capitolo 7

Come favorire il linguaggio:
piccole idee per la famiglia

Dalla nascita al primo anno

Il tono di voce
La nascita rappresenta per il bambino un enorme cambiamento: dall’ambiente ovattato, in penombra e protetto del grembo materno, passa improvvisamente in uno spazio pieno di luci e di rumori. I primi giorni di vita del bambino sono caratterizzati da lunghi periodi di sonno e brevi periodi di veglia, durante i quali l’ambiente di cui ha bisogno è quello vitale dell’abbraccio materno, all’interno di uno spazio silenzioso, non frastornante (poiché i rumori forti e improvvisi spaventano il bambino), che favorisca il suo graduale adattamento al nuovo mondo in cui si trova.

In questo ambiente, l’intensa relazione con la mamma avviene attraverso il contatto fisico e l’ascolto della sua voce. Il bambino riconosce la voce materna: ecco allora che proprio questa sarà per lui il suono familiare che lo accompagnerà nella scoperta del ricco mondo sonoro intorno a lui e sarà un importante punto di riferimento.

In questo periodo, le affettuose parole della mamma, del papà, di fratellini e sorelline rappresentano l’ambiente linguistico nel quale il bambino si trova immerso. Egli inizia ad acquisire familiarità con il nuovo mondo, a riconoscerlo e a interpretarlo. Sarà importante quindi favorire questo vitale punto di contatto, rivolgendo al bambino parole affettuose, con toni di voce dolci e dimessi affinché possa sentirsene incoraggiato.

La voce è importante veicolo di sentimenti, col quale comunichiamo continuamente con il bambino ed è quindi fondamentale saperla modulare affinché possa trasmettere al bambino affetto, serenità e sicurezza. Essa fa parte di quel primo ambiente che il bambino percepisce e che rappresenta per lui un importante riferimento per orientarsi con fiducia nel mondo e trovare una propria collocazione. Una voce calma, calda, non eccessivamente forte, accogliente, serena trasmette questi stati d’animo al bambino e rafforza il nostro legame con lui.

Le nostre parole d’amore saranno per il bambino un rassicurante richiamo e un’importante e delicata guida nei suoi primi passi in questo mondo.

Lo sguardo
All’esperienza uditiva si affianca gradualmente quella visiva, a mano a mano che la vista del neonato si perfeziona. Le iniziali e confuse ombre che il bambino vede alla nascita diventano oggetti sempre più nitidi e il viso materno, il primo orizzonte del bambino, si definisce sempre meglio. Ecco allora che nel parlare al bambino sarà importante avvicinare il nostro volto al suo, con rispetto e delicatezza, affinché possa vederlo e cogliere il nostro sguardo. Sarà uno sguardo accogliente, sereno e attento, uno sguardo di grande tenerezza e di complicità.

Lo sguardo, talvolta anche senza parole, interpella l’altro, lo accoglie, lo rende partecipe della propria sfera personale. Una parola senza sguardo è una parola anonima, priva di emozioni, poco espressiva, di comando o di mera informazione. La parola che osserva è aperta allo scambio, apre un punto di contatto e avvia la relazione con l’altro.

È importante quindi aver cura che questo contatto avvenga nella relazione linguistica con il bambino, affinché questa lo coinvolga in quanto soggetto partecipe. Quando gli parliamo possiamo allora guardarlo negli occhi e avvicinarci a lui, con rispetto e attenzione, senza che la vicinanza fisica possa essere percepita come minaccia, ma sempre come confortante prossimità.

Sarà altrettanto importante cogliere, attraverso lo sguardo che il bambino ci rivolge, i suoi momenti di attenzione e i luoghi o gli oggetti a cui rivolge il suo interesse, ed essere pronti ad attivare con lui, proprio in quei momenti, una relazione, parlandogli di ciò che sta osservando in quel momento o descrivendo quello che stiamo facendo insieme a lui.

