“Andrea”, ha scritto il padre “è un bimbo che abbiamo fortemente voluto e pienamente desiderato”. Alla prima ecografia, sentito il battito di quel cuoricino, mi misi a piangere dalla gioia per quel piccolo frugolino che sarebbe poi diventato un bimbo castano chiaro con i ricciolini. Alla terza ecografia, quando seppi che era un maschietto, mi misi a ballare direttamente in ambulatorio… Andrea cresceva regolarmente, e sia le ecografie che gli esami genetici e i test metabolici ci davano la giusta garanzia che tutto era a posto. Andrea nacque il 17 ottobre del 2006, gli fu assegnato il punteggio massimo di 10 punti di Apgar. …In quel periodo lavoravo ancora tantissimo, prevalentemente all’estero, prendevo un aereo il lunedì e tornavo a casa il venerdì. Andrea nel frattempo cresceva, il rientro a casa in famiglia era una gioia. Era bellissimo vedere mio figlio fare i primi sorrisi, i primi sguardi ammiccanti, indicare con il ditino, sentirgli pronunciare le prime paroline. Conservo con mia moglie tanti bei meravigliosi ricordi di Andrea dalla nascita ai 17 mesi. Ricordi che in parte custodisco su una cinquantina di filmini e circa 250 foto. Mi ricordo quando nel lettone gli dicevo di nascondersi sotto il lenzuolo perché la mamma sarebbe da lì a poco entrata,… lui mi guardava,… rideva… e si nascondeva sotto il lenzuolo attendendo che la mamma entrasse in camera chiedendo ad alta voce dove fosse Andrea… Alla voce della mamma Andrea ricompariva da sotto le coperte con sonore risate… Mi ricordo Andrea fare ciao con la manina,… indicare col dito indice sui libricini o su gli album delle foto, il papà, la mamma e tante figure. Ricordo Andrea guardare un cagnolino fuori dal fruttivendolo, poi entrare in negozio, guardare me, guardare la negoziante e poi sorridente rubare un mandarino per portarlo fuori al cane… e infine riguardarmi perplesso del perché il cagnolino non prendeva il frutto dopo averlo annusato… Ricordo Andrea rubare il cono di gelato alla mamma e con sonore risate imbrattarsi la bocca di gelato. Il mio ultimo ricordo, forse il più bello, è legato a quando avevamo insegnato ad Andrea ad aprire le braccine per esprimere… ‘Quanto bene vuoi alla Mamma? Quanto bene vuoi al papà?’ Quando rientravo il fine settimana, aperta la porta di casa, bastava lo chiamassi… lui mi correva incontro con le braccine aperte, mi si avvinghiava ad una gamba, strusciava il nasino, alzava lo sguardo e mi chiamava ‘PAPÀ’… Da una settimana all’altra NON lo fece più.
Andrea è stato un bimbo meraviglioso e in perfetta crescita sino al 20 febbraio 2008. Quando dico perfetta crescita voglio dire che Andrea era neurologicamente sano e pieno di quella partecipazione che rende ricca e completa una famiglia. Nell’ultimo filmino fatto il 18 febbraio 2008, cioè 2 giorni prima di quella fatidica data, Andrea è come sempre allegro e felice, intento a girare le pagine di un album di fotografie con entrambe le mani,… e con sonore risate ad indicare di volta in volta a seconda della foto, papà, mamma e se stesso, nominandoli per nome. Siamo a febbraio del 2008. Tutti ricordiamo quella MEDIATICA epidemia di meningite che terrorizzava le famiglie tra il Veneto e la Lombardia tra fine 2007 e i primi 2008. Ho utilizzato il termine ‘epidemia mediatica’ perché immancabilmente ogni sera i telegiornali annunciavano per bocca delle ASL che nuovi focolai e quindi nuovi casi di meningite spopolavano nelle nostre regioni. Le ASL tramite telegiornali, giornali, e per bocca dei pediatri, raccomandavano fortemente la vaccinazione contro la meningite specie nei bimbi in tenera età.
