seconda parte

Gestire i cambiamenti

TOGLIERE IL PANNOLINO

Il periodo in cui un bambino inizia a saper usare il bagno non deve essere temuto, in fondo è una parte del tutto naturale dell’essere umano. I nostri figli percepiscono sin dalla nascita il nostro atteggiamento nei confronti di un pannolino sporco e se storciamo il naso impareranno che è una cosa sporca anziché un normale processo fisiologico.

Amo l’analogia pensata da una mia collega Montessori. Quando un neonato si tira su in piedi, cade giù, si ritira su e poi cade di nuovo, finché non padroneggia la posizione, noi pensiamo che sia adorabile. Quando nostro figlio sta imparando a usare il bagno e fa la pipì sul pavimento o la cacca nei pantaloni, sta comunque esercitandosi finché non avrà padroneggiato la situazione (tranne che sono presenti pipì e popò).

Perciò con mente aperta, mi piacerebbe aiutare a rendere questo processo un po’ meno stressante.

Un passo alla volta
Il bambino si abituerà piano piano all’uso del bagno, a cominciare dalla capacità di gestire il proprio vestiario. All’inizio si eserciterà nel tirare giù e su i pantaloni corti o lunghi, in seguito anche le mutandine.

Possiamo invitarlo a usare il vasino o il water al cambio del pannolino, senza mai forzarlo, rendendolo una semplice parte della routine quotidiana. “Ci vogliamo sedere un po’ sul vasino?”, “Ora che hai finito sul vasino ci rimettiamo il pannolino.”

Usare pannolini di stoffa aiuta il bambino a sentirsi bagnato quando ha fatto la pipì e aumenta la consapevolezza del proprio corpo.

Segnali per capire quando è pronto - è il bambino che guida
La cosa più importante è seguire il bambino, non è una competizione.
Non faccio riferimenti all’età, bensì ai segnali che indicano che il bambino potrebbe essere pronto:
  • tirare con impazienza il pannolino quando è bagnato o sporco

  • accovacciarsi o appartarsi per fare la cacca

  • venirci a dire che ha fatto pipì o cacca

  • opporre resistenza al cambio del pannolino (a volte)

  • togliersi il pannolino


Organizzare il bagno insieme al bambino
Mettere un vasino o un riduttore sul water. Se usa il water sarà necessario uno scalino che il bambino possa maneggiare da solo e su cui appoggerà i piedi per sentirsi sicuro mentre è seduto.

Potremmo anche tenere in bagno un posto per i panni sporchi e una pila di biancheria intima pulita. Se serve, anche una pila di stracci per asciugare le pozze di pipì.

Avere tutto a portata di mano ed essere organizzati ci aiuterà a restare rilassati e a non agitarsi in cerca delle cose che servono. Se il bambino non riesce a farla nel vasino potremmo dire con calma: “Ah, vedo che sei bagnato, ecco qui tutto quello che ci serve, mettiamoci asciutti!”.

Considerare sempre nella normalità tutto il processo
Coinvolgete il bambino, comprate insieme della biancheria e il vasino; si possono trovare anche delle mutandine assorbenti che trattengano un po’ di pipì quando si cerca di arrivare in tempo al bagno.

Mentre le diverse abilità maturano un passo alla volta, potremmo lasciare che in casa il bambino indossi solo le mutandine, per avere meno indumenti da tirare giù e su, e meno biancheria da lavare. Sta imparando cosa vuol dire bagnarsi e magari resterà anche in piedi a guardare la pipì che scorre lungo la gamba. È il primo passo, aumentare la consapevolezza del proprio corpo.

Il passo successivo potrebbe essere quello di aiutarlo ad andare in bagno a cambiarsi.
Gli insegnanti Montessori di solito dicono: “Hai i vestiti bagnati, andiamo a cambiarci!”, anziché: “Oh, c’è stato un incidente!”.

All’inizio invitate con regolarità al vasino. Di solito se si chiede a un bambino piccolo se deve andare in bagno la risposta sarà “no”. È una risposta comune perché è in una fase di sviluppo della propria autonomia. Potremmo invece aspettare finché non si trovi più nel bel mezzo di un’attività e dire semplicemente: “È ora di andare sul vasino”, guidandolo verso il bagno.

Dopo qualche settimana, in genere il bambino inizia ad avere più consapevolezza del suo corpo e qualche volta ci dice che ha bisogno di andare in bagno. Vedremo anche che è in grado di trattenerla per periodi più lunghi di tempo. Alla fine non glielo dovremo ricordare affatto.

