Si potrebbero fornire molti altri esempi del fatto che la psicologia moderna considera l’adeguata gratificazione dei bisogni interiori come indispensabile per lo sviluppo ottimale della personalità. Questi bisogni non riguardano solo il cibo, il riposo e l’affetto, ma anche l’incoraggiamento, l’autosviluppo, l’esplorazione, l’indipendenza e il senso di responsabilità. Esistono opinioni differenti sulle modalità attraverso cui questa gratificazione dovrebbe avvenire, ma da tutti ormai è accettata la sua necessità per raggiungere uno sviluppo sano.
Tali idee sono del tutto conformi ai principi montessoriani. Sembrerebbe dunque utile per altri educatori studiare questi principi, a prescindere dalle eventuali differenze di opinione nelle loro applicazioni pratiche. Il metodo di per sé non è di particolare importanza. Ciò che è essenziale è prendere atto che l’educazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità. È essenziale dare forma, contenuto e direzione all’esistenza personale. Questa funzione educativa può essere realizzata in modo efficace solo da educatori guidati dalla conoscenza dei bisogni interiori che determinano lo sviluppo umano, e solo se si prende in considerazione l’influenza dell’educazione inconscia.
Nella nostra epoca, soprattutto alla luce della necessità di collaborare per la costruzione di un’era nucleare pacifica, non possiamo ignorare la responsabilità di educare adeguatamente i nostri figli. Non è un compito semplice, ma dobbiamo sforzarci di farlo. Anche se viviamo in un mondo di contraddizioni, nonostante tutto esso sta diventando rapidamente un mondo condiviso. Di conseguenza, siamo sempre più coinvolti in una crescente numero di contesti sociali poiché entriamo in contatto con idee, abitudini, stili di vita e valori che differiscono dai nostri. Come possono orientarsi i giovani in un mondo dove sono sopraffatti da opinioni incoerenti, stimoli artificiali, minacce di guerra, filosofie materialistiche e doppi criteri morali; quando sono circondati da adulti che spesso non li capiscono, perché loro stessi non riescono ad adeguarsi ai cambiamenti troppo rapidi, che sono troppo impegnati per preoccuparsene o che si soffermano solamente sull’immaturità dei giovani senza fornire una visione costruttiva per guidarli; quando le fonti di ispirazioni più scontate sono la televisione e gli eccentrici prodotti delle industrie specializzate nel mercato giovanile, che fanno leva sugli aspetti più superficiali del loro essere ancora così instabile?
Non stupisce che, sulla soglia dell’età adulta, i giovani tendano a ritirarsi dalla partecipazione responsabile in questa realtà caotica, a rifugiarsi in un mondo creato da loro stessi, un mondo che riflette la loro inesperienza, immaturità e la loro vita emotiva labile. Questo fenomeno ha un che di dimostrativo, persino di provocatorio, come se il giovane volesse dire “Se non vi preoccupate per noi, allora ci affermeremo a modo nostro”. Ciò spesso si trasforma in un tentativo forzato di raggiungere l’età adulta, al punto da mettere al mondo bambini che non sono in grado di allevare. Così cresce il numero di persone squilibrate nella nostra cultura. Non abbiamo il diritto di dissociarci da questi fenomeni, dai “giovani d’oggi”. La differenza tra noi e loro non risiede affatto nella giovinezza, ma nelle circostanze in cui stanno crescendo. Siamo noi adulti i responsabili di queste circostanze, e quindi delle loro conseguenze. È nostro compito cercare i mezzi che permetteranno agli adulti di domani di vivere in pace con se stessi e con il mondo.
L’educazione dovrà comunque dedicarsi allo sviluppo dei cittadini del mondo. La concezione di “educazione cosmica”, che la Montessori introdusse in occasione del Convegno Montessori Internazionale di Pasqua, tenutosi ad Amsterdam nel 1950, e di cui parlerò nel capitolo 8, venne pensata come un contributo in questa direzione. All’epoca l’idea non venne accolta; a quanto pare i tempi non erano maturi per una riforma così importante, ma forse il mondo di oggi è più propenso ad accettarla. L’interdipendenza tra le nazioni è in constante aumento; le fortune e le avversità di uno stato si riflettono negli altri, ed è sempre più evidente l’esigenza di accettare l’idea di una comunità mondiale.
Chi è consapevole di questa situazione dovrebbe offrire alle future generazioni sia una visione del destino collettivo dell’umanità sia una più adeguata preparazione in vista di una cooperazione attiva per promuovere interessi comuni. Abbiamo già dimostrato che gli adulti non cambiano facilmente idea e che l’uomo è incapace di stare al passo con i cambiamenti eccessivamente rapidi derivati dalle sue stesse invenzioni. Solo una minoranza della popolazione mondiale è abbastanza matura per usare queste invenzioni in modo costruttivo. Tutto sommato, la nostra situazione può essere paragonata a quella di un bambino squilibrato che ha tra le mani una pistola carica. Ricercando il progresso, l’uomo ha ignorato il proprio sviluppo.