CAPITOLO V

Risolvere i problemi più comuni

Anche se siete stati pazienti e organizzati, l’educazione al vasino potrebbe non andare come vi eravate prestabiliti. Potrebbero sorgere infatti alcuni problemi, più o meno gravi, che vi metteranno ulteriormente alla prova; i più comuni riguardano la resistenza, gli incidenti eccessivi, il rifiuto di fare la cacca nel vasino, la costipazione e le regressioni.

Il modo migliore per cominciare è informarsi sulla natura di tali disturbi e analizzarne le possibili cause, ma ancora prima, ogni genitore è tenuto a mantenere calma e tranquillità, fare un respiro profondo e ripetere “Il mio bambino imparerà a usare il vasino. Tutti lo fanno, anche questo ostacolo sarà superato”; più del 98% dei bambini padroneggiano l’indipendenza dal pannolino a quattro anni di età e anche il vostro bambino supererà questo traguardo.


I motivi più comuni nel caso di problemi sono i seguenti:


- il bambino non è pronto perché gli mancano i prerequisiti fisiologici;


- il bambino non è pronto dal punto di vista emozionale, linguistico e comportamentale;


- c’è un problema di comunicazione e il bambino non capisce che cosa ci si aspetta da lui;


- il bambino è troppo distratto da altri stimoli e non ha interesse nei confronti del vasino;


- è presente un conflitto di potere tra il bambino e i suoi genitori;


- il bambino subisce pesanti pressioni ed è stressato riguardo a questo aspetto;


- i genitori hanno aspettative non realistiche;


- i genitori non sono pronti (non hanno tempo, pazienza o desiderio di portare avanti un programma di educazione al vasino);


- i genitori o chi si prende cura del bambino non concordano tra loro e al bambino arrivano messaggi contrastanti;


- i genitori confondono normali incidenti con problemi seri;


- la routine non rispecchia i bisogni di eliminazione del bambino;


- l’approccio non rispecchia lo stile e la personalità del bambino;


- è stato riscontrato un deterrente di tipo fisico o di tipo medico (costipazione, infezione o allergia);


Un altro importante aspetto da tenere presente è che i genitori possono sì condurre il bambino al vasino, ma non possono obbligarlo a riempirlo; questo è compito suo. I genitori possono insegnargli, dargli gli strumenti necessari, essere positivi e di supporto, ma forse per la prima volta nella sua piccola vita, il risultato finale è al cento per cento nelle sue mani.

Problemi a trattenere

Pensavate di essere pronti, voi e il vostro bambino, all’educazione al vasino e invece le cose non stanno andando come previsto?


Qui di seguito riportiamo le soluzioni adottate da alcuni genitori per risolvere problemi e resistenze sorti nel corso dell’educazione al vasino.


  • “Non vuole nemmeno provare!”

Il bambino sembra totalmente svogliato. Per la sua intera vita ha fatto pipì e cacca nel pannolino e non vi aveva mai fatto attenzione; adesso vogliamo che lo noti, che si trattenga e che faccia tutto nel vasino o nel water. Per motivarlo potreste rilegare un libro del vasino con le sue foto o i suoi disegni preferiti oppure invitarlo a imitare un amichetto o un fratellino più grandi, o ancora spendere un po’ di tempo spiegandogli che cosa succede quando si fa pipì e popò.


È possibile che il bambino abbia capito ma che si senta troppo caricato di aspettative. Forse vorrebbe sentirsi dire che non si tratta di un gioco facile e che i risultati si vedranno a distanza di tempo e non in un solo giorno. Pregatelo di fare solo le cose che si sente in grado di fare e non di più.


  • “Fa i capricci sul vasino”

Se il bambino percepisce il vasino come una punizione, molto probabilmente c’è troppa pressione su questo tema. Se la situazione dovesse essere davvero difficile rilassatevi e prendetevi un momento di riposo. Se però non volete rinunciare a tutti i progressi che avete compiuto finora, cercate di far diventare l’occasione del vasino un momento divertente con libri, giochi, musica, raccontando storie o cantando canzoncine. Molti bambini traggono il massimo giovamento da un rapporto uno a uno con il loro genitore.


Quando sentite che il bambino sembra aver accettato di buon grado l’educazione al vasino, allora potrete iniziare ad accompagnarlo in bagno circa ogni ora e mezza o due, o comunque quando vi sembra che ne senta il bisogno.


  • Quando si verificano tanti incidenti

Nei primissimi tempi è normale che abbia incidenti ogni giorno; un modo per ridurne la frequenza è quello di diventare esperti nella lettura dei segnali che precedono l’eliminazione. Se deve fare la cacca, per esempio, potrebbe fare un po’ d’aria oppure mettersi in ginocchio o toccarsi il culetto, o ancora: cambiare espressione del viso, borbottare, smettere di giocare, piegarsi in avanti toccandosi il pancino, lamentare mal di pancia.


Quando deve fare pipì, invece, i comportamenti più comuni sono: saltellare da un piede all’altro, dondolarsi avanti e indietro, stare sulle punte, incrociare le gambe, toccarsi le mutandine, stringere le cosce, diventare improvvisamente silenzioso. Un altro campanellino d’allarme potrebbe essere, semplicemente, l’avvicinarsi dell’ora in cui è solito fare la pipì: al mattino appena sveglio o dopo un pisolino, quando sono trascorsi un’ora e mezza o due dall’ultima pipì, oppure da 20 a 45 minuti dopo avere bevuto.


Un buon consiglio è di non chiedere al bambino se vuole andare sul vasino: a volte i bambini hanno un comportamento oppositivo a questa domanda e spesso e volentieri la risposta sarà “no”. Piuttosto fate una bella proposta: “Andiamo sul vasino!”; oppure offrite una scelta dicendo: “Vuoi usare il vasino oppure il water per fare la pipì?”; potete anche prendere il bambino per mano e accompagnarlo in bagno, dicendo: “Cosa ne dici di andare sul vasino?”.


C’è un’ultima questione da considerare: vi sembra di dare maggiori attenzioni al bambino quando ha un incidente oppure quando la fa nel vasino? Il consiglio è quello di pulire senza dare troppa importanza agli incidenti, mentre, quando la fa nel vasino, fategli un po’ di coccole e riempitelo di attenzioni.


