capitolo 8

L’educazione cosmica

Una delle caratteristiche più affascinanti di Maria Montessori era la sua capacità di collegare la vita presente con quella di un passato remoto. Grazie a un’attività qualunque riusciva a elaborare una visione globale dell’evoluzione umana fino ai giorni nostri e a stimolare l’immaginazione dei suoi ascoltatori in maniera irresistibile.


Ricordo che quando pelava le patate le guardava con profonda attenzione, come se le potessero rivelare importantissimi segreti. Continuava a pelare, chiedendosi ad alta voce in che modo all’inizio l’uomo avesse scoperto il valore della pianta della patata, all’esterno un’erbaccia dai fiori insignificanti che produceva frutti velenosi. Che cosa lo aveva spinto a guardare oltre? Quale colpo di fortuna lo aveva aiutato a scoprire che la sua utilità non risiedeva nella parte visibile, ma in quella nascosta sotto terra? Come ha fatto a imparare che quella parte non era velenosa, ma commestibile? Pare che la pianta di patata provenga dal Nuovo Mondo. Come sono state introdotte, adottate e coltivate in tutta l’Europa occidentale?


Il suo modo di parlare di cose comuni, come le patate, trascinava subito gli ascoltatori a un livello più alto di pensiero e percezione della realtà, mentre nel contempo rimanevano immersi nella vita umana. Era un’esperienza unica; era collegata a una speciale qualità della sua personalità e a profonde intuizioni che le assicurarono il successo in tutto il mondo.

Anche se forse non era del tutto consapevole delle connessioni che notava, credo che il suo sviluppo dell’educazione cosmica derivi da questa inusuale capacità di connettere il passato e il presente attraverso il pensiero immaginativo. Come lei stessa sosteneva:


La visione fantastica è completamente diversa dalla semplice percezione di un oggetto, perché non ha limiti. Non solo la fantasia può viaggiare attraverso lo spazio infinito, ma anche attraverso il tempo infinito. Noi possiamo risalire attraverso le epoche e avere la visione della terra così come era, con le creature che l’abitavano. Per sapere con precisione se un bambino ha capito oppure no, dovremmo veder se riesce a formarsene un’immagine nel pensiero, se è andato oltre il livello della pura comprensione. …
Il segreto di un buon insegnamento è di considerare l’intelligenza del bambino come un campo fertile in cui si possono gettare delle sementi, perché germoglino al calore fiammeggiante della fantasia. Il nostro scopo quindi non è semplicemente di ottenere che il bambino capisca, e meno ancora di obbligarlo a ricordare, ma di colpire la sua immaginazione in modo da suscitare l’entusiasmo più acceso..67

In genere, sembra che facciamo poco uso del potere dell’immaginazione nella vita di tutti i giorni. Siamo trascinati in un perpetuo ciclo di caos che alla fine si trasforma in ordine per poi ricadere nuovamente nel caos. Negli ultimi tempi l’impeto di questo ciclo sembra essere aumentato e il risultato è che molti dei valori spirituali umani sono stati prematuramente distrutti. I cambiamenti sono così violenti e contengono un tale potenziale distruttivo che è da dubitare se saremo mai capaci di trovare dentro di noi la saggezza per cambiare la situazione e muoverci verso un futuro più costruttivo.


Analizzando la situazione sociale, ciò che mi sorprende di più è il passare a caso da un estremo all’altro. Il nostro atteggiamento verso l’inquinamento ne è un buon esempio. Per decenni si è parlato dei pericoli dell’inquinamento, ma nessuno ha mai prestato ascolto. All’improvviso si recepì il messaggio; tutti eravamo consapevoli delle sostanze nocive presenti nell’aria e delle minacce per la natura. Bisognava fare qualcosa, e in fretta! Si richiedeva una soluzione immediata per risolvere il problema. Naturalmente, questo non era possibile. Si presero delle misure a breve termine per fermare il clamore, ma queste ebbero conseguenze tanto distruttive quanto l’inquinamento iniziale.


