La disponibilità all’apprendimento
In questo capitolo si afferma l’ipotesi secondo cui qualunque materia può essere insegnata in maniera efficace e tramite forme intellettualmente oneste a qualunque bambino, in qualunque stadio di sviluppo. Viene definita un’“ipotesi audace: non esiste prova che la smentisca, ma esiste un considerevole numero di prove che la sostengono”28
. Era di certo un’ipotesi audace nel 1907, quando Montessori iniziò a testare la disponibilità del bambino all’apprendimento, e il mondo rimase a bocca aperta davanti ai risultati che era stata capace di ottenere. Da allora, il suo originale esperimento è stato ripetuto ed elaborato nelle scuole di tutto il mondo. Quando si usano i metodi giusti, si notano ancora gli stessi risultati. Perciò non si dovrebbe più considerare la sua tesi un’ipotesi, né audace né di altro tipo. Tuttavia, è certo un segno di speranza il fatto che finalmente gli scienziati abbiano incominciato a prendere seriamente il suo lavoro.
Se ci si domanda perché ci sia voluto così tanto tempo, l’unica risposta possibile è che evidentemente esiste del pregiudizio nel regno della pedagogia e della psicologia dello sviluppo per quanto riguarda i bambini più piccoli. Questo per ora ha ostacolato il diffondersi di una riflessione scientifica su ciò che può essere osservato con indiscutibile chiarezza nelle scuole Montessori.
La presenza di un atteggiamento pieno di pregiudizi in questo campo scientifico venne confermata da J. McVicker Hunt, un importante psicologo americano dell’educazione, in un saggio chiamato The Psychological Basis for Using PreSchool Enrichment as an Antidote for Cultural Deprivation, [Il fondamento psicologico per usare l’arricchimento pre-scolastico come antidoto per la privazione culturale, N.d.T.]29
. Al suo interno, Hunt definiva sei “credenze” che avevano dominato il pensiero dei teorici della psicologia fino a metà degli anni ’60 e che avevano portato a conclusioni molto prevenute. Una di queste credenze era che i bambini in età prescolare non hanno raggiunto il livello di maturità necessario per comprendere certe idee fondamentali richieste da un tipo specifico di pensiero operativo. Qualsiasi tentativo di stimolare tale pensiero veniva visto come un sovraccarico intellettuale del bambino, e perciò causa di frustrazioni che in un secondo momento avrebbero inibito le sue prestazioni intellettuali. Di conseguenza, l’educazione progressista enfatizzava in modo eccessivo l’importanza della libertà, della fantasia, della “creatività” e dell’autoespressione.
Queste caratteristiche sono di vitale importanza per il bambino, ma devono essere integrate in un’impostazione più omnicomprensiva, dove altri aspetti della personalità, in particolare la crescita intellettuale, vengono presi in considerazione. Se quest’ultima viene ignorata, vengono trascurati i bisogni fondamentali dei bambini. L’esperienza psicoanalitica mostra che ciò tende a incoraggiare un comportamento aggressivo. Le frustrazioni vengono semplicemente spostate da un regno della funzione psichica a un altro, dalla sfera emotiva a quella cognitiva.
Non mi è chiara la ragione per cui è così difficile accettare che se la maturità è sufficiente da permettere ciò che Piaget chiama “operazioni concrete” può essere solo grazie a uno sviluppo interiore avvenuto nel periodo precedente. La cosa sorprende soprattutto se si sa che il bambino in quel periodo ha già sviluppato una quantità di funzioni attinenti all’intelligenza – niente appare dal nulla in un processo di sviluppo. Inoltre, ciò che viene acquisito nei primi sei anni di vita in termini di apprendimento diventa una caratteristica, che costituisce parte integrante della formazione della personalità, come hanno dimostrato tanto l’educazione montessoriana quanto la psicoanalisi.
Anche se Bruner non esclude la possibilità di istruire i bambini più piccoli, sembra incline a condividere la posizione della Scuola di Ginevra, che non tenta di farlo perché la sua ricerca ha mostrato che il bambino “preoperativo” (cioè il bambino in età prescolare) manca del concetto di reversibilità30
. Dato che questo concetto è indispensabile per comprendere le idee fondamentali che stanno alla base della matematica e della fisica, sarebbe inutile cercare di introdurre tali materie in quella fase. Bruner osserva che gli insegnanti in generale sono fortemente limitati quando si tratta di trasmettere concetti a un bambino preoperativo, anche nel caso in cui ciò avvenga in maniera molto intuitiva.