Non voglio commentare la liceità di come i media affrontarono il periodo, ma posso solo dirvi che noi genitori eravamo spaventati, impauriti e… desiderosi di proteggere nostro figlio con quella vaccinazione. Chiesto un parere al nostro pediatra, questi senza nemmeno commentare ci preparò un certificato mediante il quale si raccomandava la vaccinazione antimeningococcica per nostro figlio Andrea.
Andrea ricevette il vaccino la mattina del 20 febbraio 2008. Inutile dirvi che da lì in poi sarebbe iniziato il suo e nostro calvario. Dal giorno dopo Andrea era agitato, agitatissimo, Andrea piangeva, non dormiva, sudava tantissimo e beveva disperatamente. Mi ricordo la sua sete come ‘atavica’. Beveva fino a 3 biberon da 250ml a notte svegliandosi piangendo ogni 20/30 minuti. Tre giorni dopo il vaccino mia moglie portò Andrea dal pediatra spiegandogli che era preoccupata di questi sintomi. Le fu risposto che tutto ciò era normale perché ad Andrea stavano crescendo i dentini e questo poteva portare a un leggero stato febbrile nonché un po’ di dolore e irrequietezza e… quindi dovevamo stare tranquilli perché Andrea non aveva assolutamente nulla. Otto giorni dopo quel maledetto vaccino Andrea veniva filmato da mia moglie mentre mostrava i primi episodi di scialorrea e continuava a non dormire, a bere, a piangere, ad essere sempre sudato e agitato. Di lì a poco Andrea perse prima l’uso finalizzato delle sue paroline, poi le paroline stesse, poi la capacità di capire il nostro linguaggio e la capacità di esprimere i propri bisogni. Poche settimane dopo il pediatra utilizzò definitivamente il termine ‘regresso’ e ci disse di sospettare un tumore al cervello… Andrea cominciava a picchiarsi la testa, a guardare di lato, ad oscillare il capo da destra a sinistra e poi ancora da sinistra a destra senza che riuscissimo a fermarlo. Si muoveva con scatti meccanici, non mostrava più nessun tipo di affetto, partecipazione, nemmeno sguardo. I teneri baci che dava sempre a mia moglie erano ormai un ricordo. Non camminava più, correva o girava su se stesso o intorno a qualcosa o in tondo e poi cadeva… cadeva… cadeva. Quando POI gli fu prescritto e somministrato l’antibiotico ormai era troppo tardi; Andrea ricominciò a dormire, era di nuovo calmo, non aveva più la schiena e il collo rigidi come un bastone, non correva più. Ricominciava a muoversi di nuovo come un bambino quasi normale, non si picchiava più la testa e aveva spento sia le stereotipie che i manierismi motori… ma ormai era tardi… era troppo tardi. Io e mia moglie eravamo disperati, io abbandonai il lavoro per 9 mesi, rinunciando poi allo stesso con un altro pur di stare il più possibile vicino a casa. Mia moglie chiese la sospensione per mezzo della legge 104. Il pediatra ci ripeté che Andrea aveva avuto un regresso psicomotorio, ma senza darci altre spiegazioni. L’istituto Besta in cui Andrea era stato ricoverato ci disse e ci scrisse la stessa cosa: ‘regresso’. Nostro figlio aveva subìto un danno neurologico… difficilmente avrebbe potuto ritornare ad essere il bimbo che stava crescendo come gli altri bimbi… ci fu detto di rivolgerci alla neuropsichiatria della nostra circoscrizione per iniziare la cosiddetta… ‘riabilitazione’.
