CAPITOLO III

Si parte!

Come camminare, parlare, bere dal bicchiere, imparare a usare il vasino dovrebbe essere una esperienza graduale e piacevole per tutta la famiglia.

Prima di mettere un vasino nel bagno sarebbe necessario però pianificare le cose da fare.

Decidere l’approccio

Si possono scegliere vari approcci per educare al vasino: prima di iniziare provate a rispondere a queste domande:


- Qual è il vostro metodo di insegnamento al bambino?


- Qual è la modalità di apprendimento del vostro bimbo: osserva prima di prendere confidenza con una nuova competenza oppure si butta a capofitto finché non la padroneggia? È un ascoltatore o preferisce fare esperienza da solo?


- Quali soluzioni potete adottare per incoraggiare il vostro bimbo ad avventurarsi in nuove esperienze?


- Quanto tempo avete a disposizione?


- Quali sono i vostri obiettivi?


- Chi saranno le persone coinvolte nell’insegnamento?


Ci sono due fattori fondamentali che più di tutti gli altri influenzano il processo: l’atteggiamento dell’insegnante e il suo livello di pazienza.


Da notare che non si è detto nulla a proposito del bambino, questo perché i bimbi assimilano i gesti e le azioni che vedono compiere ai loro genitori e prima o poi li imiteranno.

I supporti da usare

Ci sono genitori che preferiscono comprare il vasino non appena decidono di iniziare con lo spannolinamento, altri invece preferiscono acquistarlo in anticipo e sistemarlo in un angolo del bagno così da metterlo a disposizione del bambino e stimolare la sua curiosità.


Alcuni potrebbero essere attratti e incuriositi dal vasino, altri cercheranno di sedersi sopra, altri ancora lo useranno come gioco.


Quando il vasino fa la sua comparsa in casa illustrate subito al bambino a che cosa serve: tenete presente che alcuni bimbi, se iniziano l’educazione alla pulizia oltre i due anni, potrebbero essere così pronti e desiderosi di fare come i grandi che vorranno passare subito all’uso del WC.

  • Il vasino
    L’acquisto del vasino è un passo importante; perché allora non coinvolgere anche il bambino in questo passo?
    In commercio ne esistono di moltissimi tipi: semplici, con il coperchio tipo mini water, portatili o convenzionali, alcuni addirittura suonano una melodia quando il bambino fa la pipì. Ma, mettiamoci nei suoi panni, sareste contenti di un meccanismo di questo tipo? Non sarebbe di disturbo per un bambino tanto quanto per un adulto? Un semplice vasino in plastica può fare al caso, l’importante è che sia comodo e che permetta al bambino di poggiare i piedi bene a terra in modo da facilitare lo svuotamento dell’intestino e della vescica1.
  • Il riduttore
    Il riduttore è un oggetto in plastica che ha la funzione di rendere il water utilizzabile riducendo la circonferenza dell’apertura del WC. In questo modo si evita al bambino la sensazione di “cadere dentro” al buco e al tempo stesso gli consente di sedersi sul WC esattamente come fanno mamma e papà. A volte è molto utile per coloro che non amano il vasino, oppure può essere proposto come alternativa nei momenti in cui il bambino ha un temporaneo rifiuto.
    Alcune mamme preferiscono passare direttamente al riduttore perché ritengono che il vasino sia un’inutile tappa in più per il piccolo.
VOCI DI MAMME E PAPÀ

Ho scelto di non acquistare vasini principalmente per due motivi: sono stati soldi buttati via sia per mia madre, con tre figli, che per mia sorella, che ha un figlio; sono dodici anni che lavoro nei reparti di degenza e la semplice idea di avere per casa recipienti che contengono pipì e pupù (che poi io devo lavare) mi avrebbe reso il compito molto difficile.

Mi sono invece premunita di due riduttori, uno per bagno.

Sonia, mamma di Luca e Leonardo



Io mi trovo meglio con il riduttore, che è molto più comodo anche da portare in vacanza, ma credo che all’inizio, soprattutto se il bambino vuole gestirsi da solo, sedersi e alzarsi e magari stare lì seduto con un libretto per conciliare la cacca, il vasino sia meglio. Piuttosto, il problema si pone quando andiamo in giro e non abbiamo il riduttore. Susanna non riesce a fare la pipì se la tengo sospesa sopra al water, quindi devo sperare che non sia troppo sporco e lasciarla appoggiare.

Elena, mamma di Susanna



Leonardo ha compiuto 26 mesi l’8 di agosto ed è da quando ne aveva 18 circa, forse meno, che a ogni cambio di pannolino lo porto direttamente sul WC col riduttore. Appena aperto il pannolino mi dice:”PIPI!” e allora subito al bagno! Ora lo dice solo in questa occasione, ma trovo il vasino una tappa in più da imparare e pure inutile. Perché insegnare una cosa per poi spiegare che non va bene e che la pipì e la popò vanno fatte nel gabinetto?

Silvia, mamma di Leonardo



Ad Alex ho tolto il pannolino a due anni su suggerimento delle maestre del nido perché si doveva preparare a passare alla materna, e dal pannolino siamo passati direttamente al WC. Con Sarah ho aspettato che fosse lei a decidere e a due anni e mezzo ha tolto il pannolino senza problemi, passando direttamente al WC. Ho iniziato a due anni chiedendole tutte le mattine se voleva fare pipì nel WC come la mamma. Il vasino non mi piace, mi sembra inutile fare due passaggi, meglio un rialzo da mettere vicino al WC, e quando lei diceva di sì provavamo; piano piano è diventato normale farla nel WC, sia pipì che cacca, e quando è stata pronta ha deciso di togliere il pannolino da sola.

Emma, mamma di Alex e Sarah



Marta non ha mai voluto sedersi sul vasino, nemmeno per gioco. Aveva capito benissimo a cosa serviva, o meglio, cosa volevo che ci facesse dentro. Però lei vedeva noi (il bagno chiuso a chiave è da tempo immemore un vago ricordo…) che usavamo il water e lì voleva salire! Solo che anche con la tavoletta ci cascava dentro! Allora ho reso il vasino a chi me lo aveva prestato ed ho comprato un riduttore.

Albertina, mamma di Marta (6 anni)

Il vasino: dove lo metto?

Emma ha ventun mesi e dall’inizio dell’estate abbiamo messo il vasino in bagno. Solitamente il mattino appena alzata le tolgo il pannolino per lavarla e le chiedo se vuole sedersi. Lei lo fa tutta felice, chiedendo anche a me di mettermi sul WC. Spesso fa la pipì, io le dico brava e la invito a buttarla nel WC, lei la versa dicendo “ciao ciao pipì”, alle volte si risiede e fa la cacca.

Alessia, mamma di Emma (21 mesi)



Il vasino lo teniamo sempre nello stesso punto del bagno, vicino al termosifone e sotto ho messo un tappeto di quelli con le piste per le macchine disegnate. Poi vuole essere assolutamente lui a svuotarlo nel WC e a risciacquarlo.

Stefania, mamma di Fabio (29 mesi)


Il vasino può essere messo in bagno, così che anche il bambino capisca che il posto in cui farà i bisogni è questa stanza, come lo è per tutti gli altri componenti della famiglia. Se c’è un vasino leggero e portatile possiamo spostarlo da una stanza all’altra, in modo da non essere obbligati a trasferirci al momento del bisogno. Il bambino potrebbe essere felice di essere in compagnia nella stanza dove stanno gli adulti e rilassarsi, giocare o leggere sul vasino; sta a noi decidere le modalità con cui farlo familiarizzare.

Il primo approccio alla pulizia

I genitori sono consapevoli del fatto che il bambino non vada forzato a stare sul vasino e ci sono mamme e papà che credono che ogni tappa della crescita del bambino non debba essere imposta, ma che occorra attendere i segnali di prontezza da parte del piccolo in tutte le fasi, quali per esempio l’allattamento, l’introduzione dei cibi solidi o l’inserimento all’asilo. Così anche per il percorso di abbandono del pannolino: può andare bene una prima conoscenza con il vasino, ma senza aspettarsi grandi risultati già da subito e tanto meno pensare di renderlo indipendente badando solamente all’età anagrafica.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Generalmente il vasino lo propongo solo nei vari cambi pannolino e se non vuole sedervisi non la forzo assolutamente, non credo sia ancora pronta per lo spannolinamento visto che a parte questi rituali che ho appena raccontato per il resto non dice mai quando fa la pipì e raramente quando fa la cacca (e sempre dopo comunque). In ogni caso, la vedo molto soddisfatta di sé quando riesce a farcela. Credo che quando i tempi saranno maturi me ne accorgerò.


