capitolo 1

L’educazione come aiuto alla vita

Quando pensiamo all’educazione1 , ci viene spontaneo associarla all’insegnamento, all’apprendimento e all’acquisizione di conoscenze. In genere, gli studi pedagogici si concentrano su uno di questi aspetti primari:

  • cosa bisogna insegnare per raggiungere un certo numero di conoscenze, in conformità ai requisiti della cultura dominante, in una data comunità e in un dato periodo di tempo. Ciò viene deciso dalla società nel suo insieme ed espresso dalle autorità incaricate di svolgere tale compito;
  • come bisogna insegnare. Questo riguarda la scelta dei metodi educativi considerati i più adeguati per trasmettere agli studenti le conoscenze desiderate. Esperti di centri di formazione, a seconda degli ambiti educativi sopra menzionati, sono incaricati di preparare gli insegnanti per una adeguata applicazione degli stessi;
  • a chi bisogna insegnare. Questo riguarda gli studenti. Le possibilità che determinano l’elaborazione dell’offerta formativa devono rispettare vincoli precisi. Prima di tutto, l’età. Il processo di crescita pone due limiti: lo studente deve aver raggiunto un certo grado di maturità per poter comprendere ciò che deve imparare; l’insegnante deve analizzare l’argomento che desidera trasmettere allo studente e strutturarlo in modo da incominciare con esposizioni meno articolate e complesse, adeguandosi all’età mentale dello studente. È così che di solito si tende a procedere. Come vedremo più avanti, Montessori affronta tutto ciò in maniera differente. I tre aspetti finora elencati sono senza dubbio fondamentali per qualunque tipo di educazione scolastica, compreso il metodo Montessori.

Ma quest’ultimo ha un ambito di applicazione più ampio ed esteso, il che gli conferisce una posizione unica nel mondo della pedagogia. Un contributo, il suo, che non è mai stato del tutto compreso. Sin dall’inizio, il movimento montessoriano venne affiancato da accesi dibattiti che sfociarono in opinioni divergenti, che variano da una forte opposizione a un sostegno incondizionato. Un’antologia che raccoglie alcune delle opinioni più significative venne pubblicata in Germania nel 19702 . Ciò che colpisce è che nel corso degli anni il metodo non ha mai perso la sua importanza.

In che modo il lavoro di Maria Montessori è in grado di spiegare tutti questi fenomeni? Se cerchiamo qualche chiarimento nella sua attività, ci rendiamo conto che le conclusioni a cui era giunta erano semplici e allo stesso tempo sconcertanti. Sosteneva, infatti, di aver “scoperto” il bambino. Se, dopo quarant’anni di esperienza, Montessori decise di riassumere l’essenza del suo contributo con questa affermazione, allora è indispensabile cercare di comprenderne il significato.


Una delle qualità più sorprendenti di Maria Montessori era il profondo rispetto per la creazione. Non smise mai di stupirsi di fronte alle sue manifestazioni. Nella sua concezione filosofica, il compito cosmico dell’uomo è quello di proseguire, insieme agli altri individui, il lavoro di creazione sulla terra per scoprire, grazie alla propria intelligenza, le infinite e latenti possibilità di altre creazioni del mondo, esprimendole in nuove forme. È così che l’uomo crea il proprio ambiente culturale. Questa concezione dell’uomo comprende la sua potenziale grandezza in quanto creatore e il suo essere limitato rispetto a Dio e al creato. La sua profonda convinzione sul destino dell’umanità, che affonda le radici nella fede in Dio e nell’uomo, diede a Maria Montessori la forza morale per perseguire i suoi obiettivi. Fu anche il principio dell’umiltà e del rispetto che caratterizzarono il suo rapporto con il mondo e gli altri lungo tutta la sua vita.


