terza parte

Cose utili da imparare
per i più piccoli

CONDIVISIONE

Quando nostro figlio era piccolissimo, con facilità ci avrebbe porto le sue cose, o se qualcosa gli veniva tolto di mano avrebbe dato solo un’occhiata in giro per trovare qualcos’altro con cui giocare.

Questa disponibilità alla condivisione cambia con la crescita perché il bambino ai primi passi sviluppa un forte senso dell’Io e vuole esplorare fino a diventare esperto.
All’improvviso, verso i 14 o 16 mesi, tirerà a sé la sua attività del momento, spingerà via un altro bambino che lo stia guardando o griderà “No!” a un terzo che, innocente, gli stia passando accanto.

Prima dei 2 anni e mezzo il bambino è interessato molto più al gioco parallelo (ossia giocare per conto proprio accanto a un altro bambino) che non al gioco condiviso (cioè condividendo i giocattoli insieme a un altro bambino). È dunque il caso di adeguare le nostre aspettative alla capacità di condivisione dei giochi quando nostro figlio è ancora piccolo (se ha fratelli più grandi o gioca regolarmente con altri bambini al nido è possibile che impari un poco prima).
Fare a turno
Anziché chiedere al bambino di condividere la sua attività con qualcun altro, nelle scuole Montessori la regola fondamentale è che si faccia a turno. Abbiamo solo un’attività di ogni tipo e un bambino può giocarci finché vuole (per permettere la ripetizione, la concentrazione e la maestria) e i bambini imparano ad aspettare il proprio turno; un’utile capacità.

Anche a casa potremmo avere la stessa regola e offrire sostegno se necessario.
  • Osservare per vedere se nostro figlio è felice di consentire a un altro bambino di guardarlo o di unirsi a lui nell’attività. Possiamo capire molto dal linguaggio del corpo, e offrire solo l’aiuto necessario. Permettetegli di risolvere il più possibile da solo le dispute minori.

  • Aiutiamolo a usare le parole se qualcuno vuole il suo giocattolo: “È il mio turno, fra poco ci potrai giocare”. Potrà mettersi le mani sui fianchi per maggior enfasi.

  • Aiutiamo il bambino in difficoltà ad aspettare: “Vuoi giocarci subito? Fra poco potrai!”.

  • Se un bambino reagisce fisicamente possiamo farci avanti e agire da guardia del corpo, magari avvalendoci delle nostre mani gentili o frapponendoci fra i due: “Non posso lasciarti spingere il bimbo, gli hai detto che ci stavi giocando tu?”.

Verso i due anni e mezzo potrebbe iniziare a desiderare di giocare con un altro bambino per un breve periodo di tempo. Avrà forse bisogno di essere guidato, per esempio aiutato con le parole o imparando dalle situazioni che si presentano: “Sembra che Peter ora voglia giocare da solo, torniamo più tardi così dopo sarà il tuo turno”.
Al parco o nei luoghi pubblici
Nei luoghi pubblici, dove famiglie diverse hanno regole diverse, può essere più difficile.

Se qualcuno sta spettando che nostro figlio finisca sull’altalena, potremmo dire all’altro bambino: “Vuoi andare anche tu sull’altalena? Appena avrà finito sarà il tuo turno, non ci vorrà molto!”. In questo modo il bambino e i genitori sanno che abbiamo visto che vorrebbero l’altalena e che saranno i prossimi.

A nostro figlio diremmo: “Vedo che c’è un altro bambino che vuole usare l’altalena, contiamo fino a dieci e poi facciamo fare un turno anche a lui!”. Anziché usare il gioco finché nostro figlio non abbia completamente finito, facciamo vedere in che modo essere gentili e cortesi con gli altri.
Con gli ospiti
Quando arriva un ospite, possiamo chiedere ai nostri figli se ci sono giocattoli che desiderano riporre. Possiamo quindi verificare che siano felici se gli ospiti giocano con tutti gli altri giochi. Li aiutiamo ad essere preparati e a dire la loro su quali siano i giochi con cui gli ospiti possono giocare.

COME INTERROMPERE UN ADULTO

Sebbene quello Montessori sia un approccio all’educazione, un bambino piccolo può imparare come interrompere un adulto in modo rispettoso.

La prima insegnante Montessori dei miei figli disse ai bambini che se si trovava nel mezzo di una spiegazione a un altro bambino e loro avevano qualcosa da dirle, avrebbero dovuto metterle la mano sulla spalla. In questo modo avrebbe saputo che loro avevano qualcosa di importante da dirle, perciò, appena ci fosse stato un momento opportuno in cui poter fare una pausa nella spiegazione, si sarebbe fermata per vedere di cosa avevano bisogno.

Questo principio può essere usato anche a casa. Se siamo al telefono o parliamo con qualcuno e il bambino vuole dirci qualcosa, possiamo picchiettarci la spalla per ricordargli di mettere la mano lì. Quando ha messo la mano, appena ci è possibile gli chiediamo cosa voleva dirci.

Ci vuole una certa pratica, ma funziona sul serio. Una mano sulla nostra spalla con la nostra mano sulla loro è il messaggio: “So che è importante quello che vuoi dirmi, sarò presto da te!”.

QUANDO IL BAMBINO È INTROVERSO

I genitori dei bambini più introversi potrebbero temere che il proprio figlio non sia fiducioso e socievole come gli altri. Oppure potrebbero riconoscere che ha un temperamento introverso, ma temere che non riesca a cavarsela in un mondo in cui ci si aspetta che un bambino si districhi con sicurezza nei contesti sociali.