Ora che è estate Emma è spesso libera per casa senza pannolino e se fa cacca o pipì in terra o sul tappeto le dico che magari la prossima volta lo dice alla mamma e andiamo insieme sul vasino, ma non la rimprovero mai.

Alessia, mamma di Emma (21 mesi)



All’inizio avevo un po’ di timore a lasciarlo senza pannolino anche per andare al parco, poi però ho provato ed è andata bene. I primi giorni perdeva molte pipì e la mia lavatrice era un ciclo continuo, poi man mano ha iniziato a bagnarsi sempre più di rado. A volte, capita ancora che si bagni (ma succede al massimo una volta al giorno e comunque non sempre).

Stefania, mamma di Fabio (29 mesi)

Una questione di abito

All’inizio del percorso di abbandono del pannolino, e anche oltre, dovremmo pensare a un abbigliamento comodo. Spogliare un bambino in poco tempo è importante, soprattutto i primi tempi: se si impiega troppo a svestirlo potremmo perdere il momento e arrivare in ritardo.


Per agevolare la sua indipendenza scegliete un abbigliamento pratico per voi e anche per lui; ideali, quindi, i pantaloni con un elastico in vita: sono morbidi e facilitano i movimenti, e questo vale anche per il gioco. Invece gli indumenti dotati di bottone, chiusura lampo e magari anche di cintura sono più difficili da togliere.


Lo aiuterete a fare da solo, insegnandogli piano piano a infilarsi le mutandine e i pantaloncini una gamba alla volta, spiegandogli il concetto di diritto e rovescio, sopra e sotto, destra e sinistra; un po’ alla volta il bambino imparerà a gestire questi gesti quotidiani, tanto semplici quanto essenziali per la sua vita in comunità.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

I primi giorni senza pannolino se ne andava in giro con gonnellina e mutandine e non faceva altro che piegarsi in avanti per guardarsele bene queste cosettine di stoffa elasticizzata tutte colorate che le piacevano da morire! Certo, non è che abbia capito subito che non assorbivano come il pannolino. A volte me lo diceva subito dopo che l’aveva fatta, a volte mentre correva per avvisarmi innaffiava tutto il corridoio… poi, ha iniziato a capire come controllare la vescica. Allora non avvisava proprio, la vedevi che partiva come una freccia, il riduttore era sempre sulla tavoletta e dunque tutto sempre pronto!

Albertina, mamma di Marta

L’importanza di lavarsi le mani

Lavarsi e vestirsi sono gesti quotidiani e il bambino dimostra sempre molto interesse fin da piccolissimo verso queste azioni. A guidare i piccoli gesti di un bambino ci sono la curiosità e la precisione, come ben dimostrano questi passi su quella che Maria Montessori chiama la “cerimonia del lavarsi le mani”:


Chi rimane a contatto con questi bambini si accorge che sotto l’attività che li dirige a raggiungere vari scopi pratici, esiste uno speciale segreto di successo: è la precisione, l’esattezza con cui gli atti si devono compiere. (…) Il lavarsi le mani è un atto più attraente se bisogna ricordare il posto preciso dove si appoggia il sapone, e quello dove l’asciugamano deve essere sospeso.2


Rendere il bagno a misura di bambino, appendendo un piccolo asciugamano alla sua altezza oppure scegliendo una saponetta della misura delle sue mani significa invitarlo a svolgere questi semplici e importanti gesti in piena libertà e autonomia.


Lavarsi le mani è importante e protegge dalle malattie. A questo proposito l’Unicef, a partire dal 2008, ha istituito la “Giornata mondiale del lavaggio delle mani”3; si ritiene che con questo semplice gesto si riducano molti pericoli riguardanti la diffusione delle principali malattie infettive.


Insegnare ai nostri figli a lavarsi sempre le mani quando vanno in bagno è fondamentale soprattutto quando cominciano a frequentare gli asili, vere e proprie banche di microbi e virus e spesso stipate di bambini a strettissimo contatto uno con l’altro.


Tutto questo senza che la pulizia diventi un’ossessione per i genitori: la libertà per il bambino di esplorare è un suo diritto. La costante preoccupazione delle mamme di non mettere in bocca questo o quello è in realtà controproducente. Non limitiamo la curiosità del bambino, ma facciamo in modo che il semplice atto di lavarsi le mani diventi una routine dopo i bisognini e prima dei pasti. Facendo leva sulla naturale attrazione del bambino per l’acqua non sarà difficile fargli apprezzare questo elementare e utile gesto, tanto più se rendiamo a sua misura l’ambiente dove si lava.

Un occhio alla pulizia

Durante l’educazione al vasino, oltre alla pulizia delle mani, bisogna insegnare al bambino la corretta pulizia delle altre parti del corpo. Possiamo insegnargli già da subito a pulire il sederino con la carta igienica prendendo quattro strappi alla volta per evitare che la srotoli completamente sul pavimento4.


Alle bambine va insegnato a pulire il sederino da davanti a dietro: sappiamo che alcuni batteri contenuti nelle feci potrebbero causare delle infezioni nelle vie urinarie.

E i maschietti?

La maggior parte dei bambini, quando sono ancora piccoli, fanno pipì sedendosi, ma nell’età prescolare cominciano a imitare il padre, i fratelli e gli amici. Sarebbe bene aiutare il bambino ad adottare questa posizione prima che cominci la scuola dell’infanzia, così che si sentirà più a suo agio coi compagni. Se gli fate notare che fare la pipì stando in piedi significa non togliersi le mutande e i pantaloni, è probabile che apprezzi la comodità e la velocità di questo sistema. Quando inizierà a fare pipì in posizione eretta, insegnategli ad alzare il sedile del WC; se ha vicino a sé degli uomini da cui prendere esempio, è probabile che sia più lesto ad afferrare l’idea di mirare, altrimenti dovrete attirare la sua attenzione, magari con un pezzetto di carta igienica che galleggia nell’acqua5.


Per i maschietti la pulizia è più semplice rispetto alle bambine: alcuni genitori preferiscono insegnargli ad asciugare prima il pisellino e poi il sederino.


La cosa a cui è bene prestare attenzione è il prepuzio del nostro bambino.


Tutti i maschietti neonati hanno un prepuzio lungo e chiuso da un buchetto stretto, mentre tutti i maschi adulti hanno un prepuzio più corto e dotato di un orifizio sufficientemente ampio da consentire la fuoriuscita del glande.


Il motivo di questa differenza è che il pisellino dei neonati non può svolgere alcuna funzione sessuale e, secondo molti medici, così è più protetto dal contatto con le feci e le urine. Crescendo i ragazzi raggiungono la pubertà e con essa la capacità di generare; questo è il momento in cui il pene si dovrà presentare come quello di un adulto, pertanto in un momento precedente la pubertà (che non è mai uguale per tutti) il cambiamento avviene da solo. Può avvenire verso i sei o sette anni, ma in alcuni casi anche più tardi: non bisogna avere fretta, l’importante è che sopraggiunga prima della maturazione sessuale.


Come comportarsi in materia di igiene e di pulizia? Finché il pisellino resta “chiuso” lo spazio fra il prepuzio e il glande è inesistente, perché la pelle dell’uno è incollata alla pelle dell’altro. Evitate quindi le manovre di scollamento nei bambini piccoli: potrebbero essere dolorose e causare persino minuscole ferite che, cicatrizzandosi, chiuderebbero ancora di più l’organo. Poi il pisellino si aprirà e il bambino stesso imparerà a pulirlo; il vostro pediatra avrà cura di controllare questa evoluzione. Può capitare che la pubertà si avvicini e che non succeda nulla: in tal caso il dottore potrà consigliarvi l’applicazione di una crema cortisonica, e solo se questa cura dovesse fallire diagnosticherà una “fimosi” e indirizzerà il bambino dal chirurgo6.

Stabilire una routine

Nel togliere il pannolino uno dei consigli più utili che si possano dare ai genitori è quello di stabilire una routine del vasino o del water durante la giornata in modo da aiutare il bambino a scandire la dimensione temporale. Il bambino non ha l’orologio, riesce a capire come si suddividono i tempi dalle azioni che compie, e per questo è meglio mantenere il più possibile regolari gli orari in cui si svolgono determinate occupazioni, in modo da dargli la possibilità di orientarsi cronologicamente.


Ogni genitore troverà una routine su misura, capace di conciliare i propri bisogni e quelli del bambino; e questo avviene soprattutto osservando.