È con tale spirito che si dedicò a ulteriori studi scientifici sui bambini che per lei non erano altro che esseri umani da considerare in quanto tali. Una posizione di questo tipo la liberò dai pregiudizi più comuni che gli adulti hanno nei confronti dei bambini e infine le permise di scoprire l’estrema importanza della funzione del bambino nel processo di formazione della personalità umana. Una scoperta che non venne fatta tramite speculazioni filosofiche, ma che fu la diretta conseguenza di accurate, assidue e sistematiche osservazioni del comportamento spontaneo dei bambini in un ambiente favorevole e adeguato ai loro bisogni – o, in altre parole – di un esperimento scientifico, basato su precedenti esperienze e realizzato con il tipico distacco di chi ha alle spalle una formazione scientifica. Ad ogni modo, la sua concezione filosofica le consentì di vedere ben oltre le manifestazioni superficiali del comportamento che osservava. Da esse ricavò una serie di fenomeni primari, vitali per lo sviluppo umano, e li ricompose in un’immagine onnicomprensiva dell’uomo, che prendeva in considerazione tutta la complessità della sua esistenza sulla terra.


Fu proprio una così ampia prospettiva antropologica a determinare la sua concezione rivoluzionaria dell’educazione come aiuto per la vita, e a mio avviso, è anche l’aspetto più prezioso del suo lascito spirituale.

Il professor Perquin della Università di Nijmegen, Paesi Bassi, sottolineando il contributo di Montessori come punto di partenza per un nuovo concetto di educazione, commentava “Senza rendersene conto, Montessori rese possibile l’incontro tra pedagogia, psicologia moderna, sociologia, e persino teologia e filosofia”3 . Fin dall’inizio, il suo scopo fu quello di contribuire a una scienza globale dell’uomo; tuttavia, essa non poteva basarsi su singole discipline, ma doveva scaturire dagli impegni comuni di vari scienziati che studiavano l’essere umano da qualunque punto di vista ammesso dalla scienza moderna, e l’insieme delle scoperte sarebbe stato inserito in una matrice concettuale sufficientemente ampia e discriminante. Ciò non doveva essere fatto in maniera eclettica perché avrebbe soltanto reso più confusi gli argomenti, ma piuttosto doveva basarsi su un modello provvisorio che abbracciasse vari rami della scienza e le eventuali modifiche evidenziate da un’indagine dei loro reciproci rapporti.


Anche se oggi questo approccio pluralistico di solito non è affatto accettato, la tendenza verso un’indagine più dettagliata, che riconosca le notevoli differenze del comportamento umano e aspiri a includere le scoperte più rilevanti, sta piano piano guadagnando terreno nelle scienze umane4 . La stessa Montessori ha contribuito alla creazione di un modello per tale indagine tenendo conto di varie scienze, un modello che, stando alla terminologia di Kuhn5 , ora potremmo chiamare paradigma montessoriano. Una delle caratteristiche principali è il ruolo adattivo e costruttivo del bambino nel corso della vita. In uno dei suoi scritti, Montessori afferma che il grande potere dell’uomo è quello di adattarsi a ogni singolo ambiente e modificarlo. Perciò, ciascun neonato deve costruire da zero la propria personalità. Negli individui non c’è alcun adattamento ereditario; ognuno deve sviluppare ciò che risponde ai suoi bisogni. Alla nascita il bambino non mostra le caratteristiche comportamentali del gruppo in cui è nato; deve crearle e organizzarle. Deve imparare il linguaggio del gruppo, le sue usanze, l’uso dei suoi strumenti ecc. In altre parole, durante il suo sviluppo, si adatta all’ambiente in maniera inconscia. Se vogliamo comprendere le tendenze del bambino per poterlo educare, dobbiamo osservare la correlazione tra l’ambiente e le modalità attraverso cui egli si adatta6 .

Pertanto, lo sviluppo umano è il risultato dell’attività creativa e inconscia dell’individuo, e tale processo è possibile soltanto se avviene insieme agli altri. È solo all’interno della comunità che le potenzialità dell’uomo possono emergere; è questo il lavoro del bambino, che viene guidato interiormente da speciali sensibilità inerenti alle varie fasi dello sviluppo.


