Qual è il momento giusto?

Facile! Quando il bambino è pronto. Grazie ad alcuni indizi lo capiremo.

In realtà, non esiste un tempo giusto uguale per tutti, ma dipende da molte variabili: la storia della gravidanza, le esigenze nutrizionali, lo sviluppo neurologico e anatomo-funzionale, la crescita staturo-ponderale, il rapporto mamma bambino, le necessità specifiche di mamma e papà e il contesto socioculturale.

Le società scientifiche internazionali quali ESPGHAN (European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition) ed EFSA (European Food Safety Authority) sono concordi nell’individuare il sesto mese di vita come il momento in cui, nei lattanti nati a termine, normopeso e in buona salute, l’alimentazione lattea, da sola, non è più sufficiente ed è pertanto indicata l’introduzione di alimenti diversi dal latte. Qualora fosse necessario anticipare lo svezzamento, nei casi in cui non fosse possibile attendere questo termine, le linee guida raccomandano che lo svezzamento non dovrebbe avvenire prima della 17° settimana e comunque non oltre la 26° settimana dopo la nascita, ossia non prima dell’inizio del quinto mese e non dopo l’inizio del settimo23,24.

L’OMS raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi di vita: esclusivo significa senza aggiunta di acqua, tisane, bevande o solidi, ad eccezione di prodotti vitaminici, minerali o medicine eventualmente necessari. Il latte materno contiene infatti tutti i nutrienti di cui un lattante ha bisogno fino ai sei mesi: grassi, carboidrati, proteine, vitamine, minerali e acqua. È stato evidenziato che i neonati sani non necessitano di somministrazione di acqua durante i primi sei mesi neppure nei climi più caldi, se allattati esclusivamente al seno, dal momento che il latte materno è composto per l’88% da acqua ed è sufficiente a soddisfare la sete del piccolo.


Dopo i 6 mesi, il fabbisogno di energia e nutrienti, in particolare ferro, zinco, vitamine e proteine inizia a superare l’offerta del latte materno, per cui si rende necessaria l’introduzione di altri alimenti.


Al fine di scongiurare una condizione di anemia, l’EFSA indica che potrebbe essere necessaria un’introduzione prima dei sei mesi di alimenti che siano fonte di ferro nei lattanti a rischio di carenza di ferro: nati prematuri, nati piccoli per l’età gestazionale o con una rapida velocità di crescita, allattati da madri con basse riserve di ferro o in caso di precoce clampaggio del cordone ombelicale cioè a meno di un 1 minuto dalla nascita. In alternativa, nelle categorie a rischio di carenza, è possibile attuare una supplementazione di ferro piuttosto che anticipare il divezzamento. Sarà il pediatra di fiducia, che conosce la storia del bambino e della gravidanza, a guidarvi nella scelta migliore.


Un bambino allattato con latte formulato, non correndo il rischio dello scarso apporto di ferro, può attendere i sei mesi prima di iniziare lo svezzamento. I genitori di un neonato nato prima del termine dovranno fare riferimento al pediatra di fiducia che saprà guidarli verso il momento migliore per procedere con lo svezzamento.


Perché un lattante sia pronto a consumare alimenti diversi dal latte è fondamentale che abbia un apparato digerente sufficientemente maturo per digerire amido, proteine e grassi contenuti nella dieta e che abbia raggiunto lo sviluppo neurologico necessario.


Alcuni bambini progrediscono più rapidamente nel camminare o nel parlare, e altri più lentamente; lo stesso avviene anche per la funzione alimentare. Ciò dipende da molti fattori tra cui il carattere del bambino, le esperienze offerte, l’ambiente sociale, la sensibilità agli stimoli sensoriali.

Quello verso la funzione alimentare è un viaggio25. Lo sviluppo del sistema olfattivo comincia dal primo trimestre di gravidanza; le papille gustative si sviluppano già dalla quindicesima settimana di gestazione quando il bambino è in grado di percepire i gusti provenienti dalla dieta materna. Attraverso questa esperienza siamo quindi già in grado di influire sulle preferenze nella vita extrauterina26.