Io e mia moglie dicemmo subito a tutti, e sottolineo a tutti, che avevamo il sospetto che tutto ciò fosse successo a causa della recente vaccinazione. Mi ricordo gli sguardi sia del pediatra che di taluni medici che ci guardavano quasi fossimo dei terroristi. Iniziammo il calvario del pellegrinaggio dai vari pseudo-specialisti, quelli dai 300 euro in su, oppure dai 750 euro pagati per ‘leggere’ la cartella clinica… Ogni volta mi fu chiesto perché al ricovero non fu fatto il prelievo del liquor,… non ho saputo rispondere… Anche se ancora oggi nutro ampia fiducia in quel medico che ci ha assistito e sostenuto durante il ricovero, non so rispondere. Riportato a casa nostro figlio, tutto ci sembrava allucinante e irreale. Andrea non rispondeva più agli stimoli, non indicava più, non usava più le sue dolci paroline, non sorrideva più, non era più attaccato a noi, non mostrava più affetto, non ci guardava nemmeno più,… era come se nella sua testa si fosse staccato un interruttore. Di notte leggevo quanto più potevo e cercavo di ricostruire ogni suo giorno pregresso con le foto ed i filmini: nostri, dei nonni, degli zii e degli amici.
Ci recammo alla neuropsichiatria della nostra ASL, Andrea fu inserito in lista d’attesa, erano gli ultimi di Luglio del 2008. Sì, ho proprio detto lista d’attesa. Sembrerà allucinante quanto sto per dirvi,… ma la lista d’attesa per un bambino che ha avuto una meningoencefalite, in Italia dura 13 mesi! Il famoso intervento ‘intensivo e precoce’ tanto caro alle ASL comporta una lista d’attesa che dura 13 mesi! A settembre 2009 ci fu finalmente offerto l’intervento intensivo e precoce… ossia 1,5 ore alla settimana di psicomotricità relazionale (2 volte di 45 minuti) da farsi al mattino al posto dell’asilo. Non voglio commentare altro. Andrea era certificato con un handicap del 100% dall’autunno 2008. Nel frattempo, avevamo ricostruito grazie a foto e filmini la vita di Andrea. L’ultimo filmino di Andrea è di 36 ore prima del vaccino, il primo filmino successivo al vaccino è di pochi giorni dopo, Andrea è nei filmini come vi ho descritto prima. Ormai non avevamo più dubbi, era stato il vaccino.
Da qui è iniziato il quarto calvario. Mai e poi mai avrei creduto di toccare con mano tanta omertà in chi ha fatto il giuramento di Ippocrate! Lungi dall’offrire aiuto e supporto psicologico a genitori che vivono il trauma feroce di un bambino sano divenuto all’improvviso affetto da grave handicap, le autorità sanitarie si trasformarono a questo punto in meccanismi complicatissimi e tortuosi, ma miranti a un solo scopo: insabbiare il problema.”
Tali meccanismi, sempre gli stessi in quasi tutte le testimonianze di questo tipo, devono garantire che ogni sforzo dei familiari tendente al riconoscimento del danno procurato, e ogni loro desiderio di trasformare la propria tragedia in un caso medico utile almeno per il futuro, cada nella palude vischiosa del silenzio, del cavillo burocratico, del vuoto legislativo, del controsenso logico di un sistema sanitario che non segue più una propria etica autonoma e indipendente, ma si fa specchio della politica più deteriore, quella fondata sullo scarica-barile, sull’astuzia a danno del più debole (in questo caso la famiglia del bimbo danneggiato), sull’utilizzo della legge come protezione del solo legislatore. Quest’ultimo, infatti, da un lato promuove il ricorso a un vaccino, o lascia che altri, del tutto arbitrariamente, lo facciano (i mass media, per esempio), e dall’altro approva delle norme che consentano al Ministero della Salute di lavarsi le mani in caso di reazione avversa grave.