Infine, avvicinandoci al bambino mentre gli parliamo, gli permettiamo di osservare con attenzione i movimenti che compiamo con la nostra bocca, movimenti che il bambino progressivamente, attraverso successivi tentativi, imparerà a imitare, perfezionando la propria abilità nell’articolare suoni e parole. Scandiamo le parole con chiarezza e lentamente, affinché siano di facile osservazione oltre che ben udibili.
L’esperienza e il linguaggio che la descrive
Il neonato è capace di distinguere materiale linguistico da materiale non linguistico, ovvero riesce a distinguere tra il linguaggio umano e una successione arbitraria di suoni. A mano a mano che cresce, impara a decifrare sempre meglio i suoni intorno a lui, a riconoscere nel flusso dei nostri discorsi alcune parole a lui familiari e ad attribuire loro un significato, sulla base dell’esperienza fatta all’interno del proprio ambiente. Le parole diventeranno per lui significative nella misura in cui potrà fare esperienza degli oggetti in questione.

Poiché il linguaggio viene alimentato dalle esperienze motorie e sensoriali che il bambino compie nel suo ambiente di vita, sarà una preziosa occasione per lui poter esplorare liberamente lo spazio circostante, attraverso la manipolazione, l’esplorazione, il movimento in generale. La libertà di cogliere il reale con i propri sensi e di muoversi con spontaneità nell’ambiente trasmette al bambino una percezione ricca e positiva sia del mondo esterno che di se stesso e dell’efficacia delle proprie azioni. La mente concreta del bambino si nutre di esperienze sensoriali che devono quindi essere favorite al meglio e il più possibile.

La grande ricchezza di percezioni che scaturisce dall’esplorazione sensoriale verrà poi successivamente ordinata, classificata e categorizzata, ma è proprio a partire da questo iniziale vasto bacino di stimoli che il bambino potrà attingere nel dare forma alla propria intelligenza e nel costruire il proprio linguaggio.

All’esperienza personale che il bambino fa del mondo, dobbiamo affiancare un linguaggio che la descriva in modo chiaro e preciso, nominando correttamente e lentamente le cose che egli percepisce, affinché questa sia per lui un’opportunità di apprendimento. Il bambino interiorizza più facilmente i nomi degli oggetti che sperimenta nella sua quotidianità: questo legame con la realtà gli consente di attribuire un significato alla nuova parola appresa, mettendola in relazione con un oggetto concreto. L’ambiente quotidiano è il luogo privilegiato dell’apprendimento verbale del bambino ed è quindi il punto di partenza per un percorso che intenda favorire l’apprendimento linguistico.

Per questo motivo è importante utilizzare un linguaggio puntuale, che descriva in modo fedele la realtà nominata.

Occorrerà anche che l’espressione del nostro volto rifletta il significato delle nostre parole e sia loro coerente: un’espressione severa o adirata assunta pronunciando parole affettuose o un’espressione contrariata di fronte a un cibo che desideriamo proporre come invitante altera e distorce il significato della comunicazione stessa.
Il silenzio
La relazione con il nostro bambino può essere anche silenziosa, fatta di sguardi, abbracci, vicinanza, complicità. Il nostro silenzio, fecondo sotto molteplici punti di vista, incontra quel meraviglioso sguardo contemplativo del bambino di pochi mesi, ancora incapace di parola, ma in grado di avvolgere l’intero mondo con una profondità e uno stupore difficilmente eguagliabili nella sua successiva esistenza.

Quello sguardo che si perde nel volto della mamma o di fronte a un mondo tutto nuovo deve essere rispettato e custodito con silenzioso amore, perché poi non sarà più. Quello dei bambini molto piccoli è uno sguardo privilegiato, ancora incapace di giudizio, ma aperto con preziosa meraviglia al reale che li circonda, occasione di profonda comunione con esso.

Riserviamo momenti di silenzio per il nostro bambino, affinché possa svolgersi anche in lui quell’ascolto di se stesso che è sapiente guida nella vita di ognuno di noi.
L'ascolto
Nei suoi primi mesi di vita il pianto rappresenta per il bambino la modalità di comunicazione prevalente, attraverso cui egli manifesta i suoi bisogni primari. È importante accogliere quindi il pianto come manifestazione comunicativa con cui il neonato si esprime e si mette in contatto con noi.