Asciutti la notte
Possiamo passare alle mutandine durante il pisolino e di notte nello stesso momento, oppure quando notiamo che trattengono più a lungo e si svegliano con il pannolino asciutto.

Mettete un asciugamano spesso come traversa nel letto, o usate un telo impermeabile, entrambi facilmente rimovibili durante la notte se necessario.

Trattenere
Talvolta il bambino inizia a spaventarsi quando deve fare la cacca. Forse una volta gli ha fatto male, o qualcuno ha avuto una reazione che lo ha fatto spaventare all’idea di farla nel water, oppure non sappiamo perché. Se sospettate motivi di natura medica controllate con una visita dal pediatra.

Se il bambino sembra in buona salute, aiutatelo a rilassarsi mantenendo la calma e l’incoraggiamento. Potremmo dirgli: “La cacca verrà quando è il momento, magari ci vorrà una settimana, magari ce ne vorranno due, ma lei sa quando deve venire, il nostro corpo è intelligente!”, dopodiché cercate di non fare troppo cenno all’argomento e massaggiategli l’addome se gli fa male.

Se è abituato ad appartarsi, piano piano invitatelo a venire in bagno per avere la sua privacy, poi potreste invitarlo a sedersi sul vasino con il pannolino e gradualmente si sentirà al sicuro anche senza. Di nuovo, non facciamo altro che sostenerlo e aiutarlo ad acquisire le abilità un passo alla volta.

Se rifiuta di andare in bagno
Non costringiamo il bambino a usare il bagno. Si tratta del suo corpo. Non possiamo mettergli fretta, né farlo al suo posto; possiamo solo sostenerlo e trovare dei modi per lavorare insieme a lui.

Assicuriamoci di non interrompere le sue attività per portarlo in bagno, continuiamo a offrirgli il vasino e confidiamo nel fatto che imparerà a usarlo. Accettiamolo per come è e accettiamo il punto in cui si trova in questo processo.

Fare intenzionalmente la pipì sul pavimento
A volte un bambino che sappia usare il bagno inizierà d’improvviso a fare intenzionalmente la pipì sul pavimento. Osservatelo, spesso con il suo comportamento ci sta dicendo che è infelice per qualcosa che lo riguarda e che sta succedendo nel suo mondo, per esempio un fratellino che ha iniziato a gattonare e invade di più i suoi spazi.

Vuole che lo vediamo, e noi possiamo osservarlo da una prospettiva di curiosità, per riuscire a capirlo. Potremmo riconoscere i suoi sentimenti, ma stabilire un chiaro limite a proposito del comportamento: “Sei dispiaciuto per qualcosa? Non posso farti fare la pipì sul pavimento, ma voglio lavorare con te su quello che non va!”. Si vedano per questo le parti del libro dedicate al creare un’unione, al trovare modi per lavorare insieme e a elaborare una risoluzione del problema (capp. 5 e 6).

DIRE ADDIO AL SUCCHIOTTO

Nel metodo Montessori, i succhiotti non sono molto usati o sono comunque abbandonati entro il primo anno. Se un bambino ancora lo usa dopo il primo anno, abbandonarlo non deve rivelarsi un processo difficile.

Per quanto il bambino sia piccolo, possiamo sempre fargli sapere che abbiamo intenzione di operare un cambiamento.

Il primo passo è iniziare a usare il succhiotto solo per dormire. Quando il bambino si sveglia, lo mettiamo in una scatola accanto al letto, fuori dalla sua portata, così nostro figlio (o persino gli adulti) non sarà tentato di usarlo.

Se lo chiede in altri momenti, possiamo cercare di osservare perché sente il bisogno di succhiare e affrontare la causa. Forse ha bisogno di qualcosa di entusiasmante da fare con le mani, o di un gioco con cui giocare; forse ha bisogno di contatto e potremmo fargli delle coccole, o magari ha bisogno di aiuto per calmarsi e rilassare il sistema nervoso.
Ecco alcune idee che potrebbero rivelarsi utili:
  • succhiare dello yogurt da una cannuccia

  • fare le bolle di sapone

  • tenersi stretto un libro o un giocattolo morbido

  • usare una bottiglia con una cannuccia

  • soffiare acqua da una cannuccia per fare le bolle

  • una strofinata energica con l’asciugamano dopo un bagno

  • abbracciarsi stretti stretti

  • impastare la pasta da modellare

  • strizzare i giocattoli per il bagnetto

  • un massaggio sulla schiena lento e deciso

Possiamo poi stabilire un piano con il bambino per liberarci del succhiotto anche di notte.
Una scelta diffusa è quella di regalarlo a un’amica che ha appena avuto un bambino.

