capitolo iii

Come cambiano l'intensità,
la durata e la frequenza
delle contrazioni durante le fasi
del travaglio

L’utero comincia a contrarsi in modo lieve e irregolare già nel terzo trimestre di gravidanza, ma non produce alcuna sensazione dolorosa e la donna avverte solamente un indurimento della pancia.


Allo stesso modo le prime contrazioni che preannunciano il travaglio (del periodo “prodromico”), non sono dolorose se non come una mestruazione.


Come è possibile che le contrazioni, che all’inizio della fase prodromica vengono avvertite solo marginalmente, diventino sempre più dolorose col progredire del travaglio?

La teoria del cancello

Occorre anzitutto fare una piccola premessa, come ci spiega la dottoressa Greta Chiaramonte, neurochirurgo e agopunturista:


Innanzitutto cos’è il dolore? È un’esperienza sensoriale ed emozionale sgradevole associata ad un danno tissutale reale o potenziale. I recettori dolorifici periferici vengono detti Nocicettori e si trovano numerosi sulla cute, nei tessuti profondi e attorno ai vasi. Sono terminazioni nervose libere che convogliano la sensibilità algica verso il midollo spinale. Esistono fibre mieliniche A delta (velocità di conduzione dello stimolo circa 15 m/sec) e fibre amieliniche C (velocità di conduzione dello stimolo sino a 2 m/sec). Esistono poi Meccanocettori (ossia recettori sensibili allo stimolo meccanico come la pressione) dai quali partono fibre nervose A beta di grosso calibro attraverso cui l’impulso viaggia molto velocemente (sino a 70 m/ sec) sino al midollo.


All’interno del midollo spinale le fibre nervose (A beta, A delta, C) effettuano sinapsi con interneuroni situati in una zona del midollo spinale definita sostanza gelatinosa. Questi interneuroni hanno un’attività inibitoria sullo stimolo doloroso, pertanto una loro attivazione si traduce in un’inibizione del dolore e una loro inibizione si traduce in un’attivazione dello stimolo doloroso (Teoria del cancello). Le fibre di grosso calibro A beta attivano la sostanza gelatinosa pertanto il dolore è bloccato – assenza del dolore – mentre le fibre di piccolo calibro A delta e C inibiscono la sostanza gelatinosa e pertanto lo stimolo doloroso è attivato – dolore. Nella pratica questo spiega come la pressione (attivazione dei meccanocettori) esercitata su una zona cutanea danneggiata (inibizione dei nocicettori) elimini il dolore.


Vediamo ora come la Teoria del cancello si applica al dolore del parto…

Dall’utero, in quanto viscere cavo, si dipartono solamente fibre nervose che trasportano stimoli dolorosi al cervello.


Lo stimolo doloroso “viaggia” verso il cervello trasportato da diversi tipi di fibre nervose. Le prime, chiamate “C”, in parte trasmettono impulsi anche in assenza di dolore.


Periodo Prodromico – Con l’insorgere delle contrazioni preparatorie, aumenta l’attività di queste fibre fino a superare una soglia oltre la quale la donna inizia a percepire il dolore, seppur lieve. Contemporaneamente si azionano anche altre fibre, chiamate “Aδ”, che trasportano lo stimolo più rapidamente e vanno ad attivare il sistema che blocca la sensazione di dolore in arrivo al cervello (Teoria del cancello). In questo modo la donna riesce a sopportare abbastanza bene le contrazioni della fase prodromica, quelle che precedono il travaglio vero e proprio, e che risulteranno brevi e di lieve entità.


Periodo Dilatante – Quando però l’attività contrattile aumenta ulteriormente e si prolunga nel tempo (inizio del travaglio), la scarica di impulsi che viaggiano attraverso le fibre “C” aumenta di nuovo oltre la soglia, aprendo il cancello, e quindi accresce la percezione del dolore.


Le contrazioni risulteranno sempre più intense, prolungate fino a circa un minuto e frequenti, fino a una dilatazione di circa 5-6 centimetri. Oltre, l’intensità, la frequenza e la durata aumenteranno solo in misura lieve. Questa fase è quella del travaglio vero e proprio.


Se vengono stimolate fibre nervose ad azione simile a quella delle “Aδ”, che trasportano cioè degli impulsi a velocità maggiore e che inibiscono la sensazione dolorosa in arrivo al cervello (chiudendo il “cancello”), allora la donna riuscirà a gestire e sopportare il dolore, che risulterà attenuato.