Sono diversi il pianto del bisogno, il pianto del dolore, il pianto della paura. L’ascolto consapevole e la comprensione del pianto partono da una relazione empatica con il bambino che significa cercare di porsi in sintonia con lui. Solo un’intensa relazione con il bambino e un’attenta osservazione e condivisione delle situazioni in cui egli si trova e a cui reagisce in diverso modo possono aiutare a cogliere le diverse sfumature del pianto del bambino molto piccolo e a comprendere il suo stato d’animo e il suo bisogno.

A mano a mano, il bambino inizia a esercitarsi in vocalizzi e balbettii, progredisce nelle sue abilità linguistiche, passando dai suoni alle prime sillabe e alle prime parole verso l’anno di età. Come accogliere questi momenti? Come preziosi tentativi del bambino che diventano gradualmente vera e propria intenzione di comunicare con noi. Attenzione, rispetto, profonda capacità di ascolto, saranno l’attitudine più adatta nell’accogliere questi primi passi del bambino sulla via della parola.

Sarà importante cercare dei momenti nella giornata in cui dedicargli attenzione e ascoltarlo, senza mai deridere i suoi imperfetti ma quanto mai preziosi tentativi. L’ascolto è alla base del dialogo, a qualsiasi età.

Qualche attività

Il canto
Il bambino possiede una naturale sensibilità per la musica, che si intensifica con la crescita. La musica e il canto possiedono un profondo legame con l’interiorità e hanno un forte potere di richiamo sul mondo delle emozioni. Cantare una ninna nanna rappresenta non solo un importante e prezioso momento di intimità, ma anche un’occasione per favorire l’innata predisposizione del bambino al suono e alla parola.

Possono essere scelte occasioni particolari, che diventano routine nell’arco della giornata del bambino (come il momento del riposo), oppure si può ricorrere al canto per tranquillizzarlo in un momento difficile o, ancora, si possono creare situazioni di profonda comunione da condividere con il piccolo attraverso dolci melodie o canti dalle parole semplici. È importante cercare anche questi spazi di relazione con il bambino, che sono soprattutto momenti di intensa sintonia e risposta alla sua ricerca di complicità e insieme di musicalità.

Le ninne nanne sono di solito melodie, presenti nelle culture popolari e tramandate oralmente, che richiamano nelle parole la vita quotidiana, la natura e la relazione con l’adulto. Possiedono una struttura del testo semplice e ripetitiva e un ritmo tendenzialmente uniforme.

Nella ninna nanna il bambino ascolta parole melodiche e di uso comune, che si riferiscono a situazioni della vita quotidiana di un tempo (i campi, gli elementi della natura, gli animali coi quali un tempo si conviveva, la fatica del lavoro, il ritmo delle stagioni), o i racconti della tradizione e che si concludono con la ricongiunzione del bambino con l’adulto, in uno stretto e intimo abbraccio che avvolge e culla.

Durante il tempo della ninna nanna, è importante creare l’ambiente adeguato, calmo, silenzioso, fatto di luci tenui e soffuse, che favorisca la relazione tra l’adulto e il bambino e li accompagni in quella situazione di profonda sintonia che una ninna nanna genera.

È altresì importante lo stato d’animo dell’adulto che attraverso il contatto fisico accompagna il canto e con esso deve poter trasmettere quiete, fiducia e senso dell’abbandono. Il caldo e avvolgente abbraccio della mamma, il suo respiro, il suo odore, il ritmico gesto del cullare rievocano insieme nel bambino quel forte legame fisico e psichico costruito durante i mesi di gravidanza. Di esso, primitiva esperienza del bambino condotta soprattutto attraverso le percezioni tattili e uditive, egli ha nostalgia poiché costituisce per lui un primario bisogno al quale cerca risposta. La ricerca del contatto fisico permane anche nel tempo successivo alla primissima infanzia: a esso il bambino tende in cerca di conforto a difficoltà o inquietudini, ed è vissuto come un momento di incontro intimo e insostituibile.

Lo stesso sguardo della mamma rivolto al bambino contribuisce a rafforzare la relazione tra essi. L’incontro visivo intensifica l’intimità di questo momento e favorisce lo scambio di emozioni e percezioni.

Durante questo tempo di addormentamento si apre una vera e propria relazione circolare tra la mamma che canta e culla e il bambino che, abbandonandosi a poco a poco tra le braccia materne, la guida nel modulare l’abbraccio e nel contempo il tono della propria voce e l’espressione del volto.

