Il sogno comincia a realizzarsi
Da parte mia ero convinta che una tale scuola avrebbe realmente risolto i non pochi problemi degli adolescenti e delle scuole attuali. Per vari anni sognai di realizzarla. Con rammarico i ragazzini che avevano frequentato la scuola da noi, dovevano lasciarci per continuare gli studi in scuole di impostazione profondamente diversa.
Finalmente nel 1977 ebbi l’opportunità di affittare un ranch a Pilarcito Creek Road sulla Highway nella cittadina di Half Moon Bay. Mi feci coraggio: finalmente potevamo iniziare un Erdkinder.
Il luogo non poteva essere migliore: una vasta campagna, quieta ma non isolata, facente parte di un’area di preservazione ambientale della costa californiana; quindici ettari di morbide colline, di prati; una piccola fattoria, un maneggio; acqua in abbondanza. Lo chiamammo per questo “il ranch delle tre sorgenti”. Inoltre era a circa 20 km a sud di San Francisco: questo avrebbe significato frequenti e importanti contatti culturali di vario genere con la grande città.
Gli edifici, un po’ rovinati, richiedevano riparazioni: proprio il genere di lavoro pratico che, secondo Montessori, appassiona i ragazzi. Verificammo che era vero. I loro occhi si accesero quando videro gli utensili, le attrezzature e le vernici che avrebbero dovuto usare per riparare i locali in vista degli animali in arrivo. Bisognava anche preparare la zona-campeggio per la prossima estate.
Naturalmente vennero guidati da adulti esperti. In queste circostanze è quanto mai importante che il corpo insegnante sia composto da persone colte, affidabili, entusiaste, ricche di sense of humor, soprattutto aperte e oneste verso gli studenti, per saperli iniziare al vasto campo di conoscenze correlate con le attività della farm.
Tra gli adulti del ranch c’era Mouzart, un vero “umanista”. Insegnò loro come guidare un piccolo trattore. Quando cominciarono ad arrivare i primi animali da nutrire e da pulire a dovere, insegnò loro come tenere le stalle, strigliare i cavalli, mungere le capre.
Lentamente la fattoria prese forma. Acquistammo anche asini, pecore, tacchini, polli, fagiani, conigli e piccioni, senza contare gatti e cani. Piantammo alberi da frutta e organizzammo l’orto.
Un gruppo di studenti trovò una quarta sorgente e sviluppò un sistema completo di irrigazione. Fu un’esperienza concreta dalla quale impararono molto più che se avessero letto vari libri sull’argomento.
Ovviamente i ragazzi erano entusiasti di queste esperienze. Le loro energie erano arricchite dal sentimento di essere parte integrante di un processo creativo che in poche settimane sarebbe diventato la loro scuola. Constatavamo che il loro contributo era reale e autentico.
Alla fine fummo in grado di aprire i cancelli al campeggio estivo diurno che sarebbe durato due mesi. Era il luglio del ’77, con ventidue ragazzi dai sei ai quattordici anni che si gettarono nelle attività della fattoria come anatre nell’acqua.
Qui giocò un ruolo cruciale un altro adulto, Jean Sanders, abilissima in ogni attività manuale e artistica. Era chiamata dagli allievi “Mrs. Wolley” perché sapeva tutto sulla lana (wool), a partire dalla tosatura delle pecore. Insegnava come cardare, filare, tingere la lana con piante colte nei nostri boschi e infine come tesserla per farne cinture, sacche, bluse, scialli e fodere di cuscini. Non solo: sapeva indicare le piante selvatiche commestibili; suggeriva dove trovare la creta nei campi, come costruire il forno per la terracotta, come preparare candele o marmellate.
Via via i ragazzi impararono a fare il burro, lo yogurt e il formaggio. I prodotti animali e vegetali erano in parte usati nella fattoria e in parte venduti fuori, nella piccola città vicina, il che significava contatti con i possibili acquirenti, esperienze di compravendita, tenuta di libri contabili, corrispondenza e così via. Quando i ragazzi raccolsero circa 45 chili di more e ne fecero tanta marmellata da venderne, capirono in modo inequivocabile la differenza tra costi e guadagni.
In principio tutto il ricavato venne reinvestito in semi e in mangime; più tardi permise di destinare modeste somme di denaro agli studenti stessi. In tal modo il lavoro nella fattoria permetteva loro di verificare l’intero ciclo produttivo e la responsabilità nei confronti degli animali. Inoltre la fattoria funzionava come un ecosistema, per il quale i ragazzi studiavano migliorie come il riscaldamento solare per l’acqua, il progetto e la costruzione di conigliere o di serre, la preparazione di uno stagno per animali e piante d’acqua dolce e, non ultimo, lo smaltimento dei rifiuti.
La teoria di Maria Montessori funzionava dunque anche con i ragazzi grandi. La gioia e il gusto di questi gruppi di adolescenti – maschi e femmine – per il fatto di essere coinvolti in attività a contatto con la natura, costituirono una realtà trascinante anche per noi adulti.