  • Non la fa mai nel vasino, ma sempre nelle mutandine

In questo caso è possibile che il bambino non sia in ascolto del proprio corpo e che non riesca a distinguere gli stimoli, oppure potrebbe essere così occupato con il suo gioco da non prendere in considerazione l’idea di andare in bagno.


Si potrebbe tenere il vasino vicino al piccolo e vestirlo nella maniera più semplice possibile; una volta che avrà imparato ad andare sul vaso senza difficoltà lo si potrà spostare nel bagno.


Potreste dedicare un weekend all’ascolto dei segnali del piccolo: lui apprezzerà molto il rapporto uno a uno che si crea in queste occasioni e collaborerà più volentieri.

Episodi di costipazione

Da quest’estate Emma, due anni appena compiuti, ha sempre maggiore interesse per il vasino che usava con gran gioia a ogni cambio pannolino. Ritenevo che lo spannolinamento fosse ancora una cosa futuribile ma ero felice di come stavano andando le cose.


Ebbene, da un paio di settimane invece siamo regrediti, nel senso che quando le propongo di usare il vasino mi dice “No no, no pipì.” Io non la forzo e credo di avere anche una spiegazione a questo: ultimamente Emma ha avuto mal di gola e agli orecchi per un’ infiammazione di origine batterica e in concomitanza è tornata anche a essere un po’ stitica per colpa dell’antibiotico…


Alessia, mamma di Emma


Possono accadere degli episodi di costipazione durante l’educazione al vasino. Spesso capitano dopo un periodo di malattia, una febbre, oppure dopo che il bambino ha assunto medicinali, o in un periodo di cambiamento; insomma, quando il suo organismo è in subbuglio e l’intestino ne risente.


In questi casi occorre attendere qualche giorno per vedere se le cose migliorano. Nel frattempo, e prima di ricorrere a blandi lassativi, è bene affrontare la cosa senza ansia e cercare di seguire alcune regole di base per un buon transito intestinale.

Durante gli episodi di stitichezza le feci sono poche e dure, e più tempo rimangono nell’ultima parte del retto, più perdono acqua e si induriscono. Stitichezza produce stitichezza. Se un bambino di poche settimane non evacua, soprattutto se prende il latte della mamma, non diventa stitico, perché le sue feci restano morbide e abbondanti1, ma quando viene svezzato o è più grandicello può presentare questo disturbo. Feci secche e dure che fanno male al sederino possono indurre il bambino a cercare di evitare l’evacuazione. Si formano così “palline” ancora più dure che saranno sempre più difficili da espellere.


Che fare? Prima di tutto bisogna prestare attenzione alla dieta, che deve essere sempre ricca di fibre vegetali. Queste, non venendo assorbite nell’intestino, si mischiano alle feci e trattengono l’acqua, rendendole più morbide. Dovremmo offrire al bambino molti liquidi: è bevendo che l’intestino si rimette in moto e l’organismo si idrata. Privilegiate in primo luogo l’acqua o, in seconda battuta, succhi di frutta alla mela, pera, lampone, uva, prugna e così via, meglio ancora se non industriali, ma fatti in casa. Bere bevande calde, come latte, tè, camomilla può fargli molto bene.


Tenete presente però che il tè contiene sostanze eccitanti e, se bevuto in grandi quantità, limita l’assorbimento del ferro, sostanza importante per la crescita; preferite quindi il deteinato oppure offritelo molto diluito. Se volete favorire un buon sonno evitate di darlo alla sera o prima del riposino.


Alcuni frutti in particolare aiutano molto il transito intestinale: soprattutto le prugne, le pere, i kiwi, ma in generale tutta la frutta o la verdura, meglio se di stagione, sono una panacea per la stitichezza. Nel caso il bambino non accetti di mangiare le verdure o la frutta, occorrerà ricorrere alla fantasia, senza cercare di ingannarlo e senza rincorrerlo per la casa per imboccarlo: non ce n’è bisogno, trasformeremo la situazione in un’inutile lotta e alimenteremo solo la preoccupazione. Per esempio le minestre frullate possono essere associate a dei colori e insaporite con pasta di forme divertenti come anellini o stelline. Una poco invitante “minestra di spinaci” può diventare un’appetitosa “speciale zuppa verde”; allo stesso modo la crema di pomodoro può diventare la “magica minestra rossa”. Immedesimarsi nella fantasia dei colori dei cibi interesserà e incuriosirà il bambino.


Cosa può piacere poi al bambino? Yogurt, latte, frutta (kiwi, mandarini, mele e pere e tutta la frutta di stagione), cereali (meglio se biologici perché quelli classici da colazione del supermercato contengono elevate quantità di zuccheri). E poi pane, pasta e riso integrali. Insaccati, patatine e bevande gassate sono invece da evitare.


Anche l’abitudine di sedersi sul vasino a una certa ora del giorno, senza fretta, dopo un pasto (per sfruttare il riflesso gastro-colico), aiuta molto; viceversa è sbagliato rimandare lo stimolo magari per mancanza di tempo. I bambini che vanno a scuola quasi mai la fanno lì e anche se gli scappa, preferiscono rimandarla, lasciandola nella parte finale dell’intestino dove piano piano si secca e diventa dura. Meglio allora svegliarsi un quarto d’ora prima, fare una bella colazione e andare al gabinetto2.


A volte se il bambino soffre di stitichezza può essere messo sul vasino come rimedio, anche se non mostra tutti i segnali di prontezza per iniziare lo spannolinamento. Sicuramente la posizione seduta con i piedi ben poggiati per terra lo aiuta a evacuare poiché, rispetto alla posizione in piedi, risulta più fisiologica per l’evacuazione3. Pur non avendo ancora abbandonato il pannolino, il bambino, anche piccolissimo, può benissimo usare il vasino per i suoi bisogni. Se la cosa viene vissuta in modo rilassato da tutta la famiglia può essere un rimedio per la stitichezza, ma anche un modo per far prendere confidenza con il vasino e per iniziare a fargli capire che si può fare anche senza pannolino.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Il vasino ha risolto gran parte dei problemi di stitichezza di Julian, in quanto da quando aveva un anno e mezzo fa la popò solo sul vasino (escludiamo diarree o casi simili in cui non ha il controllo) e quasi sempre la sera dopo cena… essendo stitico un giorno sì e uno no… però funziona, sarà la posizione, sarà che è consapevole?