“La follia – ha dichiarato successivamente il papà di Andrea – l’avrete quando chiederete se sia stata fatta la segnalazione di reazione avversa. Sarete ricevuti dall’infermiera di turno la quale non capendo di cosa state parlando vi fisserà un appuntamento con il medico vaccinatore. All’appuntamento il medico vaccinatore vi guarderà sorpreso, stupito, con saccenza e strafottenza e vi dirà che per far la segnalazione di sospetta reazione avversa occorre essere certi. Sì, avete capito bene, per compilare un modulo che nell’intestazione ripete senza possibilità di modifica il termine ‘sospetta’, vi diranno che per compilarlo bisogna avere delle certezze!”
Segue, nel racconto del babbo di Andrea, l’incontro con la Direttrice generale dell’ASL, che evidenzia come “il rapporto costi/benefici è a favore della comunità e purtroppo non sempre del singolo che si intende proteggere”; finalmente viene compilata la famosa scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa. In realtà anche quest’ultima procedura si traduce nell’ennesimo atto di vuoto formalismo, in quanto il dirigente incaricato di compilare il modulo, non indicherà il vaccino sospettato di avere provocato il danno, bensì elencherà pedissequamente tutti i vaccini somministrati, specificando che all’atto del ricevimento della segnalazione esiste solo una presunta coincidenza temporale. Questo evidentemente significa aggiungere disperazione alla disperazione, in quanto non c’è niente di peggio per un genitore che viva un’esperienza del genere che sentirsi impossibilitati perfino a raccontarla, perché percepisce con chiarezza che l’interlocutore istituzionale non vuole ascoltarlo per cercare di capire, ma solo imporgli una propria versione dei fatti, lontana da quella che la famiglia ha vissuto e sperimentato minuto per minuto. Certo, non tutti i medici hanno cooperato al muro di silenzio che poco, a poco, si è creato attorno ai genitori di Andrea. Ben cinque istituti pubblici, (il neurologico Carlo Besta, il policlinico De Marchi di Milano, il Casimiro Mondino di Pavia, il Santa Lucia di Roma) un istituto privato e due medici professionisti hanno steso delle relazioni cliniche dalle quali emergeva a chiare lettere la verità: Andrea era stato colpito da una meningoencefalite postvaccinica indotta dal vaccino antimeningococco Menjugate della Novartis, lotto 166011.
Toppo poco per dichiarare un rapporto di causalità, accerterà la Commissione Medica Ospedaliera militare che, in base alla legge 210/92 è competente per i danni da vaccino. La Commissione, racconteranno i genitori di Andrea, era costituita da un solo medico militare, un oculista. Documenti, filmati, anamnesi, diagnosi, certificati, tutto quanto la famiglia aveva attentamente raccolto nel corso dei mesi al fine di dimostrare la perfetta salute di Andrea prima della vaccinazione, vengono sparpagliati alla rinfusa su una scrivania e ricevono sì e no un’occhiata fugace. “Signor F.”, sono le parole del tenente medico nel racconto dei genitori, “il danno c’è, è evidente, però il discorso è che si dovrebbe individuare il lotto incriminato ed è impossibile. Dato che noi non ci assumiamo questa responsabilità, la facciamo assumere al diretto interessato che in questo caso è il Ministero della Salute, capito?… ne ho visti tanti, allo stesso mio figlio non glielo faccio fare, però purtroppo in primo acchito noi non possiamo dare direttamente il nesso… perché creeremmo un humus legislativo in cui tutte le altre CMO non sarebbero allineate. Allora noi ci siamo messi d’accordo, tra le varie CMO, di agire in questo senso…, in modo tale che il Ministero della Salute si assuma la sua responsabilità. Per farle capire è un po’ come il danno da Talidomide all’epoca, quando i pazienti nascevano senza braccia, senza gambe,… capito?
