Testimonianze di contemporanei

“La signora Maria Montessori…”

di Vitaliano Brancati


La signora Maria Montessori riceve amici e giornalisti nel salone del Grand Hotel. Questa bella vecchia dispiacque apertamente al regime fascista intorno al 1934; fu allora che le scuole Montessori vennero chiuse in Italia e la direttrice di una di esse condotta in carcere76 .

Il viso della signora è in così aspro contrasto con le “cose del mondo d’oggi”, da insospettire chiunque cerchi un medesimo stile nel personaggio e nelle figure di sfondo. I suoi capelli, forti, fini e bianchi salgono a onda verso la nuca, lasciando scoperta un’ampia fronte quasi maschile: le mani, lunghe e forti, sebbene gualcite dal tempo, se ne stanno ai due lati di lei, mobilissime, in punta a due braccia quasi inerti; i suoi occhi fermi e penetranti si addolciscono di continuo velandosi fino al punto di perdere lo sguardo.


Questa donna predica da molti anni che bisogna liberare i bambini dalla servitù millenaria in cui giacciono. “Ciascuno di noi adulti, dice in sostanza la signora, è figlio del bambino che lo ha preceduto!”.


Spesso siamo figli di ignoti o di nessuno, perché il bambino che portava il nostro nome dieci anni prima che avessimo vent’anni, era così poco libero da non poter contare per una vera e propria persona. I grandi fanno le rivoluzioni, sanciscono i diritti dell’uomo, ma i bambini, come potranno imporre la loro carta dei diritti? Saranno mai in grado di compiere una rivoluzione?


Quando si acquista la capacità di unire le proprie forze in una ribellione universale, il ventunesimo anno è già scoccato e si è ormai dalla parte degli adulti oppressori.


Bisogna liberare l’uomo fin dalle sue radici che si sprofondano nei giorni dell’infanzia! Ecco ciò che raccomanda la signora Montessori, e le scuole Montessori sorgono in tutte le parti del mondo, in America, in Europa, in Cina, in Africa, dal seme di questa semplice verità.


Libertà individuale, personalità, fantasia, genio… come suonano strane queste parole, pronunciate nella miserabile Europa che da trent’anni chiama geni soltanto i tiranni.

La signora Montessori parla pacatamente, non cerca mai di essere brillante; è il contrario di una donna intellettuale d’oggi, inacidita dalla polemica contro la verità, raggrinzita dallo sforzo penoso del cavillo e del sofisma, col palato impastato dai residui velenosi che vi lasciano tutte le parole improprie, le frasi di moda, il gergo che usa la Trivialità quando, incarnatasi in un cervello decadente, vuol mascherarsi da Rarità.


Non è fanatica, né esaltata; è semplicemente convinta delle conclusioni cui è pervenuta77 .

Ricordando Maria Montessori

di don Luigi Sturzo78


1907: ero da due anni sindaco di Caltagirone. La scuola mi interessava più di ogni altro ramo dell’amministrazione: non invano avevo insegnato per dodici anni al seminario vescovile, ed avevo già fatto le prime battaglie per la libertà della scuola.

Le mie gite a Roma erano frequenti allora, sia per l’Associazione Nazionale dei Comuni, della quale ero consigliere; sia per gli affari del mio Comune: così mi capitò di incontrare presso amici la dottoressa Montessori che mi invitò a visitare la sua scuola nel quartiere San Lorenzo. Sapevo che sospetti di naturalismo avevano ostacolato l’iniziativa; dopo un lungo colloquio decisi di visitare le scuole e rendermi conto del tipo di scuola e delle ragioni del metodo.


Andai più volte a San Lorenzo: il mio interessamento si accrebbe di volta in volta e Maria Montessori non dimenticò mai il piccolo prete che per il primo aveva preso diretto interesse alla sua iniziativa, l’aveva incoraggiata ed aveva affermato che nessuna pregiudiziale anticristiana fosse alla base di quell’insegnamento; cosa che poteva essere introdotta in questo e in altri metodi da maestri non credenti.


Da quel periodo iniziale non ebbi occasione di rivedere la Montessori che più tardi, in qualche sua sosta a Roma, dopo la fine della prima guerra mondiale, con rapidi incontri per conoscere i progressi delle sue molteplici iniziative.


Poscia a Londra, il giorno di San Luigi 21 giugno del 1925, in una casa religiosa di Fulham Road, mi vedo portare nella mia stanzetta un bel mazzo di garofani bianchi: erano della Montessori ed io ignoravo ch’ella fosse nella stessa città. Mi si fece viva in un giorno a me caro; in un’ora di forte nostalgia, quando lontano dalla sorella e dagli amici, mi venivano in mente le care feste dell’onomastico, in un paese dove l’onomastico non si ricorda e di amici a Londra non ne segnavo che pochi, anzi pochissimi.


Così ci rivedemmo; e si parlò dell’Italia, soprattutto dell’Italia, e delle vicende nostre e dello sviluppo del metodo Montessori nel mondo, e dei piani del futuro e ricordammo la visita del prete caltagironese alla scoletta di S. Lorenzo.