Questa comunione esercita sul bambino e sull’adulto un forte richiamo sonoro, corporeo ed emotivo che dona pace e nel contempo contribuisce a strutturare e alimentare la relazione.

Ecco qui di seguito alcune ninne nanne.
Stella stellina
Stella stellina la notte si avvicina
La fiamma traballa
La mucca è nella stalla
La mucca è col vitello
La pecora e l’agnello
La chioccia col pulcino
La mamma e il suo bambino
Tutti con la mamma e tutti fan la nanna

Fate la nanna coscine di pollo
Fate la nanna coscine di pollo
La vostra mamma vi ha fatto un gonnello
E ve l’ha fatto con lo smerlo in tondo
Fate la nanna coscine di pollo.
Dormi, dormi coscine di pollo
Che la mamma cuce il gonnello,
te lo cuce con tutto il contorno
Dormi dormi coscine di pollo
Le immagini
All’età di circa 7-8 mesi il bambino entra nella fase linguistica, ovvero inizia a comprendere il significato delle parole ed è capace di associare un oggetto conosciuto o la sua immagine alla parola corrispondente.

Senza tralasciare l’importanza del favorire l’attività esplorativa del bambino e del suo contatto diretto con la realtà, a questa età è possibile offrirgli le prime immagini che si riferiscono a elementi a lui noti o ad animali domestici di casa.

Sarà importante prediligere immagini fotografiche che rappresentano l’oggetto reale in modo fedele e veritiero e aiutano in tal modo il bambino nella corretta costruzione della sua visione del mondo. L’immagine di una mucca arancione o di un cane blu con il cappello che guida un’automobile porta il bambino a osservare rappresentazioni visive che non può sperimentare nella realtà, proponendogli un mondo parallelo di cui non ha riscontro nella vita quotidiana e che non riesce individuare come non “vero” poiché non è ancora in grado di distinguere tra piano fantastico e piano reale. Un’immagine non realistica genera confusione e non contribuisce alla costruzione di una visione del mondo corretta e sperimentabile.

Per favorire nel bambino lo sviluppo del linguaggio attraverso la proposta di immagini, è possibile fare qualche fotografia, di qualità, agli oggetti che il bambino usualmente esplora e proporglieli, nominando l’oggetto che rappresentano. È consigliabile che questi oggetti vengano fotografati da soli e non insieme ad altri oggetti, affinché il bambino possa osservarli in modo chiaro, senza essere disturbato dalla presenza di più elementi. Nominare da parte nostra l’immagine sarà per lui un buon esercizio linguistico di ascolto e apprendimento!
I libri
I libri sono soprattutto oggetti da esplorare con le mani, con la bocca, con gli occhi. Per questo i primi libri possono essere di poche pagine in stoffa, di trama e colori diversi, di dimensioni ridotte e adatte alla sua capacità di prensione e alla sua forza, sempre artefatti in modo sicuro per il bambino. È importante che non abbiano troppe pagine e che vengano offerti in quantità ridotta.

Quando il bambino sarà in grado di stare stabilmente seduto da solo e di afferrare con maggiore agilità ciò che si trova vicino a lui, controllando meglio il movimento delle proprie braccia e delle proprie mani, potranno essere offerti anche piccoli libri di fotografie che possono essere realizzati a casa con album portafotografie morbidi, contenenti poche pagine.

È sempre importante prediligere fotografie di elementi conosciuti dal bambino, affinché egli possa riconoscerli poiché rientrano nel suo campo di esperienza diretta. Immagini di frutta, verdura, animali domestici o di oggetti sperimentati dal bambino (i pupazzi, le stoviglie dell’apparecchiatura) e presenti nel suo ambiente quotidiano di vita sono per lui un richiamo visivo alla realtà conosciuta e per questo possono essere da lui riconosciuti facilmente come significativi, richiamandone il suo interesse. Nello sfogliare il libro insieme al bambino, si possono nominare gli oggetti fotografati, in modo chiaro e distinto, affinché questo momento di osservazione sia un’occasione per apprendere nuove parole.