Analizzando la storia, non sembra che i sistemi politici di per sé siano la risposta ai problemi umani. Le soluzioni dipendono piuttosto da certi esseri umani che si trovano in una posizione di responsabilità, dipendono dalla loro personalità, dalla visione che hanno – o dalla mancanza di tale visione. Altri invece, a volte in silenzio e a volte a gran voce, seguono soltanto il loro esempio. La personalità individuale deve sviluppare l’indipendenza e la maturità necessarie per vedere con chiarezza la situazione attuale e prevedere il futuro. Allora sarà possibile capire la direzione che stiamo prendendo e capiremo come influenzarla per poter trovare, grazie al potere della nostra adattabilità, intelligenza e creatività, uno modo costruttivo di gestire il nostro mondo; un mondo che di per sé è uno splendido posto in cui vivere e che potrebbe essere ancora più piacevole rispetto al suo stato attuale. Eppure, un’indipendenza e una maturità del genere sembrano merce rara.


Credo che l’educazione montessoriana favorisca lo sviluppo di tali qualità e, in questo senso, getti le basi per una concreta speranza nel futuro. Ciò diventa lampante quando si esamina come Maria Montessori abbia elaborato il concetto di educazione cosmica. Esistono tre aspetti distinti da considerare: il primo è la concezione dell’uomo e dello sviluppo umano, soprattutto tra i sei e i quattordici anni; il secondo riguarda il ruolo dell’educazione e le modalità attraverso cui aiutare adeguatamente i bambini di questa età a svilupparsi come dovrebbero; il terzo aspetto è quello didattico, e cioè le tecniche pratiche da usare a scuola. Dato che non sono un insegnante, mi limiterò a parlare dei primi due aspetti.


Di recente mi è capitato di vedere alla televisione un documentario sul ciclo di vita del salmone rosa. Era un servizio sugli esperimenti di Jacques-Yves Cousteau, capitano della nave di ricerca oceanografica Calypso. Si trovava in Alaska, in un lago che una volta conteneva una grande quantità di salmoni rosa. Molte aziende specializzate nella lavorazione del salmone si erano installate attorno al lago cosicché il pesce alla lunga scomparve. Il luogo era stato quindi abbandonato. Cousteau decise di mettere delle uova di salmone rosa fecondate in quest’ambiente che all’inizio si era dimostrato molto favorevole per ospitare la specie.


Le uova, che erano state fecondate in un ecosistema del tutto differente, furono portate fino al lago tramite dei container, con la speranza che si schiudessero; alla fine accadde che i salmoni cominciarono a ripopolare il lago. I giovani salmoni si dirigevano verso il mare aperto, dove rimanevano dai quattro ai cinque anni e poi ritornavano al lago dove erano nati.


A pensarci bene, ci si accorge di quanto sia curioso che questi pesci siano spinti dall’impulso interiore di abbandonare un ambiente d’acqua dolce così ricco e calmo per affrontare le acque tumultuose del fiume, raggiungere il mare, adattarsi all’acqua salata, rimanere lì degli anni e alla fine far ritorno al luogo dove sono nati, come se fossero guidati da uno strumento nascosto. Per poter ritornare, si erano sottoposti ancora una volta a un adattamento fisiologico, cioè dall’acqua salata all’acqua dolce: per qualche tempo erano stati costretti a rimanere in un’area dove il fiume sfociava nel mare, fino a quando questo processo non era stato portato a termine. Poi intraprendevano il faticoso viaggio contro corrente. Molti pesci morivano in questa fase, andando a sbattere contro le rocce o saltando fuori dal letto del fiume. Tutti gli animali che abitavano le sponde del fiume si nutrivano con i corpi dei pesci morti (e così l’ambiente rimaneva pulito). Nonostante tutto questo, la maggior parte dei salmoni sopravviveva. Ad un certo punto del viaggio, i maschi, combattendo contro altri maschi, sceglievano le compagne; le coppie così formate continuavano a risalire la corrente fino al lago dove le uova erano state deposte e fecondate. Poco dopo il pesce adulto moriva, decomponendosi molto velocemente; il lago diventava un vero e proprio cimitero di salmoni, producendo i plancton di cui si sarebbero nutriti i salmoni della generazione successiva. Non appena cresciuta, anche essa si sarebbe diretta verso il mare e il ciclo di vita del salmone sarebbe proseguito.