Per assolvere questo duplice compito di adattamento e costruzione, i bambini hanno bisogno non solo dell’amore e della protezione degli adulti, ma anche del loro aiuto attivo. Ciò significa che l’educazione è un aspetto fondamentale nella formazione dell’uomo. La concezione montessoriana sulla natura dell’esperienza umana esamina la complessità dell’essere umano e i molteplici fattori che determinano il suo comportamento e conseguente esistenza nella vita reale, senza mai perdere di vista l’insieme delle personalità dei singoli individui. Certo, da sola non riuscì a studiare tutti gli aspetti dello sviluppo umano. Molte delle sue idee derivano da esperienze personali, altre si basano sul suo lavoro, o sono ipotesi frutto di intuizioni. È per questo che il termine “modello” è stato usato con riferimento alle sue formulazioni teoretiche.


Penso sia significativo che il modello di sviluppo di Montessori corrisponda in gran parte a quello raggiunto dagli psicoanalisti. Per esperienza personale, posso affermare che la psicoanalisi è l’unico ramo della scienza sperimentale che ha accettato la sfida di studiare l’uomo attraverso un variegato quadro di riferimento. Né Montessori né la psicoanalisi cercano di semplificare o ridurre la complessità dell’uomo per adattarla a una teoria specifica. Entrambe, invece, riconoscono la molteplicità dei fattori che determinano lo sviluppo e il comportamento umano e si impegnano ad analizzarli attraverso le scoperte desunte dalle osservazioni del comportamento spontaneo, che altrimenti non sarebbero scaturite con la stessa chiarezza e continuità. Ciò ha permesso di studiare fenomeni mai notati prima, che indicano l’esistenza di un inconscio dinamico di cui sono manifestazioni osservabili.


La situazione è complicata poiché la stessa persona deve svolgere sia la funzione di osservatore sia quella di compartecipe nel rapporto che ne consegue. La dinamica della situazione attiva un’altra serie di fattori comportamentali: in aula, questi interessano l’insegnante. In particolare, l’ambiente dell’aula coinvolge un intero gruppo di altri individui. Eppure, tali complicazioni sono necessarie poiché, se lo consideriamo dal punto di vista dello sviluppo spontaneo, il comportamento umano può essere studiato solo all’interno del sistema di relazioni umane. Non possiamo evitare tale circostanza.


Sia nell’approccio psicoanalitico sia in quello montessoriano, il rapporto tra il soggetto osservatore e il soggetto attivo dovrebbe essere parte di un’alleanza che si fonda sul reciproco rispetto e sulla fiducia. Il soggetto osservatore dovrebbe essere formato con cura. Dovrebbe interessarsi ai fenomeni che osserva e cercare di comprenderli; dovrebbe lasciare che le situazioni si sviluppino liberamente, astenendosi dall’intervenire quando non è necessario, comportandosi in modo opportuno quando serve. Le sue azioni sono determinate dalla situazione e dagli obiettivi, e mai dagli impulsi o dai desideri, i quali potrebbero interferire con il processo in questione. Il suo scopo deve essere quello di rimuovere gli ostacoli che inibiscono il corso naturale degli eventi, per favorire intuizioni che lo facilitino e per aiutare a elaborarlo; il suo atteggiamento dovrebbe mostrare empatia, cooperazione e pazienza.


Certo, gli obiettivi della psicoanalisi e dell’educazione montessoriana sono piuttosto diversi, come anche il materiale che viene studiato.

Eppure, le loro scoperte tendono ad avvalorarsi e integrarsi a vicenda. È molto significativo il fatto che i modelli a cui giungono abbiano una struttura analoga ed è stata la stessa Montessori a identificare apertamente il proprio metodo con la psicoanalisi. In merito alla pedagogia moderna, che in precedenza si era limitata allo studio di fenomeni esterni, disse “Per usare un termine medico, noi diremmo, ‘Essa [La scienza applicata all’educazione] ha tentato una cura sintomatica, senza curarsi di cercare se qualche errore centrale non percepito, non fosse stato la causa dei fenomeni esteriori”. È poi passata a illustrare i limiti della terapia sintomatica, mettendola a confronto con la psicoanalisi, la quale si occupa delle cause del comportamento7 .