I libri possono essere riposti, sempre in quantità ridotta, all’interno di un cestino morbido e dai bordi bassi, in una zona dedicata dell’ambiente di casa, magari vicino a dove noi mettiamo i nostri libri.

Questa collocazione alla “sua portata” gli permetterà di scegliere liberamente il tempo della lettura e il libro. È preferibile non collocare i libri insieme ai giocattoli, poiché sono oggetti di diversa natura e la loro collocazione nell’ambiente, oltre alla modalità di fruizione che noi gli offriamo, può guidarli in un corretto utilizzo da parte del bambino. L’ambiente di lettura non deve essere un luogo di passaggio, ma uno spazio nel quale il bambino può comodamente sostare, accogliente, organizzato con un piccolo tappeto e un cuscino su cui può eventualmente appoggiarsi.

La lettura del libro può essere offerta al bambino, ma è importante che sia da lui scelta, affinché il libro sia oggetto desiderato e non imposto. Quando il bambino sarà in grado di muoversi nello spazio, lasciamo che sia lui a scegliere il posto in cui sedersi; possiamo accoglierlo tra le nostre braccia o seguirlo e sederci al suo fianco. È altresì importante che l’ambiente sia ben illuminato e non rumoroso, per favorire al meglio l’osservazione delle immagini e l’ascolto delle nostre parole.

Luce e suoni sono determinanti nel creare la giusta atmosfera.
Il bambino inizierà ad acquisire familiarità con l’oggetto libro, manipolandolo, sfogliandone le pagine, osservandone le immagini. I suoi tempi di attenzione saranno brevi e alternati a diverse attività di esplorazione, che dovremo rispettare, seguendo il suo interesse.
È possibile anche condividere momenti con il bambino per sfogliare le pagine insieme a lui, sempre osservando e assecondando i suoi tempi di attenzione, senza forzarlo in alcun modo. Questi momenti, oltre a rappresentare per il bambino un importante esercizio linguistico, saranno anche una preziosa occasione di intimità con l’adulto.

È quindi importante avere noi stessi lo stato d’animo più adatto, raccolto, tranquillo e disponibile, per favorire percezioni positive nel bambino e contribuire a far sì che questo momento sia per lui piacevole e gioioso.

12-18 mesi

Il bambino, dopo l’anno di età, esercita in modo sempre più complesso la sua abilità linguistica. Il pianto come mezzo di comunicazione gradualmente viene meno e fanno la comparsa le prime parole.

È importante favorire questo intenso interesse per la parola, offrendo al bambino un linguaggio chiaro e che descriva quello che facciamo con lui o quello che accade intorno a lui, prestando sempre attenzione al nostro tono di voce, calmo e accogliente, all’espressione del nostro volto e alla nostra gestualità. Ciò che offriamo al bambino è l’esempio del nostro agire che sarà per lui guida in questo iniziale momento della sua vita e successivamente.
L’esperienza
Il bambino ordina progressivamente i suoi movimenti. Favoriamo l’esplorazione del reale, offrendogli un ambiente sicuro e interessante con oggetti adatti al suo sviluppo motorio, sempre in quantità ridotta, che sarà possibile alternare. Nella scelta degli oggetti è importante osservare e assecondare l’interesse del bambino, per favorire al meglio il suo agire all’interno dell’ambiente e salvaguardando sempre la sua sicurezza. A partire da queste esperienze concrete, guidato dal suo interesse, il bambino costruisce la sua competenza linguistica, naturalmente spinto dal desiderio di raccontarla.

In occasione della preparazione della merenda a base di frutta, è importante permettere al bambino di osservare la forma e i colori del frutto scelto, di toccarlo percependone la ruvidezza o meno della buccia, di annusarlo apprezzandone il profumato aroma, di assaggiarlo gustandone il sapore, di manipolarlo. In questo modo, la percezione che ne avrà, ricca e varia, nutrirà la sua competenza linguistica in divenire.

Mentre il bambino tocca o esplora il frutto, possiamo offrirgli una breve descrizione di questo suo agire, indicando alcune qualità del frutto che sta sperimentando. È importante che il nostro linguaggio, sempre chiaro e corretto, accompagni l’esperienza del bambino, lasciandogli tuttavia anche un tempo di silenzio per percepire ed elaborare queste sue impressioni.