Cosa possiamo imparare da questa storia affascinante? Prima di tutto, ci offre una lezione di ecologia: l’interrelazione tra differenti aspetti dell’ambiente naturale. In secondo luogo, mostra lo stretto rapporto tra esseri viventi e ambiente: il loro adattamento a situazioni più difficili e il loro contributo nel mantenere le condizioni necessarie per l’esistenza di altre specie. L’ultimo aspetto è quello che Maria Montessori chiama il compito cosmico.


La spiegazione definitiva di tale compito in quanto atto conclusivo, voluto dalla creazione per mantenere l’ordine cosmico in natura, appartiene alla sua personale filosofia e non ha bisogno di essere accettata da tutti, ma i fenomeni ai quali la Montessori allude sono osservabili da chiunque e appartengono all’ordine naturale delle cose. Oggi questo ordine viene definito equilibrio naturale. Per lungo tempo gli scienziati sono rimasti ciechi, convinti che i pochi che tenevano conto di tale aspetto fossero solo un po’ stravaganti.


Un’ultima cosa che possiamo imparare dalla storia del salmone di Cousteau riguarda la differenza tra gli istinti animali e quelli umani, così come la speciale posizione rivestita dall’uomo nel cosmo. Ora mi soffermerò sui diversi aspetti che appartengono all’ordine cosmico o naturale e che si contrappongono all’ordine sociale.


Non mi dilungherò sulla generale interrelazione di tutte le componenti dell’ambiente naturale, poiché è un discorso che esula da queste riflessioni. Sappiamo però che i movimenti iniziali della superficie del nostro pianeta hanno lasciato degli spazi che conservano l’acqua dolce prodotta dal ciclo di evaporazione e condensazione nell’atmosfera. I laghi che sono derivati da tale processo si sono poi suddivisi in ruscelli o fiumi diretti verso il mare, formando così l’ambiente ideale per animali come il salmone rosa. Non sappiamo quale capriccio della natura lo abbia reso possibile, ma i lenti cambiamenti nell’interazione della specie con l’ambiente hanno fatto sì che un dettagliato schema comportamentale diventasse ereditario. Potremmo definire ciò che è accaduto come una specie di programmazione, lunga circa cinque anni, che comprende elementi contrastanti e che agli occhi di un osservatore superficiale sembrano essere innaturali. Ci si aspetterebbe che, una volta abituati all’acqua dolce, gli animali trovino sgradevole qualunque altro ambiente tanto da evitarlo, ma non è così. Al contrario, quando si ritrovano nell’area dove l’acqua dolce incontra quella salata, lì si fermano, aspettano con pazienza e piano piano si adattano alle nuove condizioni. Poi si allontanano in banchi, dimenticandosi in apparenza del loro luogo di origine. Nel loro vagabondare si spostano molto e scoprono nuove profondità e pericoli, ma nel nuovo ambiente si sentono comunque a casa. Ciò che succede dopo è proprio incomprensibile, eppure accade con una precisione assoluta, pari a quella dei computer.


All’improvviso, e tutti più o meno nello stesso momento, i diversi banchi di salmone modificano la rotta e si dirigono verso il luogo di origine. Rimangono di nuovo in un estuario per tutto il tempo necessario a riabituarsi all’acqua dolce, e incominciano poi l’incredibile viaggio contro corrente fino all’ambiente protetto in cui erano nati, per poter finalmente deporre le uova. Dopo essere passati per tutte le fasi del ciclo della loro vita, muoiono velocemente, fornendo all’ambiente le sostanze necessarie per generare nuove vite.


