capitolo 13

Tra positivismo e spiritualità

È assai frequente sentir parlare della Montessori come di una scienziata positivista. È utile precisare preliminarmente in che senso debba intendersi questo attributo, se, cioè, sia da assumere nell’accezione propria o se piuttosto sia opportuno operare dei necessari distinguo perché esso non si trasformi in un’etichetta vaga e generica all’interno di schemi vieti e semplicistici. Non c’è dubbio – come si è già avuto modo di dire – che la sua formazione sia stata profondamente permeata dal pensiero positivista che era imperante nella Scuola romana di Medicina.

“Osservare i fatti, prima di parlare”

Il positivismo, sviluppatosi nell’Ottocento, ebbe come suoi rappresentanti francesi e inglesi Auguste Comte, John Stuart Mill e soprattutto Herbert Spencer, filosofo dell’evoluzionismo. In Italia il massimo esponente fu Roberto Ardigò276. Avido lettore della letteratura scientifica del suo tempo, aveva criticato l’atteggiamento passivo imposto agli uomini dai dogmi religiosi ed evidenziato, invece, il valore formativo delle conoscenze scientifiche come stimolo alla curiosità e alle tendenze creative di ogni essere umano. Nel Discorso su Pietro Pomponazzi, pronunziato a Mantova nel 1869 Ardigò fornisce una esemplare definizione di positivista:

Prima di tutto il positivista è appunto un filosofo, che vuol essere indipendente da qualunque sistema metafisico edificato a priori. […] E se sèguita quietamente le sue ricerche, senza prender partito […]. E dice tra sé: Dove sia la verità, lo saprò soltanto, quando sarò arrivato a discoprirla col metodo infallibile dell’osservazione e dell’analisi. Intanto io non so che farmi di una scienza che lascia il campo a opinioni affatto tra loro contrarie. Quella che io cerco è una scienza vera e certa per tutti; sicché basti conoscerla per essere costretti ad ammettarla.277

Un simile approccio al reale non poteva non avere ricadute sul modo di concepire le teorie dell’educazione278. Non solo i concetti, ma anche i princìpi morali, si acquistano secondo Ardigò con l’esperienza: a scuola «occorre concretezza; non parole, ma cose». La lezione esclusivamente verbale non è sufficiente; sono necessari oggetti o, in mancanza di questi, immagini e simboli. Anche se la parola del docente conserva la sua importanza, solo con il fare concreto possono svilupparsi l’attenzione, l’abitudine e il comportamento consapevoli. Di qui la diligenza, il contegno e la disciplina non come risultato di imposizioni, ma come prodotto di conoscenze ottenute grazie all’aiuto amorevole dal maestro e all’esempio da lui offerto. Al tempo stesso occorre aiutare i ragazzi a fortificarsi, a resistere alle fatiche, al freddo, curando con scrupolo l’igiene, secondo l’antico adagio di Giovenale: mens sana in corpore sano279.


Dunque una concezione unitaria dell’individuo, contraria a ogni dualismo di natura metafisica e in aperto dissidio con il pensiero cattolico. Eppure, malgrado la resistenza della Chiesa all’affermazione di una mentalità indiscriminatamente scientista280, tale modello culturale finì per affermarsi in misura sempre maggiore attraversando trasversalmente tutti gli ambiti della vita sociale e determinando, come conseguenza del rifiuto di qualunque dogmatismo, una maggiore autonomia intellettuale e una nuova consapevolezza dei diritti umani. Fu «così che, accanto al romanticismo dei letterati e dei filosofi, si andò affermando» in quegli anni «una coscienza analitica dei fatti studiati con metodo positivo»281. Questo profondo mutamento di pensiero, dovuto anche allo sviluppo dell’industrializzazione, influenzò in senso marcatamente laico e agnostico diversi ambiti di studio e di attività: la ricerca in campo medico con Jacob Moleschott, quella antropologica con Giuseppe Sergi, la scuola di diritto penale scaturita dalle idee di Cesare Lombroso e quella neuropsichiatrica di Enrico Morselli che fu per una decina d’anni anche direttore dell’importante “Rivista di filosofia scientifica”.