Ciò può essere realizzato, per esempio, attraverso un massaggio o con l’impiego di impacchi caldi o freddi, poiché stimoli di questa natura verranno trasmessi al cervello con una velocità maggiore di quelli dolorosi.


Va ricordato comunque che la percezione del dolore è molto soggettiva ed è influenzata da diversi fattori psicofisici. Noi tutti abbiamo, infatti, una parte del cervello, chiamato “arcaico” o “primale”, che mantiene memoria di tutte le nostre esperienze, sia fisiche che emozionali e istintuali (quindi, fra queste, anche l’esperienza del dolore). Questa zona del cervello influisce, positivamente o negativamente, su ogni nostra percezione, compresa quella del dolore.


Inoltre, il meccanismo della percezione del dolore viene influenzato dalla percentuale degli ormoni circolanti nel corpo, in particolare dall’adrenalina (o dopamina). Quest’ormone, che viene chiamato “ormone della fuga”, viene secreto in abbondanza in seguito a situazioni di forte stress, paura, ansia, panico, imbarazzo o pericolo. Durante il travaglio un’eccessiva produzione di adrenalina interferisce con il delicato equilibrio degli altri ormoni che regolano l’andamento del parto (ossitocina e prostaglandine che regolano le contrazioni ed endorfine, ad effetto analgesico). Spesso la secrezione adrenalinica è un effetto collegato all’ingresso in ospedale, all’eccessiva medicalizzazione della nascita e a un ambiente percepito come poco intimo e familiare, che può essere vissuto più o meno coscientemente come stressante…


In seguito ad ansia o paura, l’alta percentuale di adrenalina circolante, ormone dello stress e responsabile della cosiddetta reazione “attacca o fuggi”, causa uno spostamento del flusso sanguigno materno agli organi essenziali per garantirle la sopravvivenza immediata, riducendone l’apporto all’utero e alla placenta con conseguenza sulle contrazioni uterine, che rallentano e diventano spastiche e poco efficaci. La diminuzione dell’apporto di sangue alla muscolatura uterina è quindi fonte di aumento della percezione di dolore e di minor efficacia della contrattilità, con conseguenze sulla durata del travaglio nel primo stadio e con un’espulsione precipitosa del feto nel secondo stadio; inoltre influisce sul benessere fetale a causa del ridotto apporto di ossigeno.


Nel travaglio fisiologico il picco di dolore all’apice della contrazione favorisce un picco di secrezione adrenalinica. Tale secrezione stimola a propria volta quella di ossitocina e prostaglandine (ormoni responsabili del mantenimento e della forza delle contrazioni) e delle endorfine (ormoni ad effetto analgesico). Quando invece il picco di adrenalina viene sostituito da una costante e intensa produzione in seguito a stress o paura, viene inibita la produzione di ossitocina e precursori delle prostaglandine, a discapito dell’efficacia della contrattilità uterina e dei tempi del travaglio, nonché a discapito della produzione di endorfine, che non agiranno più contro il dolore.


Occorre dare estrema importanza alla pausa fra due contrazioni, utilizzando metodi, movimenti, massaggi, posture e posizioni che favoriscano il rilassamento con l’attivazione del sistema nervoso parasimpatico e preparando l’organismo al successivo picco di adrenalina durante la contrazione successiva, in un meccanismo che si “autoalimenta” e promuove il fisiologico proseguire del travaglio.

Le contrazioni sono iniziate a casa e io ero felicissima. Le prime 4 ore le ho passate sul mio terrazzo immersa in piscina… quando si sono fatte più intense abbiamo deciso di raggiungere l’ospedale e li è cominciata l’odissea della mia dilatazione perché ci sono volute 36 ore per dilatarmi…

Ilaria, mamma di Giulia

FATTORI DERIVATI DALLE ESPERIENZE PASSATE CHE AUMENTANO IL DOLORE

  • Soglia bassa per il dolore

  • Racconti negativi sul dolore

  • Esperienze negative di dolore

  • Aspettative negative sul dolore

  • Aspettative negative sul parto

  • Scarso legame endogeno con il bambino

Io avevo una paura folle del parto: ero terrorizzata… ed ero quindi determinata a fare l’epidurale appena possibile…

Ingrid, mamma di Edoardo

Avevo sempre sentito racconti di parto molto dolorosi, e mi aspettavo anche io un’esperienza simile. Non sapevo bene cosa mi aspettava, facevo fatica ad immaginarmi “il dolore”, sapevo solo che ci sarebbe stato, e tanto.

