CAPITOLO XVII

Altri dubbi

Pratico un allattamento misto. Posso eliminare il biberon?

In linea di massima, sì. La produzione di latte si adatta alla richiesta. Dando il biberon, il bambino poppa meno e si ha una minor produzione di latte. Togliendo il biberon, il bimbo poppa di più e di conseguenza si ha una maggior quantità di latte.


Naturalmente, bisogna tener conto del motivo per cui è stato introdotto il biberon. Se non c’è stato alcun motivo giustificato; se vi hanno detto che 150 grammi a settimana era un basso aumento di peso (quando in realtà è perfetto), o se non avete avuto alcun problema col peso e vi hanno raccomandato il biberon perché dorma di più, o perché voi dovevate assumere qualche medicinale, o per qualsiasi altro bizzarro motivo, è evidente che i vostri seni funzionavano perfettamente e possono tornare a funzionare. Ma se vi hanno raccomandato l’uso del biberon perché esisteva qualche reale problema, se vostro figlio aveva perso molto peso, o ingrassava davvero molto, molto poco, il dubbio c’è. Ho davvero poco latte e dovrò continuare sempre con l’allattamento misto? O il problema era un altro, la posizione scorretta o l’orario rigido delle poppate, e ora posso cambiare metodo e tutto migliorerà? Eliminare il biberon non è una cosa che si può fare alla leggera. Bisogna controllare il peso ogni pochi giorni. È possibile che in tre o quattro giorni il peso si stabilizzi e poi torni ad aumentare. Ma se il bimbo perde peso, e non lo recupera neanche nel corso di molti giorni, significa che bisogna eliminare il biberon più lentamente, o addirittura che non si potrà eliminare del tutto.


Se la quantità di biberon che prende vostro figlio è minima, diciamo meno di 200 millilitri al giorno, e se lo ha preso per poco tempo, e inizialmente non c’era una reale necessità di darglielo, probabilmente potrete eliminarlo di colpo. Non dategli più il biberon e basta. Chiederà continuamente il seno per due o tre giorni, e poi tornerà a equilibrarsi.


Potete anche farlo poco a poco, diminuendo ogni giorno la quantità di latte nel biberon. 180, 150, 120… A volte, in meno di una settimana si riesce a eliminare completamente; altre volte bisogna farlo più lentamente. Tutto questo, chiaramente, controllando il peso. Questo sì, sempre i biberon accuratamente preparati, con un misurino di polvere ogni 30 millilitri di acqua. Non fate biberon più diluiti, perché vostro figlio non assumerebbe una sufficiente quantità di alimento, e non riuscirebbe nemmeno a poppare perché ha lo stomaco pieno d’acqua.


Un’altra possibilità è quella di ridurre i biberon a richiesta. Dategli un seno, comprimendolo se non succhia molto bene (pag. 90). Dategli poi il secondo seno (se lo vuole). Se è più o meno tranquillo e contento, non dategli il biberon. E se dopo venti minuti ne chiede ancora? Beh, offritegli di nuovo il seno. Ogni volta che ne ha bisogno. Dategli il biberon solo al termine della poppata al secondo seno e se in quel momento inizia a protestare per la fame. Ma non dategli tanto latte col biberon come abitudine, solo un po’, 60 o 30 millilitri. Finisce tutto e continua a piangere per la fame? Allora 30 in più, e poi altri 30 se ce n’è bisogno. Ma se rimane più o meno tranquillo, allora basta. E se dopo venti minuti ne chiede ancora, attaccatelo di nuovo al seno. Cioè, se davvero il bambino piange per la fame, dategli (anche se a rate) la stessa quantità col biberon che gli davate prima. Ma se resiste con meno, allora dategliene meno. L’idea è che, invece di prendere ogni tre ore seno e biberon, prenda il seno ogni ora o ora e mezza, e il biberon ogni quattro o cinque ore. In pochi giorni li avrete eliminati completamente.