Lo storico Carlo Cattaneo, che aveva partecipato alle Cinque Giornate di Milano contro gli Austriaci, fondò la rivista “Il Politecnico” per divulgare le conoscenze scientifiche e tecniche, considerate motori del progresso sociale e significativamente nel 1881 il medico Guido Baccelli, in qualità di ministro della Pubblica Istruzione, assegnò proprio ad Ardigò la cattedra di Storia della Filosofia all’Università di Padova che il filosofo avrebbe conservato per quasi trent’anni. Le sue idee influenzarono studiosi come il mazziniano Arcangelo Ghisleri, promotore dello studio della geografia, e pedagogisti come Aristide Gabelli.

Il positivismo di Maria Montessori

Il quadro fin qui delineato aiuta a delineare l’orizzonte culturale sul cui sfondo Maria completa la sua formazione accademica e compie i primi passi nell’ambito della professione medica. L’approdo alla psichiatria – una branca della medicina ancora non affrancatasi da pesanti pregiudizi, in bilico tra fatalismo e moralismo – la rafforza nel convincimento che non può esservi autentico progresso scientifico che non sia fondato su dati oggettivi e verificabili. Avverte, tuttavia, che la scienza non possiede in sé tutte le risposte agli interrogativi irrisolti che agitano il cuore dell’uomo e che essa stessa è perfettibile, opera talora erronee valutazioni ed è soggetta a evoluzione. Ferma sostenitrice del diritto alla parità dei sessi, rigetta, ad esempio, le teorie di Lombroso che conclude la pretesa inferiorità del cervello femminile sulla scorta del suo peso inferiore rispetto a quello maschile. In forza della sua convinta militanza femminista la Montessori lamenta il fatto che all’imponente crescita del sapere moderno non corrisponda il definitivo superamento di secolari convenzioni che assoggettano le donne al potere maschile e le escludono da una piena partecipazione alla vita sociale. Alcune donne molto note nel panorama intellettuale del tempo traggono dalle epocali trasformazioni in atto la forza per rivendicare apertamente il diritto a una completa autodeterminazione: la scrittrice femminista Sibilla Aleramo non esita a separarsi dal marito e a convivere disinvoltamente more uxorio con personaggi ben conosciuti come Guglielmo Felice Damiani, Giovanni Cena o Dino Campana. La russa Anna Kuliscioff, medico e attivista socialista, dopo la fine dell’appassionata relazione col compagno di vita e di militanza politica Andrea Costa, prende con sé la figlia Andreina e la presenta come tale di fronte al mondo.

Maria non si sente pronta ad affrontare il mondo a testa alta e per timore dell’ostracismo sociale nasconde il figlio nato dal legame con Giuseppe Montesano. Eppure dalle pagine delle riviste alle quali collabora o dalle tribune dei convegni a cui è invitata a parlare non manca di criticare apertamente il maschilismo imperante senza lasciarsi mettere in soggezione dagli attacchi dei cattolici o, più tardi, dalle pesanti critiche mosse alle sue proposte pedagogiche dai gesuiti de “La Civiltà Cattolica”282. Le sue frequentazioni includono personaggi discussi con i quali le signore della buona società non ostenterebbero amicizia. Lei, invece, intrattiene relazioni con ebrei, socialisti, atei e massoni, come il sindaco di Roma, Ernesto Nathan, mazziniano, anticlericale e repubblicano, o i responsabili dell’Umanitaria.


Eppure Maria con le sue non dissimulate idee laiche gode della fiducia della Regina madre e riceve l’appoggio di aristocratici di estrazione cattolica interessati al cambiamento educativo da lei proposto: i Borromeo, i Gallarati Scotti, gli Agliardi, i Taverna. Sono ancora lontani i tempi in cui un papa – nel centenario della sua nascita – elogerà la sua opera esprimendosi in termini assai benevoli nei suoi confronti283. Eppure un altro pontefice a lei temporalmente più vicino, passata la stagione dei rigori antimodernisti, a dispetto dell’avversione mostratale dei gesuiti, le farà pervenire in segno di apprezzamento la propria benedizione apostolica284.