Per quanto riguarda la routine da stabilire durante il periodo dell’abbandono del pannolino non ci sono consigli precostituiti da seguire. Sappiamo che il bambino associa a una certa sequenza di fatti la regolazione dei suoi bisogni: si tratta di semplici associazioni che rendono più familiare e prevedibile lo svolgimento della giornata.


Prestando attenzione si possono individuare i momenti della giornata più adatti per invitarlo ad andare in bagno. In questo libro ci limitiamo a dare alcuni suggerimenti, senza la presunzione di fornire soluzioni esaustive valide per tutte le famiglie. Si può pensare di indirizzarlo verso il vasino o il water appena svegli, oppure subito dopo i pasti per sfruttare il riflesso gastro-colico della peristalsi o, ancora, prima e dopo avere fatto un passeggiata, un viaggio in auto, il riposino, o appena si rientra in casa. Il vasino va offerto e mai imposto, per evitare inutili obblighi e conseguenti rifiuti da parte del piccolo, che tutto desidera tranne essere costretto a fare qualcosa di cui non sente la necessità.


Alcuni bambini mostrano di avere un bisogno fisiologico dopo la nanna, altri dopo uno dei pasti principali: il tutto dipende dal loro organismo e dalle abitudini familiari. Il momento della cacca può essere sempre lo stesso dai primi mesi dopo la nascita in poi; infatti dopo i primi mesi di vita il bambino si adatta all’ambiente famigliare e adegua le proprie esigenze alle persone che gli stanno intorno e alle circostanze che si presentano: la disponibilità del genitore, il fatto di trovarsi fuori o dentro casa, la regolarità o meno dei suoi pasti, la tranquillità per farsi un riposino o di dormire un po’ di più la mattina o addormentarsi la sera.


Il bambino è molto rassicurato dalla routine dei gesti di cura e quindi si libererà nei luoghi e nei momenti che considererà più “opportuni”; in genere più ci sentiamo rilassati e sicuri, più facile sarà l’evacuazione.


Creare una “routine del vasino” è un’abitudine che può essere avviata da quando il bambino è molto piccolo. Questi racconti di mamme testimoniano bene l’amore del bambino per i gesti ripetuti e consueti, e la sua inclinazione ad associare eventi e azioni.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Ho iniziato a portare Ester sul water a partire dai 5 mesi sostenendola con la mia pancia contro la sua schiena e le mie mani che la sorreggevano sotto l’incavo delle ginocchia, nella posizione fisiologica consigliata dal metodo “senza pannolino”. E ogni mattina si liberava, sempre alla stessa ora. Era puntuale, a parte quei periodi in cui era ammalata oppure c’era qualche altro impegno improvviso che sconvolgeva momentaneamente la sua routine. Era una semplice associazione che lei faceva: si svegliava, richiedeva la sua poppata e poi io stessa la portavo sul water. Avevo scoperto questa sua predisposizione osservando che lei ogni mattina, più o meno alla stessa ora, faceva la cacca e così avevo avuto l’intuizione di “risparmiare un pannolino” abituandola da subito a fare anche lei come i grandi: la cacca nel water!


Questa abitudine è diventata poi un momento quotidiano della nostra routine e per parecchio tempo, siccome faceva la cacca ogni giorno e solo a quell’ora, ho potuto usare i pannolini lavabili senza i veli raccoglifeci. In quel modo dovevo solo lavarli dalla pipì, molto più comodo!


Quando ha iniziato a camminare la mettevo sul vasino ogni due o tre ore, oppure prima di uscire, dopo i sonnellini, al rientro dalla passeggiata, e così via. Poi ho iniziato a chiedere le sue sensazioni: dopo una settimana di pipì “a orario”, ho iniziato a domandarle direttamente: “ti scappa la pipì?” e lei rispondeva sì o no a seconda del suo bisogno.


Questo passo successivo del chiedere il suo parere è stato fatto con l’aiuto di mia suocera: io non credevo fosse così brava da subito. Tutto questo senza insistere, senza pianti, con molto divertimento da parte dell’intera famiglia: a volte ci mettevamo tutti insieme in bagno e lei diceva “tutti pipiiiii”.

Francesca, mamma di Ester (3 anni)



Se torno indietro con la memoria, faccio fatica a individuare “il giorno X” ovvero quello in cui Jacopo ha iniziato lo spannolinamento… Forse è stato d’estate al mare, quando, lasciandolo senza pannolino in spiaggia, improvvisamente ha visto la sua pipì. In seguito ha voluto provare anche a casa, per gioco, a sedersi sul vasino, imitando la sorellina… Il gioco è riuscito quasi subito: con nostra grande emozione, fin dalle primissime volte ha iniziato a fare pipì nel vasetto.


A quel punto abbiamo provato a creare un’abitudine: appena alzati e prima della nanna andavamo sul vasetto, a volte non faceva nulla (“Non esce!” diceva lui) altre volte il momento era quello giusto (“Sì!! Esce!!” ci diceva tutto contento).


Abbiamo sempre creato un’atmosfera di gioco e di rilassamento, senza pressioni. In seguito, quando mi accorgevo che stava per fare la cacca (in genere si bloccava e si metteva la mano sulla pancia dicendo: “Tatta”) lo portavo sul vasetto, così piano piano ha iniziato a capire quale fosse il posto giusto (in realtà alternavamo vasetto e water, anche a seconda delle preferenze del momento).

Sara, mamma di Chiara (5 anni) e Jacopo (28 mesi)



Per un certo periodo, intorno ai sei mesi di Bernardo, mi ero quasi convinta a passare all’Elimination communication, ma poi non me la sono sentita. In ogni caso mi ero accorta che già a quattro mesi (non ci credevo nemmeno io!) il bambino faceva popò soltanto quando era libero dal pannolino, ovverosia sul lavandino mentre lo lavavo; allora, quando ha cominciato a stare seduto da solo, lo mettevo sul vasino, prima a ogni cambio, poi solo in quello in cui mi sembrava che segnalasse che stava per farla. La prima a stupirsi ero io! Mai più fatta la cacca nel pannolino, a parte quando c’era in giro qualche influenza intestinale. Al nido si stupivano che il bambino lì non facesse mai la popò, infatti appena arrivava a casa, via sul vasino, e si liberava!


Finalmente verso i sedici mesi ha imparato a camminare senza aiuto e a rimanere asciutto per tutta la notte: la mamma pregustava già l’estate senza pannolino! La mattina lo mettevo sul vasino dopo la poppata, e la faceva lì, poi al nido. Tutto questo finché a luglio, terminato l’asilo e il mio lavoro, abbiamo rinnovato le mutandine. Dapprima gli stavo un po’ addosso, con le solite domande quando mi pareva che stesse per fare qualcosa, poi ci siamo sciolti, lui diceva “cacca” (anche quando era pipì) e la mamma rispondeva sempre. Se non c’ero io anche il babbo o i fratelli ormai sapevano il da farsi e lui felicissimo quando la faceva nel vasino batteva le mani e diceva “bravo!”. In una settimana ci siamo liberati dal pannolino giorno e notte (il messaggio è: sei bravo, la fai nel vaso, non hai più bisogno del pannolino), senza i grossi traumi che temevo, con pochi incidenti, che possono capitare anche a bambini grandi e con immensa soddisfazione di entrambi.


Da ieri ha ricominciato ad andare al nido, dove è l’unico ad aver abbandonato il pannolino (anche bimbi più grandi di lui lo portano ancora).

Silvia, mamma di Tommaso (8 anni), Emma (6 anni) e Bernardo (20 mesi)



Noi con Andrea siamo andati sul vasino prima di togliere il pannolino; all’inizio solo per la cacca: era abbastanza regolare e tutte le mattine dopo colazione la faceva nel vasino, poi si “salutava insieme” la cacca e lui apriva l’acqua per pulire e tirava lo sciacquone.


Poi ha iniziato lui a chiedere di andare sul vasino e un giorno gli ho spiegato che era il momento di togliere il pannolino (diceva che non lo voleva più e voleva sempre stare senza) e che doveva dirmi quando voleva fare pipì. Solo il primo giorno ne abbiamo persa qualcuna, poi è stato bravissimo; all’inizio ero io che ogni ora e mezzo glielo chiedevo, poi ha cominciato lui ad avvisarci.