Sto parlando sempre di biberon. In realtà mi riferisco al latte artificiale, somministrato attraverso qualsiasi mezzo. Quando non resta altro rimedio che dare un’aggiunta a un bambino allattato al seno, probabilmente è meglio non farlo con un biberon, perché molto spesso i bimbi si lasciano prendere e iniziano a poppare in modo scorretto. È meglio dargli il latte con un bicchiere. Ma se sono molti giorni che usate il biberon, e ora glielo togliete, forse è già troppo tardi. Potete provare con un bicchiere, ma se vi risulta difficile, non vale la pena che voi e vostro figlio facciate lo sforzo di imparare a bere da un bicchiere, quando in pochi giorni smetterà di farlo.


Oltre ad allattarlo ogni ora, vale la pena togliersi il latte, per stimolare la produzione? Se il bambino poppa a tutte le ore, non se ne avrà quasi il tempo materiale. E se il bambino succhia bene (o se funziona bene la compressione del seno) non ci sarà poi molto da togliere. Ma se poppa malissimo, o rifiuta il seno, o la compressione non vi riesce, è una buona idea togliersi il latte almeno sei o otto volte al giorno e darglielo come aggiunta, dopo il seno e prima del latte artificiale.


Tutto questo supponendo che all’inizio non ci fosse alcun problema reale e che i biberon fossero del tutto ingiustificati. Se invece ci sono stati problemi, bisognerà indagarne le cause e cercare una soluzione. Se la posizione era sbagliata, bisognerà correggerla; se il bambino ha avuto problemi con il frenulo linguale, probabilmente sarà necessario reciderlo. In questi casi, è molto importante togliersi il latte con frequenza (oltre ad attaccare il bambino al seno). Se avete introdotto le aggiunte perché in effetti il bambino ingrassava molto poco, di solito non è una buona idea eliminare del tutto il biberon così che quando ha fame sia costretto ad attaccarsi di più al seno (è lo stesso tentativo che avete fatto all’inizio e avete già verificato che non prendeva peso), ma bisognerebbe fare il contrario: aumentare la produzione di latte (mediante allattamento frequente in posizione corretta ed estrazione frequente) così da avere una tale quantità di latte da spingere il bambino stesso a rifiutare le aggiunte perché è già sazio.


In alcuni rari casi può essere che esista una vera e propria forma di ipogalattia e che l’allattamento esclusivo sia, pertanto, impossibile. Non saprete fino a dove potete spingervi se prima non fate dei tentativi.

Ho smesso di allattare da settimane, posso riprendere?

In linea di massima, sì. È possibile eliminare i biberon inutili e tornare all’allattamento materno esclusivo, anche se sono settimane o mesi che il bambino non poppa, o se non ha mai poppato.


Forse vostro figlio è nato prematuro o è stato molto malato e non ha potuto essere allattato. O avete deciso di non allattarlo, e ora avete cambiato opinione. Magari vi hanno raccomandato di svezzarlo perché il bambino non ingrassava, e avete potuto verificare che con il biberon aumenta allo stesso modo o meno…


Il processo viene normalmente chiamato rilattazione o riallattamento. Bisogna ottenere due cose: che esca il latte e che il bambino succhi. Entrambi gli obiettivi sono relazionati fra loro, ma sono anche relativamente indipendenti. Probabilmente il bambino popperà di più se uscirà del latte, ma non è imprescindibile: dal ciuccio non esce mai niente, eppure lo succhiano; perché non dovrebbero succhiare un seno vuoto? Dall’altra parte, uscirà più latte se il bambino succhia, ma neanche questo è imprescindibile: è anche possibile stimolare la produzione togliendosi il latte, a mano o con un tiralatte.


Naturalmente all’inizio uscirà poco latte, o quasi niente. Bisogna avere pazienza e perseveranza. Non massacratevi il seno; è meglio togliersi latte per cinque o dieci minuti alla volta, per otto o dieci volte al giorno, o anche di più se ne avete tempo e voglia, piuttosto che stare mezz’ora di seguito per non far uscire niente. Provate la cosiddetta “estrazione potente” (pag. 89). Sono stati testati diversi medicinali per stimolare l’allattamento, ma in generale sembra che non portino grandi vantaggi; si può riallattare senza bisogno di farmaci.