La visione di Montessori sulla specificità dell’essere umano in quanto specie è diversa da quella studiata dalle altre scienze, persino dalla psicologia. A quanto mi risulta, è solo il pensiero psicologico basato sull’antropologia filosofica, la cui influenza è principalmente relegata ai paesi germanofoni, che si discosta in modo categorico da tale ipotesi. Questo in genere non avviene con la psicologia sperimentale, e di conseguenza la posizione della Montessori su questo punto necessita di ulteriori considerazioni. La sua formazione medica le aveva fornito una solida base biologica per le successive idee sullo sviluppo dell’uomo e sul comportamento, ma queste non riuscirono in alcun modo a smuovere la ferma convinzione della specificità dell’uomo in rapporto agli altri esseri viventi. La si trova espressa anche nella sua tesi di dottorato come quadro di riferimento per uno studio psichiatrico8 . Ancora nel suo ultimo libro continuò ad affermare:

Quello che consente di distinguere le specie sono le loro differenze, non le loro somiglianze. Le specie nuove devono avere qualche cosa di nuovo… esso [l’essere umano] ha una doppia vita embrionale, un nuovo disegno, e una nuova destinazione rispetto agli altri esseri.
Questo è il punto su cui ci dobbiamo soffermare e dal quale dobbiamo riprendere lo studio di tutto lo sviluppo del bambino e dell’uomo dal lato psichico.9

La psicologia moderna non si è ancora mossa in tale direzione, anche se alcuni recenti sviluppi sembrano indicare che il processo sia già in corso. Tuttavia, a oggi la psicologia è ancora molto influenzata dal comportamentismo americano, che ignora dichiaratamente l’esistenza di una differenza sostanziale tra l’uomo e gli altri esseri viventi. L’influenza del comportamentismo sulla teoria dell’apprendimento moderno è particolarmente forte; ma, qualunque sia il merito di questo approccio nell’evidenziare alcune caratteristiche del comportamento umano comuni agli altri animali, e che dunque, in linea di massima, possono essere studiate attraverso degli esperimenti realizzati su questi ultimi, la sua portata è troppo limitata ed è troppo parziale per accrescere la comprensione dell’essere umano in quanto tale. È inevitabile che escluda dall’indagine tutti gli aspetti della personalità che non possono essere racchiusi dentro a un quadro di riferimento così artificialmente limitato.

Se le loro scoperte non vengono inserite in una concezione più scientifica e inclusiva, la psicologia moderna e la teoria dell’apprendimento moderno non avranno nulla da offrire per risolvere i problemi sociali crescenti che l’umanità deve affrontare nell’attuale era tecnologica. I risultati ci riporteranno sempre allo studio della personalità individuale. Se si considera l’uomo un animale e si ignorano apertamente quelle differenze sostanziali che ci contraddistinguono, allora si può dimostrare in modo convincente che l’uomo di fatto è soltanto una scimmia nuda, come ci ha dato prova in modo divertente Desmond Morris10. Così, però, la concezione dell’uomo risulterebbe limitata e deformata, e pertanto non scientifica.


In merito a ciò, le idee della Montessori sono fondamentali e al contempo molto semplici. È un dato di fatto che alla nascita l’uomo è piuttosto immaturo, se confrontato con altri primati. Di conseguenza, la parte del processo di crescita e sviluppo che gli animali portano a termine nella fase embrionale, viene completata dall’uomo nella fase postnatale, quando subisce influenze dal mondo esterno. È questo che intende la Montessori quando parla della doppia vita embrionale della specie umana. Considera questo ulteriore sviluppo come il proseguimento del processo embrionale al quale l’individuo partecipa in maniera attiva, sebbene stavolta riguardi l’ambiente esterno. È quindi di natura psicologica. La fase postnatale è un periodo formativo di intensa attività durante il quale il bambino deve creare interiormente la struttura di base della sua personalità. Non c’è niente di prestabilito. Il bambino ha solo le potenzialità di cui ha bisogno per dare forma e contenuto alla vita psichica, e in seguito per costruire gli schemi comportamentali di base, che sono necessari per agire in maniera autonoma all’interno dell’ambiente.