Ila, mamma di Andrea (2 anni e mezzo)

Modi divertenti di stare sul vasino

A volte per il bambino andare a fare la pipì o la cacca è un impiccio: deve lasciare tutti i suoi giochi e seguire il genitore in bagno; tuttavia ci sono vari modi per rendere l’abbandono del pannolino un momento divertente. Per esempio, se il vostro bambino ha dei pupazzi preferiti potreste giocare con lui a metterli sul vaso. Per fare questo occorre comperarne uno in più oppure acquistare una di quelle bamboline che fanno pipì. L’invito potrebbe essere: “Mi pare che alla tua bambolina scappi la pipì, che ne dici se la portiamo insieme sul vasino?”.


VOCI DI MAMME E PAPÀ

Solitamente il mattino appena alzata tolgo il pannolino a Emma per lavarla e le chiedo se vuole sedersi sul vasino. Lei lo fa tutta felice, chiedendo anche a me di mettermi sul WC (alle volte vuole che partecipi anche il “mimbo”, la sua bambola preferita, e allora mettiamo anche lei sul bidet).

Alessia, mamma di Emma (21 mesi)



Ci sta volentieri sul vasino, ogni tanto porta con sé le sue macchinine e non c’è verso di farlo alzare anche quando l’ha già fatta.

Stefania, mamma di Fabio (29 mesi)

L’educazione al vasino all’asilo nido

Spesso può capitare che per esigenze familiari l’educazione al vasino venga delegata anche ad altre persone: agli educatori del nido, oppure ai nonni o alla baby sitter.


Molti nidi sono ben organizzati per collaborare con la famiglia a togliere il pannolino e hanno molta esperienza. Prima di iniziare, dunque, è bene parlare con la struttura per sapere come affrontano questo aspetto: discutete i fattori che sono più importanti per voi e approfondite gli aspetti che ritenete importanti. Intraprendere l’educazione al vasino con un gruppo di bambini è diverso che avere a che fare con un solo bimbo. Al nido inoltre possono avere delle routine specifiche che aiutano i bambini a regolarizzare le loro abitudini. Se siete in disaccordo con una parte del programma, dite gentilmente cosa secondo voi potrebbe essere cambiato o migliorato e rendetevi disponibili a facilitare l’organizzazione del lavoro. Il percorso di indipendenza dal pannolino sarà tanto più facile quanto più il bambino respirerà distensione e rilassatezza rispetto a questo argomento, pertanto un rapporto di collaborazione tra voi e il nido non farà che rendere l’esperienza più piacevole per tutti i soggetti coinvolti. Rimanete in dialogo con gli operatori della struttura, mostrando la vostra premura e le vostre esigenze su questo tema; e non esitate a esprimere dubbi e rivolgere domande al personale competente. Ad ogni modo, se dovessero sorgere questioni sarebbe meglio non discuterne davanti al bambino, che potrebbe percepire tensione ed essere turbato da quello che dite. Una volta che avete capito qual è l’organizzazione del nido potete riprodurre le stesse abitudini a casa: più coerenti sarete in entrambi gli ambienti, più sarà probabile che il bambino segua i vostri suggerimenti.


A questo proposito abbiamo chiesto alla dottoressa Paola Sorbera, psicologa, di illustrarci come viene vissuto il momento dello svezzamento da pannolino all’interno di alcuni nidi in provincia di Padova di cui è coordinatrice pedagogica.


La decisione di togliere il pannolino all’interno del nido parte in seno alla famiglia o la struttura invita i bambini a iniziare questo percorso indipendentemente dalle abitudini casalinghe?


I passaggi evolutivi significativi, come appunto la conquista del controllo sfinterico, necessitano di essere avviati a casa. Per quanto la struttura educativa in cui è inserito il bambino proponga un servizio di qualità, non è pensabile che questa si sostituisca totalmente alla famiglia nella gestione di passaggi così delicati. È comunque auspicabile una collaborazione, per questo come per qualsiasi altro percorso educativo, affinché il bambino possa vivere coerentemente la sua vita al nido secondo regole e modalità proposte a casa e viceversa.


Il consiglio è di segnalare subito agli educatori l’inizio delle “sperimentazioni domestiche” affinché anche all’asilo se ne possa parlare, accompagnando il processo. Ciò può avvenire sia all’interno di attività strutturate, come il momento della narrazione (nel quale eventualmente attingere alla letteratura per l’infanzia adatta all’età e inerente al tema), sia in momenti più informali nei quali i bambini, con l’aiuto delle educatrici, “si raccontano”.


Se il pannolino è stato tolto solo per qualche ora il pomeriggio, è opportuno che il bambino continui a indossarlo all’asilo, proseguendo il lavoro iniziato a casa semplicemente mettendo in atto qualche piccola accortezza, ossia sostituire il body con maglietta e mutandine e utilizzare i pannolini a mutandina facilmente sfilabili anche dal bambino. In questo modo il piccolo è agevolato nella conquista dell’autonomia senza incorrere nell’inconveniente di bagnarsi. L’educatrice accompagnerà poi il bambino in bagno a provare a fare la pipì nei momenti previsti dalla routine della struttura, incentivando l’interiorizzazione dell’automatismo dei gesti connessi all’uso del waterino o del vasino. Poco importa se di fatto si tratterà solo di tentativi, il meccanismo cognitivo è comunque innescato.


In un contesto come l’asilo nido, gran parte dell’impulso alla conquista di autonomie come questa è data dall’emulazione dei bambini più grandi, osservando i quali scatta il desiderio di fare la stessa cosa, magari in compagnia.


Se a casa si prosegue gradualmente facendo stare il bambino sempre più ore senza il pannolino, approfittando magari del fine settimana nel quale giungere a stare con le mutandine per una giornata intera, è possibile, anzi auspicabile, che anche all’asilo si arrivi senza il pannolino. In quel caso viene chiesto di portare qualche cambio di scorta in più, affinché ci sia un immediato e semplice rimedio a eventuali “incidenti”. Gli educatori sanno che in questa fase è fondamentale non colpevolizzare il bambino che si bagna, pur evitando espressioni del tipo: “Non preoccuparti, non è importante!”. Piuttosto dire: “Non è grave. Può capitare. Adesso ci cambiamo e sistemiamo tutto”, che non toglie significato all’evento (perché è opportuno trasmettere al bambino che è importante!) senza creare eccessive mortificazioni.


Fermo restando quanto detto sopra circa l’importanza della collaborazione tra nido e famiglia, può capitare che gli educatori, passando molte ore al giorno con il bambino, si accorgano prima che è pronto per l’avvio del percorso verso l’autonomia. In questo caso si rende partecipe la famiglia di quanto è emerso, invitando i genitori a fare qualche tentativo a casa a cui poi far seguire il lavoro anche all’asilo. Talvolta questo suggerimento si rende necessario là dove la famiglia tende a temporeggiare o ad aspettare che l’iniziativa giunga esclusivamente dal bambino. Se è vero che può capitare che sia il bimbo stesso a dare dei segnali in base ai quali lo si sente pronto per questa nuova conquista, è anche vero che se sono già passati i ventiquattro mesi e ci si avvia verso la scuola dell’infanzia, l’abbandono del pannolino diventa una priorità. In base alla mia esperienza, talvolta basta che un genitore si senta supportato e accompagnato da consigli e suggerimenti per prendere in mano la situazione. L’importante è che anche l’adulto senta di poter decidere le linee guida per il bambino senza delegare ad altri adulti (o peggio ancora al bambino stesso) l’avvio di percorsi così importanti.


Che suggerimenti può dare il nido alle famiglie per gestire in modo “concertato” lo svezzamento da pannolino?


Il consiglio è di stare in ascolto dei segnali dati dal bambino, affinché il passaggio evolutivo avvenga in sintonia con la fase che sta attraversando. È importante anche valutare se contemporaneamente stia avvenendo qualcos’altro di significativo, come passare al lettino più grande, fare l’inserimento all’asilo o l’arrivo di un fratellino. In quei casi è opportuno fare un passo alla volta scegliendo una priorità senza “mettere in cantiere” più cose nello stesso momento. Questo è motivato anche dal fatto che un passaggio evolutivo per un aspetto della vita del bimbo è spesso accompagnato da una regressione in un altro. Ciò è funzionale a sentirsi più stabili e sicuri nell’intraprendere la nuova avventura, così se impara, ad esempio, a dormire nel lettino da solo, è probabile che durante il giorno serva qualche coccola in più del solito.


Si consiglia inoltre di valorizzare l’abbandono del pannolino sottolineando quanto possa essere entusiasmante l’autonomia e la padronanza di questo aspetto per il bambino, a cui piace sentirsi “grande” e saper fare cose da “grandi”.