Nonostante la smisurata bibliografia che si può dire scandagli ormai ogni aspetto della vita e del pensiero di Maria Montessori, la dimensione della sua esperienza di fede è rimasta per molto tempo alquanto negletta. Solo di recente questo tema è tornato a essere oggetto dell’attenzione di studiosi di vario orientamento che al riguardo hanno espresso le posizioni più diverse. Vi è stato chi ha sostenuto la completa, radicale distanza della pedagogista marchigiana dal dogma cristiano, chi ne ha riletto in chiave teosofica ed esoterica il messaggio educativo e chi, infine, ha ribadito la sua identità credente pur rilevando nelle sue teorie elementi non perfettamente congruenti con il magistero cattolico. Preliminare a ogni approfondimento di questo aspetto è, però, il riconoscimento del fatto che la Montessori considerava la fede prima di tutto come uno spazio intimo e personale in cui ad altri, dall’esterno, non era lecito introdursi se non in punta di piedi e con «un rispetto della vita interiore […] professato con culto di carità»285. In questo senso è possibile che abbia avvertito come estranea alla sua sensibilità la religiosità convenzionale e, per così dire, sociale, respirata in famiglia, al pari di qualunque affannosa ricerca di validazione delle proprie ricerche sperimentali da parte delle autorità ecclesiastiche.

L’incontro con le Francescane di via Giusti e la spiritualità di Maria Montessori

Non è facile, dunque, delineare una biografia spirituale della scienziata, parlare dei suoi convincimenti religiosi e della sua appartenenza ecclesiale. Un frammento emerge dalla testimonianza della già ricordata suor Maria Isabella a proposito dell’esperienza di via Giusti286. La religiosa ha raccontato che quando la Montessori si rivolse a Mère Marie de la Rédemption, superiora generale delle Francescane Missionarie di Maria, per avere una sala idonea a contenere il numero delle allieve che avrebbero frequentato il corso, la religiosa gliela concesse volentieri, avendo riconosciuto in lei «un grande cuore alla ricerca della verità e un’intelligenza superiore». In cambio le chiese di

unire l’insegnamento religioso che avrebbe arricchito il metodo. Maria fu un po’ turbata, ma riprendendosi riconobbe che, essendo al corrente di tanti rami della scienza, aveva trascurato del tutto la religione di cui riconosceva tuttavia l’importanza. Di conseguenza, accettò di seguire un corso di religione tenuto a Roma dalla maestra delle novizie di Grottaferrata.287

Quando Maccheroni, trasferitasi nel 1915 a Barcellona per seguire la nuova Casa dei Bambini, le riferì la richiesta di alcuni genitori di trovare la maniera migliore per presentare la religione ai bambini affinché non partecipassero ai riti senza capirne nulla, la Montessori si dimostrò subito interessata e disponibile a rispondere concretamente alle loro esigenze. Nacquero così un nuovo sistematico progetto di studio del sentimento religioso dei bambini e un programma di catechesi dei fanciulli destinato a sopravvivere alla stagione catalana. Secondo la testimonianza di Costanza Buttafava Maggi, che a sua volta ha raccolto questi ricordi dalla Maccheroni,

nella “Casa dels Nens” da lei guidata i bambini avevano “assorbito” dalla nascita l’atmosfera carica di religiosità nelle parole, nei gesti, nella liturgia di quel popolo288. Di qui lei dedusse che avevano bisogno di risposte adeguate e concrete: ossia di un ambiente preparato che, attraverso l’esperienza, offrisse loro le “chiavi” per cogliere intanto l’aspetto sensoriale della liturgia. La stanza dedicata a questo scopo aveva un altare a misura di bambino, paramenti e oggetti sacri in miniatura: i bambini non “giocavano” con essi, ma eseguivano seriamente [le azioni liturgiche] e in quell’atmosfera di spontaneo silenzio, di raffinata gestualità, cominciavano a cogliere il sapore del sacro, liberamente, senza imposizioni.289