Produrre latte è relativamente facile; se siete costanti alla fine vi riuscirà. L’altra cosa importante è che il bambino poppi, e questo non dipende più da voi. Se non ne ha voglia non popperà. Quanto più piccolo sarà il bambino, tanto più facile sarà che finisca per poppare; prima dei quattro mesi il risultato positivo è altamente probabile. Con i bambini più grandi costa qualche sforzo in più. Alcune mamme si tolgono il latte, ma non riescono a far sì che il bambino poppi; devono darglielo con un bicchiere. Ad ogni modo, ci sono stati bambini più grandi di un anno che sono tornati a poppare. Vale la pena provarci.


A volte basta attaccare il bambino al seno, e questo inizia a poppare con avidità, anche se sono settimane che non lo fa. Ma molte altre volte il bambino abituato al biberon rifiuta il seno, o non sa cosa farsene. Non cercate mai di vincere il bambino con la fame, cioè non dandogli nulla perché si trovi alla fine obbligato a succhiare dal seno. Primo, perché è una mancanza di rispetto; secondo, perché oltretutto non funziona: quando ha più fame è più nervoso e arrabbiato, e probabilmente popperà peggio. È meglio dargli da mangiare (meglio il latte con un bicchierino; ma se è abituato da settimane o mesi con un biberon, non importa continuare qualche giorno in più) e poi, quando è felice, tenerlo molto a contatto pelle con pelle. Mettete vostro figlio nel letto, nude dalla vita in su, e il bambino solamente con il pannolino. Mettetelo sopra di voi, con la testolina fra i seni, come se fosse appena nato. Ditegli cose dolci, accarezzatelo, riposate. Molti bambini, dopo mezz’ora o un’ora, si muovono da soli verso il seno e si mettono a poppare. Se non lo fanno, avrete almeno passato un po’ di tempo a riposare e a godervi vostro figlio, e potrete riprovare in un altro momento. Al contrario, se dedicate questo tempo cercando di infilargli il seno in bocca (mettiti qui, mettiti lì, apri la bocca, aprila di più, non l’hai preso bene, staccati e ricomincia da capo…) è facile che finirete entrambi col piangere, madre e figlio, e inoltre la sgradevole esperienza farà sì che la prossima volta il bambino avrà ancora meno voglia.


Molte mamme riescono a tornare all’allattamento esclusivo al seno. Altre no. Alcune mamme devono continuare con l’allattamento misto per alcuni mesi perché se cercano di eliminare completamente il latte artificiale, il peso del bambino si blocca o diminuisce. Quando si comincia con le pappe, potete sostituire il latte artificiale, di modo che ai nove o dieci mesi il bambino possa nutrirsi solo di latte materno e di cibo solido, come se non avesse mai preso biberon.

Mi hanno dato delle pastiglie per bloccare la produzione del latte…

Anche se avete preso medicinali per bloccare la produzione del latte, potrete ritornare ad allattare. Anni fa si usava la bromocriptina (Parlodel), e prima ancora si prendevano gli estrogeni; l’effetto era molto limitato, bastava smettere di prendere il farmaco e allattare normalmente, e il latte ritornava subito. La bromocriptina non si usa quasi più; è da molti anni che negli Stati Uniti si proibisce il suo utilizzo per interrompere l’allattamento, a causa degli effetti collaterali. Oggi, il medicinale usato per interrompere la produzione del latte è di solito la cabergolina (Dostinex); purtroppo ha un effetto molto prolungato; sappiamo di mamme che hanno cambiato idea e sono riuscite ad allattare, ma ci hanno messo due settimane o più per avere poco più di una goccia di latte. Proprio perché quasi non produce latte, potete attaccare immediatamente il bambino al seno: che non vi vengano a dire cose tipo il medicinale passa nel latte e gli può fare male; in quale latte passa?

Allattare un bambino adottato

In alcune culture è abitudine che, se la madre muore durante il parto, la nonna o qualche zia allattino il neonato. Fra di noi, ci sono molte madri che allattano i figli adottati.