Marjio, mamma di Anja e Julian



Riccardo verso i due anni non bagnava più le mutandine però occasionalmente abbiamo avuto qualche difficoltà in più con la cacca. I primi giorni la faceva le solite due volte al giorno negli slip, poi ha cominciato a trattenerla. Saranno stati complici anche i suoi due anni, forse? I famosi “terrible two”?


Ho cercato di non dar peso alla questione, lasciando che si liberasse da solo, ma purtroppo siamo dovuti intervenire tre o quattro volte con microclismi o suppostine di glicerina, perché le feci si erano indurite e lui non riusciva/voleva spingere.


In contemporanea abbiamo incrementato le fibre nell’alimentazione e integrato con fermenti lattici.


E per un po’ di giorni gli abbiamo dato anche un cucchiaino di lattulosio alla sera superando piano piano anche questa difficoltà.

Elena, mamma di Riccardo



Noi purtroppo abbiamo vissuto due anni terribili con Alex, dai due ai quattro anni. Aveva un serio problema di stitichezza e non vi dico le lacrime, gli urli che faceva… ci piangeva il cuore ogni trequattro giorni, e abbiamo provato di tutto ma all’inizio non funzionava nulla. Il pediatra ci ha prescritto una specie di marmellata per rendere le feci più molli, ma è servita solo parzialmente.


Alex si sedeva sul water e voleva stare solo. Non vi dico quanti clisterini gli abbiamo fatto, perché le sue feci avevano un diametro di 4-5 cm ed erano durissime, quasi fossero cemento. Poi abbiamo provato a farlo mettere nella vasca da bagno con acqua calda e questo lo aiutava sempre.


Abbiamo anche usato dei granuli omeopatici che lo hanno aiutato tantissimo. Passati i quattro anni ha trovato il suo giusto equilibrio e ora da tre anni le cose funzionano bene… ma quei due anni sono stati un incubo per lui. Alex aveva molta paura di andare di corpo e noi seguivamo ogni suo desiderio pur di dargli un po’ di sollievo.

Chicco, papà di Alex



Fabio non ha più il pannolino diurno dall’aprile 2009 e tra progressi e regressioni siamo andati molto bene per la pipì. Per la cacca sentiva che stava arrivando, ne usciva magari un po’, ma riusciva a farla nel vasino. Ora è da ottobre che la fa solo nelle mutandine, e varie volte durante il giorno, non tutti i giorni.


Fa palline minuscole, oppure sporca solo un po’ le mutandine e solo dopo vari tentativi la fa tutta (e sempre fuori casa…).


La cosa più brutta è che lì è delicatissimo e se non lavi subito si arrossa tutto e poi sente pure dolore.


Credo sia anche un po’ di stitichezza, in effetti non gradisce più tanto la frutta e la verdura. Ma temo anche che qualche interferenza esterna l’abbia bloccato. Forse mio padre gli ha fatto pesare di doverlo cambiare in continuazione… certo è che è una pena vederlo soffrire se il culetto si arrossa, ma è anche una scocciatura cambiarlo quattro-cinque volte al giorno.


Io non gli dico mai nulla, se non “la prossima volta andiamo al gabinetto o se preferisci al vasino. Non fa niente se è scappata”.

Vally, mamma di Fabio, 30 mesi

Il rifiuto del vasino

Uno dei problemi più comuni è quando il bambino “sciopera”: non ne vuole sapere di usare né vasino, né riduttore, né water, né pannolino, semplicemente si rifiuta di fare la cacca. Alcuni bambini trattengono i loro bisogni creando costipazione che complica ulteriormente le cose.


C’è un tempo per ogni cosa e questa può essere una fase difficile, ma transitoria. Con la calma e con un occhio all’alimentazione, evitando di fargli respirare ansia o vergogna e di trasmettergli la sensazione che si abbia a che fare con qualcosa di sporco, tutto tornerà alla normalità. Il problema non va comunque sottovalutato e dev’essere affrontato, dal momento che la stipsi è la causa più frequente di dolore addominale acuto in età pediatrica?4.


I bambini in genere trattengono la cacca per una di queste ragioni5:


- fare la cacca richiede tempo e un bambino vivace che gioca e si diverte non ha voglia di stare sul vasino per un periodo lungo;


- la sensazione di lasciare andare la cacca nel water dopo averla sempre fatta nel pannolino può sembrargli molto strana;


- un bambino molto attivo e abituato a stare in piedi per fare la cacca trova scomodo stare fermo sul vasino e questo rappresenta per lui un cambio di routine;


- Il bambino pensa che la cacca sia una parte di lui e non riesce a capire perché dovrebbe lasciarla andare;


- può associare l’evacuazione con lo sporcarsi e si rifiuta di farlo;


- può avere provato dolore una volta per la consistenza delle feci e non vuole più ripetere l’esperienza6;


- è costipato e non riesce a scaricarsi.

Non vale la pena tentare di risolvere le cose senza avere identificato una causa, ma una volta individuata si può elaborare un piano di azione per aiutarlo. La cosa migliore sarà sempre cercare di parlare con lui, piano piano, con molta pazienza, tentando anche di intuire le sue difficoltà, senza insistere, provando a riformulare il suo pensiero se avete delle ipotesi sul suo rifiuto.


Dal momento che a questa età il bambino non è del tutto in grado di esprimere i suoi sentimenti, potreste aiutarlo facendogli delle domande chiuse, piuttosto che aperte. Per esempio se sospettate che in precedenza abbia provato dolore durante l’evacuazione e che questo ricordo spiacevole lo blocchi, potete chiederglielo direttamente: “Hai paura che ti faccia male?”.


Si possono poi prendere in considerazione alcune cose da non fare:


- non arrabbiarsi: non sgridate il bambino e non fatelo sentire in colpa, soprattutto non fatelo vergognare. Il bambino non sta facendo tutto questo di proposito, non sta cercando di farvi diventare matti, sta solo cercando di risolvere il problema come voi;


- non mettete il bambino a sedere sul vasino dicendo “prova e spingi”: lui riesce a fare la cacca solo quando è pronto e rilassato, forzarlo potrebbe creare il rischio della formazione di piccole ragadi o emorroidi molto dolorose. Inoltre le ragadi causano costipazione e feci dure, con conseguente peggioramento dei taglietti sull’ano che innescherebbero un circolo vizioso di dolore e frustrazione che si può evitare.