Il modo in cui gli schemi istintivi ereditari sono in grado di strutturare il comportamento degli animali e la precisa tempistica implicata sono straordinari. Negli umani, alcuni schemi fondamentali e stadi di sviluppo sono ereditari, ma il comportamento individuale viene modulato in base all’esperienza e all’interazione con l’ambiente. I bambini piccoli possono essere spostati da un ambiente all’altro e si adatteranno all’ambiente in cui crescono. Questa esperienza li farà diventare adulti, membri di una specifica comunità, e agiranno come se il loro comportamento fosse ereditario, al pari del comportamento istintivo del salmone. Ma dal momento che sono esseri umani, hanno costruito gli schemi comportamentali attraverso l’educazione e con l’aiuto di altri membri della comunità.


L’educazione montessoriana è così speciale perché si pone l’obiettivo di aiutare gli esseri umani nell’importante compito di costruzione interiore, necessaria per passare dall’infanzia all’età adulta. L’educazione è un aspetto essenziale dello sviluppo umano; senza di essa, non possiamo diventare completamente adulti; il livello di formazione raggiungibile dalla personalità individuale dipende da essa. L’educazione montessoriana mira proprio a incoraggiare la formazione della personalità. È dunque sconcertante il fatto che molte persone pensino che riguardi soltanto i bambini piccoli. L’approccio montessoriano può essere applicato fin dall’infanzia, e addirittura prima della nascita, attraverso la preparazione degli adulti alla genitorialità, e può continuare fino a quando il bambino non raggiunge la piena maturità. In Olanda, le scuole secondarie basate su principi montessoriani esistono dal 1930.


Per tornare al tema principale, quando un bambino ha ottenuto l’aiuto di cui aveva bisogno, verso circa il sesto anno avviene un’integrazione della personalità. Quest’ultima segna la fine di una fase della vita in un ambiente protetto, durante il quale il bambino dipendeva direttamente dagli adulti responsabili di prendersi cura di lui. In questo periodo, gli schemi comportamentali di base e gli atteggiamenti sono stati interiorizzati e integrati nella personalità del bambino. Allo stesso tempo, incomincia a svilupparsi una differenziazione delle esperienze sensoriali e una preparazione indiretta per le nuove funzioni.


Ad un certo punto, è il bambino stesso a desiderare di uscire dal suo guscio protettivo ed esplorare il mondo. L’uscita dall’ambiente protetto è ovviamente relativa, poiché il bambino non è ancora capace di uscire e andare in giro da solo, ma si può notare la progressiva indipendenza dai suoi genitori. In questa fase di sviluppo, si può osservare un crescente interesse nel comportamento dei compagni e il desiderio di unirsi al gruppo. Inoltre, le persone adulte diverse dai genitori vengono idealizzate e si registra una spiccata tendenza a identificarsi con gli eroi del gruppo che fungono da modelli. Incomincia così un nuovo atteggiamento nei confronti del mondo: l’educazione cosmica offre un aiuto che attiverà nuove potenzialità consolidate al primo livello di integrazione. Il processo di attivazione è stato impostato attraverso una preparazione indiretta in una fase precedente. Tutte le esperienze offerte in precedenza al bambino nell’ambiente preparato erano esperienze primarie, necessarie alla formazione delle funzioni successive o utili in quanto strumenti per aiutarlo a esplorare il mondo e orientarsi al suo interno. Una volta raggiunto questo secondo stadio di maturità, si dovrebbe offrirgli una prospettiva più ampia del mondo, e cioè una visione dell’intero universo.


