capitolo 7 - come favorire il linguaggio

18-20 mesi

Verso i 18 mesi il bambino possiede un discreto controllo motorio, inizia ad allungare i momenti di concentrazione, permane più a lungo sull’attività che lo interessa e ascolta con grande attenzione i nostri discorsi. Si orienta verso una modalità di azione nell’ambiente sempre più ordinata e finalizzata a scopi precisi. Partecipa in modo più attivo alla vita che scorre intorno a lui.
Le immagini
Le immagini fotografiche sono sempre da prediligere, poiché offrono una perfetta corrispondenza tra ciò che il bambino sperimenta e ciò che osserva nell’immagine. Possiamo offrire al bambino immagini fotografiche di oggetti o animali che ha conosciuto: i mezzi di trasporto che utilizziamo (l’automobile, l’autobus, il tram, la bicicletta), immagini di animali domestici e che il bambino ha potuto osservare personalmente, immagini di frutta diversa che utilizziamo per preparargli i pasti. Quando usciamo col bambino, possiamo fotografare le cose che osserva con regolarità e particolare interesse per offrirgliele successivamente. Questo richiama in lui l’esperienza vissuta e rappresenta un’occasione di esercizio linguistico.

Sono da prediligere le immagini fotografiche, ma possono essere offerti al bambino anche piccoli libri cartonati di qualità, con illustrazioni che siano il più possibile gradevoli e veritiere rispetto all’immagine e alla scelta dei colori, affinché il bambino possa sempre trovare in esse un corretto richiamo a quanto conosciuto attraverso le proprie esperienze personali.

I primi libri possono avere come tema gli oggetti noti ai bambini come frutta, verdura, cibo in generale, abbigliamento, oggetti della casa a lui familiari, elementi legati a particolari abitudini quotidiane come il pasto o la nanna. Durante la lettura di un libro è importante lasciare spazio all’intervento del bambino e modulare il nostro racconto sulle pause che lui stesso ci richiede. Può accadere che il bambino si soffermi un po’ più a lungo su un’immagine o manifesti in modo più evidente il suo interesse additandola e cercando il nostro sguardo. È opportuno in questi momenti lasciare al bambino l’iniziativa di fermarsi ancora sull’immagine, sfogliare il libro o… chiuderlo. Osservare e assecondare questi segnali che egli ci offre consente di favorire in modo significativo il piacere della lettura, il suo desiderio di comunicare e la sua abilità linguistica.

È sempre importante scegliere in casa un posto preciso in cui collocare i libri, sempre in limitata quantità e disposti con ordine, curati e ben visibili nella copertina all’interno di una scatola o di un cesto accessibili al bambino. Inoltre è consigliabile offrire al bambino la modalità con cui prendere, riporre e porgere il libro, facendogli percepire come esso sia oggetto prezioso e quindi come lo si debba maneggiare con attenzione.

Anche il gesto dello sfogliare le pagine, afferrandole con le dita della mano, propone al bambino una modalità di fruizione del libro che è di riguardo e premura. Questa modalità appartiene più in generale a quell’atteggiamento di cura e rispetto nei confronti dell’ambiente che è importante trasmettere al bambino con il proprio esempio personale.
L’esperienza
Le esperienze che compie il bambino sono frutto di un crescente coordinamento motorio e sono accompagnate da una sua sempre più ampia capacità di comprensione ed elaborazione di ciò che sperimenta.

La sua abilità linguistica segue passo a passo queste sue più evolute competenze. Il bambino impara nuove parole e le utilizza per descrivere quello che fa e sperimenta in diverso modo nell’ambiente.

È possibile allora offrirgli esperienze più complesse e per lui interessanti, per assecondare questo suo desiderio di agire in modo più organizzato e al contempo di raccontarlo. Il momento della preparazione della merenda del bambino, utilizzando per esempio della frutta, potrebbe essere una preziosa occasione di esplorazione e nel contempo di esercizio linguistico.