Ovviamente spingere un po’ può essere normale per evacuare, ma se si sta sforzando troppo significa che non è pronto per farla. Casomai gli si può far bere un po’ d’acqua, una bevanda calda oppure mangiare un po’ di frutta e riprovare dopo dieciventi minuti.


Fate in modo che il vostro bambino non si trattenga a lungo: quando segnala che gli scappa non lasciate passare troppo tempo, trovate subito un bagno.


Ecco alcune cose che si possono fare per i casi di rifiuto del vasino:


- potete fare dei massaggi circolari in senso orario sul pancino seguendo la peristalsi, stendendo il bambino di fronte a voi su una superficie morbida: questo lo aiuterà a rilassarsi e stimolerà il transito intestinale;


- nei casi di rifiuto del vasino, non va lasciato da solo a risolvere il suo problema, né tanto meno ignorato. Sicuramente c’è stata una causa che ha scatenato la sua opposizione, che va ricercata con pazienza, con la consapevolezza che si tratta di una fase passeggera superabile, senza caricare il bambino di aspettative o di ansie.


D’altra parte l’argomento non deve nemmeno diventare il principale protagonista del vostro rapporto nel momento in cui il problema si presenta. Al bimbo va data fiducia: sarà lui stesso a segnalare i suoi bisogni nel caso di necessità. Dobbiamo quindi “osservare” i suoi comportamenti piuttosto che “dirigerli”.


Una buona idea può essere quella di aspettare che sia lui stesso a chiedere di andare sul vasino, piuttosto che invitarlo a fare delle tappe “forzate” quando non ne sente il bisogno o è impegnato a fare altro. Quando è più piccolino e non è ancora in grado di segnalare a voce i suoi bisogni andranno invece osservati i suoi comportamenti, per vedere se si tratta del momento giusto per proporgli di andare in bagno.


Il tutto senza insistere e tenendo presente ancora una volta che noi genitori siamo i suoi primi esempi di comportamento e che l’imitazione di tutto ciò che fanno i grandi è per lui una fonte di motivazione fortissima in ogni aspetto della vita quotidiana.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Passato l’entusiasmo iniziale, Daniele ha cominciato a rifiutarsi, guai se gli dicevi “Andiamo a fare la pipì nel vasino”… erano scenate a non finire. Per cui, un po’ perché ha cominciato a fare freddo, un po’ per questo netto rifiuto, abbiamo lasciato perdere per qualche tempo… a parte quando arrivava da lui il desiderio di usare il vasino. Adesso è da un mesetto circa, forse anche un po’ di più, che in casa è sempre senza pannolino e si migliora di giorno in giorno…

Antonella, mamma di Daniele (2 anni)



Io mi trovo con una bimba di ventisei mesi che già da quando ha compiuto due anni esatti fa la pipì di giorno e di notte solo nel water, ne abbiamo persa una sola in due mesi, anche di notte… Ma la cacca, quella rigorosamente solo nelle mutandine… e lo sa che si fa nel water, ma lei si oppone. Ora saranno circa cinquesei giorni che alla mattina la fa insieme alla pipì nel water, ma questo accade solo se le scappa quando è già sul water per fare la pipì… È preoccupata di sporcarsi: quando la vedo sul water che sta spingendo mi fa una faccia “schifata”, poi vuole vedere la sua cacca e se non la pulisco subito subito piange. Eppure lei sa che se se la fa addosso si sporca di più… è come se si vergognasse di farla nel water perché non vuole vedere la sua cacca…

Marzia

Quando il bambino vuole solo il suo pannolino

La mia bambina di tre anni non ne vuole sapere di fare la cacca nel vasino (o WC). In compenso non usa più il pannolino, né di giorno né di notte. Quando deve fare popò mi chiede il pannolino, altrimenti la trattiene. È molto regolare, ogni giorno la fa almeno una volta (di solito al mattino), perciò penso che sia solo un problema psicologico.

Una mamma


C’è una fase dell’educazione alla pulizia in cui è possibile che il bambino voglia fare i suoi bisogni solo nel suo pannolino. Non c’è nessun problema psicologico in senso stretto, ma si tratta di una fase intermedia verso l’autonomia e questo non deve scoraggiare i genitori. Il bambino sta solo reagendo al cambiamento che gli si chiede: finora ha avuto il suo pannolino, quasi un gesto di cura amorevole quello della mamma o del papà che lo cambiano sul fasciatoio, trovando magari il tempo di fare un po’ di coccole o massaggi sulla pancia.


A un certo punto invece gli si chiede di rinunciare a queste coccole e gli si propone di sedersi su un cerchio rigido, sul vasino o sul water, per fare cacca e pipì.


In questi casi insistere è controproducente, per il genitore e per il bambino. Se vuole il suo pannolino assecondiamolo, si tratta sicuramente di una fase, breve o lunga non possiamo prevederlo. Se però gli proponiamo anche di sedersi sul vasino, magari mettendo sotto il suo pannolino aperto, il bambino un po’ alla volta si abituerà e prima o poi si sentirà motivato a imitare l’adulto in tutti i gesti quotidiani.


A volte il passaggio dal pannolino al vasino crea dei periodi di crisi, in cui genitore e bambino non riescono a capirsi. Il primo passo è proprio rendersi conto che si tratta di un passaggio molto delicato, in cui genitore e bambino non devono scontrarsi e in cui il piccolo non va forzato. Non è sicuramente per testardaggine o per un capriccio che rifiuta il vasino o il water. Se l’evento verrà affrontato con molta calma e pazienza da parte del genitore, si scoprirà che può essere un passaggio semplice e indolore.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

I miei hanno tolto il pannolino molto tardi, tutti e due verso i tre anni: Giuseppe alla materna a due anni e nove mesi e Giovanni a tre anni compiuti, e hanno iniziato a farla in piedi nel WC. Per la cacca hanno iniziato più tardi, volevano farla nel pannolino; la facevano sì e no una volta, o al massimo due alla settimana a quell’età. Me l’hanno chiesto loro di farla nel water quando si son sentiti pronti e sicuri.