Il fatto che tale fase di sviluppo sia ancora così poco compresa costituisce a mio avviso un serio ostacolo per il progresso delle scienze comportamentali. La prova biologica a conferma di questo principio, osservato nella vita embrionale, era già stata portata nel 1940 dal neurofisiologo americano G.E. Coghill. Maria Montessori gli assegnò però maggiore importanza. Sembra quasi che Coghill fosse giunto a simili conclusioni quando scrisse “L’uomo è in verità un meccanismo, ma è un tipo di meccanismo che, entro i suoi limiti di vita, sensibilità e crescita, crea e agisce da sé”11 .

Data la sua relativa libertà rispetto alla trasmissione ereditaria, l’uomo deve creare dentro di sé il principio organizzativo che guida il suo comportamento. In uno studio approfondito e dettagliato sull’argomento André Berge (psichiatra, psicoanalista ed ex-presidente della Associazione Montessori Francese) spiega come l’uomo sia in grado di trovare la sua strada solo in un mondo che può immaginare in modo strutturato, dal punto di vista fisico e psichico. L’uomo per natura codifica il caos secondo un certo ordine ermeneutico di riferimento; potrà poi anche sostituirlo con un altro, ma non se è privo di un qualche genere di ordine.

Berge vede in tale bisogno primario la base universale del fenomeno della moralità, un fenomeno che all’inizio appare sotto forma di principio organizzativo e poi viene infine incarnato nell’apparato morale dell’uomo, che ci permette di esistere riducendo al minimo i danni nei confronti degli altri e di noi stessi. Inoltre può essere la fonte di uno speciale tipo di piacere: quello di fare ciò che riteniamo essere giusto. La moralità non è quindi un codice penale interiorizzato. Il grande motore del nostro apparato morale è l’amore. Tale amore viene trasferito dai sensi allo spirito; è però la stessa forza che trascina l’individuo al di fuori di sé, verso qualcosa per cui è capace di dimenticare i propri interessi personali12 .


L’acquisizione della lingua materna, da parte dell’infante, è la migliore dimostrazione di quella speciale qualità del bambino che si manifesta nei suoi primi anni di vita, e che Montessori definisce mente assorbente. “… per il linguaggio esiste un particolare meccanismo” scrive. “Non il possesso del linguaggio in sé, ma il possesso di questo meccanismo per la creazione del proprio linguaggio distingue l’umanità”13 . All’età di quattro anni, qualsiasi bambino normale è capace di parlare la propria lingua nativa. La lingua che si parla dipende dall’ambiente del bambino, e ci sono differenze individuali nel momento in cui le parole vengono pronunciate volontariamente per la prima volta, nel processo successivo e nell’esattezza dell’enunciato; eppure, la caratteristica abilità dell’infante di padroneggiare perfettamente una lingua è universale. L’adulto non possiede più questa abilità. A livello fenomenologico, sussiste una differenza sostanziale tra la conquista della lingua materna da parte dell’infante e l’apprendimento di una nuova lingua da parte di un adulto, processo che richiede maggiore sforzo e determinazione. Un infante apprende una lingua in maniera giocosa, e poi essa diventa parte di lui. Tale miracolo può essere raggiunto solo attraverso una qualche spinta interiore – una speciale sensibilità e una direzione ben precisa dell’attività14 .

La fase embrionale “spirituale” dell’infante dura circa tre anni. A questo punto la personalità umana raggiunge un primo livello di integrazione. Nei successivi tre anni di vita avviene un’elaborazione conscia e un arricchimento di ciò che è stato acquisito a livello inconscio. La mente è sempre la stessa, ma il bambino è maggiormente ricettivo all’influenza dell’adulto dal punto di vista dell’apprendimento. Nel primo periodo, tale influenza è per lo più il risultato di un meccanismo inconscio, determinato dallo sviluppo emotivo del bambino, il quale, a sua volta, dipende dallo stretto rapporto che ha instaurato con gli adulti che si prendono cura di lui. Introiezione, imitazione e identificazione sono di particolare importanza nella formazione di schemi comportamentali e nell’acquisizione di atteggiamenti culturali.