È assolutamente evidente che la scienziata non nutriva alcuna prevenzione nei riguardi dell’educazione religiosa dei fanciulli, ma che anzi era suo vivo desiderio promuoverla, come prova il fatto che abbia chiamato a collaborare con sé qualificati membri del clero barcellonese. Ciò che intendeva evitare, casomai, era che questo tipo di istruzione veicolasse tra i bambini sovrastrutture di tipo moralistico e rigorismi legalistici, affatto estranei a un genuino senso di Dio e nocivi alla loro crescita spirituale. In ciò incontrò in Catalogna il pieno appoggio di un episcopato sensibile alle istanze del rinnovamento catechetico. Rimontano a quel periodo gli scritti catechetici frutto delle osservazioni condotte in seno al Laboratorio di pedagogia sperimentale attivato nella Casa dels Nens della Maternitat di Barcellona290.


Anche questa esperienza, lo si accennava prima, sarebbe stata destinata a propagarsi per tutto il mondo, di volta in volta adattata alla concretezza delle situazioni locali e sempre nella piena ortodossia montessoriana. Ne parla nel 1922 l’onorevole Filippo Meda, sulle pagine della rivista “Vita e Pensiero” diretta da Agostino Gemelli, prendendo le difese della Montessori contro Ugo Spirito che l’aveva accusata di «naturalismo»291. Meda accenna anche ad altre esperienze religiose ispirate dal metodo Montessori, come quella condotta ad Amsterdam dal gesuita padre Lamers e portate avanti in Cina e Giappone da missionari francescani292.


Pare, insomma, che i dubbi sul sentire ecclesiale della Montessori – peraltro da lei stessa esplicitamente dichiarato – appartengano più agli studiosi odierni che non ai suoi contemporanei, amici o avversari che fossero. Figure di grande rilievo intellettuale che ebbero modo di accostarla o che le furono accanto, quali don Luigi Sturzo; madre Luigia Tincani, fondatrice della Libera Università Maria Santissima Assunta, con cui Maria ebbe rapporti diretti e cordiali; padre Vincenzo Ceresi, Missionario del Sacro Cuore, vicino a papa Montini e che intervenne più volte ai congressi Montessori, non nutrirono alcuna perplessità in proposito. Persino da parte dei suoi accesi critici della Compagnia di Gesù, primo tra tutti il padre Mario Barbera, non fu mai revocato in dubbio che Maria fosse cattolica. La cattolicità del percorso di educazione religiosa messo a punto nella capitale catalana sarà riaffermata autorevolmente da Paolo VI:

Nous croyons que l’on est loin d’avoir épuisé la prodigieuse fécondité de sa méthode en ce domaine. Convaincue que la pédagogie inhérente à la liturgie partait des mêmes principes que sa propre pédagogie profane, Madame Montessori entra résolument dans les voies ouvertes par le renouveau liturgique de saint Pie X. De même que l’école devait être la maison des enfants, il fallait aussi que l’église apparaisse comme la maison des enfants de Dieu. La pédagogie religieuse de la méthode Montessori, située dans le prolongement de sa pédagogie profane, où elle trouve son support naturel, en devient le couronnement, et permet à l’enfant d’épanouir en plénitude ses plus hautes virtualités et de porter harmonieusement à son terme son développement intégral.293

Nonviolenza nel rapporto con bambini e ragazzi: quasi un percorso spirituale

Numerosi sono stati gli allievi di Montessori la cui profonda fede è stata in certo modo illuminata dal lavoro stesso con i bambini. Ricordiamo294 madre Isabel Eugénie delle religiose dell’Assunzione di Londra, una delle più raffinate conoscitrici dei vari aspetti del metodo; l’inglese Edwin Mortimer Standing, il già ricordato primo biografo di Maria; l’olandese Albert Max Joosten, che operò per decenni in India divenendo nel 1949 Direttore degli “Indian Montessori Training Courses”295; l’orsolina suor Carolina Gomez del Valle, messicana, che ha svolto un infaticabile lavoro negli Stati Uniti e in America centrale presso comunità poverissime; la salesiana suor Maria Cordié che aprì a Pescia una Casa dei bambini optando per il Metodo Montessori a preferenza di quello preventivo di don Bosco normalmente in uso presso gli oratori della sua congregazione; e ancora i Bernard e i Lanternier296 in Francia, allieve italiane come Maccheroni, Olivero, Paolini, Costa Gnocchi, Maria Teresa Adami, Flaminia Guidi.


