Quale preparazione per i futuri educatori?

Nel volume Dall’infanzia all’adolescenza, a proposito della “funzione dell’università”143 , la Montessori scriveva già sessant’anni fa parole di critica nei confronti di un’istituzione che, a suo avviso, aveva tradito le proprie funzioni.

“È una scuola per adulti e tuttavia la sua organizzazione non è sostanzialmente diversa” da quella dei livelli inferiori che l’hanno preceduta. “L’unica differenza consiste nel fatto che gli studenti non sono tenuti a ripetere le lezioni e ad eseguire compiti [giorno per giorno]. Ciò significa che, in quanto persone abituate a un lavoro imposto e continuamente controllato, ora lavorano meno. Hanno inoltre vacanze più lunghe (…). All’università abbiamo degli uomini che vivono come bambini (…)”.

Dopo aver commentato “la grandezza” e “la dignità” che improntavano la vita nelle antiche università europee – esemplare quella di Bologna – sottolinea come gli istituti siano

“divenuti a poco a poco semplici scuole professionali, in cui il grado di cultura è superiore a quello delle altre scuole (…). Gli studenti che si propongono come unico scopo quello di ottenere un oscuro impiego personale, non possono più aver coscienza di questa missione, che creava una volta lo “spirito universitario”. Il solo desiderio di lavorare il meno possibile, di passare a qualunque costo gli esami e di afferrare quel diploma che servirà alla carriera individuale di ciascuno, è divenuto il movente essenziale, comune a tutti gli studenti. Così al progresso della cultura che ha trasformato l’esistenza, corrisponde la decadenza delle istituzioni universitarie. I veri centri del progresso si sono trasferiti nei laboratori di ricerche scientifiche che sono luoghi chiusi, estranei alla cultura.”

Scriveva dunque queste parole nel 1939, lontana dal prevedere lo stato attuale delle cose, ulteriormente deterioratosi: molti problemi delle istituzioni per la prima o la seconda infanzia sono strettamente collegati alla mancata formazione dei docenti.


In passato i maestri che uscivano dalle scuole e dagli istituti magistrali ricevevano una sia pur minima preparazione metodologica sul lavoro che li attendeva; oggi con i licei psicopedagogici e le lauree brevi la situazione è ulteriormente deteriorata. Le ore di osservazione e di tirocinio sono ridotte al minimo. In compenso sono aumentate le informazioni teoriche sulla psicologia, tecnologie moderne e così via. Il risultato è che i giovani maestri – ma si dovrebbe dire solo maestre, perché gli uomini italiani nella scuola sono rari o vi entrano di ripiego, in attesa di lavori più interessanti, meglio retribuiti – hanno idee confuse, molte incertezze e altrettanta presunzione intellettuale.

Non hanno quella preparazione professionale e metodologica cui accenna la Montessori; l’acquistano alla meglio con le riviste pedagogiche e sulla pelle dei bambini, di cui faticano a contenere le energie.


Se si chiede a qualcuno di loro perché abbia scelto di insegnare, la risposta più frequente – che dovrebbe allarmare per la sua banalità – è: “Mi piacciono tanto i bambini”.


Troppo spesso i laureati che vanno a occupare le loro sedi, dai nidi alle scuole d’infanzia, dalle scuole elementari alle secondarie, sono impreparati ad accogliere bambini e ragazzi, non conoscono le tecniche per rendere appassionanti le proprie materie d’insegnamento; soprattutto non sono minimamente allenati a lavorare insieme come gruppo docenti, mentre – secondo i programmi attuali – proprio questo dovrebbero “insegnare” ai loro allievi. E come si fa a passare ad altri un’esperienza che non si è vissuta in prima persona?


Anche corsi post-diploma organizzati dai vari istituti regionali, da associazioni, perfino dai sindacati, sono finiti, anche se poco utili perché altrettanto teorici, a ribadire un tipo di pedagogia tradizionale che non smuove minimamente le acque, non stimola a conoscere, ad approfondire, a capire bambini e ragazzi.