A volte sembra che il piccolo non abbia voglia di dedicarsi a quella che inizialmente è un po’ una scocciatura che distrae dai giochi, ma proprio in quei casi è importante che il genitore assuma la guida della situazione, senza forzature ma con sicurezza. Considerando che il bambino è rassicurato e contenuto dalle regole e dai limiti, è importante che i genitori si sentano legittimati nel metterli in atto. La paura di traumatizzare o anche semplicemente di non rispettare le istanze del bambino non deve generare l’abbandono di una delle principali funzioni genitoriali, ossia la guida e la gestione delle scelte educative.


Quali sono i problemi che si incontrano più spesso con i bambini al nido?


È frequente che i genitori lamentino di “non avere abbastanza tempo” per gestire questo delicato passaggio evolutivo. A un bambino che sta imparando a tenersi pulito deve essere proposto spesso il vasino o il WC, bisogna gradualmente lasciargli il tempo di fare dei tentativi provando a spogliarsi da solo e… munirsi frequentemente di straccio per pulire in caso di “incidenti di percorso”, il tutto senza perdere la calma. In effetti per dei genitori che lavorano non è immediato saper conciliare tutto, per questo consigliamo di approfittare di un periodo di vacanza o del fine settimana.


Capita anche che dopo un breve periodo di prove, nel quale i risultati non sono stati proprio quelli sperati, i genitori decidano di rimandare il percorso avviato dando segnali a dir poco ambigui. In certi casi si giunge al paradosso che si possa stare senza pannolino solo al nido, rimettendolo una volta che si arriva a casa. In questi casi viene meno la coerenza di messaggi educativi tra casa e asilo.


Altre volte la conquista del controllo sfinterico diventa quasi un’ossessione per la famiglia e allora può capitare che il bambino inizi a utilizzare in maniera strumentale le proprie funzioni corporali per attirare l’attenzione, trattenendo le feci per giorni o bagnandosi continuamente. Purtroppo capita che quello che ha inizio come mera provocazione si strutturi nel tempo come funzionamento abituale, comportando malessere organico e psicologico e una notevole preoccupazione. In questi casi, prima che si cronicizzi il problema, è opportuno farsi consigliare da un esperto trovando delle soluzioni comportamentali che sappiano dare il giusto peso a quest’aspetto della vita del bambino e restituendo altri strumenti comunicativi alla relazione genitore-bambino.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

L’esperienza dell’educazione al vasino al nido è stata per noi molto positiva. Abbiamo inserito Ester all’asilo al suo diciassettesimo mese, al mio rientro al lavoro. Ammetto di essere stata molto fortunata ad avere avuto tanto tempo per seguire la mia piccola a casa, in questo modo ho potuto dedicarmi molto a lei sia per quanto riguarda allattamento e alimentazione, sia per i suoi giochi, l’uso della fascia per portarla in giro e, ultimo ma non per importanza, l’uso del vasino che ho iniziato a introdurre prestissimo.


All’inizio volevo seguire con lei l’approccio dell’educazione al vasino assistita o igiene naturale del bambino (elimination communication). Mi ero letta tutti i libri in commercio, ma un po’ per il mio tipo di approccio di essere mamma, un po’ perché mi metteva a disagio uscire con lei e dover asciugare pozzette o gestire le emergenze pipì di fronte alle altre persone, rinunciai.


Decisi così di avere un approccio più soft del metodo “senza pannolino”; il pannolino glielo mettevo, ma ogni tanto facevamo la visita al vasino, negli orari in cui credevo fosse più probabile che lei avesse bisogno. Non era un peso per me, anzi, era comodo. In più, usando i pannolini lavabili, il fatto che lei, a partire dai cinque mesi, al mattino facesse la cacca sul water sostenuta da me mi fu molto d’aiuto con la gestione del bucato: non dovevo più usare i veli raccogli pupù oppure lavare i pannolini sporchi di cacca, e chi usa i lavabili sa che c’è una bella differenza. Inoltre seguivo la sua naturale regolarità: non ha mai avuto, forse anche per mia fortuna di avere una bambina sana, episodi di stitichezza o di costipazione. Il fatto di avere degli orari regolari e di sentirsi libera senza il pannolino secondo me l’ha aiutata a considerare le eliminazioni con estrema naturalezza, senza ansia e senza attribuire a questo momento connotazioni di sporcizia e fastidio.


Con il nido poi all’inizio non è stato facile, Ester a diciassette mesi ormai usava esclusivamente i lavabili ed era ormai abituata a mettersi sul vasino a ogni cambio. Dal punto di vista dell’uso dei pannolini di stoffa trovammo ben poca comprensione presso il nido. Pur essendo privato e pur avendo io portato loro i pannolini lavabili e le mutandine in visione, mi risposero che l’azienda sanitaria non glielo permetteva, ma mi lasciarono intendere che temevano di dover insegnare una competenza in più alle loro operatrici. Amareggiata, su consiglio dell’educatrice di riferimento di Ester, scrissi anche una lettera alla pedagogista della struttura, che però mi rispose di nuovo negativamente e mi disse che avrei dovuto prima rivolgermi al comitato dei genitori.


Ma avevo ormai trovato un’alleata: l’educatrice di Ester, Jenny. Insieme studiammo un percorso personalizzato e concertato di spannolinamento al nido. Le raccontai la mia esperienza con Ester e le sue abitudini a casa. Jenny capì benissimo e mi propose lei stessa di fare la stessa cosa con Ester al nido.


Piccola digressione: non è che il nido come filosofia educativa non fosse collaborativo con lo spannolinamento, anzi, come struttura proponevano lo spannolinamento come processo che doveva avere il suo inizio a casa prima di tutto: non era uno di quei nidi che proponevano il WC a tutti i bambini indistintamente.


Comunque tutto andò bene. A fine giornata, quando andavo a prendere Ester all’una dopo pranzo, chiedevo sempre com’era andata, compreso il fatto se aveva fatto la pipì o la cacca nel vasino. Jenny mi ragguagliava volentieri sull’andamento: quasi sempre mi riferiva che il pannolino era asciutto e che aveva fatto la pipì nel vaso. A volte mi riferiva che dopo pranzo le chiedeva se le scappava la cacca e lei faceva anche quella. Io credo che questi progressi sia a casa che al nido siano dovuti al grande attaccamento di mia figlia a questa educatrice molto sensibile ai suoi bisogni. Tra loro due si istaurò subito un rapporto molto stretto e questo giovò di sicuro anche all’educazione al vasino.


Dopo questi successi al nido, anche a casa decisi che era arrivato il momento giusto per tenerla senza pannolino durante il pomeriggio, perché ormai per me era più comodo cambiare i pantaloncini piuttosto che il pannolino. Se succedeva qualche incidente avevo fatto scorta di mutandine e la cosa si risolveva in fretta anche se eravamo nel mese di febbraio.


E fu così che un giorno l’educatrice stessa mi disse che potevo mettere le mutandine, perché ormai la trovavano sempre asciutta. Mi ricordo che tutti si stupirono perché non sono molti i bambini che a 19 mesi sono in grado di stare asciutti. Da parte mia sono contenta perché credo che la mia bimba si senta più libera e poi questa cosa le ha dato la possibilità di comunicare i suoi bisogni anziché farli silenziosamente nel pannolino senza che nessuno le prestasse attenzione. Educare alla pulizia un po’ alla volta senza insistere mi è sembrato molto rispettoso nei suoi confronti, non era una questione per me di toglierlo per fare a gara con le altre mamme, semplicemente volevo dare una mano a lei e all’ambiente. Ce la siamo meritata questa conquista!

Francesca, mamma di Ester (19 mesi)

Educazione al vasino, nonni e altri care givers

Di certo alcune nonne avranno usato per noi i famosi ciripà e molto probabilmente non ci avranno lasciato il pannolino fino a un’età inoltrata; per questo, se motivate, saranno molto disponibili ad aiutarvi. Tanto per cominciare potreste prendervi un po’ di tempo per farvi raccontare la loro esperienza e provare a stabilire una prima strategia: riferite quali sono le abitudini del bambino, i suoi orari, se fa la cacca o la pipì dopo mangiato, prima o dopo la passeggiata.


Il dialogo con i nonni è fondamentale, anche perché il piccolo passerà molto tempo in loro compagnia ed è importante che vi sia coerenza nell’approccio all’educazione al vasino. Altre volte potrebbe capitare che i nonni, memori di alcune pratiche coercitive che andavano di moda una volta, forzino il bambino a togliere il pannolino invece che incoraggiarlo. Cercate di trasmettere ai nonni il vostro punto di vista sull’argomento e le motivazioni che vi hanno spinto in questa direzione; di certo saranno disponibili ad accogliere le nuove esigenze del nipotino.