Poiché la mente del bambino si sviluppa sulla base delle esperienze che egli compie nel mondo, sarà importante offrirgli una ricca diversità di percezioni, affinché egli possa avere una visione il più possibile ampia del reale. Le mele non sono solo rosse, ma anche di colore giallo, verde, ruggine… Offriamo allora al bambino lo stesso frutto nei colori che la natura mette a disposizione, affinché la varietà della sua conoscenza della realtà sia il più possibile ricca. Questo non favorisce solo un ampio apparato concettuale e un lessico articolato, ma anche una visione del mondo aperta alle differenze.

E sarà altrettanto importante, mentre tagliamo o grattugiamo la mela, raccontare al bambino quello che stiamo facendo, sempre utilizzando parole semplici, chiare e corrette. Questa descrizione offre al bambino una formalizzazione verbale di ciò che sta sperimentando.
Lo sguardo
È importante che quando il bambino ci parla o noi parliamo al bambino cerchiamo di mantenere il contatto visivo. Questo favorisce l’attenzione e la relazione e intensifica l’ascolto. Lo sguardo del bambino che si rivolge a un oggetto o una persona è inoltre per noi un’importante indicazione della sua curiosità, che può essere favorita partecipando insieme a lui a quella precisa situazione e rinforzandola con un linguaggio che descriva la situazione stessa.

Se il bambino osserva con attenzione un fiore, è importante concedergli il tempo e il silenzio per farlo, ma al contempo, senza essere invadenti, può essere un’occasione preziosa per parlare di quel fiore, descriverlo con chiarezza, stimolando nel bambino la ricerca e l’apprendimento di nuove parole legate all’esperienza che sta facendo in quel momento.
L'ascolto
Le prime parole del bambino sono i suoi iniziali tentativi di prendere attivamente parte alla vita della comunità linguistica in cui si trova. Sono parole imperfette, ma che devono essere accolte con l’attenzione e il rispetto dovuti a essi in quanto sue manifestazioni personali. È importante ascoltare con attenzione e partecipare al dialogo a cui il bambino ci invita. Lasciare inascoltate le sue parole equivarrebbe a negargli il rispetto a cui ha diritto.

Il linguaggio non è ancora strutturato, ma è a questa età che il bambino inizia a comunicare in modo intenzionale con noi, con il desiderio di manifestare un suo pensiero, un suo desiderio o un suo stato d’animo. Egli possiede già una certa comprensione del mondo che conosce e cerca di esprimere con le sue prime parole.

Spesso la singola parola significa per il bambino una situazione che solo chi ha l’abitudine dello stare con lui può comprendere. Il suo linguaggio acquista significato se l’adulto sa porsi in un rapporto empatico con lui e ha dimestichezza delle sue abitudini quotidiane. Certi abbozzi di parole, che richiamano a una condizione concreta che il bambino conosce o una sua abitudine, possono essere compresi solo da chi vive col bambino la quotidianità. È quindi importante, affinché questa prima iniziale comunicazione abbia luogo, che la relazione con l’adulto sia di ascolto, osservazione, empatia e rispetto. Solo a partire da essa è possibile comprendere con pienezza quello che il bambino sta cercando di dirci e dare una risposta adeguata.

Le prime parole del bambino sono spesso imprecise, poiché egli si sta esercitando, attraverso la coordinazione del suo apparato fonatorio, ad articolare i suoni in modo corretto. È importante non correggere continuamente il bambino, ma piuttosto partecipare con interesse e attenzione alla comunicazione che si attiva con lui, dando valore e importanza allo sforzo che compie per aprire con noi questo scambio linguistico e relazionale. Evidenziare di continuo l’errore non aiuta a superarlo, ma piuttosto porta a percepire la propria inadeguatezza.

È possibile invece riprendere nei nostri discorsi, in un momento successivo, quelle stesse parole che per lui risultano più complesse, affinché egli possa esercitarsi attraverso l’ascolto dei suoni e l’osservazione dei movimenti che compiamo per pronunciarli. Sarà inoltre di aiuto offrire sempre al bambino un linguaggio chiaro e corretto, senza assecondare le sue imperfezioni: il cane viene indicato col nome “cane” e non col suo verso “bau bau”.