“Insegnare è obbligatorio, saper insegnare facoltativo” diceva già a metà Novecento Francesco De Bartolomeis, pedagogista dell’Università di Torino. A tutt’oggi le cose non sono cambiate: continua l’inganno nei confronti dei giovani, siano essi allievi bambini o futuri insegnanti.


Oggi, di fronte a questo quadro che di continuo si ripresenta, il solo percorso possibile sembra essere quello di creare percorsi di formazione continua che permettano, in primo luogo, di recuperare la propria creatività, la capacità di lettura dei comportamenti, la sensibilità ai problemi dell’altro, la concretezza dell’insegnare.


Si dovrebbe limitare l’uso delle lezioni “frontali”, proporre ai neodocenti situazioni di laboratorio e di ricerca per superare la passività degli apprendimenti cui – salvo eccezioni – sono stati abituati, per cominciare a mettersi in discussione, per imparare ad accettare l’imprevisto che viene dai bambini e dai ragazzi.

Ovviamente ci saranno tecniche metodologiche da conoscere o da scoprire144 , ma alla base deve esserci una capacità di lettura della realtà propria e altrui, oggi quasi sempre assente, unitamente al recupero di abilità manuali e concretamente creative, spesso latenti145 .


Queste riflessioni dovrebbero incidere anche sul modo di condurre i corsi Montessori, in modo che siano sempre più liberatori delle forze attive della persona e coerenti rispetto all’Aiutami a fare da solo che dovrebbe valere a ogni età e in ogni circostanza.


La ricerca che segue, condotta da tre colleghe americane, va in tale direzione.


Avvertenza: abbiamo lasciato in forma integrale il capitolo seguente, di particolare interesse rispetto all’attuale situazione italiana che vede il proliferarsi di corsi non sempre di qualità. Ci auguriamo che le parole di Martha Torrence e colleghe dicano l’importanza di una formazione di docenti coerente con il comportamento delicato e rispettoso da tenersi con bambini o ragazzi nei vari impegni educativi. A distanza di molti anni non ha perso minimamente la sua validità.

Montessori: perché no?
Montessori: perché no?
Grazia Honegger Fresco
Una pedagogia per la crescita.Che cosa ne è oggi della proposta di Maria Montessori in Italia e nel mondo? Un testo fondamentale, corretto, ampliato e riproposto a distanza di anni, per chiunque si interessi alla vita e alle opere di Maria Montessori. Montessori: perché no? è un testo fondamentale per chiunque si interessi alla vita e alle opere della celebre pedagogista. Sull’onda del recente rinnovato interesse per la figura e il pensiero di Maria Montessori, il testo, già edito da Franco Angeli in 7 edizioni ed esaurito da anni, è stato curato da Grazia Honegger Fresco, corretto e ampliato con uno scritto della stessa Montessori relativo all’Educazione Cosmica e uno sull’apprendimento della nostra lingua per adulti migranti. Il bambino che ha sentito fortemente l’amore all’ambiente e agli esseri viventi, che ha trovato gioia ed entusiasmo nel lavoro, ci fa sperare che l’umanità possa svilupparsi in un senso nuovo. La nostra speranza per la pace futura non risiede negli insegnamenti che l’adulto può dare al bambino, ma nello sviluppo normale dell’uomo nuovo.Maria Montessori Conosci l’autore Grazia Honegger Fresco (Roma, 6 Gennaio 1929 - Castellanza, 30 Settembre 2020), allieva di Maria Montessori, ha sperimentato a lungo la forza innovativa delle sue proposte nelle maternità, nei nidi, nelle Case dei Bambini e nelle Scuole elementari. Sulla base delle esperienze realizzate con i bambini e i loro genitori, ha dedicato molte delle sue energie alla formazione degli educatori in Italia e all'estero.È stata presidente del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1981 al 2003 e ne è stata Presidente onorario. È stata consulente pedagogica di AMITE (Associazioni Montessori Italia Europa) e nel 2008 ha ricevuto il premio UNICEF-dalla parte dei bambini.Ha pubblicato numerosi testi di carattere divulgativo.