Merita di essere ricordata anche la franco-polacca Hélène Lubienska de Lenval, allieva della Montessori negli anni Venti, che in seguito se ne separerà per divergenze sul materiale didattico. Molto nota in Francia e nella Svizzera francese per il suo insegnamento religioso, lo imposterà sul rispetto dell’altro, sulla ricerca di spiritualità autentica e non formale, nonché sull’impiego diretto della Sacra Scrittura. A livello personale questo tipo di attività la indurrà ad approfondire lo studio dei testi biblici in lingua originale compiendo un percorso per certi versi analogo a quello di Sofia Cavalletti a Roma.


Quest’ultima, studiosa ed esegeta della Bibbia, discepola dell’ex rabbino Eugenio Zolli all’Università de La Sapienza di Roma, fine conoscitrice dell’ebraico ed esperta della tradizione giudaica, venne invitata da Adele Costa Gnocchi – indignata del modo arido e scolastico di dare le lezioni di catechismo297 – a unirsi a Gianna Gobbi, ottima maestra di Case dei Bambini, per trovare una diversa strada: era il 1954. Insieme si posero all’opera. Le competenze di Sofia298 e le esperienze montessoriane di Gianna produssero inediti risultati con bambini e ragazzi tra i quattro e i quindici anni che attrassero su quella proposta l’attenzione di studiosi, pedagogisti e operatori pastorali provenienti da ogni parte del mondo. Il costante ricorso alle pagine bibliche, scelte con cura di volta in volta, il bel corredo di conoscenze storiche, geografiche e persino naturalistiche che si andava gradualmente formando nei piccoli allievi mettendoli in grado di crescere nella familiarità con le Scritture sviluppava un progetto integralmente e genuinamente montessoriano che la Guerra Civile spagnola aveva interrotto. Venne fondata un’Associazione a sostegno di un’impresa così delicata e il lavoro con i bambini si chiamò Catechesi del Buon Pastore, dal titolo della parabola di Mt 18, 12-14 che per prima suscitò nei piccoli risposte interessanti299.


Gli incontri a piccoli gruppi avvenivano in un atrium, preparato nella vasta casa di Sofia in via degli Orsini 34, dietro la Chiesa Nuova. I bambini erano sempre attivi come in una minuscola “Casa” Montessori e le caratteristiche delle lezioni erano quelle di sempre: libertà di scelta, tempi individuali, costante ricorso a oggetti, strisce, nomenclature e ad altro materiale cartaceo, con significative differenziazioni nelle modalità di presentazione degli argomenti e dei materiali a seconda delle fasi di sviluppo300.


La «Catechesi del Buon Pastore» ha ricevuto l’approvazione dalle autorità ecclesiastiche e papa Giovanni Paolo II volle recarsi di persona a conoscere l’atrium ospitato in casa di Sofia301, sancendo simbolicamente con quella storica visita la fine di diffidenze e di sospetti protrattisi per quasi cinquant’anni. Forse l’apprezzamento più bello dell’opera svolta dalle due donne è quello espresso al funerale di Gianna da una madre, ex allieva del Centro: “Gianna ha portato i bambini alle Scritture, Sofia le Scritture ai bambini”302. Le medesime parole potrebbero fungere da epitaffio per Sofia, morta a Roma nell’agosto 2011 a novantaquattro anni di età.