Mettiamo il mandarino che stiamo preparando per lui in un piattino, sbucciamolo lentamente e offriamolo al bambino, nominandolo in modo chiaro e semplice in tutte le sue parti. Lasciamo al bambino il tempo di esplorare, manipolare, osservare, assaggiare le parti del frutto e a mano a mano, sulla base del suo interesse, offriamone una semplice descrizione: la scorza è arancione, profumata e ruvida, gli spicchi sono succosi e dolci. A poco a poco sarà il bambino stesso a sbucciare il proprio mandarino, ci porgerà le parti del frutto aspettando che le nominiamo, le toccherà o assaggerà attendendo che le descriviamo e poco a poco inizierà lui stesso a nominarle.
Si aprirà lo spazio per uno scambio comunicativo con lui, descrivendo le parti che afferra, che nomina, che ci offre, con l’accorgimento di lasciargli sempre il tempo adeguato di soffermarsi, tempo misurato dall’interesse che osserviamo nel suo agire. Ascolto, tempo e interesse del bambino sono per l’adulto la prima guida nell’interagire con lui, per stimolare il suo spontaneo amore verso il mondo e per favorire in modo sereno e pacifico il suo sviluppo.

È possibile svolgere questa attività con frutti semplici, noti al bambino e da lui facilmente gestibili. È altresì importante che questo momento sia legato alla merenda o a un pasto, affinché il maneggiare il cibo si riferisca sempre alla consumazione del cibo stesso: non si sbucciano il mandarino o la banana per divertimento, ma per poi mangiarli.

Questo trasmette al bambino l’importante messaggio che l’utilizzo del cibo non è fine a se stesso, ma al pasto e quindi favorisce un atteggiamento di un suo corretto utilizzo.

Questa situazione può rappresentare un importante momento educativo nella misura in cui trasmettiamo al bambino il rispetto per il cibo e le adeguate modalità con cui maneggiarlo: ci si lava le mani prima, ci si siede al tavolino, si ripone la buccia nel piattino e non sul tavolo o per terra o sulla sedia. Una volta pulito il frutto, non si gioca, ma si mangia o, se non si ha fame, lo si offre (alla mamma, al fratellino, ai nonni) o lo si ripone per essere mangiato dopo.
Queste occasioni aiutano il bambino a vivere in modo consapevole le situazioni di vita quotidiana e a saperle gestire in autonomia, un’autonomia “a portata di bambino”, senza che l’adulto debba continuamente intervenire e quindi agire sul bambino e dirigerlo. Esse aprono spazi importanti di crescita personale e di consapevolezza di se stessi e del mondo in cui si agisce.

20-24 mesi

A partire dai 20 mesi circa, il bambino diventa sempre più abile nel proprio movimento. Si muove con più sicurezza e acquisisce un controllo e una precisione sempre maggiori nell’uso delle mani, col forte desiderio di trasformare l’ambiente e di esserne protagonista.

È molto interessato a ripetere le azioni che osserva nel proprio ambiente e inizia a partecipare attivamente alla vita in casa con l’imitazione di semplici attività quotidiane e domestiche. Questi momenti di collaborazione possono essere occasioni per arricchire il suo vocabolario: ogni azione, ogni attimo di scoperta e nuova conoscenza sono spunti per apprendere nuove parole attraverso l’esperienza diretta e personale.

La spugna che usa per lavarsi, il panno con cui pulisce il tavolino, il bicchiere che utilizza per bere danno quel fondamentale contenuto alle parole, rendendole significative e permettendogli di comunicare in modo sempre più preciso e indipendente.

L’autonomia nel movimento e la ricchezza delle esperienze consentono e accompagnano il graduale sviluppo linguistico del bambino. È quindi importante offrirgli occasioni di attività, seguendo il suo interesse personale e favorendone l’autonomia.

