L’adulto e l’ambiente
Il complesso compito dell’educazione si suddivide così tra l’adulto e l’ambiente circostante, il quale assume sicuramente un posto di massimo rilievo rispetto all’insegnamento consueto.
Per scoprire e per fare propri i diversi concetti, i bambini utilizzano materiali di volta in volta specifici. Sono i bambini dunque – e non il maestro – ad essere attivi.
Tuttavia l’adulto non è per questo escluso: semplicemente il suo compito è mutato.
Nel nostro concetto di autoeducazione, le azioni del maestro diventano caute, delicate e con diverse sfaccettature. Le molte parole, il rigore, la severità non servono più; vengono sostituite da una vigile saggezza, dall’attenzione a ogni individuo della comunità scolastica.
Il nuovo lavoro consiste nel dare aiuto e nel sapersi allontanare quando questo non occorre più; nel parlare o nel tacere, a seconda dei casi e non nel parlare sempre.
Questo comportamento esige un profondo cambiamento interiore che nessun’altra modalità educativa richiede.
[L’adulto] dovrà spostare l’oggetto delle sue osservazioni, i suoi stessi obiettivi; essere calmo, paziente, generoso, discreto.
In altri tipi di scuole per insegnare si ritiene sufficiente una buona preparazione accademica.
Per noi invece questa è solo un aspetto del lavoro; occorre avere anche altre capacità: saper osservare, aspettare e mai sostituirsi. Saper presentare il materiale e sostenere il legame che si crea tra questo e il bambino.
Sembra un compito molto semplice e tuttavia è delicato, impegnativo e comunque diverso rispetto a prima.
Il maestro da noi è un po’ come un istruttore di ginnastica che mostra l’uso dei vari attrezzi della palestra, ma che poi si ritrae perché sono gli allievi e non lui a doversi esercitare.
Non può agire al loro posto: quello che un maestro Montessori deve avere ben chiaro è conoscere a fondo sia il compito riservatogli, sia la funzione che assolve il materiale.
D’altro canto è del tutto inutile che realizzi la sua preparazione professionale, riferendosi solo alla teoria: potrà certo essere aiutato da alcuni principi generali, ma la sua preparazione può e deve essere acquisita solo con l’esperienza.
Cambiare il proprio punto di vista verso il bambino è difficile: rinunciare anzitutto ad essere – verbalmente e praticamente – il despota cui ogni bambino deve obbedienza, con la pretesa che la mente infantile si formi secondo un piano stabilito a priori.
Ancora più difficile è modificare il proprio atteggiamento interiore con l’obiettivo che ogni bambino segua il proprio percorso naturale, seguendo le sue spinte interne.
Tuttavia il compito dell’educatore rimane semplice: aiutare il bambino a mettersi in comunicazione con l’ambiente. Per questo deve saper scegliere il materiale appropriato, disponendolo in modo che il bambino vi trovi risposte dirette ai suoi interessi.
Di conseguenza deve conoscere a perfezione l’uso del materiale, le tecniche di presentazione ed essere in grado di capire quando questo o quel bambino siano pronti ad adoperarlo.