Di solito ci vuole qualche giorno perché il bambino riesca ad addormentarsi senza, durante il quale sarà necessario quel tanto di aiuto in più che serve. Attenti a non aggiungere alla routine altri strumenti esterni di aiuto al sonno (per i bambini che hanno difficoltà nel cuore della notte, si veda la sezione dedicata al sonno).

FRATELLI

Spesso i genitori mi dicono che queste idee sarebbero facili da realizzare se avessero un solo figlio. Avere più di un figlio rende difficile trovare il tempo di osservare ciascun bambino, andare incontro ai suoi bisogni individuali e gestire i conflitti tra fratelli.

Per non parlare del fatto che avere un bambino appena nato, o un fratello più grande che spadroneggia, può essere di disturbo al bambino piccolo.

Neonati
Nel loro libro Sibling Without Rivalry, Adele Faber ed Elaine Mazlish aprono con una storia che illustra gli effetti che un nuovo fratellino può avere sulla vita di un bambino.

Immaginate che il/la vostro/a partner venga a casa un giorno e vi dica che vi ama così tanto che sta per trovarsi anche un altro/a partner, oltre a voi. Il nuovo compagno, o compagna, dormirà nel vostro letto e userà i vostri vestiti, e condividerete con lui/lei ogni cosa. Credo che molti sarebbero furiosi e pazzi di gelosia. Perciò non è sorprendente il fatto che un nuovo membro della famiglia possa avere effetti dirompenti su alcuni bambini.

Possiamo fare molto per preparare il bambino piccolo all’arrivo del neonato. Possiamo parlare a nostro figlio di come sarà la vita con il nuovo fratellino; sono utili soprattutto i libri con disegni realistici che mostrano i genitori che si prendono cura del neonato mentre ancora trascorrono del tempo con gli altri bambini. Possiamo lasciarlo parlare e cantare al feto nella pancia e iniziare a costruire un’unione. Possiamo farci aiutare a preparare uno spazio per il fratellino e dare importanza al piacere di stare insieme per gli ultimi giorni nell’attuale configurazione familiare (amerò sempre il ricordo di quando sono andata al parco con mio figlio il giorno prima che nascesse mia figlia).

Quando arriva il momento di presentare il bambino piccolo al neonato (se non è stato presente alla nascita), possiamo mettere giù il neonato prima che il piccolo entri nella stanza, così la nostra attenzione sarà tutta per lui. Sarà più facile per lui anziché entrare e vederci con il fratellino fra le braccia.

Cercate di fare in modo che le prime settimane a casa abbiano un andamento molto semplificato e chiedete aiuto in più. Si può chiedere ad altri di darci una mano con il neonato di tanto in tanto per avere il tempo di stare da soli con l’altro bambino piccolo.

Alcuni bambini amano essere coinvolti nell’accudimento del neonato (prendere un pannolino pulito o il sapone per il bagnetto), altri non saranno interessati e va bene così.

Possiamo tenere un cestino di libri e alcuni giocattoli preferiti a portata di mano mentre allattiamo, così riusciamo ad allattare e mantenere al contempo un contatto con il fratellino più grande.

Quando il bambino gioca e il neonato è sveglio, può essere divertente parlare al neonato di quello che sta facendo il fratello. Il neonato beneficerà della nostra conversazione e il bambino piccolo amerà essere al centro del discorso.

(Per idee su come sistemare la casa con più di un bambino si veda pag. 75)

Quando il bambino piccolo è sconvolto dall’arrivo del fratellino
In questo momento perturbato della sua vita potrebbe dire che odia il neonato, essere più emotivo o difficile o intenzionalmente distruttivo.

Questi comportamenti sono solo il suo modo di dirci che sta passando un brutto momento. Anziché dire: “Non odi davvero tuo fratello!” e negare i suoi sentimenti, ricordate che ha bisogno che noi vediamo le cose dalla sua prospettiva, che lo capiamo e gli offriamo l’occasione di sentirsi di nuovo in contatto con noi.

Possiamo consentire tutti i sentimenti di rabbia, magari chiedere: “Ti dà fastidio che tocchi le cose con cui stai giocando?” e poi ascoltarlo, permettergli di sfogare i suoi sentimenti.

Ma non dobbiamo consentire tutti i comportamenti. Per esempio se colpisce il neonato, ecco alcune cose che potremmo fare:
  • intervenire all’istante e rimuovere con gentilezza le sue mani: “Non posso farti colpire il fratellino, siamo gentili con lui!”

  • tradurre per il neonato: “Il fratellino piange, sta dicendo che è troppo per lui!”

