Dalla Svezia una voce per i bambini
All’inizio del 1906, anticipando di ben tre anni la versione inglese, è uscito esce in Italia a cura per i tipi dell’editore Bocca di Torino il libro di Ellen Key Il secolo dei fanciulli, testo audace che farà scuola119 e che aiuterà a diffondere in tutta Europa le speranze aspirazioni delle donne e le ragioni della loro lotta. Maria ne resta particolarmente impressionata. In primavera le femministe del Comitato pro-suffragio femminile di “Pensiero e Azione” indirizzano una «Petizione delle donne italiane al Senato del Regno e alla Camera dei Deputati per il voto politico e amministrativo», Maria è tra le firmatarie. A sottoscrivere materialmente quel testo sono solo in ventisei tra intellettuali, nobildonne, imprenditrici e operaie, ma l’iniziativa trova immediata risonanza in altre città: da Milano a Gravina di Puglia, da Pavia a Firenze e in vari centri della Calabria e della Sardegna. A Napoli chiedono il certificato elettorale trecentocinquanta donne, ad Ancona cento. A poco a poco la protesta dilaga. Nel mese di maggio ad Ancona la commissione elettorale provinciale accoglie l’istanza presentata da dieci donne marchigiane per essere iscritte nelle liste elettorali. Sono tutte maestre, nove di Senigallia e una di Montemarciano. Nel luglio successivo l’immediato ricorso presentato dal procuratore del Re viene clamorosamente rigettato dalla corte di appello di Ancona presieduta dall’illustre giurista mantovano Ludovico Mortara, futuro ministro di Grazia e Giustizia120.
L’esultanza è, però, breve perché con una sentenza del 4 dicembre la Cassazione annulla il precedente pronunciamento.
Nonostante la delusione, a quattro giorni di distanza da quella seconda sentenza, dalle colonne de «La Vita», la Montessori firmava un articolo carico di fiducia e di ottimismo in cui inneggiava a quella che comunque considerava una vittoria. Rivolgendosi alla città che tante speranze aveva destato nel cuore delle donne italiane scriveva: «più che le tue mura, il tuo porto, la tua leggenda, potrà darti gloria il passo politico che tu hai saputo muovere con genio. Tu hai conquistato la donna e la storia»121. Nel febbraio successivo la “Petizione” viene discussa in Parlamento: tra le molte suffragiste presenti c’è anche Maria. I deputati non riescono a raggiungere un accordo e decidono di differire la decisione per un ulteriore approfondimento. Rinvio dopo rinvio, passano almeno tre anni prima che si ricominci a discuterne, nonostante la forte comunanza di intenti che affiora in questo periodo tra le cattoliche del Nord Italia – più indipendenti dalle posizioni della gerarchia ecclesiastica – e le socialiste del Centro Sud. È ancora una volta la giovane dottoressa a mettere in rilievo «le due anime del femminismo italiano» in un lungo articolo apparso su «La Vita» il 5 maggio del 1907, intitolato “Femminismo”. In esso Maria stigmatizza, tra l’altro, come emblematica della discriminazione sistematicamente attuata nei confronti delle donne la palude intellettuale del Magistero femminile romano, istituzione culturalmente asfittica e stantia e oppressa da una spessa coltre di moralismo perbenista, e il fatto che lo Stato non si preoccupi minimamente di trovare alloggi decorosi per le tante studentesse che arrivano persino «dai paesi irredenti»: di fatto si osteggia la crescita culturale delle donne.
Contro la sordità della maggioranza dei politici, decisi a non rinunciare ai privilegi maschili, il movimento femminista riuscirà a realizzare ben poco, pur con il sostegno dei magistrati e dei deputati meno conservatori.
Per di più la pretesa convergenza tra “le due anime” del movimento, quella cattolica e quella laica, verrà presto smentita dagli esiti del i Congresso nazionale delle donne italiane del 1908: in quella circostanza lo scontro più acceso si verifica sull’educazione religiosa impartita nelle scuole, problema che aveva alle spalle l’irrisolta questione della laicità dello Stato. Maria Montessori è presente, ma i suoi interventi riguardano soprattutto temi di medicina e di igiene. Prende la parola solo sul finire del congresso nell’ambito della sessione che affronta il profilo giuridico dei figli nati fuori del matrimonio, e il loro diritto già riconosciuto in altri Paesi europei di ricercare la paternità. Su questi temi però non interviene, forse perché toccano corde assai delicate del suo vissuto personale. Parla invece, tema nuovo e delicatissimo, di educazione sessuale. Il suo intervento, già citato, verrà pubblicato negli atti con il titolo La morale sessuale nell’educazione122. All’epoca Maria ormai famosa, come si è detto, sia come scienziata sia come militante femminista, gode di un’accresciuta notorietà per i nuovi esperimenti educativi da poco avviati a San Lorenzo. Grande è l’attesa per la sua relazione.