Dalla a me, disse Raymond. Ha finito con la pappa?
Non ancora, disse la ragazza. Ma magari con te mangia. Con me non fa altro che voltarsi dall’altra parte.
Raymond si alzò e girò intorno al tavolo per prendere la bambina, tornò a sedersi, se la mise in grembo, zuccherò il porridge nella scodella, versò il latte dalla caraffa sul tavolo e si mise a mangiare, mentre la bimba con i capelli neri e le guance paffute lo fissava, affascinata da quello che stava facendo. Reggendola tra le braccia con facilità e disinvoltura, lui prese una cucchiaiata scarsa, ci soffiò sopra e gliela avvicinò alla bocca. Lei ne mangiò un po’. Lui di più. Poi soffiò su un’altra cucchiaiata e gliela diede. Harold versò un bicchiere di latte e lei si allungò sul tavolo per prenderlo, bevve a lungo usando entrambe le mani, finché non si dovette fermare per prendere fiato…
Kent Haruf, Crepuscolo
Il passaggio da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a una che comprenda anche cibi solidi è una tappa fondamentale nello sviluppo naturale del bambino. Quando si comincia, bisogna rispettare il suo “vezzo/vizio/piacere del seno” (svezzamento).
Così come assumere il latte materno non è un vizio (a questa età i bambini non si viziano perché i loro desideri coincidono con i loro bisogni), non è certo un castigo proseguire un fantastico viaggio di scoperta e di esplorazione iniziato mesi prima con il latte materno e addirittura con il sapore del liquido amniotico, sperimentando al momento giusto nuovi sapori e odori.
E allora smettiamo di parlare di svezzamento e cominciamo a usare l’espressione alimentazione complementare a richiesta.
Ogni bambino ha un suo tempo che deve essere riconosciuto e accolto, tenendo conto delle capacità che progressivamente acquisisce nel corso del tempo.
Più che di ricette standardizzate, i genitori hanno bisogno di essere aiutati nell’imparare a riconoscere i nuovi obiettivi di sviluppo raggiunti dal bambino sui piani:
- anatomo-funzionale (possibilità di masticare e dirigere il cibo dentro o fuori, dentizione, movimenti di masticazione, chiusura delle labbra sopra il margine della tazza o del cucchiaino);
- neuro-funzionale (possibilità di spingere fuori della bocca o in faringe il cibo solido, perdita del riflesso unidirezionale di estrusione dei solidi);
- relazionale (capacità di imitare l’altro).
Solo a 6 mesi compiuti diventa più facile alimentare i bambini con cibi solidi e semisolidi perché:
- mostrano interesse verso altre persone che mangiano e cercano di raggiungere il cibo;
- amano mettere le cose in bocca;
- sono in grado di controllare la lingua e spostare meglio il cibo dentro la bocca;
- iniziano a muovere le mascelle su e giù, “masticando”, anche senza denti;
- il sistema digestivo è sufficientemente maturo per iniziare a digerire alimenti nuovi e diversi.
Sono invece falsi segnali, che non bastano per iniziare a proporre cibi solidi e semisolidi a un bambino:
- succhiare il pugno;
- svegliarsi durante la notte quando prima aveva smesso di farlo;
- l’aumentata richiesta di latte rispetto al solito.