  • mostrargli un modo più delicato di interagire: “Facciamo invece vedere al fratellino questo gioco morbido!”


Trascorrere del tempo speciale con ciascun figlio
Possiamo trovare modi creativi per trascorrere con regolarità del tempo a tu per tu: una corsa al supermercato, una passeggiata fino al bar per uno spuntino o una visita al parco per andare dieci minuti sull’altalena.

Poi, quando vuole qualcosa da noi ma noi non siamo disponibili, possiamo scriverlo su un quaderno e parlarne nel momento speciale in cui siamo soli.

Restare neutrali
I fratelli amano trascinarci nelle loro dispute per farci prendere le loro parti. Il mio consiglio preferito (che a volte devo ricordare a me stessa) è di restare neutrali e non prendere le parti di nessuno.

Il nostro ruolo è quello di sostenere entrambi, tenerli al sicuro se serve, e aiutare la riflessione così che ambo le parti si prendano la responsabilità che gli compete. Vediamo le cose dalla prospettiva di entrambi e diamo giusto quel tanto di aiuto che serve.

Sì, anche con un bambino piccolo. Una volta i miei figli, che erano ancora molto piccoli (2 anni e 9 mesi), volevano entrambi lo stesso camioncino. È una tentazione quella di risolvere il problema al loro posto: trovare un altro giocattolo, distrarre uno dei due, cercare di indurli a condividere. Tuttavia ho solo detto: “Un camioncino e due bambini, questo sì che è un problema!”, allora mio figlio ha tolto la parte retro del piccolo tir per darla alla sorella e lui ha tenuto per sé la parte con le ruote anteriori; ha pensato a qualcosa di molto più creativo rispetto a quanto sarebbe venuto in mente a me.

Far finta di avere una grande famiglia
Nel suo libro Thriving!, l’educatore Michael Grose suggerisce di crescere i fratelli come se avessimo una grande famiglia con quattro o più figli. I genitori di famiglie molto numerose non possono risolvere ogni conflitto e intrattenere ciascun figlio, i genitori sono i capitani della famiglia, gettano le fondamenta dei valori familiari e sovrintendono al buon andamento della nave.

Quando intervenire
Di solito quando i figli si accapigliano noi ci precipitiamo e chiediamo: “Chi è stato?”; i bambini subito cercano di difendersi o biasimano il fratello: “Ha cominciato lui!”

Ecco modi alternativi di intervenire se i fratelli litigano.

1. Essere visibili
Durante discussioni minori possiamo farci vedere nella stanza e poi andarcene di nuovo.
Consideratela un’esperienza importante nella risoluzione del conflitto: loro sanno che li abbiamo visti discutere, ma sanno anche che abbiamo fiducia nel fatto che risolveranno la questione da soli.

2. Osservare
Quando il litigio si infiamma, possiamo restare e osservare; percepiranno la nostra presenza senza che si debba dire qualcosa.

3. Rammentate le regole fondamentali della famiglia
Talvolta è il caso di ricordare alcune regole importanti della casa. Se per esempio ci sembra che il gioco si stia spingendo troppo oltre potremmo controllare e dire: “Si fa la lotta solo se va bene a tutti e due!” oppure: “Vorresti dire basta? Non sembra che tu ti stia più divertendo molto!”.

4. Non far mancare il sostegno
Quando non riescono a sbrogliarsela da soli, possiamo offrire il nostro aiuto perché risolvano il conflitto.
  • Ascoltiamo entrambe le parti (senza giudizio).

  • Riconosciamo i sentimenti di entrambi e facciamo vedere che li capiamo e riusciamo a vedere le cose da entrambe le prospettive.

  • Descriviamo il problema.

  • Esprimiamo il nostro interesse nell’ascoltare le loro soluzioni.

  • Allontaniamoci per lasciare che trovino la loro soluzione.

Un esempio:
“Vedo che siete molto arrabbiati l’uno con l’altro!” (Riconoscere i sentimenti)
“Allora Sara, tu vuoi continuare a tenere il cucciolo, e tu Billy, vuoi prenderlo in braccio anche tu!” (Riflettere il punto di vista di ciascuno)
“È un problema difficile: due bambini e un cucciolo!” (Descrivere il problema)
“Confido che possiate trovare una soluzione che vada bene a entrambi… e anche al cucciolo!” (Allontanarsi)

5. Separare I bambini per farli calmare
Quando iniziamo a sentirci a disagio con il livello del conflitto, possiamo intervenire per separare i bambini: “Vedo due bambini arrabbiati. Non posso lasciare che vi facciate male: tu mettiti qui, e tu vai lì finché non vi siete calmati!”.