Sarà di aiuto arricchire la casa con oggetti a sua misura, reali, che gli consentano di svolgere attività per lui interessanti e desiderate. Questi piccoli oggetti, il pannetto per spolverare, l’appendiabiti per appendere la propria giacca o un cestino dove riporre sciarpa e cappello, dovranno essere a sua misura, da lui facilmente raggiungibili e collocati nell’ambiente in modo significativo. Non sarà quindi opportuno mettere il pannetto per spolverare nella cesta dei pupazzi, ma in un luogo della casa dove anche noi riponiamo oggetti per la pulizia (sempre salvaguardando la sicurezza del bambino). Questa collocazione nello spazio aiuta il bambino a contestualizzare l’oggetto, a definirne l’utilizzo e ne rafforza il significato. Ha quindi un importante riscontro sull’agire del bambino (che non usa il pupazzo per pulire il tavolino poiché il pupazzo ha una collocazione diversa dal pannetto) e sul processo che egli compie di comprensione della realtà e, conseguentemente, sulla sua capacità di descriverla attraverso un linguaggio adeguato e coerente.

I canti
Il canto è sempre amato dal bambino che ora, grazie al suo sviluppo motorio, cerca di imitare i nostri gesti. Possiamo allora iniziare a cantare canzoni mimandole. È importante che non siano troppo lunghe e che i nostri movimenti siano lenti e semplici, affinché il bambino riesca a osservarli e a ripeterli con facilità.

Possiamo mimare con le mani il movimento di animali che vengono nominati nel canto (l’uccello, la farfalla). Se il bambino non è ancora in grado di ripetere i nostri movimenti o non desidera farlo, è importante non sollecitarlo né forzarlo. Egli è comunque attratto dal nostro movimento e potremo cogliere questo suo interesse dal suo sguardo e dalla sua attenzione.

I canti, oltre a essere accompagnati dalla gestualità, possono anche contenere versi onomatopeici: per esempio nella canzone de “la vecchia fattoria” viene nominato l’animale e ne viene proposto il verso. Il bambino imparerà ad associare il verso all’animale. È tuttavia sempre importante nominare l’animale col suo nome e non indicarlo invece col rispettivo verso: il gatto è “gatto” e miagola “miao”.

I bambini spesso chiedono di ripetere le canzoni più amate: è per loro fonte di gratificazione e nel contempo esercizio linguistico, oltre che prezioso momento condiviso con la persona amata. Facciamolo tutte le volte che è possibile, dedicando tempo al nostro bambino.

Trovate qui di seguito alcuni canti.

Farfallina bella bianca
Farfallina bella bianca
vola vola e mai si stanca
vola qua, vola là
poi s’arresta sopra un fiore,
poi s’arresta sopra un fior.

L’adulto può imitare, congiungendo le proprie mani, il volo della farfalla, e, facendo posare la farfalla sul corpo del bambino in punti sempre diversi, potrà sorprenderlo e farlo ridere. A mano a mano anche il bambino cercherà di imitare i movimenti osservati.

Si apre in tal modo un gioioso scambio non solo verbale, ma anche corporeo tra adulto e bambino.

L’uccellin che vien dal mare
L’uccellin che vien dal mare
quante penne può portare
può portarne solo tre
una per me,
una per te,
e una per la figlia del re.

A mano a mano che si nominano le tre piume, si può toccare prima se stessi e poi il bambino. Anche in questo canto si attiva uno scambio corporeo, che favorisce nel bambino l’imitazione e quindi il movimento, unitamente al linguaggio e all’esercizio ritmico.
I libri
I libri, che abbiano sempre illustrazioni di qualità e preferibilmente un numero limitato di pagine, possono raccontare brevi sequenze motorie che rappresentano momenti di vita quotidiana come il risveglio, il pasto, la nanna, la passeggiata al parco. Attraverso le immagini e la condivisione con l’adulto, che racconta e descrive, il bambino osserva azioni a lui familiari e quindi per lui significative ed è portato a cercare le parole adeguate, a lui note, per raccontare ciò che vede nel libro e ciò che lui stesso agisce e sperimenta nella sua vita quotidiana.