Nel secondo periodo il processo continua ma gli adulti ora sono riconosciuti dal bambino a livello conscio come la fonte di informazione sugli aspetti sociali e culturali della sua esistenza. Dato il crescente interesse nei confronti di tali aspetti, il bambino si rivolge agli adulti in modo spontaneo, per ottenere risposte alle sue domande. Se non viene respinto, il bambino mostra sentimenti di gratitudine, fiducia e rispetto verso quegli esseri superiori che dimostrano di volerlo aiutare a orientarsi nel suo mondo. Il suo sviluppo continua a essere guidato a partire dall’interiorità da periodi sensitivi, intervalli di tempo in cui il bambino è molto sensibile a un’attività o a un interesse particolare. Scoperti da Montessori nella prima metà del XX secolo, i periodi sensitivi furono del tutto ignorati dagli psicologi accademici sino alla fine degli anni ’60, quando si notò che la ricerca moderna sull’acquisizione delle competenze linguistiche aveva introdotto questo concetto per spiegare dei dati che non potevano essere spiegati altrimenti15 .

I periodi sensitivi si presentano durante tutta la giovinezza. Nell’uomo, il processo richiede tanto tempo perché tutti gli aspetti della sua personalità si devono formare con l’esperienza, mentre interagisce con l’ambiente in una data comunità. Il processo di crescita, maturazione e individuazione, il risultato dell’attualizzazione delle potenzialità individuali, è lento. Le potenzialità devono essere adattate e interiorizzate secondo lo schema di sviluppo della specie umana. Ciò non può essere raggiunto senza l’aiuto degli adulti, aiuto che risulta disponibile solo se l’amore è la forza vincolante nel loro rapporto con il bambino.


Il lavoro viene spesso considerato come qualcosa di imposto agli esseri umani dalle circostanze. Nella società moderna molte forme di lavoro confermano questo punto di vista, che forse poteva considerarsi valido quando la sopravvivenza implicava inevitabilmente il lavoro. Eppure, il lavoro è collegato anche alla creatività dell’uomo ed è un fenomeno universale proprio della specie umana.


Una delle scoperte della Montessori fu quella di individuare nella personalità umana alcune potenzialità che corrispondono a tutti questi fenomeni universali, che guidano l’individuo in fase di crescita a realizzare specifiche attività. Le esperienze che ne derivano servono a prepararlo per realizzare quelle funzioni che saranno rilevanti a un livello di integrazione successivo. Questo principio di preparazione indiretta è una caratteristica essenziale dello sviluppo. È la preparazione indiretta che permette all’individuo di partecipare come un adulto indipendente a quelle attività tipiche della specie umana, adattate ai modelli comportamentali e alle regole della comunità in cui cresce. Le basi dello sviluppo si formano nei primi anni di vita, che sono i più importanti perché, così come il linguaggio, diventano parte integrante del bambino. Dato che questi processi di sviluppo sono inconsci, è difficile modificarli una volta che la personalità si è consolidata, alla fine del primo periodo formativo, quando si raggiungono più o meno i 6 anni di età, e ancor più difficile dopo la pubertà.


L’influenza delle prime esperienze per quanto riguarda lo sviluppo emotivo è stata pienamente confermata dagli studi psicoanalitici. È uno dei successi della Montessori quello di aver formulato delle condizioni che permettessero ai bambini di manifestare le loro tendenze naturali di sviluppo come parte di un comportamento lavorativo in corso. Diede ai bambini un ambiente adeguato e una libertà che veniva regolata al suo interno, cosicché potessero agire secondo i loro bisogni interiori, i loro ritmi e i loro tempi, e di conseguenza, manifestavano caratteristiche che di solito non vengono loro attribuite. Per esempio una concentrazione lunga e prolungata, la ripetizione di esercizi per il gusto di farli, il bisogno di impegnarsi al massimo, il controllo dei movimenti, il senso dell’ordine, e altri fenomeni.


