terza parte

Davanti allo schermo

Nell’approccio Montessori vogliamo offrire al bambino piccolo molte esperienze dirette e concrete del mondo in cui vive; gli schermi non offrono un ricco apprendimento sensoriale in tal senso.

Il sito web Screen-Free Parenting offre moltissime ricerche utili sugli schermi, incluse queste:
  • i bambini piccoli non imparano una lingua attraverso uno schermo, apprendono al meglio da un relazione personale con un altro essere umano

  • gli schermi possono influire in modo negativo con il sonno e i livelli di attenzione del bambino

  • esiste un timore che riguarda la salute fisica: i bambini potrebbero trascorrere il tempo dedicato allo schermo mantenendosi attivi, in casa e/o all’aperto

Cosa fare invece
Per togliere la tentazione, mettiamo gli schermi fuori dalla vista e dalla portata del bambino. Mentre il bambino è con noi potremmo anche essere più consapevoli dell’uso che noi stessi facciamo dello schermo.

Se si annoiano in un caffè, portiamoli a fare una passeggiata per vedere il personale della cucina al lavoro, oppure portiamo qualche libro da leggere e un’attività da fare insieme.

Anziché usare uno schermo per aiutare il bambino a calmarsi quando è sconvolto, usiamo le idee del capitolo 6 e imparerà a identificare i propri sentimenti, a calmarsi e a imparare dai momenti difficili.
La mia personale esperienza con gli schermi
I miei figli hanno avuto pochissima esposizione agli schermi e ai giochi elettronici quando erano piccoli. La televisione non restava accesa in sottofondo e ci portavamo dietro cose come libri da leggere quando eravamo in giro nei caffè. Di tanto in tanto, vedevano qualche programma televisivo scelto accuratamente o brevi film.

Nella scuola Montessori dei miei figli, per i bambini dai 6 anni in su c’erano a disposizione 2 computer per 30 bambini, e se volevano cercare qualcosa dovevano prenotarsi.

Nello stesso periodo, abbiamo scelto di consentire a casa una quantità limitata di tempo da trascorrere allo schermo; abbiamo scelto con attenzione quali programmi o giochi potessero guardare o usare, e sempre con una supervisione. Questo ha dato loro anche un’idea di cosa parlavano i loro amici a scuola.

Per chi è preoccupato del fatto che i propri figli rischino di essere lasciati indietro, ho scoperto che i miei ragazzi sono comunque molto competenti in fatto di computer.
Sanno per esempio come costruire un sito web, scrivere presentazioni e programmare alcuni semplici giochi con software introduttivi di programmazione.

Per altre idee su “perché” e “come” limitare l’uso degli schermi, raccomando il libro di Sue Palmer Toxic Childhood: How the Modern World Is Damaging Our Children and What We Can Do About It. È molto realistico e proattivo in merito alle modalità di utilizzo, con i nostri figli, di cose come la tecnologia.

BILINGUISMO

Poiché il bambino piccolo ha una mente assorbente ed è in un periodo sensitivo per l’acquisizione del linguaggio, è un momento meraviglioso per esporlo a più di una lingua. Parlerà diverse lingue con poca fatica, sebbene all’adulto si richieda lo sforzo di offrire il contatto con le lingue in modo coerente.

Se in famiglia si parla più di una lingua, si può usare l’approccio “una persona, una lingua” (One Person, One language): ciascun genitore sceglie la sua madre lingua per parlarla con il bambino, mentre si concorda una “lingua familiare” per tutta la famiglia.

Ecco un esempio:

i nostri vicini di casa, che vivevano sull’altro lato della strada, avevano un bambino; uno dei genitori gli parlava in italiano, l’altro in tedesco, e fra loro parlavano in inglese. Il bambino frequentava anche un nido bilingue dove era esposto all’olandese e all’inglese.
Aveva imparato a chiedere una mela in italiano con un genitore e in tedesco con l’altro, e se mi vedeva per strada, mi parlava in inglese (ora frequenta una scuola olandese e studia in olandese, continua a parlare italiano e tedesco a casa e parla meno in inglese, ma ne ha ancora una comprensione relativamente elevata).

Si può usare anche un approccio chiamato “dominio di utilizzo”: si tratta di accordarsi sui tempi e i luoghi in cui utilizzare una certa lingua, per esempio nei fine settimana la famiglia sceglie di parlare inglese, fuori casa si parla magari la lingua locale e a casa la lingua madre dei genitori.