Se invece notate che non hanno la pazienza di accompagnare il bambino sul vasino oppure non sopportano che possa sporcarsi, è meglio non insistere, altrimenti anche il bambino potrebbe percepire la tensione su questo argomento. Provate a parlarne e vedere se è possibile raggiungere un compromesso; contrariamente conviene aspettare che la situazione sia più favorevole.


L’educazione al vasino può proseguire solo a casa, con i genitori; il momento di rimanere senza pannolino quando sono i nonni a prendersi cura del piccolo può essere una fase che deve attendere ancora qualche tempo (finché il bambino non minimizza gli incidenti, oppure finché i nonni non si mostreranno ben disposti).


Anche se, per questioni di tempo, il bambino trascorre molto tempo con altre persone (zii, baby sitter e così via) comunque possiamo condividere con loro la nostra idea di abbandono del pannolino e decidere insieme un piano di azione; ogni persona, nel seguire questo approccio, metterà un “tocco personale” nel suo rapporto con il bambino.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Probabilmente un tempo si esagerava un po’ con l’educazione al vasino e se un bambino non rimaneva pulito si ricorreva a qualche punizione oppure lo si obbligava a stare sul vasino. Questo metodo, dai racconti, era stato seguito all’epoca anche da mia suocera. A un anno il bambino era senza pannolino, ma a che prezzo! Lei portava i suoi bambini sul vasino ogni mezz’ora. Un metodo un po’ ossessivo, dal punto di vista attuale.


Con la mia bambina invece, che all’epoca aveva 18 mesi, quando ho tentato di toglierle il pannolino ho trovato in mia suocera una validissima alleata. Lei ha sempre sostenuto che ai bimbi vada proposto il vasino abbastanza presto, un po’ come si faceva una volta. Con la nipotina però non è stata così rigida. Dopo uno scambio di idee, lei è stata concorde con me sul fatto che i bimbi non vadano forzati e che vadano rispettati i loro tempi. Semplicemente gli si propone il vasino e se accettano si può procedere a togliere il pannolino, non prima. Poi le ho spiegato nei dettagli la routine di Ester, il fatto che eravamo abituate a fare pipì prima di uscire e una volta rientrate, a farla appena alzate e dopo la merenda. Lei ha assecondato Ester e le ha proposto il vasino con tutta naturalezza, come a casa.


Francesca, mamma di Ester (19 mesi)

Qual è la stagione giusta per iniziare?

In estate è più comodo, perché sono vestiti meno. Anch’io con Maria Anna avevo pensato all’estate l’anno scorso, ma poi a marzo l’ho vista pronta: un giorno se n’è andata sola in bagno e si è abbassata il pantalone, dicendo che voleva farla nel vasino; l’ho assecondata ed è andata bene. Nel giro di qualche giorno le ho tolto definitivamente il pannolino anche di notte perché la mattina era asciutto.
Elisa

Spesso si consiglia di iniziare l’educazione al vasino durante l’estate; ma è davvero indispensabile aspettare questo particolare momento?


A volte sembra che per iniziare lo spannolinamento, oltre ad attendere che il bambino inizi a dare qualche segnale di prontezza, si debbano prendere in considerazione anche altri requisiti legati al tempo che si trascorre in casa e alla temperatura esterna. Si sceglie quindi l’estate, anche perché i genitori hanno più tempo per stare con i bimbi (di solito sono in ferie e possono dedicarsi con maggiore attenzione ai loro piccoli).


In genere, appena inizia il primo caldo i siti e le riviste rivolti ai genitori dedicano almeno un articolo a questo; in estate si può stare all’aperto, sul prato di casa o in spiaggia senza pannolino; sono occasioni di libertà per il piccolo e luoghi meno laboriosi da pulire per i genitori. Così il bambino può iniziare a sperimentare il fatto di essere indipendente: è giunto il momento di comprargli un vasino e di spiegargli come funziona!


Il periodo estivo è vantaggioso anche per un altro aspetto: spesso infatti il bimbo inizia la scuola dell’infanzia nel mese di settembre e genitori e insegnanti considerano importante iniziare a frequentare la nuova struttura senza pannolino.


Non è però indispensabile aspettare l’estate: il processo di spannolinamento può essere intrapreso in qualsiasi periodo dell’anno, quando il piccolo manifesta segni di prontezza. È sufficiente usare alcuni semplici accorgimenti: si possono per esempio togliere i tappeti più delicati, proteggere il divano e i letti con una tela cerata, tenere a portata di mano mutandine di cotone e pantaloncini della tuta per il cambio, prendere un bel vasino, togliere il pannolino al bambino e iniziare a raccontargli che anche lui può andare in bagno come mamma e papà.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

L’estate scorsa, quando Susanna aveva due anni, abbiamo cominciato a fare qualche prova, lasciandola senza pannolino in spiaggia e in giardino. Abbiamo comprato il vasino e il riduttore, ma sembravano non interessarle molto. Quando aveva solo il costumino ha continuato a fare la pipì dove capitava, mentre quando le scappava la cacca diceva “Mamma, pannu” e la faceva nel pannolino. Non abbiamo dato particolare importanza alla cosa, ogni tanto le proponevamo di usare il vasino, a volte lo usava altre no, ma senza mai imporle di provare. Una domenica mattina, era la fine di ottobre e avremmo avuto ospite tutta la famiglia per festeggiare il compleanno di mio suocero, la sto vestendo e mi dice “No pannu”. “Come, non vuoi il pannolino?” “No!”, “E se ti scappa la pipì? Mi raccomando dimmelo eh...”. “Sì sì!”.


Ho accettato un po’ perplessa, pensando “ma proprio oggi che ho la casa piena di gente mi tocca inseguirla e magari asciugare pipì sul pavimento...”. E invece da quel giorno Susanna ha definitivamente abbandonato il pannolino ed è capitato pochissime volte che si facesse la pipì addosso, magari perché stava giocando e non aveva fatto in tempo a raggiungere il bagno. Quanto alla cacca, ha continuato per un paio di settimane a volere il pannolino per farla, poi ha usato il vasino o il riduttore anche per quello. A dimostrazione che estate o inverno non fa differenza, dev’essere il momento giusto per loro.

Elena, mamma di Susanna (3 anni)



Io ho aspettato che fosse Emma a chiedermi le mutande e mi sono trovata benissimo, non è neppure detto che serva l’estate per spannolinare, basta utilizzare un abbigliamento comodo. Io l’ho fatto in pieno inverno ma lavare e asciugare mutande e pantaloni della tuta è un attimo. Inizialmente, a gennaio, gli incidenti erano molti ma evidentemente Emma era fintamente pronta, infatti poi è stata lei stessa a richiedermi il pannolino e siamo tornati sui nostri passi per un paio di settimane. Il secondo round, da febbraio, è invece andato benissimo con grandissima soddisfazione della bimba che non perdeva occasione per puntualizzare che lei era “grande”. Credo che quando si parte a spannolinare si debba partire ovunque (casa, nonni, giro, asilo...).

Alessia, mamma di Emma

Un percorso velocissimo!

Quando il bambino è pronto ed esiste una buona comunicazione con il genitore, l’educazione al vasino può risolversi in poco tempo. In determinate occasioni si possono incontrare delle regressioni, ma scegliendo il momento appropriato può essere un percorso leggero e divertente, soprattutto se il bambino ha un temperamento facile. Le testimonianze di queste mamme raccontano dell’abbandono del pannolino come se fosse un gioco, senza grosse aspettative in caso di insuccesso o di incidenti.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Alessio si è spannolinato nel giro di dieci giorni...


In verità già un anno fa, in estate, un paio di volte ha fatto le sue cosine nel water, ma poi non voleva saperne di togliere il pannolino. Qualche giorno fa ho iniziato a tenerlo nudo in casa e siccome lui ha un controllo degli sfinteri ottimo (era solo pigro) abbiamo risolto tutto. Inizialmente mostrava confusione se gli mettevo uno slip o un pantaloncino: credeva fosse il pannolino e si bagnava; ma adesso è tutto superato e da tre notti rifiuta il pannolino anche di notte! E il bello è che… non fa pipì!


Sono proprio contenta... è stato facile. Alessio ha trenta mesi.

Sandra



Con Simone abbiamo cominciato a comprare il vasino e lasciarlo in giro per casa per vedere se lo incuriosiva.