Alessandra, mamma di Giuseppe, Giovanni e Angela



Il mio bimbo quest’estate verso i due anni ha iniziato a usare il vasino, pedanetta (per fare la pipì in piedi nel WC), semplici alberi quand’eravamo in campagna all’aria aperta e riduttore. Così ho pensato: “Bene quando torneremo a casa, e avrà un posto tutto suo e sempre fisso, riusciremo a eliminare del tutto il pannolino”. E invece… Lui adesso vuole il suo pannolino e dice che la pipì non la deve fare, sono rare le occasioni in cui si siede sul vasino e ogni tanto la fa mentre lo lavo. So che quando fa la cacca gli dà fastidio sedersi, me lo dice proprio: “non mi posso sedere perché ho fatto la cacca”, odia essere cambiato. Io non insisto e aspetto fiduciosa (ma senza ansia) il “suo” momento.

Stefi



Leonardo ancora adesso (quasi quattro anni) qualche volta vuole il pannolino per fare la cacca.

Chiara, mamma di Leonardo

Come fare un massaggio efficace per il mal di pancia

Se capitano episodi di costipazione durante l’educazione al vasino, il motivo potrebbe essere che il bambino non accetta ancora di stare senza pannolino.


Quando si iniziano a mettere le mutandine vengono a mancare quei momenti in cui mamma e bambino si scambiano le coccole durante il cambio sul fasciatoio, tanto che il piccolo potrebbe avere nostalgia di questi semplici gesti d’amore.


Un massaggio non può fare che bene, sia al genitore che al figlio: entrambi beneficeranno del contatto pelle a pelle, un contatto che fin dalla nascita ha degli effetti piacevoli e terapeutici e che va riproposto anche quando cresce.


Un semplicissimo massaggio al pancino va fatto in questo modo: stendete il piccolo sul letto di fronte a voi e fate dei massaggi in senso orario (secondo la direzione del colon) sulla pancia, sotto la cassa toracica. La mano non deve esercitare una pressione troppo leggera da fare il solletico, ma al tempo stesso non tanto forte da provocare dolore; il bambino deve sentire un tocco deciso e morbido nello stesso tempo. Alcuni accorgimenti: le vostre mani non devono essere fredde e la stanza dovrebbe avere una giusta temperatura, in modo che il piccino non si irrigidisca quando lo svestite. Questi movimenti lo rilassano e metteranno un po’ in movimento l’intestino.


In caso invece di dissenteria il massaggio va svolto in senso antiorario, contrario alla direzione dei movimenti della peristalsi intestinale7.


Il bambino adora essere massaggiato, soprattutto quando il massaggio è accompagnato da un gioco oppure da una canzone. Per massaggiare il ventre, per esempio, possiamo inventare noi stessi varie rime, filastrocche o storie, oppure raccontare a modo nostro dei classici giochi che si fanno in questi casi. Un gioco molto apprezzato dai bambini è fare la pizza sulla pancia, oppure gli gnocchi8 sulla schiena. Sono giochi semplici e diretti da cui il bambino trarrà grande benessere e piacere, e l’interazione con il genitore creerà un piacevole momento di scambio e di intimità.


I massaggi e i giochi di contatto non sono terapeutici in senso stretto: se il bambino è costipato sono utili per rilassarlo e per mettere in movimento l’intestino; possono essere d’aiuto, ma non sono la soluzione se si verificano episodi di stitichezza, che vanno valutati attentamente. Qualora cambiando la dieta e osservando una corretta alimentazione ricca di fibre, praticando massaggi, facendo movimento fisico, e mantenendo una certa routine durante la giornata, i momenti di stitichezza persistono, occorrerà contattare il pediatra e cercare insieme una soluzione.

Il mio bambino ha una regressione

Almeno l’80% dei genitori riferisce di avere a che fare con una regressione durante l’educazione al vasino9; se prima non si perdeva una pipì, da un momento all’altro le cose cambiano e si verificano incidenti continui. Esistono milioni di ragioni per le quali un bambino che sta avendo successo con l’educazione al vasino all’improvviso possa mostrare delle regressioni.


Qui trovate una lista delle ragioni più comuni:


- c’è un cambiamento in famiglia oppure qualcosa che ha alterato il suo equilibrio, come un trasloco, un fratellino, un divorzio, un matrimonio, una vacanza, degli ospiti in casa oppure una trasferta;


- una malattia o una ferita del bambino o del genitore che interferiscono nella normale routine dell’educazione al vasino;


- si è verificato un cambiamento drastico, come per esempio l’inizio del nido o della scuola materna, un fratellino che lascia l’asilo oppure un genitore, che di solito si trova in casa, che riprende a lavorare;


- finora il bambino è riuscito nell’educazione al vasino, ma ci sono stati alcuni incidenti che hanno intaccato la fiducia in se stesso: per esempio un episodio in pubblico particolarmente imbarazzante, o i commenti non richiesti di un familiare o di una persona estranea che hanno fatto sentire il bambino inadeguato.


Le regressioni sono sempre temporanee, per questo quando si presentano basta mettersi nell’ordine di idee che per un po’ si ritorna alle vecchie maniere, ripetendo le cose che funzionavano in precedenza: si possono fare letture sull’argomento, oppure se stava usando perfettamente il suo vasino, ora, dopo una regressione, sarà necessario proporgli il water. Oppure sarà necessario ricominciare a ricordargli di andare in bagno ogni due ore. Mettete da parte per un attimo l’orgoglio per avercela quasi fatta o la delusione per l’accaduto, di certo la colpa della regressione non è da imputare a voi: il vostro bambino sta solo superando una normale tappa di crescita.


L’educazione al vasino non ha regole fisse e dipende molto dalla comunicazione tra genitore e bambino. Fidarsi delle proprie intuizioni di genitore per capire i momenti giusti è di sicuro la strada più corretta. Bisogna tener presente che nel percorso di educazione alla pulizia ci sono sempre alti e bassi: i bambini non hanno lo stesso umore tutti i giorni e l’educazione al vasino è strettamente collegata a tutto ciò che accade durante la giornata. I piccoli si affezionano al loro pannolino, lo considerano un modo con cui il genitore si prende cura di loro ed è normalissimo che durante lo spannolinamento richiedano di usarlo anche se fino al giorno prima non ne volevano sapere.