In verità, con buona pace di quanti avevano avversato il Metodo per una sua presunta pregiudiziale anticristiana, esso ha dimostrato di poter fornire un eccellente contributo a una rifondazione pedagogicamente qualificata dei percorsi di avviamento alla fede cristiana dei fanciulli. Lo aveva ben compreso quasi settant’anni fa don Luigi Sturzo che, a un mese dalla morte di Maria, rievocando la prima visita compiuta a S. Lorenzo nel 1907 da sindaco di Caltagirone, aveva scritto:

Sapevo che sospetti di naturalismo avevano ostacolato l’iniziativa; dopo un lungo colloquio [con lei] decisi di rendermi conto di persona del tipo di scuola e delle ragioni del metodo… Il mio interessamento crebbe di volta in volta e Maria Montessori non dimenticò mai il piccolo prete che per primo l’aveva incoraggiata e aveva affermato che nessuna pregiudiziale anticristiana fosse alla base di quell’insegnamento […]. Mi sono domandato più volte perché, da quarantacinque anni a oggi, il metodo Montessori non sia stato diffuso nelle scuole italiane. Allora come oggi debbo dare la stessa risposta: si tratta di un vizio organico del nostro insegnamento: manca la libertà; si vuole l’uniformità, quella imposta da burocrati e sanzionata da politici […]. Ma forse c’è di più: diffidenza verso lo spirito di libertà e di autonomia della persona umana che è alla base del metodo Montessori.303

Altre fedi, altre visioni della vita

Significativamente le proposte educative di una donna occidentale e cristiana qual era la Montessori ricevettero importanti apprezzamenti da esponenti di culture lontane in anni in cui il dialogo tra religioni era una realtà ancora lontana. Grazie all’apertura e alla duttilità della sua formula, del suo solido radicamento sulla natura del bambino i cui bisogni e le cui aspirazioni restano uguali dappertutto e in ogni tempo, la scienziata riuscì a intrecciare solide intese con persone che partivano da posizioni totalmente diverse tra loro, come i teosofi inglesi e indiani, gli indù, i buddisti, i musulmani. Il Metodo ha trovato numerosi estimatori in seno alle differenti confessioni cristiane, così da divenire molto popolare nella variegata situazione americana alla quale pare congeniale per la sua innata vocazione alla multiculturalità e per il suo binomio costitutivo “educazione e pace”, sviluppato tra il 1935 e il 1939304.


Forse questa estrema trasversalità rispetto alle fedi, la chiara coscienza del suo prevalente ruolo di scienziata e di educatrice, l’estremo riserbo circa i suoi convincimenti personali costituiscono la corretta chiave di lettura della testimonianza resa da uno dei più fedeli discepoli sulla Montessori a proposito della sua identità credente:

Spirituale, non religiosa. Indubbiamente c’era in lei una religiosità profonda, il senso del sacro dell’essere umano, eppure era chiaro dai suoi discorsi che non ammetteva la predestinazione, il peccato originale, la divisione del mondo in buoni e cattivi, piuttosto il riconoscimento della responsabilità e della dignità di ciascuno. Pasteur sosteneva che il piano della scienza e quello della religione non si possono mescolare e credo che anche lei sentisse così. Dovunque andasse, rispettava profondamente gli usi e i credo di quel popolo, così è stato quando è andata in Olanda o in India, in Pakistan o in Spagna. Guardava e ascoltava con senso di profondo rispetto, direi quasi di venerazione, la storia del popolo in cui si trovava e quel particolare modo di concepire la realtà umana.305

Certamente non nutriva alcun trasporto per tutto ciò che sapesse di radicalismo o di esaltazione, atteggiamenti, questi che considerava pericolosi per la serena convivenza tra gli uomini:

Una volta le ho sentito fare questa considerazione: “La nostra specie è alquanto curiosa. Gli animali vivono la vita naturale, mentre gli esseri umani vivono anche una vita allucinatoria, non reale, con angeli, diavoli e santi. Sono capaci di morire per affermare che hanno parlato con Dio: pensa a Giovanna d’Arco.” […] C’è poi da dire che spesso usava paragoni e detti religiosi, non perché volesse fare prediche o professione di fede, ma perché la gente la capisse meglio. Certo non ha usato esempi della religione cattolica quando ha insegnato in India: basta leggere La mente del bambino per rendersene conto.306

