Calcio
Il bisogno di calcio non aumenta durante l’allattamento. L’ingerimento raccomandato di calcio è lo stesso per qualsiasi donna, sia che allatti, sia che non allatti. O avrete bisogno di integratori per tutta la vita, o non ne avrete mai bisogno.
Nei primi sei mesi di allattamento, più o meno, tutte le donne perdono calcio, circa il 5% di quello presente nelle ossa, e questo è stato verificato attraverso la densitometria ossea, un’analisi che misura la quantità di calcio nelle ossa. Per quanto assumiate alimenti ricchi di calcio, o pastiglie di calcio, continuerete a perdere calcio nelle ossa. Le pastiglie di calcio servono solamente ad aumentare la quantità che si elimina attraverso le feci e l’urina. Questa decalcificazione delle ossa non si deve, perciò, a una mancanza di calcio nella dieta, né a una perdita di calcio a causa del latte. Si deve a un cambiamento nell’equilibrio ormonale e nel metabolismo della madre.
Dopo i primi sei mesi di allattamento, più o meno, tutte le donne recuperano il calcio delle ossa. Questa ricalcificazione non dipende dall’ingerimento di calcio; non serve quindi prendere pastiglie né assumere integratori. È sufficiente una dieta normale. Le donne che allattano da un anno hanno all’incirca la stessa quantità di calcio nelle ossa delle donne che non hanno allattato. Non sappiamo bene cosa succeda dopo un anno, ma quel che è certo è che, a lungo andare, l’allattamento materno previene l’osteoporosi (anche se molti vicini e addirittura qualche medico vi diranno proprio il contrario, per ignoranza).
A lungo andare, l’effetto non è certo: alcuni studi dimostrano che le donne che hanno allattato per più tempo hanno più calcio nelle ossa; altri, che ne hanno meno e altri ancora nella stessa quantità. Ma il punto su cui gli studi concordano praticamente all’unanimità è la comparazione del rischio di frattura. Questo viene verificato attraverso analisi di casi e controlli vari: i medici selezionano negli ospedali donne anziane con fratture dovute ad osteoporosi (fratture dell’omero, schiacciamento delle vertebre, soprattutto la temuta frattura del femore…) e le mettono a confronto con altre donne della stessa età che non hanno subìto fratture. Le donne senza fratture avevano allattato più a lungo.
È curioso il fatto che allattare per molto tempo non protegga tanto dall’osteoporosi quanto dalle fratture da osteoporosi (che sono il vero problema; l’osteoporosi non avrebbe alcuna importanza se non aumentasse il rischio di fratture). A quanto sembra, il rischio di frattura non dipende solo dalla quantità di calcio presente nell’osso, ma dal modo in cui questo vi è collocato, dalla struttura delle trabecole (le microscopiche colonne di minerali che conformano l’osso). È come la struttura di un ponte: non basta mettere tanto ferro dove capita, c’è bisogno di un ingegnere che decida dove deve essere collocata ogni trave. Forse il fatto che, in ogni allattamento, una piccola parte di ossa di dissolva e si riformi è un modo di ringiovanire la struttura, sostituendo le travi rovinate con altre nuove.
Ricapitolando: allattare non debilita le ossa, ma le rinforza. E quanto più tempo allattate, meglio è. Allattare due o tre anni non è un logoramento per la madre, ma proprio il contrario.
E se si susseguono molto spesso le gravidanze e i periodi di allattamento, non finiranno per pregiudicare le ossa? No. Si è dimostrato che, anche se la madre entra in gravidanza prima dei diciotto mesi da quella precedente, il calcio delle ossa si recupera allo stesso modo.
L’assunzione dietetica di riferimento (DRI, quel che prima si chiamava quantità giornaliera raccomandata, RDA) di calcio è esattamente la stessa per le donne che allattano e per le donne che non allattano. Nessun esperto sostiene che si debba assumere più calcio durante l’allattamento rispetto ad altri momenti della vita. Pertanto, è assurdo insistere perché la madre che allatta beva più latte, o mangi più alimenti ricchi di calcio, o prenda pastiglie di calcio.
Se non bevete latte, non preoccupatevi. La maggioranza delle donne del mondo non beve latte (vedi pag. 180). Molti altri alimenti sono ricchi di calcio: le verdure a foglia verde, i broccoli, i pesciolini che si mangiano con le spine… Le leonesse, che si cibano solo di carne, hanno uno scheletro, rimangono incinte e allattano. Così come le cerve, che mangiano solo erba, o le femmine di pipistrello, che mangiano solo insetti. Bisognerebbe seguire una dieta davvero molto strana perché a qualcuno mancasse il calcio; e se così fosse, non bisognerebbe cambiarla (o prendere integratori) solo durante il periodo d’allattamento, ma per tutta la vita.
Se vi fa male la schiena, o le gambe, o se vi sentite stanche, non è per mancanza di calcio, né per colpa dell’allattamento e non migliora svezzando il bambino. L’osteoporosi non provoca dolore se non causa fratture; il mal di schiena di cui soffrono alcune donne anziane è dovuto a uno schiacciamento vertebrale. E perché sia così bisogna che abbiano un’osteoporosi molto grave; è impossibile che quel 5% che si perde all’inizio dell’allattamento provochi una frattura. Dolori e fastidi possono essere dovuti ad altre cause; alcune relazionate alla maternità (lavori di casa, sforzi nel portare pesi, mancanza di sonno…) e altre no.
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http://www.ajcn.org/cgi/content/full/71/5/1312S