Il trucco è lo stesso che si usa per riallattare un figlio proprio. Quanto minore è l’età del bambino, tanto più facile sarà che si attacchi. Bisogna allattare o togliersi il latte spesso, dieci volte al giorno o più. Se sapete in anticipo quando potrete avere vostro figlio, potrete iniziare a stimolare l’allattamento un paio di mesi prima. Partendo da zero, le prime gocce di latte possono comparire in un periodo da quattro a sette giorni, e si può arrivare a un allattamento al seno esclusivo nel giro di tre o quattro settimane, se si riesce. È più facile se la madre ha già avuto figli suoi e li ha allattati. Se avete qualche squilibrio ormonale che vi impedisce di avere figli, è possibile che questo possa anche provocare difficoltà all’allattamento.


In ogni caso, anche nelle circostanze più favorevoli, non tutte le mamme riescono ad arrivare all’allattamento esclusivo al seno. Molte devono ricorrere all’allattamento misto, e alcune non hanno che poche simboliche gocce di latte. Non va bene ossessionarsi per la quantità di latte; la cosa importante di quest’avventura è la particolare relazione che stabilite con vostro figlio, l’incredibile sensazione di tenerlo attaccato alla vostra pelle.


La OMS ha pubblicato un interessante documento sul riallattamento:


Departemento de Salud y Desarrollo del Niño y del Adolescente, Relactación. Revisión de la experiencia y recomendaciones para la practica, in OMS, 1998.


https://goo.gl/KdvwpD

Cesareo

Le donne che partoriscono col cesareo di solito allattano meno tempo rispetto a quelle che hanno avuto un parto normale. Ma non dovrebbe essere così. Nel cesareo tagliano la pancia, non interrompono il latte; i seni funzionano perfettamente. In molti ospedali succede che l’inizio dell’allattamento sia molto diverso dopo un cesareo. Ci sono ospedali in cui i bambini nati con un cesareo poppano prima di un’ora dalla nascita; ce ne sono altri in cui il bambino sta a contatto pelle a pelle (e poppa se vuole) mentre il medico finisce di cucire la ferita. Ma ci sono anche ospedali in cui il bambino nato con un cesareo viene separato dalla madre per sei o dodici ore (anche di più!), in cui non c’è nessuno che aiuti la madre a trovare una posizione comoda per allattare senza che le faccia male la cicatrice. Un piccolo problema all’inizio può aumentare come una palla di neve; se si attacca il bambino troppo tardi, vuol dire che nel frattempo avrà già assunto qualche biberon, forse si attaccherà male, la madre avrà ragadi…1

Caduta dei capelli

Il capello non cresce eternamente. Ogni capello ha un ciclo: nascita, crescita, riposo e caduta. Ogni giorno ci cadono dozzine di capelli, che vengono sostituite da altre che crescono. In molti animali tutti i peli crescono nello stesso tempo: hanno una bella pelliccia in inverno, e diventano pelati durante l’estate. Nell’essere umano ogni pelo è autonomo, e la nostra capigliatura ha lo stesso aspetto per tutto l’anno.


Ma in gravidanza, molti capelli entrano simultaneamente nella fase di riposo. Ne cadono pochissimi durante la gravidanza. La capigliatura abbondante, la pelle morbida ed elastica, il sorriso orgoglioso… nessun dubbio che le donne incinte siano bellissime. Il prezzo sta nel fatto che i capelli si sono sincronizzati, e tra uno e cinque mesi dopo il parto entrano, anche qui simultaneamente, in fase di caduta. Si tratta del cosiddetto effluvio telogeno, un fenomeno assolutamente normale. No, non resterete calve, per quanto la spazzola sia piena di capelli ogni mattina! In un intervallo da sei a dodici mesi dopo il parto la situazione tornerà alla normalità.


La caduta del capello nel post-parto non è dovuta all’allattamento materno, accade lo stesso con il biberon; non è dovuta alla mancanza di ferro (se vi sono state fatte delle analisi e vi manca il ferro, dovrete assumerlo, ma questo non eviterà la caduta del capello) né di qualche altro elemento nutritivo. Alcune anime pie insisteranno nel dirvi che state trascurando la salute e vi state distruggendo per la vostra assurda mania di allattare; non fateci caso. Disperate di fronte alla prospettiva di rimanere calve (perché le donne dovrebbero avere tanta paura a rimanere calve? Che ce l’abbiamo noi uomini, va bene; ma quante donne calve avete visto per strada?), molte mamme ricorrono a lozioni, cure comprate in farmacia, in erboristeria o in profumeria. L’etichetta promette di arrestare la caduta del capello, e in questo caso almeno rispettano la promessa: tra i sei e i dodici mesi dopo il parto, tutto torna alla normalità. Esattamente come se non aveste fatto nulla. La differenza è che vi sarete spese dei bei soldini (in alcuni casi si parla di soldoni) che avreste potuto utilizzare per cose più utili.


