SECONDA PARTE - L'introduzione di cibi solidi e semisolidi

15. Aboliamo lo svezzamento!

di Franco De Luca

Dalla a me, disse Raymond. Ha finito con la pappa?
Non ancora, disse la ragazza. Ma magari con te mangia. Con me non fa altro che voltarsi dall’altra parte.
Raymond si alzò e girò intorno al tavolo per prendere la bambina, tornò a sedersi, se la mise in grembo, zuccherò il porridge nella scodella, versò il latte dalla caraffa sul tavolo e si mise a mangiare, mentre la bimba con i capelli neri e le guance paffute lo fissava, affascinata da quello che stava facendo. Reggendola tra le braccia con facilità e disinvoltura, lui prese una cucchiaiata scarsa, ci soffiò sopra e gliela avvicinò alla bocca. Lei ne mangiò un po’. Lui di più. Poi soffiò su un’altra cucchiaiata e gliela diede. Harold versò un bicchiere di latte e lei si allungò sul tavolo per prenderlo, bevve a lungo usando entrambe le mani, finché non si dovette fermare per prendere fiato…

Kent Haruf, Crepuscolo

Il passaggio da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a una che comprenda anche cibi solidi è una tappa fondamentale nello sviluppo naturale del bambino. Quando si comincia, bisogna rispettare il suo “vezzo/vizio/piacere del seno” (svezzamento).


Così come assumere il latte materno non è un vizio (a questa età i bambini non si viziano perché i loro desideri coincidono con i loro bisogni), non è certo un castigo proseguire un fantastico viaggio di scoperta e di esplorazione iniziato mesi prima con il latte materno e addirittura con il sapore del liquido amniotico, sperimentando al momento giusto nuovi sapori e odori.


E allora smettiamo di parlare di svezzamento e cominciamo a usare l’espressione alimentazione complementare a richiesta.


Ogni bambino ha un suo tempo che deve essere riconosciuto e accolto, tenendo conto delle capacità che progressivamente acquisisce nel corso del tempo.


Più che di ricette standardizzate, i genitori hanno bisogno di essere aiutati nell’imparare a riconoscere i nuovi obiettivi di sviluppo raggiunti dal bambino sui piani:

  • anatomo-funzionale (possibilità di masticare e dirigere il cibo dentro o fuori, dentizione, movimenti di masticazione, chiusura delle labbra sopra il margine della tazza o del cucchiaino);
  • neuro-funzionale (possibilità di spingere fuori della bocca o in faringe il cibo solido, perdita del riflesso unidirezionale di estrusione dei solidi);
  • relazionale (capacità di imitare l’altro).

Solo a 6 mesi compiuti diventa più facile alimentare i bambini con cibi solidi e semisolidi perché:

  • mostrano interesse verso altre persone che mangiano e cercano di raggiungere il cibo;
  • amano mettere le cose in bocca;
  • sono in grado di controllare la lingua e spostare meglio il cibo dentro la bocca;
  • iniziano a muovere le mascelle su e giù, “masticando”, anche senza denti;
  • il sistema digestivo è sufficientemente maturo per iniziare a digerire alimenti nuovi e diversi.

Sono invece falsi segnali, che non bastano per iniziare a proporre cibi solidi e semisolidi a un bambino:

  • succhiare il pugno;
  • svegliarsi durante la notte quando prima aveva smesso di farlo;
  • l’aumentata richiesta di latte rispetto al solito.

Maria Montessori dice, parlando attraverso i bambini: “aiutami a fare da solo” e aggiunge: “ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo”. Montessori parla anche di mente assorbente, concetto che esprime il legame tra le diverse funzioni della mente: attività cognitive, emozionali, affettive, che, pur con le loro specificità funzionali e cerebrali, danno luogo a processi mentali e comportamenti complessi.


I neuroni specchio dell’essere umano, secondo le neuroscienze1, non solo permettono di afferrare il significato dei comportamenti di chi ci sta di fronte, le sue intenzioni ed emozioni, ma anche di anticiparli attraverso una sorta di “empatia neuronale”: potrebbero essere gli operatori delle attività della “mente assorbente”, strettamente collegate con l’attività sensoriale del bambino.


Secondo Laura Franceschini e Nella Norcia del Centro Nascita Montessori: “La recente scoperta dei neuroni specchio evidenzia che la specifica funzione di questi non è l’imitazione ma la comprensione delle finalità delle azioni dell’altro, cioè delle sue intenzioni e che l’attivazione della comprensione è corporea e non razionale. Alcuni studi elettroencefalografici dei bambini di 4-6 mesi evidenziano un aumento dell’attività cerebrale sia quando il piccolo manipola un oggetto sia quando lo vede manipolare. Per Maria Montessori le prime forme cognitive si generano dall’esperienza sensoriale con il formarsi della mente assorbente. Per le neuroscienze l’organizzazione neuronale del cervello che agisce si trasforma in cervello che conosce.”2

Ho sempre pensato che, fino a quando la pediatria e la puericultura non arrivarono prepotenti e autoritarie a dire ai genitori quando iniziare lo svezzamento e con che cosa, la saggia esperienza delle famiglie tramandata di generazione in generazione indicava la giusta strada da seguire, semplicemente osservando i segnali inviati dai bambini.