Pensate agli obiettivi di alfabetismo per ciascuna lingua del bambino. Se l’obiettivo è che alla fine egli possa studiare in una certa lingua, è necessario che trascorra circa il 30 percento della settimana con quella lingua. Calcolate le ore che il bambino è sveglio e vedete se è necessario incrementare la sua esposizione a qualcuna delle lingue, per esempio con un adolescente che legge e gioca con lui in quella lingua, una baby-sitter che gli parli in quella lingua o gruppi di incontro per giocare in cui si parli quella lingua.
Siate creativi.

Alcuni genitori si preoccupano di un ritardo nell’apprendimento della lingua se il bambino viene cresciuto bilingue. La ricerca mostra che quando si è esposti a più di una lingua non dovrebbe esserci nessun ritardo nell’apprendimento. Per fare un confronto: un bambino di un anno e mezzo che sia monolingue potrebbe conoscere dieci parole, il bilingue cinque in una lingua e cinque in un’altra. Per questo può sembrare che il suo livello sia più basso, anche se in totale riesce a dire anche lui dieci parole.

La ricerca non incoraggia i genitori ad abbandonare la lingua madre in favore della lingua locale. La lingua madre deve essere forte perché si possa acquisire qualsiasi altra lingua. Quello che si può fare è aumentare l’esposizione alla lingua locale per assicurarsi che ci sia uno stimolo sufficiente.


Raccomando A Parents’ and Teachers’ Guide to Bilingualism di Colin Baker a chiunque abbia domande sul bilinguismo o l’apprendimento di più di una lingua.

IN PRATICA
1. Come possiamo aumentare lo scambio con il bambino durante le cure quotidiane?
2. Come aiutarlo quando è il momento di mangiare/dormire/lavarsi?
Riusciamo a non essere ansiosi su questi temi?
3. Come restare neutrali durante i litigi tra fratelli?
4. Come possiamo stimolare lo sviluppo di nuove abilità
- nella condivisione?
- per interrompere un adulto?
- se il bambino è introverso?
- se colpisce/morde/spinge/lancia?
- per aumentare la concentrazione?
- per gestire la frustrazione?
- quando il bambino è appiccicoso?

Quando applichiamo a casa i principi Montessori seguendo queste modalità, stiamo imparando a diventare una guida per nostro figlio. Siamo gentili e chiari quando è necessario. Lo aiutiamo un passo alla volta a costruire le abilità di cui ha bisogno e coltiviamo ogni giorno con lui un senso di unione e appartenenza.

Il bambino piccolo Montessori
Il bambino piccolo Montessori
Simone Davies
Crescere un essere umano curioso e responsabile.La guida per trasformare la vita con i bambini piccoli in momenti ricchi di curiosità, apprendimento, rispetto e scoperta.Con centinaia di idee pratiche. È ora di cambiare il modo in cui guardiamo ai bambini piccoli.Utilizzando i principi educativi di Maria Montessori, Simone Davies ci mostra come trasformare la vita con i vivacissimi bambini piccoli in momenti appaganti per tutti e ricchi di curiosità, apprendimento, rispetto e scoperta.Con centinaia di idee pratiche per ogni aspetto della vita con i piccoli, il libro Il bambino piccolo Montessori vi spiegherà come: mantenere la compostezza quando vostro figlio non ci riesce e stabilire limiti con amore e rispetto; organizzare la casa e liberarsi del caos; creare attività Montessori adatte a bambini da uno a tre anni; crescere bambini curiosi e desiderosi di imparare, che amino esplorare il mondo che li circonda; vedere il mondo attraverso gli occhi del bambino piccolo e restarne sorpresi e deliziati. Spero che gli insegnamenti della mia bisnonna trovino il modo di entrare in ogni famiglia attraverso questo bellissimo libro, fonte di ispirazione e ricco di consigli pratici.Carolina Montessori Conosci l’autore Simone Davies è un’insegnante Montessori dell’AMI (Association Montessori Internationale), ed è anche autrice di The Montessori Notebook, il popolare blog e profilo Instagram in cui offre consigli, risponde a domande e organizza laboratori online per i genitori di tutto il mondo.Nata in Australia, vive ad Amsterdam con la sua famiglia, dove organizza corsi genitori-figli nella sua scuola Montessori, la Jacaranda Tree.