Forse il risultato più straordinario del suo approccio è stata l’intensità con cui i bambini partecipavano alle attività. Veniva coinvolta tutta la loro personalità, ed era evidente che provavano quel genere di piacere e soddisfazione che si prova solo quando vengono appagati i bisogni primari. L’obiettivo delle attività non poteva trovarsi nel mondo esterno, ma nei bambini stessi. Stavano formando la loro personalità, costruendo gli uomini e le donne che un giorno sarebbero diventati. Anche dopo una solida campagna internazionale portata avanti dalla Montessori, che durò circa mezzo secolo, la differenza tra lo scopo delle attività infantili e quello delle attività degli adulti tutt’oggi viene ancora ignorata, e le attività dei bambini continuano a essere valutate soprattutto da un punto di vista adulto. Persino chi si dedica allo studio della psicologia dello sviluppo non riesce a liberarsi dall’idea, ben radicata, che il bambino sia un essere inferiore, e quindi sia incapace di distinguere tali caratteristiche che sono sì facilmente osservabili, ma solo se ci si relaziona col bambino considerandolo a tutti gli effetti un essere umano autonomo.

Dall’analisi dello sviluppo umano risulta evidente che l’educazione svolge una funzione indispensabile per la formazione dell’uomo. La Montessori affermò che oggi le difficoltà sono dettate dalla mancanza di equilibrio tra l’uomo e l’ambiente16 ! L’unico strumento attraverso cui possiamo sperare di cambiare questa situazione è l’educazione, ma questa può essere d’aiuto solo se riformata, se basata su una migliore comprensione dell’essere umano e della funzione del bambino nel processo di formazione della personalità umana. In breve, se viene trattata come un aiuto alla vita.

L'educazione come aiuto alla vita
L'educazione come aiuto alla vita
Mario M. Montessori Jr.
Comprendere Maria Montessori.Un affascinante sguardo sulla personalità di Maria Montessori, sulla sua filosofia educativa e sul ruolo dell’educazione nella formazione della personalità. L’educazione come aiuto alla vita offre un affascinante sguardo sulla personalità di Maria Montessori e sulla sua filosofia educativa relativa alle tematiche della crescita e dello sviluppo del bambino.  Un’opera indispensabile per chiunque desideri comprendere appieno la visione che la pedagogista aveva del bambino e la portata delle sue idee in un mondo in continua trasformazione. Mario M. Montessori Jr. esamina le idee di Maria Montessori sul lavoro a scuola e, allo stesso tempo, espone il significato profondo e il corretto uso dei materiali di sviluppo; espone le idee sul ruolo dell’educazione nella formazione della personalità e la relazione degli uomini con il cosmo. Di particolare rilievanza, infine, è l’accostamento del metodo Montessori con la psicanalisi e, più in generale, con la psicologia moderna. Forse il risultato più straordinario del suo approccio [di Maria Montessori] è stata l’intensità con cui i bambini partecipavano alle attività. Veniva coinvolta tutta la loro personalità, ed era evidente che provavano quel genere di piacere e soddisfazione che si prova solo quando vengono appagati i bisogni primari. L’obiettivo delle attività non poteva trovarsi nel mondo esterno, ma nei bambini stessi. Stavano formando la loro personalità, costruendo gli uomini e le donne che un giorno sarebbero diventati…Mario M. Montessori Jr. Conosci l’autore Mario M. Montessori Jr., figlio di Mario M. Montessori Sr., è uno dei quattro nipoti di Maria Montessori.Psicoanalista, visse in Olanda e ricoprì la carica di Vicepresidente dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale. Fin dalla nascita assorbì le idee educative di sua nonna, fungendo spesso lui stesso da oggetto delle sue osservazioni.Una volta laureato in Psicologia, lavorò non solo con gli adulti, ma anche con i bambini e gli adolescenti; queste esperienze lo convinsero che la filosofia sull’educazione alla pace propugnata da sua nonna avrebbe potuto contribuire in maniera significativa alla costruzione di un mondo più pacifico, in cui l’uomo avrebbe vissuto in armonia con il suo ambiente.