Questa è una modalità differente rispetto a quella in genere usata dalle scuole. L’idea è di risvegliare l’immaginazione del bambino, per dargli una visione dell’ordine delle cose. L’ordine interiore della personalità deve essere costruito tramite le esperienze in un mondo strutturato. Perciò, il bambino deve avere un’immagine coerente e su ampia scala dell’ambiente in cui cresce. II caos non lo stimolerà mai a partecipare attivamente.


L’ordine interiore è necessario per poter crescere e dare un senso alla propria esistenza, per trovare la propria identità, per raggiungere l’indipendenza e agire in modo significativo. L’interesse per i dettagli non si attiva mai senza un previo interesse per il tutto. In genere nell’istruzione elementare si vedono gli sforzi compiuti per insegnare i fatti nel modo più chiaro possibile, partendo dal concetto più semplice e rudimentale e procedendo verso concetti sempre più complessi e astratti. Ma gli studenti trovano questo metodo noioso e si sforzano di studiare per pura forza di volontà. Per suscitare il loro interesse, occorre mostrare loro in primo luogo l’interrelazione tra le cose nel mondo – gli aspetti differenti della conoscenza che possono essere studiati, come si relazionano l’uno con l’altro e come si verificano.


Un modo per offrire ai bambini un’idea globale dell’universo, di cui hanno bisogno, è introdurre nell’educazione i principi dell’ecologia. Si può considerare l’interrelazione delle cose viventi e non viventi: per esempio, di cosa hanno bisogno le piante dalla terra per crescere, quali funzioni assumono in rapporto all’anidride carbonica, all’ossigeno, all’acqua e così via. Oppure la storia del salmone rosa può essere raccontata in modo da catturare l’immaginazione degli ascoltatori. Si possono introdurre diversi aspetti del ciclo della vita, così da suscitare la curiosità dei bambini, i quali potranno poi studiarlo in dettaglio. Lo faranno con piacere, perché una delle normali prerogative dell’essere umano felice risiede nel desiderio di usare la propria intelligenza e l’infinita curiosità per conoscere, esplorare e scoprire cose nuove o nuovi modi di usare le cose familiari.


L’educazione deve fare leva su questa caratteristica. L’apprendimento non dovrebbe essere uno sforzo, un peso o un dovere noioso da svolgere per ottenere l’approvazione di qualcuno dotato di autorità. Al contrario, dovrebbe derivare da un interesse personale e da un coinvolgimento nel mondo, così come da una maggiore comprensione del significato delle cose. Quando questo succede, un bambino è capace di orientarsi nella società, nella storia dell’uomo e nel futuro. Se i bambini hanno meno di sei anni, la storia può per esempio essere insegnata in modo da aiutarli a determinare la propria identità, imparando come le persone vivevano in passato e in altre culture. I bambini più grandi sono molto più interessati ad avere una visione più ampia dell’uomo: quando apparve sulla terra e come si è evoluto nel corso dei secoli. Bisogna offrire loro una prospettiva globale dinamica su come si sia evoluta la natura umana sul nostro pianeta, formando alla fine ciò che Maria Montessori chiamava “supernatura”.


In questa fase i bambini sono affascinati perché questa storia li riguarda in prima persona. Cominciano a essere consapevoli della propria situazione in quanto esseri umani in via di sviluppo, il che li rende anche consapevoli in modo naturale della differenza tra l’uomo e gli altri esseri viventi. Esiste un’interrelazione tra essi e l’ambiente, ben manifesta in ciò che Maria Montessori definisce “compito cosmico”: il servizio che deve essere reso dagli individui di ogni specie all’ambiente da cui dipendono per poter sopravvivere, così da mantenerlo adatto a sostenere i loro discendenti, generazione dopo generazione. Alcuni lo fanno morendo, come i salmoni i cui resti producono plancton per i giovani. Altri lo fanno nell’arco della vita. Ad esempio le api hanno bisogno di fiori per poter raccogliere il nettare necessario alla produzione del miele – se potessimo attribuire loro una coscienza, potremmo dire che è questa la loro principale preoccupazione. Durante questo processo fecondano i fiori senza accorgersene, trasportando il polline con le zampe pelose da un fiore all’altro, e in tal modo non solo si servono dell’ambiente, ma lo preservano e coltivano quella parte indispensabile per la sopravvivenza della specie.