Gli abbiamo spiegato a cosa serviva e che se voleva poteva fare lì la pipì e la cacca, oppure sul riduttore, come il papà e la mamma.


Verso i due anni ha chiesto lui una mattina di fare la pipì nel vasino. Poi c’è il rito di buttarla e di salutarla e, visto che era estate, da quel giorno in casa l’ho sempre lasciato senza pannolino. Ogni giorno è diventato sempre più bravo e adesso che ha ventisei mesi, praticamente non ne perdiamo più una. Così è stato anche con la cacca, che preferisce fare in bagno sul riduttore perché gli piace sentire “bum!” quando cade nell’acqua. Poi, con calma, abbiamo detto a Simone che anche quando eravamo in giro poteva dirci se gli scappava la pipì... e allora ci dice che gli scappa anche quando siamo ai giardinetti, in macchina, dai nonni, e così via.


Devo dire che siamo stati fortunati, penso che sia stata una fase tranquilla per lo spannolinamento perché Simone era pronto...

Margherita, mamma di Simone (2 anni e 2 mesi)



Con Rebecca sono stata fortunata. Quando aveva trenta mesi siamo andati al mare con il camper: in quell’occasione ho provato a toglierle il pannolino dicendole che poteva farla nel water del camper che non è grandissimo. Ha cominciato così. Poi per la sera le mettevo il pannolino ma quando dopo quattro giorni era sempre asciutto al mattino, l’ho tolto anche di notte.

Abbiamo capito che Rebecca era pronta per togliere il pannolino perché ci diceva pipì e cacca quando la doveva fare, anche se aveva il pannolino. Glielo abbiamo tolto dicendole che così non le si irritava la patatina (ne ha sempre sofferto). È stato tutto talmente naturale che non mi ricordo bene come sia successo.

Mary, mamma di Rebecca (3 anni)



Sentendo i racconti di altre mamme mi ero preparata a mesi di lavoro e “lotte” di convincimento per lo spannolinamento, invece tutto è iniziato e si è concluso in due settimane! Riccardo ha deciso di non usare più il pannolino nel novembre scorso, a due anni e sette mesi.


Dall’estate avevamo scelto con lui sia un vasino che un riduttore, li abbiamo messi in bagno e abbiamo spiegato a Riky a cosa servivano e come si usavano.


Quando io e suo padre dovevamo andare in bagno lo dicevamo a voce alta e gli chiedevamo se ci voleva accompagnare. Lui veniva con noi, guardava incuriosito cosa e come facevamo e tirava l’acqua, ogni tanto ci faceva compagnia sedendosi sul vasino dichiarando “faccio pipì, faccio la cacca”... ma rigorosamente con pannolino e pantaloni indossati! In autunno abbiamo visto dei boxer carinissimi e lui ha voluto comprarli e li ammirava estasiato. Un lunedì mattina, al risveglio, mi ha detto proprio così “mamma, toglimi il pannolino, non lo voglio più”!


Detto fatto, tolto il pannolino e messo le mutande nuove.


Il primo giorno abbiamo mancato tre pipì, il secondo una e poi nessuna! Per la cacca non è mai stato un problema... anzi per lui era un divertimento sedersi sul water e sentire “plof!” e poi tirare l’acqua. La sera, prima della nanna, gli rimettevo il pannolino, ma già dal terzo giorno senza pannolino durante la giornata, la mattina lo trovavo asciutto.


Per questo il lunedì successivo ho chiesto a Riccardo se voleva o no il pannolino prima di andare a dormire e lui mi ha detto di no. Evidentemente era il momento giusto perché non ha mai bagnato il letto, l’unica cosa che mi ha detto è stata: “mamma, senza pannolino di notte il culetto ha freddo”!


Quindi assolutamente un’esperienza positiva e non traumatica! Esperienza che ha comunque confermato la mia idea che da soli i bambini sanno quando, cosa e come fare le cose. Noi genitori dobbiamo solo osservarli e assecondarli!

Susanna e Riccardo (3 anni)

Sono utili le ricompense?

Molti manuali per i genitori consigliano di usare le ricompense e i premi per educare il bambino al vasino. La questione potrebbe essere trattata in senso più ampio: quanto sono utili i premi e le punizioni in generale nell’educazione di un figlio?


Se ascoltiamo l’opinione comune il bambino “buono” è colui che non fa confusione, rispetta le regole, non urla, non fa i capricci. In sostanza compiace al genitore. Alcuni studiosi ritengono che i manuali per l’educazione dei bambini siano in realtà molto centrati sui bisogni dell’adulto, sull’automatica accettazione dei diritti del genitore, trascurando quasi del tutto di prendere sul serio bisogni, sentimenti ed evoluzione del bambino7. Così come per l’educazione in generale, anche nell’igiene il premio dato perché il bambino si è liberato nel vasino dietro il nostro comando può essere una trappola che si rivolta contro il genitore stesso. Chiediamoci: per quale motivo il bambino si siede sul vasino o fa i compiti da solo? Perché questo risponde a un suo bisogno fisiologico o a una sua motivazione interna, o solo per il fatto di compiacere il genitore e magari ottenere in cambio un adesivo o una caramella? Magari sul momento con il sistema delle ricompense avremmo centrato il nostro obiettivo, cioè far fare al nostro piccolo la pipì nel posto giusto, ma successivamente rischieremmo che lui si aspetti ogni volta un premio solo per avere risposto a un suo bisogno fisiologico. In quel caso, una volta stancatosi della caramella, dovremmo proporgli qualcos’altro e alzare la posta in gioco? Ci toccherà ogni volta promettergli qualcosa di diverso? No, al contrario. Se il piccolo non si vuole sedere sul vasino, un motivo ci sarà e va indagato. Promettere un premio significherebbe solo spostare la motivazione del bambino da una risposta a un suo bisogno fisiologico a un desiderio di compiacere il genitore, o peggio ancora negare l’esistenza di una sua necessità (fare la pipì) in favore di un’azione svolta solo per ottenere qualcos’altro dall’esterno.


La più grande motivazione che spinge il bambino a essere indipendente dal pannolino non è tanto la caramella o l’adesivo, quanto piuttosto il desiderio di essere come la mamma o il papà, il fratello maggiore o il cuginetto di un paio d’anni più grande. È il desiderio di fare da solo, è per questo che il genitore dovrebbe aiutare il bambino a fare da sé8 senza sostituirsi a lui.

Devo insistere affinché il mio bambino vada in bagno?

È da un po’ che durante il giorno, quando chiedo al mio bambino se deve fare la pipì, dice di no, e se lo porto perché magari sono già passate quattro o cinque ore sono pianti e crisi... quando poi lascia la goccia oppure gli scappa la cacca, allora va più o meno tranquillo in bagno e ne fa a litri. Quando non vuole andare in bagno, c’è proprio in lui “l’angoscia” del dover lasciare quello che sta facendo in quel momento. Due weekend fa, in montagna, pur avendogli proposto di andare, poco dopo mi ha chiamata per dirmi che aveva fatto la pipì addosso.
Cris

Una volta che il bambino è abbastanza indipendente nel controllo sfinterico non va forzato ad andare in bagno; al limite possiamo fare delle domande come: “Vuoi correre o camminare per andare sul vasino?”, in modo che non si senta forzato a visitare il bagno.


Fare pipì non è un obbligo, ma un bisogno personale, anticiparlo non serve: il bambino deve capire che andare in bagno risponde a un bisogno suo e non del genitore. È come fare una scommessa sulla sua capacità di autoregolazione.


A volte i genitori si preoccupano, soprattutto quando sono fuori casa, che al bambino possa scappare la pipì e quindi gli propongono spesso di andare in bagno.


Altre volte il bambino è talmente occupato che non vuole lasciare i suoi giochi per timore di non ritrovarli al suo ritorno. L’invito ci può essere, ma il genitore deve essere consapevole che se succedono degli incidenti, questa è solo una fase intermedia. Nel caso di questa mamma, Cris, la vicenda si è svolta in montagna, in un ambiente nuovo e non familiare, che causa discontinuità nella routine. Non è detto che questa piccola regressione continui poi a casa, con abitudini e luoghi consueti.