L’alone di simpatia e di fiducia che circondarono all’estero le varie iniziative della Montessori e la diffusione del suo metodo, il premio Nobel79 , tutto servì a far mettere in prima linea nel mondo la figura di questa italiana. La confrontavo con un’altra italiana, maestrina, fondatrice di ordine religioso, allora beata e poscia santa, Francesca Saverio Cabrini, che l’America del nord stima sua concittadina e che ha fama anche presso il mondo protestante. L’avevo conosciuta anch’essa personalmente, dieci anni prima di aver conosciuto la Montessori, proprio per il mio interessamento alle scuole infantili ed elementari, nel desiderio di avere a Caltagirone una casa delle “Figlie Missionarie del Sacro Cuore” da lei fondate: così come avevo desiderato aprirvi una scuola Montessori. Le mie iniziative fallirono allora, l’una e l’altra per mancanza di soggetti.


Mi sono più volte domandato perché da quarantacinque anni ad oggi il metodo Montessori non sia stato diffuso nelle scuole italiane.


Allora come oggi, debbo dare la stessa risposta: si tratta di vizio organico del nostro insegnamento: manca la libertà; si vuole l’uniformità, quella imposta da burocrati e sanzionata da politici. Manca anche l’interessamento pubblico ai problemi scolastici; alla loro tecnica, all’adeguamento dei metodi alle moderne esigenze.


Forse c’è di più: una diffidenza verso lo spirito di libertà e di autonomia della persona umana che è alla base del metodo Montessori.

Si parla tanto di libertà e di difesa della libertà, ma si è addirittura soffocati dallo spirito vincolistico di ogni attività associata dove mette la mano lo Stato; dalla economia che precipita nel dirigismo, alla politica, che marcia verso la partitocrazia, alla scuola che è monopolizzata dallo Stato e di conseguenza burocratizzata80 .

“Le parole tue sien conte”

di Gisèle de Failly

“Le parole tue sien conte” dice Dante: l’insistenza con cui Maria Montessori parla del “farsi da parte” dell’educatore – idea che verrà ripresa con forza da Roger Cousinet – le conferisce un posto particolare tra i pionieri dell’educazione nuova, anche se spesso ha dato origine a malintesi. L’intervento dell’adulto – ella ha precisato – si compone di due momenti: essere attivi nel mettere il bambino in rapporto con l’ambiente, essere passivi, ritirarsi quando tale rapporto è avviato. A più riprese Maria Montessori ha precisato che questo non significa assenza e ancor meno abbandono.


La maestra è presente, vigile, ma la sua presenza non pesa sul bambino, non ne intralcia mai l’attività, non si impone. Ella gioca un ruolo (quello di aiutare l’autoformazione) ben più importante e delicato rispetto a quello che per tradizione le viene assegnato e che non riesce ad attuare se prima non compie su di sé un difficile lavoro: prendere coscienza della forza dell’educazione indiretta, imparare a osservare, essere paziente davanti alle manifestazioni della vita, saper controllare i propri interventi, acquisire una fiducia incrollabile nelle forze dello sviluppo di ogni bambino, anche il più svantaggiato. La famosa frase Aiutami a fare da solo riassume e definisce perfettamente il compito del maestro…81 .

Montessori: perché no?
Montessori: perché no?
Grazia Honegger Fresco
Una pedagogia per la crescita.Che cosa ne è oggi della proposta di Maria Montessori in Italia e nel mondo? Un testo fondamentale, corretto, ampliato e riproposto a distanza di anni, per chiunque si interessi alla vita e alle opere di Maria Montessori. Montessori: perché no? è un testo fondamentale per chiunque si interessi alla vita e alle opere della celebre pedagogista. Sull’onda del recente rinnovato interesse per la figura e il pensiero di Maria Montessori, il testo, già edito da Franco Angeli in 7 edizioni ed esaurito da anni, è stato curato da Grazia Honegger Fresco, corretto e ampliato con uno scritto della stessa Montessori relativo all’Educazione Cosmica e uno sull’apprendimento della nostra lingua per adulti migranti. Il bambino che ha sentito fortemente l’amore all’ambiente e agli esseri viventi, che ha trovato gioia ed entusiasmo nel lavoro, ci fa sperare che l’umanità possa svilupparsi in un senso nuovo. La nostra speranza per la pace futura non risiede negli insegnamenti che l’adulto può dare al bambino, ma nello sviluppo normale dell’uomo nuovo.Maria Montessori Conosci l’autore Grazia Honegger Fresco (Roma, 6 Gennaio 1929 - Castellanza, 30 Settembre 2020), allieva di Maria Montessori, ha sperimentato a lungo la forza innovativa delle sue proposte nelle maternità, nei nidi, nelle Case dei Bambini e nelle Scuole elementari. Sulla base delle esperienze realizzate con i bambini e i loro genitori, ha dedicato molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e all'estero.È stata presidente del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1981 al 2003 e ne è stata Presidente onorario. È stata consulente pedagogica di AMITE (Associazioni Montessori Italia Europa) e nel 2008 ha ricevuto il premio UNICEF-dalla parte dei bambini.Ha pubblicato numerosi testi di carattere divulgativo.