Dopo varie prove Mac aveva inventato i campanelli. Costruiti in base all’ottava centrale del pianoforte, erano in numero di tredici, isolati l’uno dall’altro, montati ciascuno su un sostegno di legno: otto in bianco, per le note della scala maggiore di DO, e cinque in nero per diesis/bemolli. Il primo Do ha la campana più larga, poi le altre via via più strette fino alla minore, il Do all’ottava. Dapprima ne aveva fatto preparare una serie unica, poi si era resa conto che anche qui, come per i colori e per le forme, i bambini erano interessati ad appaiare. Così fece preparare una seconda serie di campanelli con campane tutte della stessa dimensione ma di spessore diverso per produrre gli stessi suoni della scala.
Così costruite, permettono appaiamento e gradazione senza far ricorso ad alcun elemento estraneo come colori, fiori, pupazzetti o altro. I campanelli presentano anch’essi quell’isolamento della qualità che contraddistingue ogni materiale Montessori e che assicura al bambino chiarezza, indipendenza, auto-controllo di eventuali errori.
Importante è suonarli correttamente, non a mo’ di martello, ma – tenendo tra pollice e indice come un pendolino – il percussore di legno, battere contro la base delle campane con un tocco leggero. La loro immagine è presente ne L’Autoeducazione (1916), Tav. LVIII e nelle versioni inglese e italiana del Manuale (1921).
Quando il riconoscimento dei suoni è sicuro, si cominciano, non a pronunciare, ma a cantare i nomi delle note. Su di esse si possono cantare anche i nomi dei bambini, altre parole, perfino frasi, inventando brevi melodie. Si scopre che quelle note si possono rappresentare con tondini neri da disporre su righe incise su una tavoletta verde di legno: il rigo musicale in concreto.
Scoprire le potenzialità della voce, scrivere i nomi … senza scrivere, inventare, cantare insieme, tutte belle scoperte per bambini ormai alla soglia dei sei anni.
Nella scuola elementare con la conoscenza sensoriale dell’intera scala cromatica (i tredici suoni) è facile scoprire la differenza tra intervalli grandi e piccoli, tra toni e semitoni – un riconoscimento uditivo, in primo luogo – e la composizione della scala in due tetracordi:
Do – Re – Mi.Fa e Sol – La – Si.Do. È la base della scala maggiore di Do che, nel suo insieme, si compone di due toni, un semitono, tre toni, un semitono. (La scala minore melodica e armonica, com’è noto, hanno i semitoni in altre posizioni).
Se, anziché cominciare dal Do, partissi dal Re o dal Mi, dovrei ricorrere ai campanelli “neri”– cioè ai diesis o ai bemolli – per ottenere la stessa struttura base.
Queste esperienze permettono ai bambini di constatare ben presto che i tredici campanelli non sono sufficienti: occorrono almeno due ottave. Per questo Mac creò insieme a Maria un altro strumento: il traspositore, costituito da venticinque lastrine metalliche che vanno dal Do sotto le righe al Do sopra le righe.
In origine ogni lastrina era inserita in un prisma di legno lungo e sottile, cavo all’interno, per fare da cassa armonica. In seguito vennero poste su semplici sostegni di legno per ragioni economiche, anche se l’effetto sonoro è ben diverso: quindici bianchi e dieci neri, disposti, ancora una volta, in successione come nella tastiera del pianoforte.
Anche il traspositore è rappresentato nelle tavole LII, LIII., LIV de L’Autoeducazione e alle pp. 479-522 ne è descritto l’uso. Lo ricordiamo a quanti sostengono che tale materiale è sconosciuto, difficile, impegnativo, mentre richiede solo pazienza e desiderio di provare, per dare ai fanciulli una conoscenza di base, formativa quanto quella dei numeri, degli animali o dei fiumi della Terra.
1 Camminiamo con la melodia
2 Melodie del primo periodo
3 Melodie del secondo periodo
*4 Orecchio, voce, occhio, mano
*5 Il primo libro del bambino
*6 La lunghezza delle note
*7 Disegno ritmico
*8 Valori delle note
*9 Costruisco la scala
10 Le scale
11 Progressione delle scale
12 Famiglie di scale
13 I gradi della scala
14 I gradi nella melodia
15 Trasposizione
16 Modulazione
17 Intervalli
18 Accordi
19 Gli Alt
20 La battuta (o misura)
21 Analisi del discorso musicale
22 Le grafiche del suono
23 Gli otto secondi di Mozart
24 Ripetizione
25 Imitazione
26 Un racconto in quattro capitoli
27 Quel che cantiamo
28 Poche note e il loro valore
29 La nostra risposta
30 Altezza del suono
31 Come si scrive la musica
32 Parti o voci
33 Omofonia, Polifonia, Armonia
34 Biblioteca musicale/concerti per bambini
35 Il suono
36 Rapporto
37 Collezione di letture classificate
38 Le sette note nelle melodie
39 Prime letture
Questi sono i titoli degli album monografici che Maccheroni ha preparato nel corso della sua lunga vita. Destinati ai piccini, sono molto interessanti anche per gli adulti come guida progressiva del lavoro. Ne sono stati pubblicati solo sei (segnati con asterisco) negli anni Cinquanta, oggi del tutto esauriti.
I due titoli in corsivo si riferiscono invece a esempi di musiche a reazione motrice che si possono suonare al pianoforte per il movimento su musica. (In parte già pubblicate ne L’Autoeducazione. Mac raccomandava sempre di suonare il meglio possibile, mai pestare o segnare a forza i tempi. “La musica parla da sola e i bambini la intendono tanto meglio per quanto più è espressiva di suo”. Poi con il suo gradevole tono toscano (era nata a Livorno), non mancava mai da dire: “Delle due o si suona o si comanda; noi ai bambini non si comanda e dunque…”
I bambini ascoltano e rispondono spontaneamente con il movimento, qualcuno coglie molto presto la differenza tra una musica che invita a camminare e un’altra che invita a correre. Altri impiegano molto più tempo. Come sempre, si eviterà di intervenire, di insegnare, di redarguire. Si lascerà a ognuno il tempo a sentire da sé certe differenze: sarà una conquista felice, di grande pregio.