American Academy of Dermatology, Air loss in new moms


https://goo.gl/9To9wy


Malkud S, Telogen Effluvium: A Review, in “J Clin Diagn Res”, num. 9, 2015, WE01-3.


www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/PMC4606321

Radiografie

I raggi X sono radiazioni elettromagnetiche, come la luce, e si muovono alla velocità della luce. Qualche secondo dopo aver fatto una radiografia, i raggi che ci hanno attraversato sono già oltre la luna. Non ci restano dentro, non diventiamo radioattivi e color verde fosforescente, come nei cartoni animati. Il seno e il latte non vengono danneggiati affatto. Potete farvi tutte le radiografie di cui avete bisogno, durante l’allattamento, incluse quelle al torace e le mammografie, e potete allattare appena uscite dalla visita medica, senza dover aspettare cinque ore e nemmeno cinque minuti, senza dovervi togliere il latte e buttarlo. Il latte è completamente normale dopo aver fatto una mammografia.


Non importa che la radiografia sia con contrasto. I contrasti iodati endovenosi non sono tossici (ve li iniettano in vena e non vi succede niente), non alterano la tiroide né in bene né in male (lo iodio fa parte di una molecola da cui non può essere separato), non passano quasi nel latte e non vengono quasi assorbiti per via orale. Il bario che si usa per le radiografie dello stomaco o dell’intestino non si assorbe per via orale, quindi è impossibile che passi nel latte e che sia tossico. Ai neonati si fanno radiografie con contrasto senza alcun pericolo. Potete allattare vostro figlio dopo due minuti che vi è stato iniettato il contrasto, non bisogna aspettare, non bisogna scartare il latte.


Potete anche fare ecografie, tomografie computerizzate (TAC o TC) e risonanze magnetiche senza alcun timore, e allattare sul momento. Il gadopentato e il gadoteridol (contrasti che si usano a volte per la risonanza magnetica) vengono assorbiti per via orale in piccolissime quantità e quasi non passano nel latte, e si usano per i neonati perché non sono tossici. Per dare a un neonato la quantità di gadopentato necessaria per fargli una risonanza, dovremmo iniettargli migliaia di litri di latte materno. Nonostante tutto c’è ancora qualcuno che suggerisce di togliere e buttare via il latte durante le prime ventiquattro ore. Questa è una vera sciocchezza. Ad allattare dopo una risonanza con gadopentato non c’è alcun pericolo. Assolutamente nessuno. Non sto dicendo poco, sto dicendo nessuno. Invece, ciò che è pericoloso è smettere di allattare per ventiquattro ore. E non fare alla madre una risonanza di cui ha bisogno, lasciare la sua malattia senza diagnosi e senza cura per mesi perché sta allattando, sì che è pericoloso.


Kubik-Huch RA, Gottstein-Aalame NM, Frenzel T, Seifert B, Puchert E, Wittek S, Debatin JF, Gadopentetate dimeglumine excretion into human breast milk during Lactation, in “Radiology”, num. 216, 2000, pp. 555-8.

Tingersi i capelli

Non so da dove sia uscita questa leggenda urbana, ma molte volte ho sentito dire che non ci si può tingere i capelli durante l’allattamento, perché la tinta è tossica e passa nel latte.


Vediamo. La tinta non si ingoia, si mette sulla testa. Quanta percentuale di questa tinta viene assorbita dalla pelle e passa nel sangue? Beh, non lo so e non mi interessa. Forse una centesima o una millesima parte viene assorbita, non lo so, ma è verosimile. E forse una centesima parte di ciò che c’è nel sangue passa nel latte, non so neanche questo. In ogni caso, una cosa è certa: se la tinta fosse tossica, la prima a intossicarsi sarebbe la parrucchiera, che passa tutto il giorno maneggiando tinte e respirandone i vapori; anche se usa i guanti, vedremmo migliaia di parrucchiere intossicate dalle tinte. E la seconda a intossicarsi sarebbe la madre, che è quella che tiene questa tinta sulla testa. Potete stare tranquille: se ci sono mai state tinte tossiche, è decenni che ormai sono proibite. E se la tinta non fa alcun male a voi, ancor meno farà male a vostro figlio.