Ma l’interrelazione dell’uomo con l’ambiente è diversa poiché egli è un agente di cambiamento. Non ha la stessa correlazione che gli animali hanno nei confronti dell’ambiente; sente l’impulso non solo di adattarsi all’ambiente, ma anche di modificarlo man mano che va avanti e i suoi desideri e la sua immaginazione (o la mancanza di essa) glielo impongono. Questo è ciò che Maria Montessori chiamò il compito cosmico dell’uomo: continuare il lavoro della creazione.


Da quando è comparso sulla terra, l’uomo ha continuato a cambiare e ad arricchire l’ambiente. Ha il potere di creare nuove fantastiche possibilità: può viaggiare su altri pianeti o distruggere completamente il suo. Il suo potere ha bisogno di una guida. Anche le api, che hanno bisogno di nettare, si preoccupano di fecondare i fiori. Gli uomini, che hanno bisogno di salmone, lo pescano in un’area fino a quando non ne rimane più, e poi se ne vanno da un’altra parte. Sarebbe stato abbastanza semplice evitare la predazione di tutti i salmoni del lago in Alaska che abbiamo descritto prima, e sarebbe stato nell’interesse delle industrie della pesca aver agito diversamente, ma mancava un piano d’azione a lungo termine. L’uomo non ha un innato sistema di programmazione, come il salmone; deve programmare se stesso attraverso sforzi consapevoli. È chiaro che oggi egli ha un bisogno disperato di usare la propria intelligenza per cambiare le cose in maniera costruttiva. È questa la sua unica speranza, se vuole mantenere l’ambiente in condizioni che possano permettere alla vita umana di evolversi e concedere a tutti un’esistenza dignitosa. Ciò può essere raggiunto solo con l’aiuto dell’educazione.


È importante comprendere che il vero obiettivo dell’educazione montessoriana non è quello di impartire la conoscenza per il mero gusto di apprendere. Piuttosto, incoraggia l’apprendimento poiché esso è una caratteristica dello sviluppo umano, un bisogno che non può essere soddisfatto senza l’educazione. Pertanto, è necessario innanzitutto studiare lo sviluppo umano e capire i bisogni specifici dell’individuo in via di crescita durante le diverse fasi della sua vita.


Per bisogni specifici non intendo ciò che Giovanni o Maria o un altro bambino vuole in un preciso momento, ma i bisogni interiori che guidano lo sviluppo della personalità individuale. Un adulto che vuole aiutare gli individui a crescere esercitando questo grande compito costruttivo deve conoscere la molteplicità dei fattori che determinano il comportamento umano e il loro rapporto con il profilo di sviluppo della vita umana.


Storicamente, la complessità di questo processo non è mai stata davvero presa in considerazione nell’ambito dell’educazione. Negli ultimi tempi però la sua importanza viene sempre più compresa, soprattutto nelle più alte sfere dell’educazione: le università e le scuole superiori stanno iniziando a capire che l’efficacia del loro lavoro dipende da quel che gli studenti hanno saputo acquisire interiormente nel periodo precedente. C’è una maggiore comprensione dello sviluppo umano come un processo continuo in cui l’individuo rimane la stessa entità psicosomatica mentre si adatta costantemente ai cambiamenti dell’ambiente. Non è più così importante quali fatti concreti vengano insegnati allo studente perché molto spesso questi sono già obsoleti ancor prima che possano essere utilizzati. È più importante aiutarlo a sviluppare le proprie potenzialità in modo che possa contare sulla sua abilità di affrontare l’inaspettato e risolvere qualunque nuovo problema gli si presenti davanti. In altre parole, deve essere aiutato a sentirsi indipendente nel proprio mondo e a sviluppare una visione che lo aiuterà da adulto a preservare l’ambiente affinché l’interminabile, creativo e gigantesco compito cosmico dell’uomo possa proseguire.


