CAPITOLO 6

C come CONCENTRAZIONE

Lo stato di completa concentrazione si ritrova solo in grandi uomini e anche tra essi è eccezionale. È l’origine di una forza interiore, di una forza che li fa innalzare rispetto agli altri. Ma se noi riscontriamo questa concentrazione e questa immersione dell’anima nel bambino, è evidente che il fenomeno non rappresenta uno stato eccezionale di persone dotate di doni spirituali speciali, ma è una qualità universale dell’anima umana che, a seconda delle circostanze, sopravvive solo in poche persone che hanno raggiunto l’età adulta.1

La concentrazione è la base della consapevolezza, quella che oggi viene sempre più definita con il termine inglese mindfulness. Perché la concentrazione dell’attenzione è indispensabile per essere nel qui e ora, nella presenza mentale. E chi più dei bambini è in grado di esserlo? La concentrazione, come scriveva Maria, diversamente da quanto si è soliti pensare, non è appannaggio degli adulti o di persone eccezionali, ma appartiene anche ai bambini se solo diamo loro la possibilità di coltivarla. E in che modo?, direte voi.


La concentrazione nasce sempre da un interesse, dall’attrazione verso qualcosa che ci chiama in modo misterioso perché risponde alle esigenze della nostra anima in quel momento particolare della nostra vita. L’interesse porta a un’azione, ovvero a un lavoro, e questo a sua volta conduce alla concentrazione.

Studiando il fenomeno noi vediamo che c’è uno stretto legame tra il lavoro manuale compiuto nella vita di tutti i giorni e la profonda concentrazione dello spirito. Sebbene a prima vista sembri che queste due cose siano opposte, in realtà esse sono profondamente unite perché una è la fonte dell’altra. La vita dello spirito prepara in solitudine la forza che è necessaria per la vita di tutti i giorni e a sua volta la vita quotidiana fissa la concentrazione attraverso il lavoro quotidiano. Il consumo di energia è continuamente rifornito dalle fonti della concentrazione dello spirito.2

Secondo Maria Montessori la concentrazione nasce essenzialmente dal lavoro manuale, quello che si è soliti compiere nella vita di tutti i giorni e che i bambini svolgono continuamente con le loro piccole mani, toccando, manipolando, costruendo, esplorando. È questa concentrazione che porta alla “normalizzazione”, che riesce cioè a riportare i bambini a uno stato che chiamerei di “naturalezza originaria”.


Così, a poco a poco, ecco che la concentrazione si trasforma in vera e propria meditazione. Lo dice la Montessori stessa: “Il modo scelto dai nostri bambini per seguire il loro sviluppo naturale è la ‘meditazione’, perché altro non può essere quel soffermarsi a lungo sopra ogni singola cosa, traendone una graduale maturazione interiore”3. Del resto, i bambini intenti al lavoro nelle scuole montessoriane sembrano veramente piccoli monaci benedettini! Guardiamoli per esempio camminare sul filo: posano i loro piedini su una linea tracciata per terra, con composta delicatezza, con grazia e intensa concentrazione mentre trasportano bicchieri pieni d’acqua da cui non fanno cadere nemmeno una goccia o candele accese senza farle spegnere… “Si direbbe che i bambini facciano esercizi di vita spirituale”4, scriveva Maria.


Ma guardiamoli anche mentre lavorano con gli incastri solidi o con la catena del 1000, o anche semplicemente mentre stanno facendo un travaso: il loro sguardo è profondamente focalizzato sull’azione che stanno compiendo, la loro attenzione è totalmente lì, la loro concentrazione è assoluta. Sì, i bambini, che noi vediamo solo nella loro irrequietezza e goffaggine, sanno concentrarsi! Hanno bisogno però di un ambiente adatto e soprattutto di un interesse che accenda una scintilla e faccia scattare un click e allora assisteremo al miracolo: il ragazzino che a scuola viene definito “iperattivo” ecco che passa un’ora intera a mettere in fila gli animali che rappresentano da sempre la sua passione.