Potrà accadere che il bambino dimostri un particolare interesse per alcuni libri, piuttosto che per altri. È importante assecondare questa sua scelta, senza forzarlo in alcun modo. Nel caso, sarà possibile anche riporre i libri che non sceglie e magari riproporglieli in un secondo momento.

Talvolta i bambini manifestano già uno spiccato interesse per alcuni temi, come gli animali o i mezzi di trasporto: è importante favorire questa loro preferenza, affinché il momento della lettura del libro sia sempre piacevole e quindi desiderato.

2 anni

Dopo i due anni il bambino diventa sempre più abile a classificare la realtà, cogliendo aspetti e caratteristiche comuni a gruppi di oggetti o essere viventi. Le famiglie di animali o cose (gli oggetti legati al momento del pasto, della nanna, del bagnetto) iniziano ad avere per lui un significato. Contemporaneamente ha luogo un’esplosione lessicale, accompagnata da una vera e propria “fame” di parole.

Il bambino dimostra un intenso e crescente desiderio di conoscenza della realtà e un profondo interesse per i termini che la descrivono, fortemente attratto da parole anche molto complesse. Sarà possibile offrirgli informazioni sempre più precise e dettagliate sugli oggetti che ha sperimentato e di cui conosce il nome, descrivendone la funzione e le caratteristiche: a cosa servono, dove si trovano di solito, di cosa sono fatte.

È importante che il linguaggio che gli offriamo, accompagnato sempre dall’ascolto, segua proporzionalmente il crescente interesse del bambino per la realtà. I bambini sono fortemente interessati a tutto ciò che accade intorno a loro, ma in particolare la natura rappresenta una fonte costante di stupore e richiamo. È allora fondamentale assecondare questa spontanea attrazione del bambino, sia attraverso occasioni concrete (il giardino di casa, una passeggiata al parco, una gita fuori porta), sia offrendogli un linguaggi adeguato.
I racconti
Il racconto possiede un diverso potere comunicativo rispetto alla lettura di un libro. Quando leggiamo un libro, attiviamo una relazione “a due”, mediata dal libro stesso; le immagini guidano il nostro racconto e la partecipazione del bambino. Lo sguardo di chi partecipa alla lettura passa attraverso le pagine del libro: entrambi, adulto e bambino, osservano l’illustrazione o l’immagine fotografica, per condividerne e completarne la descrizione. Il contatto visivo e più in generale la relazione personale e linguistica avvengono mediante la lettura e l’osservazione delle immagini.

Nel racconto, la mediazione delle immagini e dell’oggetto materiale del libro viene meno; la relazione è invece guidata dal contatto visivo diretto, dalla partecipazione emotiva, dallo scambio comunicativo aperto e immediato che si attiva.

Proprio perché manca un supporto visivo che aiuta la comprensione delle parole utilizzate, è importante scegliere momenti di vita quotidiana, familiari al bambino, prediligendo sempre un linguaggio per lui significativo, scandendo chiaramente le parole e accompagnando il racconto con una gestualità e una mimica facciale adeguate e consone a quanto si sta dicendo.

Il racconto di un momento vissuto può rappresentare una speciale occasione di condivisione con il bambino. Una passeggiata sotto la pioggia, un uccellino osservato sul ramo di un albero, la preparazione di una breve ricetta: tutto ciò che riguarda la vita intorno al bambino può essere oggetto di narrazione e condivisione con lui.

Il racconto in particolare, proprio perché non accade attraverso la lettura di un libro, ma mediante la parola diretta e lo sguardo, favorisce in modo intenso e immediato la nostra relazione con il bambino. Ancora una volta l’interesse del bambino è guida nella scelta di ciò che stiamo raccontando; è importante quindi assecondarlo, affinché la sua partecipazione sia spontanea e desiderata.