Esercizio fisico

Potete praticare qualsiasi tipo di sport durante l’allattamento. Il vostro latte continuerà ad essere ugualmente nutriente e abbondante.


Ad alcuni bambini infastidisce il sapore salato di sudore sul capezzolo. Potete pulirvi con un asciugamano umido prima di allattare.


In alcuni casi, dopo un esercizio fisico intenso, alcuni bambini rifiutano il seno per qualche ora. Si pensa che possa essere dovuto a un aumento dell’acido lattico (quello che produce l’indolenzimento muscolare) nel latte. Ma stiamo parlando di esercizio fisico davvero intenso, di sportivi professionisti che si allenano, non di un’oretta nella palestra del quartiere, e in ogni caso si tratta di un problema lieve. L’acido lattico non è tossico (è quello dello yogurt), e se il bambino rifiuta il seno ora, popperà un po’ più tardi. Potete continuare ad allenarvi e potete continuare ad allattare.


L’esercizio fisico durante l’allattamento può migliorare il benessere e la forma fisica della madre, senza danneggiare la quantità o la composizione del latte, né pregiudicare in alcun modo il lattante. La mamma che allatta può praticare qualsiasi tipo di sport.


Lovelady CA, Hunter CP, Geigerman C, Effect of exercise on immunologic factors in breast milk, in “Pediatrics,” num. 111, 2003, pp. 148-52.


http://pediatrics.aappublications.org/content/111/2/e148


Wright KS, Quinn TJ, Carey GB, Infant acceptance of breast milk after maternal exercise” in “Pediatrics”, num. 109, 2002, pp. 585-9.

Creme depilatorie

Le creme depilatorie sono molto corrosive. Mangiare una crema depilatoria provoca bruciature molto più gravi che bere lisciva. Bisogna pulirsi bene prima di prendere in braccio il bambino, e bisogna conservarla in un luogo sicuro, perché i bambini piccoli potrebbero confonderla col dentifricio. Di fatto, è prudente che in una casa dove ci sono bambini piccoli non vi siano creme depilatorie.


Ma non si assorbono attraverso la pelle, non passano nel sangue e tantomeno nel latte. Potete depilarvi con una crema durante l’allattamento. Potete anche farvi una ceretta, o depilarvi con un laser o con qualsiasi altro metodo.

Raggi UVA

I raggi ultravioletti UVA, utilizzati nelle cabine dei centri di abbronzatura, non fanno bene alla pelle. Il loro abuso, così come prendere il sole, può provocare un cancro alla pelle. L’Accademia Americana di Dermatologia raccomanda da anni che si proibiscano i macchinari a raggi UVA.


In qualunque caso, tutto il pericolo è per la madre. Potete ricevere raggi UVA, anche ai seni, continuando ad allattare. Non c’è alcun pericolo per il bambino.


American Academy of Dermatology, Indoor tanning


www.aad.org/media/stats/prevention-and-care

Tatuaggi

Se vengono realizzati in uno studio affidabile, con controlli igienici e inchiostro adatto all’utilizzo su pelle umana, i tatuaggi sono perfettamente compatibili con l’allattamento. Chiaro, meglio non rischiare di farsi un tatuaggio con aghi contaminati o inchiostri tossici, né durante l’allattamento né in nessun altro caso.

Piercing

Sarebbe prudente rimuovere i piercing al capezzolo durante la gravidanza (di fatto, sarebbe più prudente non farsi piercing al capezzolo se in futuro pensate di avere figli e allattarli al seno. Ma immagino che in quel momento non ci pensiate ancora). In generale, l’allattamento si svolge senza problemi, ma sono stati descritti casi di diminuzione della produzione di latte a causa dell’ostruzione dei dotti galattofori.


