- in Botswana, dove lo Stato ha sostenuto dalla fine degli anni ’90 un programma volto a fornire latte formulato gratuitamente alle madri HIV positive, in seguito a una grave inondazione la diarrea ha colpito un grande numero di lattanti, provocandone la morte di oltre 500; il 93% dei bambini ricoverati non era stato allattato bensì alimentato con formula, proprio per evitare la possibile trasmissione del virus HIV1. Questa e altre esperienze dimostrano che in condizioni di povertà, anche quando il latte artificiale viene fornito gratis alle famiglie, il numero di lattanti che si ammalano e muoiono per malnutrizione, diarrea e polmonite è maggiore di quelli che si ammalano e muoiono a causa dell’HIV.
- Un altro studio pubblicato nel 2008 ha coinvolto quasi 1.000 donne HIV positive in Zambia, che allattavano al seno i loro figli in modo esclusivo per almeno 4 mesi. Passato questo tempo, parte delle madri venivano consigliate di svezzare i bambini in modo improvviso mentre le altre continuavano l’allattamento. I risultati hanno mostrato che l’interruzione dell’allattamento a 4 mesi non faceva diminuire i tassi di mortalità fra i bambini che non erano contagiati dal virus, e inoltre faceva aumentare i tassi di mortalità fra i bambini HIV positivi. Spesso infatti all’interruzione dell’allattamento non è possibile far seguire una adeguata alimentazione sostitutiva, per motivi di povertà e/o scarse condizioni igieniche.
- Secondo una ricerca effettuata nel KwaZulu Natal (Sud Africa), i lattanti alimentati con latte materno più formula avevano un rischio quasi doppio di essere contagiati dal virus HIV dalle loro madri, mentre se ricevevano cibi solidi insieme al latte materno il rischio era ancora maggiore. La mortalità a tre mesi di vita era del 6% nei lattanti allattati in modo esclusivo, contro il 15% per quelli alimentati con formula2.
- In presenza di forniture gratuite di latte artificiale per lattanti in ambienti con alta prevalenza di HIV, è dimostrato che a beneficiare di tali donazioni siano anche le madri HIV negative, che sono comunque la maggior parte. Questo è il cosiddetto effetto “spill-over” (straripamento), parola che indica la diffusione dell’uso di latte artificiale fra chi non ha motivo di compiere questa scelta. Tale effetto è provocato anche dal fatto che molte madri africane non sanno se sono HIV positive o negative, e il risultato è che molte donne passano senza motivo all’alimentazione artificiale mettendo a rischio la salute e la sopravvivenza dei loro figli.
- In ambienti dove la prevalenza di HIV è alta, le forniture gratuite di formula diventano di fatto un vero e proprio incentivo al suo uso a discapito del sostegno all’allattamento (proprio come avviene con il latte artificiale donato ai reparti maternità dei nostri ospedali!), anche perché spesso gli operatori sanitari che consigliano le madri tendono a presentare allattamento e alimentazione artificiale come due opzioni equivalenti, e a incoraggiare quest’ultima regalando confezioni di latte in polvere.
Anche in contesti dove l’HIV è diffuso, il Codice è uno strumento importante per proteggere la salute di mamme e bambini.
Gli studi compiuti negli ultimi anni mostrano che è possibile ridurre o anche annientare il tasso di trasmissione dell’HIV da madre a figlio, se si adottano degli accorgimenti che prevedono l’effettuazione precoce del test di sieropositività, l’uso mirato di farmaci anti-retrovirali per madre e bambino e soprattutto il rifiuto dell’allattamento misto, ovvero la madre dovrebbe allattare in modo esclusivo senza aggiungere altri liquidi, cibi o formula. Di fatto, allattamento esclusivo più farmaci antiretrovirali sembra essere la strategia migliore, e non solo in condizioni in cui l’alimentazione artificiale non è sicura: i risultati in termine di salute e sopravvivenza infantile sembrano deporre a favore di questo metodo, mentre l’alimentazione artificiale oltre a produrre peggiori esiti di salute e sopravvivenza è anche molto più costosa per i bilanci dei sistemi sanitari (da 2 a 6 volte di più rispetto alla somministrazione di farmaci a madre e bambino)3. Viceversa, l’allattamento misto può aumentare anche di parecchio il rischio di trasmissione del virus e purtroppo questa modalità attualmente è diffusa, anche nei Paesi dove la prevalenza di allattamento è alta. Ciò significa che le madri che vivono in contesti ad alta prevalenza di HIV dovrebbero ricevere un counselling adeguato volto a minimizzare i rischi di contagio attraverso l’allattamento, in modo da poter beneficiare da questa pratica.
In seguito a tutte queste nuove scoperte, l’OMS ha diffuso nel 2010 delle nuove Linee Guida su alimentazione infantile e HIV, che si basano sull’importanza di migliorare la sopravvivenza e la salute infantile più che focalizzarsi sulla mera trasmissione del virus. Le nuove raccomandazioni OMS4 auspicano che siano i singoli Stati a decidere se promuovere attraverso i loro sistemi sanitari l’allattamento esclusivo con farmaci anti-retrovirali oppure l’alimentazione artificiale, come strategia per minimizzare la trasmissione del virus; questa decisione dovrebbe essere presa in base alle linee guida della stessa OMS ma anche tenendo conto dello specifico contesto socio-culturale del Paese, della prevalenza dell’HIV, del livello economico e sanitario della popolazione, compresi i tassi e le cause di morbilità e mortalità infantile e materna.