L’ascolto attento e il riconoscimento del tempo del bambino restano dimensioni fondamentali della relazione linguistica che attiviamo con lui. È quindi importante non sentirsi infastiditi se ci interrompe o se cerca di intervenire per partecipare al racconto: concedergli la parola equivale a riconoscergli il diritto di interlocutore attivo nel dialogo che stiamo avviando con lui.
I libri
I libri possono variare tema e riguardare per esempio il mondo animale, che solitamente attrae molto il bambino, o quello vegetale. Cogliete l’occasione di una lettura insieme al vostro bambino a partire dal suo interesse, senza che sia per lui un’imposizione. È consigliabile anche permettere al bambino di scegliere il libro: queste scelte spesso rivelano la sua attrazione per particolari temi e ci rendono più noto il suo mondo interiore.

Offrire un libro a un bambino, soprattutto se viene letto insieme, significa favorire un prezioso momento non solo di apprendimento e ricerca personale, ma anche di condivisione.

È preferibile non farsi sempre interpreti del bambino, ma lasciare piuttosto spazio ai suoi pensieri e al suo racconto interiore e accogliere con gioia la narrazione personale del suo sguardo sul mondo, ancorché imperfetta ai nostri occhi di adulti.

A partire da una relazione serena, fiduciosa e rispettosa, nella quale il bambino si sente ascoltato e non solo “istruito”, ha luogo una comunicazione felice e costruttiva. Il sentirsi ascoltati spinge a raccontarsi in modo intimo e autentico. Il bambino non avrà timore di esprimere con parole i propri pensieri e le proprie emozioni e, forte di questa fiducia, si aprirà agli altri in modo sereno e spontaneo.

3 anni

Verso i tre anni il bambino ha acquisito un vocabolario più ricco e articolato, è sempre molto attento a ciò che lo circonda e curioso nei confronti della vita. È importante assecondare questa sua apertura, scegliendo modalità di presenza adeguate a questa sua continua ricerca nel mondo.

Il contatto con la natura rappresenta sempre un piano privilegiato, ma anche la partecipazione alla vita quotidiana, attraverso piccole attività che lo rendano protagonista, riempie di contenuto e di vissuti le parole che a mano a mano si manifestano nel vocabolario del bambino lo rendono sempre più abile nel raccontare e nel raccontarsi.

Una passeggiata in autunno è l’occasione per osservare le foglie secche e colorate, per toccarle, per calpestarle. Si possono osservare gli stormi di uccelli che migrano verso terre più calde, ma anche quelli che restano anche se fa freddo. Il bambino saprà riconoscere un passero o un merlo e offrire magari un libro con le fotografie o le immagini di questi uccelli sarà per lui occasione per ricordarli e dare spunto per il racconto di una passeggiata nel bosco o al parco fatta qualche giorno prima. Così i frutti, consumati a tavola o osservati sugli alberi, sono spunto per parlare del ritmo delle stagioni.

I bambini iniziano a essere in grado di cogliere il senso di una successione temporale di eventi attraverso oggetti che possono toccare.
Fare il pane in casa è un’ottima occasione: partire dagli ingredienti e descriverli (la farina è bianca e fine, il lievito serve a far diventare il pane soffice, il sale rende il pane saporito), preparare l’impasto, cuocerlo e infine assaggiarlo dà al bambino l’opportunità di capire come da farina e acqua possa nascere il pane attraverso il lavoro delle mani.

Lo scorrere del tempo viene in tal modo reso concreto e comprensibile.
Anche il momento dell’igiene personale (lavarsi le mani, lavare i denti), del vestirsi o svestirsi possono essere preziose occasioni per favorire lo sviluppo linguistico del bambino, mantenendo l’importante rimando alla sua esperienza. Quando si bagna le mani o le insapona, si può parlare dell’acqua (calda, fredda o tiepida), del sapone (profumato e scivoloso), della schiuma (soffice e leggera). Questo consente al bambino di dare un nome alle diverse percezioni, ampliando il suo apparato linguistico e concettuale.

Scegliere un vestito o indossarlo lascia spazio per nominarlo e descriverlo: di che colore è, ha le maniche lunghe o corte, è di lana o cotone, si indossa d’inverno o d’estate.