Togliere il pannolino a gemelli o a fratelli vicini di età

I genitori che hanno gemelli o fratelli vicini di età spesso pensano che sia il caso di togliere il pannolino nello stesso momento. Anche se questo sembra una strategia salva tempo, non è sempre la soluzione adatta, perché i vostri bambini possono essere disponibili all’educazione al vasino in momenti diversi. Non confrontate i bambini l’uno con l’altro; il fatto di essere indipendenti dal punto di vista sfinterico non ha alcuna correlazione con lo sviluppo fisico, emotivo e intellettivo. Frasi come: “Guarda che bravo tuo fratello!” serviranno solo a mortificare uno dei due bambini. Pensate piuttosto a trasformare la faccenda in un momento di interesse per entrambi i bambini e se questo funziona state pronti ad accontentare tutti e due. Potete per esempio acquistare due vasini perché probabilmente vi troverete spesso a destreggiarvi con due bimbi (o più, nel caso di più fratelli o gemelli) che vogliono stare contemporaneamente nello stesso posto, per imitazione. Se avete deciso di rispettare una routine con gemelli o fratelli non sarà possibile far rispettare loro i turni, quindi due o più vasini saranno indispensabili. Può anche essere utile allestire un angolo gioco in bagno, così finché uno dei bambini è sul vasino, l’altro o gli altri possono giocare senza lasciare la stanza e beneficiare dell’attenzione del genitore.


Ricordate sempre che ogni bambino impara in modo diverso e che ognuno può avere bisogno di un approccio differente dal fratello o dai fratelli. Tenetevi pronti, quindi, a osservare e a correggere il tiro, a essere pazienti e aperti alle novità e agli imprevisti.

VOCI DI MAMME E PAPÀ

Alice e Mattia, pur avendo due anni di differenza hanno seguito lo stesso percorso. Loro hanno tolto il pannolino all’età di tre anni e due mesi. Prima non c’era proprio l’intenzione di collaborare. Alice ha chiamato la prima volta quando stava giocando con degli amichetti in piscina, perché sapeva di non avere il pannolino ma il costume. Così le ho proposto di provare e lei ha accettato di buon grado. Da lì non si è più bagnata. Probabilmente aveva la necessità di sentirsi sicura. Lei ha sempre preferito il riduttore al vasino per imitare noi grandi. Per Mattia è stato più o meno così, con qualche incidente di percorso in più. Anche per lui ho usato il riduttore perché voleva imitare la sorella maggiore. Quindi sono passata dai pannolini normali alle mutandine di cotone per entrambi, aspettando i loro tempi e non forzando la mano davanti ai loro precedenti rifiuti.

Una mamma

Quanto tempo dovrebbe trascorrere sul vasino?

Non occorre usare un timer per l’educazione al vasino. Quanto tempo trascorre in bagno è molto soggettivo ed è un dato che varia da bambino a bambino. Ci sono bambini che amano trascorrere molto tempo sul vasino leggendo i loro libri preferiti, oppure che si intrattengono con la mamma o il papà a sentire raccontare delle storie. Ci sono invece bambini più attivi che trascorrono sul vasino giusto il tempo che serve per fare la pipì o la cacca per poi ritornare velocemente ai loro giochi.


Come sempre il bambino non va forzato e non deve essergli messa fretta quando sta espletando i suoi bisogni. Bisogna sempre tenere a mente che tanto più rilassato e rilassante è il momento sul vasino, tanto meglio il bambino riuscirà a liberarsi e ad avere la tranquillità necessaria per leggere i segnali del suo corpo e i suoi bisogni.


Se siete in una fase iniziale dell’abbandono del pannolino e il bambino si dimostra poco paziente, il fatto di stare sul vasino giusto il tempo di provare a sedersi è già un grande successo per lui.

Educazione al vasino con bambini con bisogni speciali

Gli aspetti dell’educazione al vasino valgono per tutti i bimbi, indipendentemente da quale sia il loro grado di abilità fisica e psicologica. La maggior parte dei suggerimenti e delle idee che ci sono in questo libro possono essere utilizzati anche con bambini con bisogni speciali, poiché sono pensati per coloro che vogliono osservare il bambino e vogliono aiutarlo a padroneggiare questo aspetto rispettando il ritmo individuale di ciascuno.


Per fare in modo che l’educazione al vasino sia un’esperienza positiva sarebbe utile che il bambino avesse raggiunto più requisiti di prontezza possibile per il controllo sfinterico, anche se i bambini con bisogni speciali non devono necessariamente avere tutte le competenze di un bambino normodotato per affrontare l’abbandono del pannolino9. Un bambino può non essere in grado di mettersi e togliersi gli indumenti, per esempio, ma potrebbe essere pronto per l’educazione al vasino con l’aiuto dei genitori. Bisognerà inoltre investire molto tempo, dare fiducia al bambino e aiutarlo a costruire la sua autostima che gli darà la motivazione per affrontare questo passaggio.


Potrete fare in modo di acquistare degli oggetti che facilitino il bambino in bagno; per esempio un riduttore imbottito per farlo stare più comodo, oppure un vasino con lo schienale e con i bracciali per appoggiarsi. È importante che il bambino stia comodo.


Osservate il vostro bambino e cercate di capire quali siano le sue esigenze di eliminazione. Potreste segnarvi quante volte fa pipì e cacca e stabilire una routine giornaliera in base a questo. All’inizio anche se il bambino sta solo seduto sul vasino è già un successo e per questo potreste fare in modo che il bagno diventi un luogo piacevole e divertente, con musica rilassante, per esempio, o giochi raccolti in un angolo. Se il vostro bambino è molto sensibile al tatto potreste acquistare della carta igienica morbida o usare delle pezzette di stoffa imbevute d’acqua (a lungo andare, la carta igienica può avere un effetto leggermente abrasivo e irritare il culetto).


Fate in modo che l’andare in bagno divenga un’abitudine piacevole: all’inizio per certi bambini le sedute sul vasino non dovrebbero durare più di cinque minuti, per non stancarlo troppo. Programmate di andare in bagno prima e dopo i pasti, prima e dopo le passeggiate, prima e dopo il sonno e una volta che il bambino è pratico della routine aggiungete un paio di visite in più. Se il vostro bambino sta assumendo medicinali, potete chiedere al medico se ci possono essere degli effetti collaterali e nel caso come fare per superare queste difficoltà. Alcuni farmaci per esempio causano stitichezza, disturbo che può essere superato con una dieta adeguata. Indipendentemente da quale sia il tipo di disabilità del vostro bambino, se possibile provate a confrontarvi con gruppi di genitori: non c’è niente che possa aiutare di più della testimonianza e del supporto di persone che sono già passate o stanno passando per questa fase.

Via il pannolino!
Via il pannolino!
Elena Dal Prà
Come dare l’addio al pannolino in una prospettiva educativa, etica ed ecologica.Suggerimenti e consigli pratici per togliere il pannolino, affrontando il percorso dello spannolinamento in modo sereno e senza forzature. Togliere il pannolino è una delle fasi più importanti nel percorso di crescita del bambino. Il percorso di apprendimento è duplice: non si tratta solo di imparare a usare il vasino, ma anche di abbandonare l’uso del pannolino.Via il pannolino! illustra quale sia il percorso più semplice e piacevole per togliere il pannolino , senza che vengano a generarsi forzature e conflitti, ma tenendo presente che non esistono ricette precostituite e che, anzi, molto dipende dal temperamento del bimbo e dall’effettiva disponibilità del genitore.Nel suo libro, Elena Dal Prà sfata così i miti più comuni sull’educazione all’uso del vasino, sull’enuresi e sull’età in cui dovrebbe iniziare il processo di “spannolinamento”, e prende in considerazione i diversi approcci esistenti, alla luce delle più recenti ricerche scientifiche e con la consapevolezza di come questo particolare momento della crescita rappresenti una pietra miliare nella maturazione fisica e psicologica del bambino, nonché uno dei primi passi che conducono alla sua autonomia, il tutto in un’ottica educativa, etica ed ecologica.Il volume è arricchito da numerose testimonianze di mamme e papà che hanno voluto condividere le loro esperienze per aiutare gli altri genitori che sono alla ricerca di consigli e suggerimenti e che desiderano informarsi per poter affrontare questo percorso in modo sereno, aiutando il bambino a leggere i segnali del proprio corpo. Conosci l’autore Elena Dal Prà è pedagogista e insegnante di massaggio infantile, approfondisce tematiche legate all’allattamento, alla crescita dei bambini, alla disciplina dolce e in particolare alle questioni educative e ambientali relative allo svezzamento da pannolino.Dal 2005 svolge attività di consulenza per enti pubblici e associazioni per il sostegno della donna, madre e lavoratrice. Scrive per il web aggiornando siti dedicati alla genitorialità e moderando forum di discussione.