Garbin CP, Deacon JP, Rowan MK, et al., Association of nipple piercing with abnormal milk production and breastfeeding, in “JAMA”, num. 301, 2009, pp. 2550-2551.

Mestruazioni

Alcune madri notano che il figlio è un po’ più agitato all’avvicinarsi delle mestruazioni. Questo comportamento si attribuisce a un ipotetico cambiamento del sapore del latte o a una diminuzione della produzione (che obbligherebbe il bambino a poppare di più). Alcune donne si lamentano di fastidi ai capezzoli (forse proprio perché il bambino ha dovuto poppare di più). Ad ogni modo, si tratta di fastidi passeggeri e senza importanza, la maggior parte dei bambini sembra non accorgersi di nulla e si può continuare ad allattare tranquillamente durante le mestruazioni. È assolutamente normale che il ciclo mestruale sia irregolare per alcuni mesi.

Rabbia e stress

È molto antica la credenza che le qualità morali della madre passino al bambino attraverso il latte. Quando andavano di moda le nutrici, si riteneva fondamentale che fossero donne serie, rispettabili, gentili ed oneste. Una nutrice disonesta avrebbe potuto trasmettere al bambino le sue cattive qualità (oltre alla sifilide, ovviamente). Ancora oggi si usa dire, riguardo a una tradizione familiare molto radicata: “L’ha succhiata con il latte”. E di qualcuno antipatico o violento, in Spagna si dice che “tiene mala leche”, cioè che “ha un latte cattivo”, come se avesse poppato il suo brutto carattere insieme al latte della madre o della balia. Nella versione moderna del mito è facile sentire la frase: “Se sei nervosa, farai venire i nervi pure al bambino dandogli il latte”.


Non è vero. Certo, lo stato d’animo della madre influisce su quello del bambino, e viceversa (un bambino che piange senza sosta innervosirebbe chiunque). Ma non passa attraverso il latte.

Cambi di temperatura

Curioso come le norme igieniche per maneggiare i biberon o il latte vaccino vengano qualche volta trasferite anche all’allattamento materno. No, il latte materno non si congela nel seno se la mamma sta al freddo, né si guasta se la mamma prende il sole.

Un dono per tutta la vita - Seconda edizione
Un dono per tutta la vita - Seconda edizione
Carlos González
Guida all’allattamento materno.Un vademecum indispensabile, con tante informazioni pratiche per aiutare le madri che desiderano allattare a farlo senza stress e con soddisfazione. Dopo i bestseller Bésame mucho e Il mio bambino non mi mangia, Carlos González, in una seconda edizione ampliata e aggiornata, con Un dono per tutta la vita torna a parlare di una delle sue grandi passioni: la difesa dell’allattamento materno.Il suo obiettivo non è convincere le madri ad allattare, né dimostrare che allattare al seno sia meglio, bensì offrire informazioni pratiche per aiutare quelle mamme che desiderino allattare a farlo senza stress e con soddisfazione.Nel seno, oltre al cibo, il bimbo cerca e trova affetto, consolazione, calore, sicurezza e attenzione.Non è solo una questione di alimentazione: il bimbo reclama il seno perché vuole il calore di sua madre, la persona che conosce di più.Per questo motivo, la cosa importante non è contare le ore e i minuti o calcolare i millilitri di latte, ma il vincolo che si stabilisce tra i due, una sorta di continuazione del cordone ombelicale.L’allattamento è parte del ciclo sessuale della donna; per molte madri è un momento di pace, di soddisfazione profonda, in cui riconoscono di essere insostituibili e si sentono adorate.È un dono, sebbene sia difficile stabilire chi dia e chi riceva. Conosci l’autore Carlos González, laureato in Medicina presso l’Università Autonoma di Barcellona, si è formato come pediatra presso l'ospedale Sant Joan de Déu.Fondatore e presidente dell’Associazione Catalana per l’Allattamento Materno, tiene corsi sull’allattamento per personale sanitario e traduce libri sul tema. Dal 1996 è responsabile del consultorio sull’allattamento materno e da due anni cura la rubrica dedicata della rivista Ser Padres.È sposato, padre di tre figli e vive a Hospitalet de Llobregat, in provincia di Barcelona.