Sono fasi altalenanti, non c’è nessuna fretta di toglierlo se il bambino desidera tenerlo addosso. Magari, pensandoci, si riesce a intuire come mai i bambini mostrano fasi di regressione e rifiutano il pannolino; forse la mamma ha ricominciato a lavorare, o forse hanno solo bisogno di attenzioni extra per qualche giorno. A volte noi adulti siamo poco attenti alla loro sensibilità e non percepiamo i segnali che ci mandano.


La cosa migliore è parlare con loro e, se ci sono dei sospetti sui motivi, provate direttamente a chiederlo ai vostri bambini. Se sospettate che siano arrabbiati per qualcosa, provate a domandare: “Sei arrabbiato perché vuoi il tuo pannolino?”, oppure: “Sei arrabbiato perché vuoi che la mamma ti faccia un po’ di coccole?”. I bimbi non hanno un linguaggio così ricco per esprimere i loro bisogni e se li aiutiamo a esprimersi la comunicazione sarà più fluida.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Emma ha due anni e due mesi e in questo ultimo periodo aveva tanti slanci da bimba grande, soprattutto il suo mito era un’amichetta del nido senza pannolino da giugno, così per Natale le ho fatto portare da Babbo Natale una decina di paia di mutande per vedere come avrebbe potuto reagire.


Lei pareva felice di questa cosa quindi dall’inizio dell’anno abbiamo fatto i primi tentativi senza pannolino. Come prima prova dopo il riposino pomeridiano non è andata male perché si è bagnata quasi immediatamente e poi è arrivata asciutta fino alla nanna serale (ogni tanto la portavo sul riduttore). Il giorno successivo siamo stati fuori una giornata intera quindi l’ho lasciata spannolinata solo pochino verso sera. Il giorno dopo ancora, addirittura, è voluta rimanere senza pannolino anche per uscire e ci sono stati due “incidenti” uno di cacca e uno di pipì dopo cena, quindi mi dico: “Ok, andiamo benino”. Eravamo comunque noi ad accompagnarla ad andare sul riduttore, lei non ha mai detto “pipì” anche se poi la faceva ogni volta.


Arriviamo al lunedì successivo e capisco subito che qualcosa non va perché appena alzata non vuole andare sul gabinetto; poi la invito a stare lì ma non fa nulla, le tolgo il pannolino (e son le undici di mattina) e si bagna quasi immediatamente e poi nell’arco di due ore si sarà bagnata altre trequattro volte. Io sono stata sempre tranquilla, non l’ho mai brontolata. Poi le chiedo: “Ma vuoi le mutande o il pannolino”? E lei: “Pannolino, io piccola!!!”. Di solito mi diceva sempre “Io grande, mutande!!!”. Così l’ho assecondata e le ho rimesso il pannolino.


È bene che lasci perdere per un po’? Forse ero io che credevo fosse pronta e non lo era? Magari voleva semplicemente emulare l’amichetta del cuore? D’altronde sto rispettando i suoi tempi in tutte le tappe della sua crescita e mi dispiacerebbe piegarla a qualcosa che non sente ancora sua.

Alessia, mamma di Emma (2 anni)



Avevamo iniziato abbastanza bene a 22-23 mesi: sedevamo Bea sul riduttore e lei faceva la pipì. Poi non so cosa sia successo, ma non ne voleva più sapere, anzi prima mi diceva quando aveva fatto pipì o popò sul pannolino e poi più niente, non voleva neanche più che le cambiassi il pannolino. Così su consiglio di varie mamme l’ho lasciata tranquilla, e quando dopo un mesetto ha ripreso il nido le maestre mi hanno detto che all’asilo Bea voleva fare la pipì nel WC. Io sbalordita ho detto: “Va bene, come dite voi. Da domani niente panno”. Ed è stato proprio così, ora è senza pannolino e ha 28 mesi.

Ilenia, mamma di Beatrice



Abbiamo avuto un brutto incidente: uno zio tedesco si scandalizzava perché mio figlio faceva pipì per strada. Lo zio ignorante rimproverò me e mio marito davanti al bambino di averlo educato male e di fare delle cose sporche. Il piccolo ha avuto tre giorni di crisi, si faceva di nuovo la pipì addosso, poi ne abbiamo parlato e si è risolto tutto.

Senza questo incidente, il bambino si sarebbe spannolinato prima, ma pazienza!

Simona, mamma di Andrea



Per un certo periodo non diceva più se la faceva o meno e si nascondeva. Secondo me qualcuno della famiglia (forse mio padre) ha esagerato con i commenti.

Vally, mamma di Fabio



Un giorno Riccardo mi disse che non voleva più il pannolino: ho colto al volo l’occasione e magicamente è comparso in casa un vasino. Di tanto in tanto lo sedevo lì e qualche volta ha anche fatto pipì.


Verso maggio non c’è più stato modo di avvicinarlo al vasino, neanche per gioco, e ho fatto finta di nulla; solo, ogni volta che lo cambiavo gli facevo notare che aveva fatto cacca o pipì.


La prima settimana di giugno, complice una mini vacanza al mare con la nonna materna che ha sempre sostenuto la mia scelta dei pannolini lavabili, c’è stato un primo serio tentativo di spannolinamento. Però, nonostante la spiaggia, i costumini e le mutandine, il vasino e il riduttore erano quasi dei nemici… O meglio, degli amici con cui giocare, ma non degli strumenti da usare. Ma il babbo non era convinto (ancora troppo piccolo!), io ero in un periodo molto faticoso al lavoro e così non se n’è poi fatto nulla.


Vasino e riduttore sono rimasti lì, in bagno. E durante l’estate ci siamo limitati a leggergli, tra gli altri, un librino con una bimba seduta sul vasino.


A fine agosto, dopo le ferie, ero molto più motivata e così ho colto l’ultimo periodo a casa da sola con lui. Anche perché ormai da diversi mesi i pannolini della notte e del pisolino pomeridiano erano sempre asciutti.


Abbiamo iniziato il 23 agosto, a 23 mesi e una settimana.


Ho eliminato tutti i tappeti da casa, così da semplificarmi la vita a pulire, e ho preparato una bella pila di mutandine e di pantaloncini (per fortuna girava scalzo e ci siamo risparmiati calze e scarpe). Via il pannolino. Solo per la notte e il pisolo. La prima settimana è stata un delirio: cercavo di portarlo al vasino a intervalli regolari, ma lui la faceva, per terra, puntualmente due minuti dopo.


