I vari argomenti non vengono dati in modo univoco con risposte già pronte, ma gli allievi stessi propongono, inventano forme di indagine, cercano ciò che li appassiona su libri, su documenti diversi e il più possibile nell’ambiente naturale. Quanto alle forme terrestri, riconducibili nel rapporto terra-acqua a tre grandi contrasti (isola-lago, stretto-istmo, penisola-golfo) che si plasmano materialmente con creta e acqua nella Casa dei Bambini e quindi sono già familiari sul piano sensoriale, vengono riscoperte in tutte le loro varianti, facilitando al massimo la lettura delle carte e delle mappe.
Tutta la nomenclatura geografica di base, sia fisica che politica, viene gradualmente memorizzata grazie a un ricco materiale di immagini in appaiamento, con relativi nomi e definizioni che consentono ai bambini un diretto quanto interessante controllo dell’errore.
In parallelo numerosi gli esperimenti per approfondire i fenomeni climatici (a partire dal ciclo dell’acqua), geologici (erosione e formazione delle rocce, delle isole del Pacifico a opera dei coralli e delle madrepore, i vulcani …). Non mancano i plastici con misure in proporzione, fatti dai ragazzini, per capire la conformazione orografica o idrografica di talune regioni.
Alla storia del Sistema Solare e della Terra si collega la geografia astronomica; all’indagine sui “bisogni fondamentali della specie umana” – già ricordata per la storia – la geografia economica, soprattutto in termini di scambi commerciali, di trasporti ecc.
La geografia è in effetti un campo vastissimo, indispensabile da sviluppare in parallelo con la biologia e la storia, per capire sia gli habitat naturali, sia gli insediamenti umani.
La possibile progressione negli approfondimenti non è tanto dettata dall’età anagrafica o dalla classe formale cui i bambini sono iscritti, quanto dal livello di maturità e dagli interessi personali. Assurdo ad esempio rinviare l’apprendimento mnemonico di nomi geografici (che appassiona come un gioco tra i cinque e i sette anni), agli otto o nove, ovvero a un’età in cui già ci si pone i grandi perché – anche di ordine morale – e ci si aspetta ben altre risposte e opportunità di indagine e non dei semplici nomi.
Bambini di età diverse – ad esempio tra sette e nove anni – si possono entusiasmare a uno stesso argomento come la scomparsa dei dinosauri o i misteri della civiltà egiziana: compiono ricerche su documenti o su testi, ciascuno al proprio livello e trovano poi i punti in comune, come pure la collocazione temporale, grazie alle strisce e ognuno si avvantaggia del lavoro dell’altro senza steccati a priori.
Si dice che oggi i ragazzini si infiammino solo per i calciatori e per i gruppi rock alla moda e invece no: tutto dipende dalla capacità di noi adulti di leggere le loro domande, spesso fuggevoli e nascoste.
C’è il bambino che si entusiasma a partire dal confronto aritmetico delle lunghezze dei fiumi nel mondo e l’altro che dall’amore per gli animali arriva a costruirsi una classificazione completa dei vertebrati; chi vuole capire che cosa siano i “buchi neri” di cui ha sentito parlare e chi si appassiona alle costruzioni del passato: questo si osserva ogni giorno nelle scuole elementari Montessori, degne di questo nome.
Di nuovo non è la quantità di cose che si imparano o la completezza delle informazioni in ogni settore della cultura, quanto l’acquisizione di un metodo d’indagine e di lavoro e, insieme, la capacità di condividere con altri i risultati della propria ricerca.
Rendiamo le nostre scuole laboratori vivi dove ciascuno possa sperimentare e tirare i fili in modo personale e vedremo il piacere che i ragazzini manifestano nello scoprire di prima mano le leggi della Terra, nel trasformarle in testi scritti, ben più appassionanti dei soliti temi, con disegni, grafici, documenti trovati nei modi più diversi e persino così ben “digeriti” da farli diventare un’esperienza teatrale inventata da loro.
In parallelo si svolgeranno altre attività di conoscenza geografica, geologica, biologica, storica, ma tra di esse non sarà mai il maestro a fare le connessioni, a indicare le relazioni. Se le proposte non avvengono in modo astratto o puramente verbale, è il bambino stesso a cogliere i nessi ed è proprio qui che costruisce la propria sensibilità ‘cosmica’.
Se gli diamo fiducia, se sappiamo aspettare, sarà egli stesso a conquistare la capacità di trovare legami tra elementi apparentemente disparati delle forme viventi e non viventi, del pianeta e, perché no?, dell’universo e quindi a cogliere il senso profondo dell’esistere e dell’agire.
Di nuovo è il potere immaginativo della persona che consente la scoperta delle relazioni, considerando anche che l’intero cammino dell’umanità si fonda su di esso.