In tal modo il bambino, grazie all’ascolto e all’esplorazione del mondo, mediante un processo costante di esercizio e approssimazione, perfezionerà gradualmente la propria abilità linguistica, con la gioia e lo slancio di chi ha molto da raccontare e sa di essere ascoltato.
Il silenzio
Cerchiamo di riservare sempre occasioni di silenzio, soprattutto quando osserviamo che il bambino è intento a fare o guardare qualcosa. Non interrompiamo questi preziosi istanti di raccoglimento e di ascolto del mondo e di se stessi. Essi favoriscono un profondo legame con la vita che porterà gradualmente il bambino a prendervi parte con crescente intensità e partecipazione.

Proposte di attività

Le immagini
Le immagini fotografiche che abbiamo mostrato prima al bambino possono aumentare in numero e varietà, anche se è importante che la quantità non sia mai eccessiva. La grande quantità è di difficile gestione per un bambino e può disorientarlo. Noi stessi sperimentiamo questo disagio in certe situazioni ricorrenti, come quando ci sediamo al tavolo di un ristorante e ci troviamo fra le mani un infinito menu: proviamo quello che si può definire “l’imbarazzo della scelta”. Questo accade anche al bambino, il quale possiede una mente meno strutturata della nostra, che necessita di punti di riferimento che possono essere offerti non solo attraverso un ambiente ordinato, ma anche limitando la quantità.

Se però osserviamo che le immagini sino ad ora proposte al bambino non sono per lui più interessanti, possiamo sostituirle con altre, spaziando sempre tra le esperienze compiute dal bambino e quindi tra elementi a lui noti. Potrebbe essere interessante confezionare piccoli album di famiglia, utilizzando portafotografie morbidi, in cui inserire alcune foto di persone della famiglia che il bambino conosce bene e con le quali ha un intenso legame. Si potranno sfogliare questi album insieme al bambino, pronunciando il nome della persona fotografata.

È importante vivere questo momento con serenità, assecondando il tempo e l’interesse del bambino, senza forzarlo a fare qualcosa che non desidera e senza modulare il tempo del bambino sulla base dei propri bisogni. Per questo è consigliabile scegliere un tempo in cui sappiamo di essere più disponibili, per non dover interrompere il bambino in un momento di suo grande interesse e da lui partecipato con attenzione.

L’esperienza che noi proviamo quando siamo interrotti di continuo da qualcuno è quella di disagio, disorientamento, irrequietezza. Parimenti, un bambino frequentemente disturbato nei suoi tempi di attenzione dal nostro intervento (per correggerlo o perché dobbiamo fare altro) è un bambino che non riesce a esercitare e a godere della sua curiosità e capacità di osservare e interiorizzare il mondo, poiché continuamente portato dall’adulto ad agire su un altro piano, in cui i suoi naturali interessi e tempi non hanno voce, ma sono sostituiti invece da quelli dell’adulto.
I canti
Come si è già detto, il bambino possiede una forte sensibilità e passione per la musica. Brevi canti, di parole semplici e chiare, saranno sempre graditi al bambino. Con la nostra voce, la nostra presenza, calma e rassicurante, il nostro sguardo, sereno e gioioso, all’interno di un ambiente silenzioso che consenta al bambino di ascoltare, stabiliamo con lui un intenso contatto che va oltre il puro esercizio linguistico. Il canto diventa una sorta di compresenza, di uno stare insieme, che accade attraverso l’uso della voce e lo sguardo, creando complicità e sintonia.

È importante che questi canti siano brevi, abbiano strutture grammaticali semplici e richiamino la realtà conosciuta dal bambino (la casa, le persone di famiglia, il cibo, le parti del suo corpo). Brevi frasi che si ripetono offrono al bambino la possibilità di ascoltare ripetutamente le stesse parole e l’assonanza contribuisce a creare musicalità e piacere nell’ascolto.