Il bambino continua a vivere la fase di scoperta sensoriale e motoria del mondo, addentrandosi con crescente interesse nella conoscenza del reale, affinando la sua capacità intellettiva e arricchendo ulteriormente il suo vocabolario, attratto da parole anche molto difficili. È importante favorire questa sua nuova fase di sviluppo, con un vocabolario più ricco e una terminologia più rigorosa, che assecondino il vivace e spontaneo interesse del bambino.

L’ascolto resta sempre una dimensione fondamentale, rassicurante per chi ha la parola e segno di rispetto e fiducia nei suoi confronti. Cerchiamo di far sì che sia sempre presente nella relazione col bambino.

Oltre ai libri e ai racconti, che possono offrire al bambino temi più complessi, ma sempre adeguati alle esperienze da lui fatte e rispondenti al suo interesse, è possibile proporre anche brevi filastrocche che rappresentano occasioni interessanti per lo sviluppo del linguaggio, oltre a favorire situazioni liete e talvolta divertenti.
Filastrocche e altro
È importante scegliere filastrocche che richiamino situazioni familiari al bambino e utilizzino parole a lui note. Oltre all’ascolto della parola e all’esercizio linguistico, la filastrocca offre al bambino il piacere del ritmo con cui le frasi vengono cadenzate.

Uno trovò un uovo
Uno trovò un uovo
due lo mise al fuoco
tre lo cucinò
e quattro lo mangiò
e cinque: “Pio pio pio
ne voglio un poco anch’io”.

Questa breve filastrocca trasforma le dita della mano del bambino nei diversi personaggi. A mano a mano che vengono nominati i diversi momenti (il ritrovamento dell’uovo, la sua cottura…), si toccano le dita della mano del bambino, partendo dal pollice. Si crea in tal modo una suspense crescente.
Vengono così favoriti la relazione, l’esercizio linguistico e la gestualità. Sarà poi il bambino a farlo con la nostra mano o con la sua.

Il cavallo del bambino
Il cavallo del bambino
va pianino va pianino.
Il cavallo del vecchietto
va zoppetto va zoppetto.

Il caval del giovanotto
va di trotto va di trotto.
Il caval del mio compare
come il vento sa volare

L’adulto, nel recitare questa filastrocca, può prendere in braccio il bambino posizionandolo di fronte a sé, afferrargli le mani e imitare con il movimento delle proprie gambe il trotto del cavallo che varia a seconda delle diverse situazioni ovvero delle diverse età del cavaliere. Si crea in tal modo una situazione ludica, a cui il bambino parteciperà con piacere.

La bella lavanderina
La bella lavanderina
che lava i fazzoletti
per i poveretti della città.
Fai un salto,
fanne un altro,

fai la riverenza,
fai la penitenza.
Guarda in su,
guarda in giù,
dai un bacio a chi vuoi tu.

Questo canto, che richiama il duro lavoro delle lavandaie di una volta, favorisce non solo l’esercizio linguistico e la memoria, offrendo al bambino un testo più lungo e complesso, ma anche il movimento che consiste nell’imitazione dei gesti compiuti dalla lavanderina. È interessante offrire al bambino la possibilità, nella sua vita quotidiana, di lavare piccoli panni, affinché conosca il significato dei gesti nominati nel testo della canzone. Sarà importante cantare lentamente, dando al bambino il tempo di osservare e imitare i nostri movimenti, che dovranno essere chiari e ben scanditi.

Anche brevi indovinelli, adatti nel contenuto e nella scelta linguistica, possono essere graditi e coinvolgenti. All’esercizio linguistico, si affianca la ricerca della parola ovvero della soluzione dell’indovinello, che porta il bambino non solo alla ripetizione, ma anche alla formulazione di un pensiero più complesso.
Siam verdi e siam piccini
Siam verdi e piccini
siam fatti a pallini
stiam dentro a una buccia verdina verduccia
siam tutti fratelli ci chiaman… piselli!