Non ho contato quante volte al giorno lavavo mutande e pantaloncini.


A superare questa prima fase mi hanno aiutato mia madre, che diverse volte è venuta in mio soccorso, e una cara amica, che aveva spannolinato la figlia un paio di mesi prima.


Improvvisamente, alla fine della prima settimana c’è stata la svolta… Riccardo ha cominciato a fare la pipì nel vasino.


Certo, dovevo portarcelo io, ma la faceva lì e non più in giro.


E ogni pipì nel vasino veniva festeggiata con la danza della pipì. Il 1° settembre ha ripreso ad andare al nido e le educatrici hanno continuato ad accompagnarlo al vasino/waterino. Gli incidenti sono stati davvero pochi, solo i primi giorni. Il 12 settembre, di comune accordo con loro, abbiamo tolto anche il “pannolo” del pisolo e quindi anche quello della notte. Incidenti di percorso: uno solo!!!

Elena mamma di Riccardo

Quando chiamare un dottore

L’educazione al vasino è un percorso che prevede incidenti, momenti di regressione e costipazione, ma quando è davvero il caso di chiamare un medico? Vediamo insieme un elenco di segnali che possono richiedere l’intervento di un consiglio medico:


- il bambino non va in bagno da quattro o più giorni;


- c’è sangue nelle sue urine;


- ha la febbre, la nausea oppure vomita;


- non fa la pipì da troppe ore rispetto al suo solito (più di tre o quattro);


- fa fatica a fare la pipì, anche quando gli scappa;


- le urine hanno un odore cattivissimo;


- è completamente svezzato dal pannolino, ma ha delle improvvise regressioni senza motivo apparente;


- vi state arrabbiando tantissimo: i problemi che hanno a che fare con lo svezzamento da pannolino sono molto frustranti e sono una delle cause più frequenti di maltrattamento dei figli10. In questi casi è molto meglio concedersi una pausa e confrontarsi con un esperto.


Se il bambino sta incontrando grandi difficoltà ad andare in bagno, alle volte è necessario chiamare il pediatra che, quando tutti gli altri rimedi non hanno funzionato, potrà somministrare un lassativo blando, oppure un integratore di fibre o qualcosa per rendere le feci più molli. In generale sarebbe meglio evitare gli interventi invasivi per il bambino come i microclismi, sebbene siano molto diffusi durante gli episodi di stitichezza; cercate di ricorrere a questi metodi solo in caso di estremo bisogno e sotto il consiglio di un medico. A lungo termine qualsiasi intervento esterno potrebbe diminuire la sensibilità del bambino e la sua percezione del bisogno e dello stimolo, oppure potrebbe inibirlo e peggiorare la situazione causando ritenzione delle feci e innescando un circolo vizioso.


Ripetiamo ancora una volta che ogni bambino può avere dei problemi con lo spannolinamento e ciò non ha nulla a che fare con il suo sviluppo cognitivo o con la vostra capacità di essere genitori.

Encopresi

L’encopresi è un disturbo che consiste nella perdita di feci in modo involontario. Spesso i bambini con questo disturbo sono stati stitici nei primi anni di vita, e a volte i genitori li hanno stimolati di frequente con supposte di glicerina o microclismi. A differenza dell’enuresi, che avviene per lo più di notte, l’encopresi si verifica sempre di giorno11. Essa si manifesta con il bambino che sporca le mutandine, ma non perché non abbia imparato a pulirsi bene da solo: solitamente capita perché il bambino è costipato oppure perché ci sono delle piccole ragadi anali e risponde trattenendo le feci. Quando avverte l’impulso di defecare si spaventa all’idea di provare dolore e reagisce trattenendo. Il ruolo del colon e del retto (si veda a questo proposito la parte che riguarda la fisiologia) è di assorbire acqua dalle feci. Così più a lungo il bambino le trattiene (a prescindere dal fatto che sia un evento volontario o involontario), più queste diventano dure, rendendo l’evacuazione dolorosa; in questo modo si crea un circolo vizioso: ritenzione delle feci che causa defecazione più difficile, che a sua volta causa maggiore ritenzione delle feci. Quando l’intestino è molto sovraccarico, può capitare che i muscoli rettali diventino iperattivi e che, nello stesso tempo, i muscoli dell’ano si rilassino per riflesso in risposta all’attività del retto. Così quando i muscoli si contraggono per eliminare il blocco, il bambino non ha un controllo volontario su quanto accade, le feci più liquide superano la barriera delle feci più compatte e si sporca12.


La maggior parte dei bambini raggiunge il controllo dell’evacuazione di giorno e di notte a circa tre anni e mezzo; quindi è possibile parlare realisticamente di encopresi come patologia non prima dell’età di quattro anni.