I canti possono essere accompagnati da semplici gesti coi quali seguiamo le parole, mimando alcune azioni con la mano (salutare) o toccando gli oggetti o gli elementi che nominiamo nel canto. L’accompagnare il canto col movimento rafforza il significato delle parole, offre un concreto richiamo all’esperienza personale del bambino e risponde a un suo desiderio di comunicare che avviene a questa età soprattutto e prevalentemente attraverso l’esercizio corporeo, ovvero indicando o toccando.
Ecco alcuni canti.

Piove piove
Piove piove
La gatta non si muove,
si spegne la candela
e si dice “Buonasera”.

Questo breve canto, semplice nella struttura e nei vocaboli utilizzati, richiama il tempo piovoso e alcune regole o abitudini, soprattutto del passato mondo contadino: quando piove si sta in casa e ci si riposa.

Osservare la pioggia che cade insieme al bambino, parlargli di questo momento, permette di contestualizzare questo canto, rendendolo esperienza vissuta e più significativa.

Questo è l’occhio bello
Questo è l’occhio bello
Questo è suo fratello
Questa è la chiesina
Questo è il campanello
Drin drin drin drin drin (bis)

Questo canto stimola il bambino non solo mediante la voce, ma anche attraverso il gesto e la carezza. Sarà inizialmente l’adulto a eseguire la sequenza di gesti, toccando con delicatezza il viso del bambino, a mano a mano che ne nomina le parti: prima un occhio, poi l’altro, la bocca (la chiesina) e infine il naso (il campanello). Poco a poco il bambino imparerà ad associare le parole alle parti del viso toccando quello dell’adulto e il proprio.

Questa gestualità, insieme alla prossimità fisica col bambino che teniamo in braccio o vicino a noi, rafforza la relazione con lui e lo coinvolge in uno scambio reciproco a cui può partecipare.

Il linguaggio del bambino piccolo e il pensiero Montessori
Il linguaggio del bambino piccolo e il pensiero Montessori
Isabella Micheletti
Come favorire l’uso della parola nei primi anni di vita.Un piccolo libro che suggerisce idee pratiche per sviluppare il linguaggio, partendo dal pensiero di Maria Montessori e di altri rinomati studiosi dell’infanzia. L’apprendimento del linguaggio avviene nei primissimi anni di vita del bambino, grazie all’utilizzo di competenze innate che necessitano di essere esercitate quotidianamente. Per favorire questo ricco processo di sviluppo, è importante predisporre un ambiente che consenta esperienze di qualità, ma è altresì essenziale che l’adulto instauri una relazione di comprensione e rispetto con il bambino: imparare a parlare, infatti, non equivale solo ad apprendere parole nuove o a costruire frasi, ma significa porsi in relazione con l’altro, donando una parte di sé. È consigliabile, dunque, offrire al bambino non solo un linguaggio chiaro e corretto, ma anche la propria attenta presenza, sapendo regalargli momenti di ascolto, senza scordarsi che anche il silenzio rappresenta un prezioso tempo di raccoglimento e di costruzione personale. Isabella Micheletti nel suo libro Il linguaggio del bambino piccolo e il pensiero Montessori (ma non solo!) affronta questi temi con chiarezza e semplicità, suggerendo idee pratiche da sperimentare in famiglia. Seguire nel bambino lo sviluppo del linguaggio è studio di un immenso interesse e tutti coloro che vi si sono dedicati concordano nel riconoscere che l’uso di parole e nomi, dei primi elementi del linguaggio, cade in un determinato periodo della vita come se una precisa regola di tempo sovrintendesse a questa manifestazione dell’attività infantile. Il bambino sembra seguire fedelmente un severo programma imposto dalla natura, e con tale puntuale esattezza che nessuna scuola, per quanto sapientemente diretta, reggerebbe al confronto.Maria Montessori Conosci l’autore Isabella Micheletti è educatrice Montessori e formatrice nei corsi dell’Opera Nazionale Montessori. Specializzata nel metodo Montessori, lavora da anni in questo ambito educativo con esperienza sia in Italia che all’estero.È co-fondatrice del progetto educativo e sociale “Spazio Montessori, uno spazio per la famiglia”, rivolto ai bambini della prima infanzia e alle loro famiglie.Scrive articoli di settore ed è appassionata ricercatrice nell’ambito del pensiero pedagogico.