Questo indovinello parla dei piselli, una verdura di cui il bambino dovrà aver fatto esperienza. Inizialmente daremo noi la soluzione al bambino, poi diverrà un gioco lasciare a lui la risposta, che già conosce.

Potrebbe essere interessante offrire al bambino, risolto insieme a lui l’indovinello, un baccello di piselli e ripetere l’indovinello, trovando a mano a mano le corrispondenze tra le parole del testo e le parti della verdura.
Infine, dopo un certo tempo, potrà essere divertente comporre insieme a lui brevi indovinelli, riguardanti sempre realtà note al bambino.

Un ultimo pensiero...

Non correggete di continuo il vostro bambino. L’uso del linguaggio deve essere un’esperienza piacevole e gioiosa: il bambino impara ascoltando noi parlare e non sentendosi corretto. Solo così favoriamo il suo desiderio di raccontarsi agli altri e a se stesso con gioia ed entusiasmo!

Dategli il tempo che richiede e che può essere colto nella sua durata solo attraverso l’osservazione attenta delle indicazioni che il bambino ci offre agendo nell’ambiente. È importante prima di tutto offrire al bambino il tempo di scegliere, seguendo il proprio interesse, e successivamente concedergli il tempo di soddisfare questo interesse. Un tempo interrotto è un bisogno negato e una voce inascoltata.

Ascoltate il vostro bambino con attenta presenza, pazienza e gioia.

Questo gli riconosce un posto gradito nel mondo e lo incoraggia a parteciparvi attivamente e con ottimismo!

Il linguaggio del bambino piccolo e il pensiero Montessori
Il linguaggio del bambino piccolo e il pensiero Montessori
Isabella Micheletti
Come favorire l’uso della parola nei primi anni di vita.Un piccolo libro che suggerisce idee pratiche per sviluppare il linguaggio, partendo dal pensiero di Maria Montessori e di altri rinomati studiosi dell’infanzia. L’apprendimento del linguaggio avviene nei primissimi anni di vita del bambino, grazie all’utilizzo di competenze innate che necessitano di essere esercitate quotidianamente. Per favorire questo ricco processo di sviluppo, è importante predisporre un ambiente che consenta esperienze di qualità, ma è altresì essenziale che l’adulto instauri una relazione di comprensione e rispetto con il bambino: imparare a parlare, infatti, non equivale solo ad apprendere parole nuove o a costruire frasi, ma significa porsi in relazione con l’altro, donando una parte di sé. È consigliabile, dunque, offrire al bambino non solo un linguaggio chiaro e corretto, ma anche la propria attenta presenza, sapendo regalargli momenti di ascolto, senza scordarsi che anche il silenzio rappresenta un prezioso tempo di raccoglimento e di costruzione personale. Isabella Micheletti nel suo libro Il linguaggio del bambino piccolo e il pensiero Montessori (ma non solo!) affronta questi temi con chiarezza e semplicità, suggerendo idee pratiche da sperimentare in famiglia. Seguire nel bambino lo sviluppo del linguaggio è studio di un immenso interesse e tutti coloro che vi si sono dedicati concordano nel riconoscere che l’uso di parole e nomi, dei primi elementi del linguaggio, cade in un determinato periodo della vita come se una precisa regola di tempo sovrintendesse a questa manifestazione dell’attività infantile. Il bambino sembra seguire fedelmente un severo programma imposto dalla natura, e con tale puntuale esattezza che nessuna scuola, per quanto sapientemente diretta, reggerebbe al confronto.Maria Montessori Conosci l’autore Isabella Micheletti è educatrice Montessori e formatrice nei corsi dell’Opera Nazionale Montessori. Specializzata nel metodo Montessori, lavora da anni in questo ambito educativo con esperienza sia in Italia che all’estero.È co-fondatrice del progetto educativo e sociale “Spazio Montessori, uno spazio per la famiglia”, rivolto ai bambini della prima infanzia e alle loro famiglie.Scrive articoli di settore ed è appassionata ricercatrice nell’ambito del pensiero pedagogico.