Pertanto, il verbale della ‘Commissione’ non fa che ripetere stancamente le formule della burocrazia, con le usuali incongruenze che la burocrazia comporta rispetto alla realtà fattuale. Nelle parole dei familiari: “nel verbale si afferma che l’encefalopatia può essere associata ad alcune vaccinazioni obbligatorie: l’antimeningococco NON è una vaccinazione obbligatoria ma solo raccomandata, per cui tra l’encefalopatia di mio figlio in merito alla vaccinazione specifica, non essendo questa obbligatoria, non può esserci associazione.”
Implacabile, poi, fu il rigetto di qualsiasi responsabilità da parte del Ministero, il quale si fece prontamente scudo della norma di legge, che all’epoca non prevedeva riconoscimenti di sorta per le vaccinazioni non obbligatorie, e perentoriamente rifiutò ulteriori approfondimenti del problema: “In riferimento alla mail del 30 settembre 2012 nel ribadire che con il parere e con le successive note esplicative si è concluso l’iter del ricorso amministrativo ex art. 5 Legge 210/92 si informa che l’attività del UML è ben precisata e sancita da ordinamenti che non prevedono risposte ai quesiti posti dai privati. Per tanto si ritiene di non poter fornire ulteriori informazioni medico legali inerenti il caso di Andrea”.
Un’attenta ricostruzione dei fatti segnalati all’epoca anche dalla stampa evidenzia, però, come la sbrigatività del Ministero non fosse soltanto frutto della dura necessità di attenersi al testo legislativo, ma tendesse a nascondere dettagli altamente imbarazzanti. Infatti, come giustamente sottolinea nel suo resoconto il padre di Andrea, durante la fasulla epidemia di meningite del 2007-2008 le famiglie terrorizzate correvano alle ASL per cercare l’antimeningococco, vaccino che in breve tempo era diventato introvabile. In breve tempo si creò un vuoto nelle scorte, e si importarono i vaccini dall’Inghilterra. Ne dava notizia il quotidiano “la Repubblica” del 19 gennaio 2008: “l’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato l’importazione dall’Inghilterra di 140.000 dosi del vaccino per tutta Italia che saranno disponibili negli ambulatori pubblici”. Ma nel gennaio 2009, lo stesso antimeningococco prodotto a Siena dalla Novartis Siena viene ritirato in ben 60.000 dosi in Inghilterra, poiché si era scoperto che un batterio, lo stafilococco, era presente in alcuni campioni prelevati per test. Il “Corriere della Sera” riportava, infatti: “Ritirato antimeningite proveniente dall’Italia”, e così il “Times” del 26 febbraio 2009: “Ritirati vaccini per neonati causa rischio di contaminazione”; “Novartis che produce il vaccino in Italia ha detto di aver scoperto tracce di stafilococco aureus nel solvente”.
Se ogni segnalazione di reazione avversa, anche gravissima, avviene in questo modo, e se il nostro sistema sanitario tende alla sistematica eliminazione dei dati e delle informazioni, allora quanti sono veramente i casi di danni da vaccinazione? Quanti sono i bambini danneggiati che vivono nel silenzio loro e delle loro famiglie?
“Mio figlio”, scrive il papà di Andrea, “è stato vaccinato nella circoscrizione dell’ASL di Crema. La Direttrice della Neuro Psichiatria Infantile di Crema mi ha dichiarato che le diagnosi di ‘disturbo generalizzato dello sviluppo’ in età pediatrica sono passate da una media del triennio 2005/2006/2007 di 180 casi annui… ad oltre 530 diagnosi nel 2008!… ora mi chiedo… ma è possibile che a NESSUNO sia venuto in mente di verificare con che frequenza sono stati vaccinati questi bimbi con lo stesso lotto o lotti contigui a quello che ha rovinato mio figlio? Se è vero che la salute collettiva passa attraverso un grande progetto di tutela quale quello della vaccinazione, è pur vero che nessun grande progetto vale la vita di un bambino. Poco importa se il fato vuole che capiti ad un bambino ogni X decine o centinaia di migliaia di nuovi nati nel mondo. Quando capita a tuo figlio, è come se capitasse al mondo intero.