I problemi dell’evacuazione delle feci sono più comuni di quanto si pensi: tra i bambini di cinquesei anni che iniziano a frequentare la scuola dell’obbligo, tre su cento si sporcano ancora; tale rapporto diventa di due su cento tra i sette e gli otto anni13. Si tratta di un problema più diffuso tra i maschi che tra le femmine. Alcuni genitori tendono a trascurare le difficoltà del loro bambino perché provano vergogna a parlarne con il pediatra. In realtà il problema va affrontato per evitare che il piccolo soffra, oltre che del dolore fisico causato dalla costipazione, anche del dolore psicologico. Spesso infatti a causa dell’odore questi bambini vengono derisi o emarginati dai loro pari, peggiorando il circolo vizioso. L’encopresi non è comunque l’origine del problema, quanto piuttosto il risultato di un problema14. Quindi prima di tutto bisognerà verificare se il bambino presenta episodi di rifiuto del vasino e costipazione, e risolverli nei modi descritti sopra. Nel caso questi rimedi non diano risultati occorrerà rivolgersi al pediatra per avere dei consigli: di solito il medico consiglia dei rammollitori fecali come lattilolo e lattulosio. La rieducazione delle funzioni intestinali del bambino potrà durare anche qualche mese nei casi più ostinati e, come in tutti i passaggi dal pannolino al vasino, anche per l’encopresi è bene sapere che arrabbiarsi con il bambino è un comportamento controproducente e che la pressione eccessiva (esortando il bambino costantemente a fare o non fare una data cosa) è l’ultima cosa al mondo che facilita l’apprendimento. Piuttosto stiamogli vicino, coccoliamolo e facciamogli dei massaggi sulla pancia, tutto questo lo aiuterà a liberarsi più facilmente.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Mi ero accorta che il piccolo Fabio di due anni e mezzo, appena inserito al nido, aveva dei comportamenti che non riuscivo a comprendere: portava ancora il pannolino e spesso durante il giorno si contorceva come se gli scappasse la cacca ma non riuscisse a farla. Faceva pena: si inarcava e camminava sulle punte dei piedi con tutto il corpicino contratto. Poi lo stimolo passava e tornava a giocare, il più delle volte in disparte perché gli altri bimbi avevano capito che non emanava un buon odore, povero piccolo. Dopo un po’ capii che Fabio durante le sue “danze” non spingeva, piuttosto tratteneva le feci. Se si cambiava il pannolino infatti si vedeva che lo aveva solo macchiato. Probabilmente a seguito di una situazione famigliare difficile di separazione dei suoi genitori si rifiutava di fare la cacca. Quello che potevo fare nelle ore in cui era al nido era solo parlargli e tenerlo il più possibile “sotto osservazione”. Durante il cambio pannolino cercai di massaggiargli un po’ il pancino con movimenti circolari. Il suo ventre era molto rigido e contratto rispetto agli altri bimbi che erano molto più rilassati. Sarà per il massaggio o sarà perché quel giorno gli feci delle coccole extra, ma dopo la nanna del pomeriggio Fabio aveva fatto la cacca nel pannolino. Il suo problema non era sicuramente risolto ma almeno per quel giorno al nido Fabio era riuscito a liberarsi.

Isabella, educatrice di asilo nido

Giuseppe ha iniziato ad avere problemi di stitichezza verso gli otto mesi, con l’introduzione del latte artificiale e del cibo solido. È un bambino che ha sempre mangiato molto poco ed è sempre cresciuto poco. Non amava le verdure e la frutta, al contrario di suo fratello che ne era avido fin dallo svezzamento. All’inizio ci siamo arrangiati con un po’ di stimolazione, qualche clisma quando la situazione, dopo parecchi giorni, si faceva “dura”. Il problema è diventato un incubo intorno ai due anni. Probabilmente è coinciso con lo spannolinamento (che è avvenuto con molta calma e rispetto dei suoi tempi). Giuseppe non ha mai amato né il vasino né il WC. Era come se lo bloccassero. Sembrava non interessargli l’atto di fare la cacca, anzi spesso ne ignorava proprio lo stimolo. Abbiamo provato un po’ di tutto, perché essendo un bimbo con scarso appetito ovviamente se non scaricava mangiava ancora meno. Il pediatra mi ha prescritto il lattulosio, le tavolette di fibra, le prugne secche e i fermenti, ma nulla, gli venivano dei gran mal di pancia ma lui teneva. Tratteneva! E me ne accorgevo perché lo stimolo spesso arrivava e lo vedevo camminare per tutta la casa inarcato in punta di piedi, a volte piangente, insomma stava malissimo ma non voleva rilassarsi, andare in bagno o farla nel pannolino. E spesso dovevo fargli il clistere, tra mille pianti e suppliche: “Ti prego la faccio domani!”. Dormiva male, gli venivano delle coliche dolorosissime. Spesso gli massaggiavo la pianta dei piedi, si rilassava e poi andava meglio, ma il suo problema non erano le feci dure o il mancato stimolo, era proprio il fatto che “non voleva” scaricare. La causa probabilmente era una ragade interna, o il fatto di aver associato il dolore alla cacca. È stato un periodo molto angosciante. La cosa si è risolta spontaneamente verso i cinque anni e mezzo, con qualche ricaduta (lui è anche un po’ pigro, spesso ha lo stimolo ma sta giocando e rimanda). Adesso ha sei anni e mezzo ed è molto regolare, però ci tiene molto a mostrarmi la sua “produzione”, spesso l’abbiamo fotografata per farla vedere al papà. Insomma, io credo che ci sia stato anche un problema psicologico alla base, il fatto che lui non volesse lasciarla andare, forse. Per fortuna è passata.

Alessandra, mamma di Giovanni, Giuseppe e Angela

Via il pannolino!
Via il pannolino!
Elena Dal Prà
Come dare l’addio al pannolino in una prospettiva educativa, etica ed ecologica.Suggerimenti e consigli pratici per togliere il pannolino, affrontando il percorso dello spannolinamento in modo sereno e senza forzature. Togliere il pannolino è una delle fasi più importanti nel percorso di crescita del bambino. Il percorso di apprendimento è duplice: non si tratta solo di imparare a usare il vasino, ma anche di abbandonare l’uso del pannolino.Via il pannolino! illustra quale sia il percorso più semplice e piacevole per togliere il pannolino , senza che vengano a generarsi forzature e conflitti, ma tenendo presente che non esistono ricette precostituite e che, anzi, molto dipende dal temperamento del bimbo e dall’effettiva disponibilità del genitore.Nel suo libro, Elena Dal Prà sfata così i miti più comuni sull’educazione all’uso del vasino, sull’enuresi e sull’età in cui dovrebbe iniziare il processo di “spannolinamento”, e prende in considerazione i diversi approcci esistenti, alla luce delle più recenti ricerche scientifiche e con la consapevolezza di come questo particolare momento della crescita rappresenti una pietra miliare nella maturazione fisica e psicologica del bambino, nonché uno dei primi passi che conducono alla sua autonomia, il tutto in un’ottica educativa, etica ed ecologica.Il volume è arricchito da numerose testimonianze di mamme e papà che hanno voluto condividere le loro esperienze per aiutare gli altri genitori che sono alla ricerca di consigli e suggerimenti e che desiderano informarsi per poter affrontare questo percorso in modo sereno, aiutando il bambino a leggere i segnali del proprio corpo. Conosci l’autore Elena Dal Prà è pedagogista e insegnante di massaggio infantile, approfondisce tematiche legate all’allattamento, alla crescita dei bambini, alla disciplina dolce e in particolare alle questioni educative e ambientali relative allo svezzamento da pannolino.Dal 2005 svolge attività di consulenza per enti pubblici e associazioni per il sostegno della donna, madre e lavoratrice. Scrive per il web aggiornando siti dedicati alla genitorialità e moderando forum di discussione.