L’intelligenza comune che tutti noi condividiamo non ha, per tutti gli scopi pratici, limiti. L’uomo può continuare a scoprire nuove possibilità in eterno. L’educazione cosmica si dirige a questa intelligenza comune, quest’entità dinamica collettiva creata dalle personalità individuali che formano la comunità. Il progresso della comunità umana (o la sua mancanza) è determinato dall’azione concertata dei singoli individui. Se reagiamo soltanto di fronte agli eventi e alle crisi ad hoc, andremo incontro a un progresso di ben scarso valore e la nostra azione sarà miope. Se invece siamo ispirati da una concezione e da un’immaginazione creativa, il progresso sarà molto positivo e le nostre azioni proiettate verso il futuro. L’educazione cosmica cerca di offrire ai giovani, nel giusto periodo sensitivo, lo stimolo e l’aiuto necessario a sviluppare la loro mente, le loro visioni e il loro potere creativo, qualunque sia il livello o il campo d’azione del loro personale contributo. Un compito difficile, che richiede non solo molto studio, autodisciplina e interesse nel processo di sviluppo dell’essere umano, dalla nascita fino all’età adulta, ma anche la consapevolezza della sua importanza e perciò il coraggio morale di intraprenderlo con sicurezza e devozione.

L'educazione come aiuto alla vita
L'educazione come aiuto alla vita
Mario M. Montessori Jr.
Comprendere Maria Montessori.Un affascinante sguardo sulla personalità di Maria Montessori, sulla sua filosofia educativa e sul ruolo dell’educazione nella formazione della personalità. L’educazione come aiuto alla vita offre un affascinante sguardo sulla personalità di Maria Montessori e sulla sua filosofia educativa relativa alle tematiche della crescita e dello sviluppo del bambino.  Un’opera indispensabile per chiunque desideri comprendere appieno la visione che la pedagogista aveva del bambino e la portata delle sue idee in un mondo in continua trasformazione. Mario M. Montessori Jr. esamina le idee di Maria Montessori sul lavoro a scuola e, allo stesso tempo, espone il significato profondo e il corretto uso dei materiali di sviluppo; espone le idee sul ruolo dell’educazione nella formazione della personalità e la relazione degli uomini con il cosmo. Di particolare rilievanza, infine, è l’accostamento del metodo Montessori con la psicanalisi e, più in generale, con la psicologia moderna. Forse il risultato più straordinario del suo approccio [di Maria Montessori] è stata l’intensità con cui i bambini partecipavano alle attività. Veniva coinvolta tutta la loro personalità, ed era evidente che provavano quel genere di piacere e soddisfazione che si prova solo quando vengono appagati i bisogni primari. L’obiettivo delle attività non poteva trovarsi nel mondo esterno, ma nei bambini stessi. Stavano formando la loro personalità, costruendo gli uomini e le donne che un giorno sarebbero diventati…Mario M. Montessori Jr. Conosci l’autore Mario M. Montessori Jr., figlio di Mario M. Montessori Sr., è uno dei quattro nipoti di Maria Montessori.Psicoanalista, visse in Olanda e ricoprì la carica di Vicepresidente dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale. Fin dalla nascita assorbì le idee educative di sua nonna, fungendo spesso lui stesso da oggetto delle sue osservazioni.Una volta laureato in Psicologia, lavorò non solo con gli adulti, ma anche con i bambini e gli adolescenti; queste esperienze lo convinsero che la filosofia sull’educazione alla pace propugnata da sua nonna avrebbe potuto contribuire in maniera significativa alla costruzione di un mondo più pacifico, in cui l’uomo avrebbe vissuto in armonia con il suo ambiente.