: “cosa stai cercando di dirmi?” e osserviamo la sua reazione. Rispondiamo, invece di reagire. È inutile prendere il piccolo in braccio e dondolarlo perché smetta di piangere: prima dobbiamo capire cosa sta tentando di dirci.


I bambini non hanno bisogno di molte cose. Il principio del “meno è meglio” si applica anche ai neonati. Delle braccia amorevoli, un posto in cui sgranchirsi, uno in cui dormire, cibo a sufficienza e una casa calda e accogliente, tutta da esplorare: solo di questo ha bisogno un bambino. In questo libro suggeriamo alcune attività Montessori, ma possiamo applicare questo metodo anche senza dover comprare nulla. L’approccio montessoriano, infatti, si basa soprattutto sull’osservazione del bambino, sull’accettazione del suo modo di essere, sulla ricerca del modo migliore per soddisfare le sue esigenze e guidarlo nella strada verso l’indipendenza, in un percorso che si snoda dalla prima infanzia all’adolescenza.


I bambini utilizzano i propri punti di riferimento per acquisire sicurezza. Nella scoperta del mondo che lo circonda, il piccolo cercherà dei punti di riferimento, ovvero elementi che nella sua vita quotidiana lo aiuteranno a orientarsi. Possono essere le sue mani, le nostre voci, il posto in cui dorme o in cui gli diamo da mangiare e il ritmo delle nostre giornate, inteso come la routine con cui quotidianamente ripetiamo gli stessi gesti. Questa prevedibilità rassicura il bambino.


I bambini sanno molte cose che noi ancora ignoriamo. Quando guardiamo negli occhi un bambino vediamo che c’è molto da scoprire. È come se il neonato cercasse di dirci: “voglio che tu mi capisca e mi osservi”. L’osservazione diviene quindi una forma di rispetto – prima di agire, prestiamo attenzione a nostro figlio e proviamo a comprenderlo meglio.

COME LEGGERE QUESTO LIBRO

Questo libro risponde alle domande che ci vengono rivolte ogni giorno sulla scelta di crescere un bambino con il metodo Montessori. Può essere letto dall’inizio alla fine o aperto su una pagina qualsiasi per trarne degli spunti.


Vengono trattati diversi argomenti: cosa sapere sui neonati, come organizzare le nostre case perché il bambino si senta sicuro e accolto (non serve molto), come osservare nostro figlio per capire cosa vorrebbe imparare, come aiutarlo nel suo sviluppo. Rispondiamo a tutti gli interrogativi pratici relativi alla nutrizione e al sonno (incluso il lettino Montessori) e indaghiamo tutte le modalità con cui costruire con il proprio bambino un legame basato sul rispetto.


Non meno importanti i capitoli che trattano di come noi adulti dobbiamo prepararci a crescere nostro figlio in modo montessoriano, per esempio non ascoltando i nostri desideri su che tipo di persona vorremmo diventasse. Diamo anche dei consigli su come collaborare con le altre persone presenti nella vita del bambino – dai nonni alle babysitter ai nostri partner – dal momento che si tratta di figure fondamentali nella sua educazione. E non vi lasceremo sulle spine – accenneremo anche a cosa accadrà al piccolo una volta cresciuto, basandoci sugli studi che Maria Montessori ha condotto grazie all’osservazione di alcuni bambini dalla nascita fino ai 24 anni d’età.


All’interno del libro ci sono delle pratiche liste di facile consultazione ed esercizi di osservazione, inoltre alla fine di ogni capitolo trovate utili suggerimenti su come applicare quanto avete appreso. Nelle appendici c’è anche un elenco completo delle attività da proporre ai bambini divise per fasce d’età, oltre a una guida da consultare mese per mese (sono inoltre incluse delle istruzioni per creare mobili e giochi fai da te: basta consultare il sito workman.com/Montessori). Nel capitolo 9 (p. 236) c’è una delle pagine a cui teniamo di più: una lettera da parte del neonato rivolta ai nonni, agli amici e agli altri adulti che vengono a trovarlo: potete copiarla e attaccarla nella cameretta del bambino.


I principi esposti in questo libro sono basati sui corsi che abbiamo seguito presso l’Association Montessori Internationale, oltre che sulla nostra esperienza personale e lavorativa. Tutto deriva da quanto Maria Montessori ha scritto in riferimento all’infanzia e dal contributo delle sue allieve Adele Costa Gnocchi e Grazia Honegger Fresco, che hanno il merito di aver ampliato la visione montessoriana ai bambini più piccoli – anche fondando la Scuola Assistenti all’Infanzia (nel caso della Costa Gnocchi) e il Centro Nascita Montessori (di cui Honegger Fresco è stata presidentessa onoraria). Quest’opera ha beneficiato inoltre del contributo della dottoressa Silvana Montanaro, nonché dell’influenza del metodo RIE e dei principi cardine alla base di una genitorialità più rispettosa.