Daniela, mamma di Maddalena

Pensavo ai racconti delle amiche… Pensavo “Oh ci ho messo dieci ore a dilatarmi di due centimetri” oppure “Ah ho fatto 20 ore di travaglio”…

Cinzia, mamma di Michela

FATTORI FISICI CHE AUMENTANO IL DOLORE

  • Contratture muscolari – tensione muscolare generalizzata

  • Cicatrici sul collo dell’utero

  • Aderenze

  • Posizioni obbligate e innaturali

  • Mancanza di movimento libero

  • Ipercontrattilità uterina da farmaci (ossitocina)

FATTORI LEGATI ALLA MASSIVA PRODUZIONE DI ADRENALINACHE AUMENTANO IL DOLORE

  • Posizione obbligata – impossibilità di scelta autonoma

  • Ambiente disturbante: luci e rumori forti, porte aperte, presenza di persone estranee, mancanza di privacy e intimità, freddo

  • Passività

  • Assenza di sostegno

  • Medicalizzazione del parto: uso di ossitocina, rottura artificiale delle membrane, dilatazione manuale, episiotomia…

  • Allontanamento immediato del bambino.

FATTORI CHE RIDUCONO IL DOLORE

  • Alta soglia per il dolore

  • Buona preparazione al parto

  • Fiducia nelle proprie capacità e accettazione del dolore come componente naturale del processo del parto

  • Motivazione e aspettative realistiche verso il parto

  • Movimento libero – posizioni libere – mobilità del bacino

  • Capacità e possibilità di rilassamento

  • Ambiente favorevole: silenzio, luci soffuse, intimità e privacy, temperatura adeguata, porte chiuse…

  • Sostegno continuo del partner o di altra persona di fiducia

  • Sostegno e rispetto da parte dell’ostetrica

  • Possibilità di trascorrere il travaglio nella vasca di acqua calda

  • Rispetto dei ritmi e dei tempi individuali

  • Contatto fisico e visivo immediato con il bambino alla nascita

Arrivo al Centro Nascita Alternativo dell’ospedale San Martino di Genova alle 4, mi sento a casa… ci accoglie un’ostetrica di una dolcezza infinita…

Mary, mamma di Davide


Abbiamo parlato di buona predisposizione al parto, di accettazione del dolore come componente naturale e di preparazione al parto.


Credo che un valido aiuto in questo percorso possa venire dalle interpretazioni che si possono dare a questo dolore…

Travaglio e parto senza paura
Travaglio e parto senza paura
Emanuela Rocca
Comprendere la funzione del dolore e alleviarlo con i metodi naturali.Utili suggerimenti e consigli pratici per prepararsi al momento del parto e alleviare il dolore del travaglio con metodi naturali. Travaglio e parto senza paura fa luce sulle possibilità che oggi si hanno a disposizione per vivere il momento del parto nel rispetto della naturalità dell’evento e del benessere di mamma e bambino, spiegando come la sofferenza possa essere una potente arma che la natura fornisce alla donna per guidarla nel processo che conduce alla nascita.Non sempre è semplice, occorre un accompagnamento alla nascita che restituisca alla donna l’innata e istintiva capacità di partorire, costituita dalla fiducia nel proprio corpo e nelle proprie competenze. In questo libro l’ostetrica Emanuela Rocca approfondisce le tecniche dell’analgesia alternativa, come l’assunzione di posizioni particolari, il massaggio, l’aromaterapia, l’agopuntura e altri metodi per affrontare e superare naturalmente il dolore del parto. Conosci l’autore Emanuela Rocca, madre di tre figli e ostetrica libera professionista a Genova, si occupa di assistenza alla gravidanza, accompagnamento alla nascita, assistenza al travaglio e in puerperio, allattamento e primi anni di vita del bambino.Crede profondamente nella sapienza delle donne e nella loro capacità di dare la vita e accudire il proprio neonato e nella figura dell’ostetrica come colei che le accompagna attraverso questa scoperta, con rispetto e fiducia.