Tutti i problemi dell’umanità dipendono dall’uomo stesso. Se si trascura l’uomo nella sua formazione, nessun problema sarà mai risolto: dopo due grandi guerre mondiali (i problemi) appaiono più oscuri di minacce di quanto non siano stati in passato.
Sento fortemente che c’è un altro campo da esplorare, oltre a quello economico e ideologico.
È lo studio dell’uomo, ma non dell’adulto al quale è lanciato ogni appello, che nel marasma delle idee rimane ingannato, confuso e, nel breve volgere della vita, si butta ora da un lato, ora da un altro.
Bisogna studiare l’uomo nel suo inizio, fin dalla nascita, quando le grandi potenze della natura sono in atto. È allora che possiamo sperare in una formazione migliore.
Vi sono società che promuovono la pace; società per migliorare la comprensione tra la razza bianca e quelle di colore; comitati di nazioni che cercano di stabilire un regolamento accettabile a tutti, ma il risultato è sempre il medesimo.
Non ha importanza il numero dei trattati firmati, il numero degli accordi raggiunti: il contrasto scoppia qua e là e minaccia il mondo di nuove catastrofi.
So naturalmente che vi è da risolvere il problema economico: sia quello del mondo come unità, sia quello delle singole nazioni. Conosco gli sforzi dell’UNESCO per stabilire la base di un tipo democratico di educazione per la sua applicazione in tutto il mondo.
Ma le differenze ideologiche rimangono, come rimangono le differenze di abitudini e tante altre diversità, impossibili da eliminare.
Io sento che qualche altra cosa dovrebbe essere tentata.
Anziché cercare di eliminare le differenze tra gli uomini, ogni cura dovrebbe essere rivolta a coltivare ciò che vi è di comune fra loro. Ripeto: la mia lunga esperienza sui bambini di razze diverse, di religioni differenti, di diversi strati sociali, mi ha convinto che il bambino obbedisce nel suo sviluppo a leggi naturali di crescita uguali per tutti.
Se uno studio scientifico dell’uomo fosse fatto in modo da trarre profitto dalle forze che sono nel bambino, si potrebbe raggiungere meno difficilmente l’armonia sociale che non attraverso gli altri mezzi attuali tentati.
Se si facesse uno studio scientifico del bambino, penso che sarebbe certamente possibile formare una umanità nella quale le differenze sarebbero molto attenuate. Non mi riferisco solo ai piccoli, ma ai bambini (e ai ragazzi) durante ogni periodo dello sviluppo.
A differenti età il bambino costruisce differenti aspetti della personalità umana. Lo studio dell’antropologia dimostra che la crescita fisica avviene nel corso di vari periodi, nei quali l’una o l’altra delle parti raggiunge il suo completo sviluppo che poi rimane inalterato. Similmente avviene per lo sviluppo psichico e come la mancanza di certe vitamine può provocare una crescita fisica anormale, così la mancanza di condizioni vitali, necessarie allo sviluppo psichico, genera personalità inferiori.
Come i corpi deboli cedono e soccombono facilmente alle infezioni, così avviene alle menti deboli e alle personalità non sviluppate.
Quando al bambino si offrono condizioni che soddisfano le necessità psichiche inerenti ad ogni età, il bambino sviluppa le nobili qualità dell’essere umano.
Anche i bambini deviati, non per cause patologiche, posti in condizioni ambientali favorevoli, hanno dimostrato quale grande contributo il bambino possa offrire alla formazione di una umanità migliore.
Il mio punto di vista è un punto di vista scientifico, ma il problema può essere esaminato anche da altri punti di vista: religioso, filosofico, sociale (…). Le forze trascurate, nascoste nell’animo del bambino, daranno a tutti nuova luce e nuova forza. È molto urgente che tutte le forze siano unite e collegate, perché all’umanità siano evitate nuove e più terribili catastrofi.