Possiamo forse concludere questa riflessione con le parole di Maria Antonietta Paolini che in una sua una breve memoria ha affermato:

Lei, che era una scienziata, aveva al tempo stesso profondi interessi spirituali. Anche questo era fuori delle regole e la gente criticava, ma lei non se ne curava. Con quella vivace partecipazione e apertura mentale del suo modo di essere, aveva a suo tempo approfondito con Maccheroni il tema dell’educazione cattolica dopo le prime esperienze in Spagna. Ora [si riferisce al 1939] la interessavano i grandi pensatori indiani come il Mahatma Gandhi, la Grande Anima; Tagore, il poeta che aveva aperto un “ashram”, una scuola- comunità, dai piccoli all’università, luogo di danza sacra e di meditazione, di lavoro pratico e di ricerca interiore307; Krishnamurti308 e i Teosofi indiani. Io fui presente a vari di questi incontri conservandone un’impressione di profondità e di grandi aspirazioni. Per lei quindi fu naturale andare in India e aprire laggiù nuovi orizzonti di lavoro.309

Maria Montessori, una storia attuale
Maria Montessori, una storia attuale
Grazia Honegger Fresco
La vita, il pensiero, le testimonianze.Una biografia giunta alla terza edizione che accoglie numerosi aggiornamenti, correzioni e nuovi capitoli, grazie anche all’importante apporto della pronipote Carolina Montessori. Maria Montessori fu certo una donna straordinaria, in grado di sucitare gli entusiasmi più accesi e le condanne più ostili.Ancora oggi il suo pensiero e le sue scoperte provocano reazioni contrastanti. La biografia Maria Montessori, una storia attuale esamina tutte le fasi della sua vita: dai primi anni della formazione, contraddistinti dal fatto di essere una delle prime donne medico in Italia, alla vicenda infelice della maternità celata. Dalle battaglie femministe, che radicano in lei una nuova sensibilità di giustizia sociale, alla dedizione verso i bambini meno fortunati, fino alla sua rivoluzionaria idea pedagogica, fondata sulla promozione delle competenze e della libertà del bambino, dall’infanzia all’adolescenza. Questa terza edizione di Grazia Honegger Fresco accoglie numerosi aggiornamenti, correzioni e nuovi capitoli, grazie anche all’importante apporto della pronipote Carolina Montessori. “Maria Montessori, una storia attuale” è la migliore biografia di Maria Montessori che conosco, certo in Italia, ma forse anche nel mondo, assolutamente dello stesso valore di quella storica di Rita Kramer. Grazia Honegger Fresco è una montessoriana nel cuore e nell’anima, dotata di una profonda conoscenza della vita e dell’opera di Maria Montessori, e il suo libro non è una scialba riproposizione di notizie già note, né un’agiografia. L’Autrice ha fatto ricerche molto approfondite in Italia e all’estero, consultando documenti originali e privati di Maria Montessori e della sua famiglia, e ascoltando coloro che hanno conosciuto Maria intimamente. Il risultato è questo capolavoro del tutto originale.Carolina Montessori Conosci l’autore Grazia Honegger Fresco (Roma, 6 Gennaio 1929 - Castellanza, 30 Settembre 2020), allieva di Maria Montessori, ha sperimentato a lungo la forza innovativa delle sue proposte nelle maternità, nei nidi, nelle Case dei Bambini e nelle Scuole elementari. Sulla base delle esperienze realizzate con i bambini e i loro genitori, ha dedicato molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e all'estero.È stata presidente del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1981 al 2003 e ne è stata Presidente onorario. È stata consulente pedagogica di AMITE (Associazioni Montessori Italia Europa) e nel 2008 ha ricevuto il premio UNICEF-dalla parte dei bambini.Ha pubblicato numerosi testi di carattere divulgativo.