La contemporanea assunzione del latte materno durante l’introduzione di cibi solidi e semisolidi ci rassicura sulla non necessità di imporre al bambino quantità predefinite di cibo.


Assolutamente in linea con le indicazioni dell’OMS/UNICEF, oggi si confrontano due modi di accompagnare il passaggio all’alimentazione guidata dal bambino, che non si contrappongono ma si completano:

  • l’Autosvezzamento, o Alimentazione Complementare a Richiesta (ACR), divulgata in Italia nel 2001 dal pediatra Lucio Piermarini;
  • il Baby-Led Weaning (BLW, svezzamento guidato dal bambino), proposto qualche anno più tardi, nel Regno Unito, da Gill Rapley e Tracey Murkett.

L’ACR consiste nell’offrire, dalla fine del 6° mese, cibo della famiglia adattato alle capacità masticatorie del bambino, utilizzando mani e posate. Il BLW, invece, prevede l’uso praticamente esclusivo delle mani, offrendo cibo in una forma adatta alle capacità prensili del bambino (ad esempio proponendo piccoli pezzi di verdure bollite o frutta a pezzi, finger food)


L’ACR si contrappone al rigido schema fisso e uguale per tutti imposto da decenni a tutti i genitori e bambini da una puericultura ottusa e autoritaria, mentre il BLW si contrappone all’altrettanto rigido spoonfeeding, che consiste nel nutrire i bambini imboccandoli con papponi frullati di verdure, cereali, frutta, grassi e cibi proteici.


Il neurologo Mario Castagnini afferma che: “[...] solo verso il 6° mese la prensione da ulnare (con il polso deviato dal lato del mignolo) diventa radiale (con il polso deviato verso il pollice, come quello degli adulti). Quando il bambino raggiunge la prensione radiale sarà capace di riconoscere gli oggetti presi, di spostare gli oggetti da una mano all’altra, di masticare”.3


Nei Nidi del Centro Nascita Montessori proponiamo da molti anni uno stile che, rifacendosi totalmente alle indicazioni dell’OMS/ UNICEF, pone una particolare attenzione ai modi e ai tempi dei bambini e alle loro capacità di coordinare occhio-mano-bocca (ad esempio, alle educatrici viene raccomandato di aspettare sempre che sia il bambino ad aprire la bocca per il boccone successivo e non imporre mai ritmi troppo veloci).

Aiutami a mangiare da solo!
Aiutami a mangiare da solo!
Centro Nascita Montessori
L’alimentazione dei bambini da 0 a 3 anni.Quali preziosi consigli darebbe Maria Montessori sull’alimentazione dei bambini?Una guida per rendere il momento del pasto un’occasione per aiutare i più piccoli a “fare da soli”. Quali preziosi consigli darebbe Maria Montessori a genitori e operatori della prima infanzia sull’alimentazione dei bambini?Quali suggerimenti per facilitare l’introduzione del cibo complementare e far sì che i più piccoli vivano questo momento come un piacere, piuttosto che un dovere?L’osservazione e il rispetto delle competenze e dei tempi di ciascun bambino dovrebbe essere la norma anche a tavola. Aiutami a mangiare da solo!, curato dal pediatra Franco De Luca, partendo dalle linee guida dell’OMS e dalle raccomandazioni delle più importanti società scientifiche pediatriche, raccoglie i contributi degli operatori del Centro Nascita Montessori e vuole essere una guida per tutti coloro che credono che il momento del pasto sia un’occasione per aiutare il bambino a “fare da solo” e scoprire il piacere dell’esperienza sensoriale che deriva dal gusto e dal piacere di mangiare. La madre che imbocca il bambino senza compiere lo sforzo per insegnargli a tenere il cucchiaio non lo sta educando, lo tratta come un fantoccio. Insegnare a mangiare, a lavarsi, a vestirsi è un lavoro ben più difficile che imboccarlo, lavarlo e vestirlo.Maria Montessori, Educazione alla libertà Conosci l’autore Il Centro Nascita Montessori di Roma si occupa di ricerca sullo sviluppo e sul mondo relazionale del bambino nei primi anni di vita, organizza corsi di formazione per operatori della prima infanzia e promuove la cultura di una buona nascita, accompagnando le coppie verso il nuovo ruolo genitoriale. L’operato del Centro è guidato dal pensiero montessoriano, in un costante confronto di idee, eventi ed esperienze a livello nazionale e internazionale. Franco De Luca ha svolto l’attività di Pediatra di Comunità dal 1978 presso il consultorio familiare di Campagnano di Roma, dove, dal 2012 al 2016, è stato Direttore dell’Unità Operativa Complessa “Tutela Salute della Donna e Medicina Preventiva in età evolutiva”.Attualmente in pensione, affianca alla libera professione l’impegno nella promozione, protezione e sostegno dell’allattamento al seno, come formatore e tutor valutatore per l’UNICEF delle iniziative Comunità e ospedali Amici dei bambini. Dal 2003 è presidente del Centro Nascita Montessori.