Anche con i bambini che ancora non parlano, il processo è lo stesso.

6. Risoluzione dei problemi
Un volta che la battaglia si sia placata, possiamo fare insieme un po’ di esercizio per la risoluzione del problema, come abbiamo visto nel capitolo 6.
  • Ciascuno mette in campo una serie di idee su come risolvere il problema (con i bambini più piccoli saremo noi a immaginare la gran parte delle idee).

  • Decidiamo una soluzione che possa andar bene per tutti.

  • Verifichiamo se la soluzione funziona o ha bisogno di qualche aggiustamento.

Favorire un’interazione positiva e sentimenti reciproci di gratitudine tra fratelli
Di solito più siamo in grado di favorire una relazione positiva fra i nostri figli, più diventeranno uniti. Possiamo creare situazioni in cui godano della compagnia reciproca, senza tener conto del fatto che possa esserci una grande differenza di età.

Nei momenti neutrali, si può discutere l’aspetto positivo dell’avere un fratello, o chiedere ai nostri figli cosa amano del fatto di avere un fratello.

Anche se non sono amici stretti, possiamo aspettarci che si trattino con rispetto.

Trattare ciascun figlio come individuo a sé
Proprio come contare uno stesso numero di piselli a ogni pasto è quasi impossibile, lo stesso è cercare di trattare ogni figlio nello stesso modo. Possiamo invece sforzarci di comportarci seguendo l’individualità e i bisogni di ciascuno.

Ci saranno volte in cui un bambino avrà più bisogno di tempo trascorso a tu per tu insieme a noi, magari il giorno del compleanno o quando starà attraversando un cambiamento evolutivo. Ogni fratello impara che avrà la nostra disponibilità quando ne avrà bisogno.

Se i bambini chiedono la nostra attenzione nello stesso momento, possiamo dire: “Appena ho finito qui, ti aiuterò!”. E se due bambini vogliono parlare nello stesso momento, faremo sapere loro che siamo disposti ad ascoltarli entrambi, sebbene non nello stesso istante: “Finirò prima di ascoltare te [bambino A], e poi voglio davvero sentire quello che tu [bambino B] hai da dirmi!”.

Evitiamo anche di paragonare i fratelli, è facile fare commenti senza starci troppo a pensare: “Ma guarda come mangia tuo fratello!”.

I bambini stessi potrebbero tentare di competere con i fratelli, e anche in questo caso ricondurremo l’attenzione sull’individuo, anziché sul fratello. Se per esempio un bambino dice che il fratello ha più formaggio, possiamo ribattere: “Vuoi altro formaggio?”, trattando così ogni figlio individualmente.

Etichette
Per altre considerazioni sulla necessità di evitare le etichette e accettare ogni bambino per come è, si veda il capitolo 5.

Il bambino piccolo Montessori
Il bambino piccolo Montessori
Simone Davies
Crescere un essere umano curioso e responsabile.La guida per trasformare la vita con i bambini piccoli in momenti ricchi di curiosità, apprendimento, rispetto e scoperta.Con centinaia di idee pratiche. È ora di cambiare il modo in cui guardiamo ai bambini piccoli.Utilizzando i principi educativi di Maria Montessori, Simone Davies ci mostra come trasformare la vita con i vivacissimi bambini piccoli in momenti appaganti per tutti e ricchi di curiosità, apprendimento, rispetto e scoperta.Con centinaia di idee pratiche per ogni aspetto della vita con i piccoli, il libro Il bambino piccolo Montessori vi spiegherà come: mantenere la compostezza quando vostro figlio non ci riesce e stabilire limiti con amore e rispetto; organizzare la casa e liberarsi del caos; creare attività Montessori adatte a bambini da uno a tre anni; crescere bambini curiosi e desiderosi di imparare, che amino esplorare il mondo che li circonda; vedere il mondo attraverso gli occhi del bambino piccolo e restarne sorpresi e deliziati. Spero che gli insegnamenti della mia bisnonna trovino il modo di entrare in ogni famiglia attraverso questo bellissimo libro, fonte di ispirazione e ricco di consigli pratici.Carolina Montessori Conosci l’autore Simone Davies è un’insegnante Montessori dell’AMI (Association Montessori Internationale), ed è anche autrice di The Montessori Notebook, il popolare blog e profilo Instagram in cui offre consigli, risponde a domande e organizza laboratori online per i genitori di tutto il mondo.Nata in Australia, vive ad Amsterdam con la sua famiglia, dove organizza corsi genitori-figli nella sua scuola Montessori, la Jacaranda Tree.