Abbiamo scritto questo libro per dare voce ai bambini che si trovano nel grembo materno, che sono appena nati, o che sono nella fase in cui iniziano a rotolare, gattonare, o muovere i primi passi. Ciò che vorrebbero farci sapere è che ognuno di loro è un’anima speciale, giunta nella nostra casa perché ci prendiamo cura di lei facendola sentire al sicuro, rispettata e amata. Il nostro compito è di aiutare il piccolo a passare dalla fase in cui è un neonato del tutto dipendente dagli adulti a quella in cui è in grado di collaborare e comunicare con noi, fino a diventare – verso la fine del primo anno di vita – un bambino curioso e sempre più indipendente, pronto ad esplorare il mondo.


Vogliamo che il bambino capisca che è capace e lo rispettiamo, che vogliamo essere presenti per lui e cercare di comprenderlo in tutte le sue esigenze, e che faremo del nostro meglio per essere pazienti. Possiamo imparare come trattare un neonato con amore e rispetto, aiutandolo a costruire la propria fiducia in se stesso e nell’ambiente che lo circonda (genitori inclusi).


Ogni bambino è speciale. Ognuno cammina, parla, si addormenta e mangia a modo suo.


Speriamo che questo libro vi permetta di osservare la gioia con cui cresce vostro figlio: prestate attenzione al modo in cui ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, cresce e cambia. Che il piccolo non perda mai quello stupore e quella serenità.


Che sui nostri bambini Montessori si possa scoprire sempre di più.

CHE COSA VOGLIONO DIRCI DAVVERO I NEONATI

  • Invece di sentirsi sollevare bruscamente da dietro per essere cambiati (oppure udire commenti sul cattivo odore)
    Vogliono poterci vedere, vogliono che chiediamo loro se possiamo prenderli in braccio e avere il tempo di rispondere
  • Invece di distrarli quando piangono
    Vogliono che ci fermiamo, li osserviamo e chiediamo loro di cosa hanno bisogno
  • Invece di essere iperstimolati
    Vogliono interagire solo con una o due cose per volta
  • Invece di metterli seduti o in posizione eretta prima che siano pronti
    Vogliono che assecondiamo l’unicità del loro sviluppo e lasciamo loro il tempo di apprendere queste competenze da soli
  • Invece di piazzarli davanti a uno schermo
    Vogliono interagire con il mondo reale
  • Invece di pensare che non sono in grado di capire
    Vogliono che diciamo loro cosa sta succedendo e li trattiamo con rispetto
  • Invece del linguaggio infantile privo di senso
    Vogliono una relazione autentica e delle vere e proprie conversazioni
  • Invece degli accessori all’ultima moda
    Vogliono uno spazio semplice, bello e invitante da esplorare
  • Invece di dare a chiunque il permesso di toccarli e baciarli
    Vogliono che chiediamo loro il permesso
  • Invece di interromperli mentre stanno giocando
    Vogliono che aspettiamo che abbiano finito
  • Invece di fare pappa, bagnetto e cambio pannolino sempre di corsa
    Vogliono che questi momenti siano occasioni per rafforzare il legame con loro
  • Invece di affannarci nelle nostre giornate piene di impegni
    Vogliono che li trattiamo con gentilezza, calma e attenzione

Il bebè Montessori
Il bebè Montessori
Simone Davies, Junnifa Uzodike
Crescere il bambino nel primo anno di vita con amore, rispetto ed empatia.Una guida scritta a quattro mani in cui teoria e pratica si uniscono in un libro prezioso per tutti i genitori per applicare i principi Montessori nel primo anno di vita del bambino. Dall’autrice Simone Davies del bestseller Il bambino piccolo Montessori, tradotto in più di 25 paesi, arriva Il bebè Montessori, una guida scritta a quattro mani con la collega educatrice Junnifa Uzodike per applicare i principi Montessori nel primo anno di vita del bambino.Teoria e pratica si uniscono in un libro prezioso per tutti i genitori, ricco di suggerimenti per crescere il bebè con amore, rispetto ed empatia, mantenendo un sorprendente senso di calma e pace interiore.Nel libro si troveranno utili consigli per: sviluppare un sicuro senso di attaccamento stabilire confini chiari favorire lo sviluppo motorio e linguistico del bambino scegliere i giocattoli organizzare la casa, ricreando un ambiente calmo, tranquillo e funzionale per tutta la famiglia Un libro non finisce con l’ultima pagina!Questo titolo si arricchisce di contenuti “extra” digitali. Per consultarli è sufficiente utilizzare il QR code sul retro di copertina. Tanti consigli per mettere in pratica quell’approccio profondamente rispettoso di crescere il bambino, che è il metodo Montessori.Angeline S. Lillard Conosci l’autore Simone Davies è un’insegnante Montessori dell’AMI (Association Montessori Internationale), ed è anche autrice di The Montessori Notebook, il popolare blog e profilo Instagram in cui offre consigli, risponde a domande e organizza laboratori online per i genitori di tutto il mondo.Nata in Australia, vive ad Amsterdam con la sua famiglia, dove organizza corsi genitori-figli nella sua scuola Montessori, la Jacaranda Tree. Junnifa Uzodike è un’insegnante Montessori dell’AMI.Vive in Nigeria con la sua famiglia, dove ha fondato la scuola Fruitful Orchard Montessori, ed è autrice del blog Nduoma, a good life.