Ma “il nascere del fenomeno della concentrazione nel bimbo è delicato come quello di un germoglio che sta per sbocciare”5, diceva Maria, e compito dell’adulto è custodire e nutrire questo germoglio affinché possa crescere e rafforzarsi.


Il cerchio attrazione-interesse-concentrazione non va mai spezzato! In genere invece lo si fa in due punti: all’inizio perché non si lascia il bambino libero di scegliere ma si sceglie al posto suo, per lui, e poi perché lo si interrompe mentre è concentrato. Quante volte gli si dice mentre sta disegnando “Fammi vedere, cosa stai facendo? Che cos’è quello?”, oppure lo si richiama col rigore di un generale perché è ora di uscire, di mangiare o di dormire? In questo modo la concentrazione è interrotta, finita, e se questo atteggiamento si ripete quotidianamente rischia di venire spezzata per sempre.


Durante le mie visite pediatriche osservo i bambini intenti a giocare, mentre io parlo con la mamma per farmi raccontare la loro storia. Poi arriva il momento di visitarli, ma se vedo che sono profondamente concentrati in un gioco chiedo di dirmi quando sono pronti per salire sul lettino e aspetto che siano loro a farmi un cenno. In genere, terminato il lavoro, arrivano da soli sereni e soddisfatti.


A volte basta molto poco per andare incontro a un bambino.

Il bambino è immensamente felice, ignora il vicino o chi gli si faccia intorno. Per un istante il suo spirito è come quello dell’eremita nel deserto; è nata in lui una nuova consapevolezza, quella della sua propria individualità. Quando esce dalla sua concentrazione sembra avvertire per la prima volta il mondo che lo circonda come un illimitato campo per nuove scoperte; si accorge anche dei compagni per i quali mostra un affettuoso interesse. Egli si sveglia all’amore per le persone e le cose, gentile e affettuoso verso tutti, pronto ad ammirare ogni cosa bella. Il processo spirituale è evidente: egli stacca se stesso dal mondo per acquistare il potere di unirsi ad esso.6

I bambini, dopo aver lavorato, sono calmi e rilassati, come se fossero stati ricaricati dalla concentrazione in un’attività. Non sono stanchi, appaiono addirittura riposati. Questa energia che nasce in loro e che li trasforma completamente, rendendoli dei “nuovi bambini”, viene dalla connessione con lo Spirito, è un “processo spirituale”.


In questo senso l’educazione Montessori è un’educazione all’interiorità e alla consapevolezza, che la rende terapeutica e a valenza universale. Questa è, a mio avviso, la sua forza, il motivo per cui è così efficace e può veramente, a piccole dosi, cambiare il mondo. Un bambino alla volta…7

Alfabeto Montessori
Alfabeto Montessori
Elena Balsamo
Le parole che possono cambiare il mondo.Dialogo a due voci e riflessioni per comprendere gli aspetti più importanti, innovativi e meno conosciuti del pensiero e della visione di Maria Montessori. Un dialogo a due voci, in cui il registro poetico di Elena Balsamo si alterna a quello più tecnico-pedagogico di Maria Montessori.Alfabeto Montessori è un libro di riflessioni, quasi “meditazioni quotidiane”, per comprendere gli aspetti più importanti, innovativi e meno conosciuti del pensiero e della visione di Maria Montessori, ma soprattutto per riuscire a stabilire con lei quel contatto spirituale che era solita realizzare con il bambino e il suo auditorio. I genitori non sono i costruttori del bambino, ma i suoi custodi. Essi devono proteggerlo e curarlo in un senso profondo, come chi assume una missione sacra.Maria Montessori, Il segreto dell’infanzia L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Elena Balsamo, specialista in puericultura, si occupa di pratiche di maternage e lavora a sostegno della coppia madre-bambino nei periodi della gravidanza, del parto e dell'allattamento.Esperta di pedagogia Montessori, svolge attività di formazione per genitori e operatori in ambito educativo e sanitario.