Nel suo libro Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlareSusan Cain sostiene che le capacità degli introversi di essere empatici e di ascoltare siano sottovalutate. I genitori di bambini introversi possono offrire un aiuto senza cercare di cambiarli.

Prima di tutto, accettiamo la loro natura. Tornate al capitolo 5 per dare una rinfrescata a questo principio. Evitiamo di usare etichette come timido, possono diventare scuse per il bambino in situazioni scomode o imbarazzanti (“È solo timido!”). Possiamo invece insegnargli come affrontare certe situazioni (“Ti serve un altro po’ di tempo per scaldarti o per unirti agli altri?”). E cerchiamo di non fare paragoni con gli altri fratelli o gli altri bambini dicendo cose come “Guarda come giocano bene con gli altri!”.

Poi, da questo luogo di accettazione, ci sforzeremo di guardare le cose dalla loro prospettiva e di essere comprensivi, di riconoscere i sentimenti del bambino.
Ascoltarlo o tenerlo in braccio se serve: “Sei preoccupato di dover andare a casa della nonna/al compleanno/al supermercato?”. Facciamolo sentire al sicuro.

È d’aiuto prepararlo in anticipo per situazioni che potrebbero renderlo nervoso, dandogli un’idea di ciò che lo aspetta.

Se ha bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alle diverse situazioni sociali, permettiamogli di restare accanto a noi e di osservare la scena finché non è pronto a unirsi agli altri. Non c’è bisogno che riceva attenzioni speciali o che ci si agiti; possiamo portare avanti la nostra conversazione fra adulti, il bambino si staccherà quando si sentirà pronto.

Col tempo, possiamo aiutare nostro figlio a costruire abilità che gli permetteranno di affrontare certe situazioni senza sentirsi inadeguato.

Alcune di queste abilità potrebbero includere:
  • giochi di ruolo. Ci si può esercitare, per esempio, a dire “Ciao!” all’adulto alla porta e “Buon compleanno!” al festeggiato

  • mostrargli come chiedere il permesso di avere un momento di pausa se si trova in una situazione sociale che lo opprime. Per esempio: “Ho bisogno di un momento di tranquillità!”

  • esercitarsi in situazioni meno difficili, come porgere il denaro in un negozio o ordinare da bere in un bar. Noi gli saremo accanto per incoraggiarlo se necessario: “Potresti alzare un pochino la voce? Non credo che il cameriere riesca a sentirti!”

  • esercitarsi con piccole frasi per essere assertivi, come: “Basta! Non mi piace!”

  • far vedere come si usa il linguaggio del corpo, tipo mettersi le mani sui fianchi se qualcuno ha fatto qualcosa che non gli piace.

Infine possiamo aiutare nostro figlio a sentirsi più sicuro dando valore alle abilità che già possiede e aiutandolo a imparare come aver cura di sé, degli altri e dell’ambiente.

D’altro canto, se invece nostro figlio è molto sicuro di sé e adora correre incontro agli altri bambini e abbracciarli, possiamo tradurre per il bambino che non sembra a suo agio: “Mi sembra che voglia spingerti via, forse dovremmo chiedergli se vuole essere abbracciato”. Nostro figlio potrebbe prendere sul personale il fatto che l’altro bambino non sia entusiasta come lui, potremmo così far vedere come accettare gli altri nel modo in cui sono.

Anche noi adulti dovremmo controllare sempre che un bambino voglia essere preso in braccio, soprattutto se non è nostro figlio. Potremmo chiedere il permesso prima di abbracciarlo (“Vorresti essere abbracciato?”, anziché “Abbracciami!”), dire al bambino molto piccolo che stiamo per prenderlo in braccio e avere il suo assenso, chiedere se ha bisogno di aiuto prima di fare qualcosa al suo posto. Rispettiamo il fatto che sia il bambino a decidere se, quando e come essere preso.

Il bambino piccolo Montessori
Il bambino piccolo Montessori
Simone Davies
Crescere un essere umano curioso e responsabile.La guida per trasformare la vita con i bambini piccoli in momenti ricchi di curiosità, apprendimento, rispetto e scoperta.Con centinaia di idee pratiche. È ora di cambiare il modo in cui guardiamo ai bambini piccoli.Utilizzando i principi educativi di Maria Montessori, Simone Davies ci mostra come trasformare la vita con i vivacissimi bambini piccoli in momenti appaganti per tutti e ricchi di curiosità, apprendimento, rispetto e scoperta.Con centinaia di idee pratiche per ogni aspetto della vita con i piccoli, il libro Il bambino piccolo Montessori vi spiegherà come: mantenere la compostezza quando vostro figlio non ci riesce e stabilire limiti con amore e rispetto; organizzare la casa e liberarsi del caos; creare attività Montessori adatte a bambini da uno a tre anni; crescere bambini curiosi e desiderosi di imparare, che amino esplorare il mondo che li circonda; vedere il mondo attraverso gli occhi del bambino piccolo e restarne sorpresi e deliziati. Spero che gli insegnamenti della mia bisnonna trovino il modo di entrare in ogni famiglia attraverso questo bellissimo libro, fonte di ispirazione e ricco di consigli pratici.Carolina Montessori Conosci l’autore Simone Davies è un’insegnante Montessori dell’AMI (Association Montessori Internationale), ed è anche autrice di The Montessori Notebook, il popolare blog e profilo Instagram in cui offre consigli, risponde a domande e organizza laboratori online per i genitori di tutto il mondo.Nata in Australia, vive ad Amsterdam con la sua famiglia, dove organizza corsi genitori-figli nella sua scuola Montessori, la Jacaranda Tree.