Le cose non avvengono a caso: il lattante, verso i quattro-cinque mesi, inizia a portare tutto alla bocca, mani e oggetti. Aprendo e chiudendo le labbra, leccando e succhiando, fa esperienze che preparano la bocca ad accettare le sensazioni con cui verrà bombardato con lo svezzamento: consistenze alimentari, temperature e gusti nuovi. Il bambino conosce ed esplora introducendo tutto nel cavo orale in quanto ricco di terminazioni nervose che ricevono e filtrano molti stimoli: lo sviluppo motorio va di pari passo con quello sensoriale. È proprio attraverso queste esplorazioni che il bambino si prepara. Attorno ai quattro mesi si possono osservare i primi requisiti per consumare alimenti in purea, verso i sei mesi di vita il lattante è pronto per gestire con maggior partecipazione e consapevolezza alimenti di qualità e consistenza diversi dal latte. L’attività motoria della lingua si evolve dalla suzione, dando origine a movimenti più complessi che permetteranno di gestire cibi più consistenti. Attorno ai nove mesi comincia a svilupparsi l’abilità del morso che consente al lattante di gestire alimenti solidi, quindi dal morso si passa alla masticazione che andrà progressivamente raffinandosi, fino a raggiungere le capacità di alimentazione dell’adulto, ai 3 anni.


Per quanto riguarda il neurosviluppo, tre segnali, difficilmente riconoscibili prima dei 6 mesi, ci aiutano a capire che il bambino è pronto:

  • Il bambino sta seduto senza sostegno o con un minimo sostegno, con la testa dritta, ben allineata con il tronco.
  • Il bambino riesce a coordinare occhi, mani e bocca e sa afferrare e portare alla bocca.
  • Il bambino riesce a deglutire il cibo. Se sputa il cibo e prevale ancora il riflesso di estrusione, ossia quello che gli fa tirare fuori la lingua e ciucciare, non è pronto.

Come chiaramente specificato nella scientific opinion dell’EFSA del 2019, il fatto che un lattante possa essere pronto dal punto di vista del neurosviluppo a procedere verso una dieta diversificata prima dei 6 mesi non implica che ci sia la necessità di introdurre alimenti complementari.


Il segnale più importante rimane l’interesse del bambino nei confronti del cibo.


È importante che lo svezzamento avvenga in modo fisiologico e graduale, guidato dal bambino, sia nell’introduzione di alimenti diversi dal latte, sia nella progressiva riduzione dell’assunzione di quest’ultimo. Perché questo avvenga, è fondamentale offrire esperienze adeguate al momento giusto. Vi chiederete: qual è quello giusto? Tenere il bambino seduto a tavola con la famiglia aiuta a cogliere i segnali del suo interesse verso ciò che i genitori e i bambini intorno a lui hanno nel piatto e portano alla bocca. Attraverso l’istinto dell’imitazione, il bambino desidera e chiede di partecipare al pasto. È un atto naturale che lo porterà all’acquisizione del modello alimentare della famiglia. Potrete sperimentarlo quando vedrete i suoi occhi accompagnare il movimento del cibo sulla forchetta dal piatto alla bocca oppure quando un’agitazione insolita accompagnerà il vostro pranzo.


Assecondiamo la sua curiosità!

Come per qualsiasi altra abilità, come il camminare, tramite la pratica, i tentativi e la ripetizione dell’esperienza, il bambino diventerà sempre più bravo e competente. Ecco perché è necessario offrire occasioni ripetute tramite assaggi di alimenti diversi dal latte prima che possa assumere un pasto completo. Inizialmente sarà questo il nostro obiettivo. Non dobbiamo quindi preoccuparci se, nelle prime fasi dello svezzamento, non viene svuotato il piatto.

Svezzamento: un affare di famiglia
Svezzamento: un affare di famiglia
Vera Gandini
A mangiare bene si impara da piccoli.Mamma e papà, attraverso scelte consapevoli, hanno l’opportunità di condizionare le abitudini alimentari dei loro figli, abitudini che tendono a persistere da adulti.Un libro per riflettere (anche) su quello che portiamo in tavola e migliorare il modello nutrizionale di tutta la famiglia. In una fase così importante e delicata come lo svezzamento, ogni genitore si interroga sul ruolo dell’alimentazione nella crescita del proprio bambino e si propone di utilizzare la modalità migliore, ma è solo grazie a osservazione e partecipazione che il bambino ci farà capire quando è pronto a iniziare, quando avrà fame e quando sarà sazio.Mamma e papà, attraverso scelte consapevoli, hanno l’opportunità di condizionare le abitudini alimentari dei loro figli, abitudini che tendono a persistere da adulti. I bambini, infatti, ci osservano quando facciamo la spesa, quando cuciniamo, quando mangiamo, e l’esempio è, anche in questo caso, fondamentale.Lo svezzamento rappresenta quindi un’occasione per riflettere su quello che portiamo sulle nostre tavole e migliorare il modello nutrizionale di tutta la famiglia. Le scelte alimentari dei primi anni di vita non influiscono esclusivamente sulla crescita e sulla salute a breve termine, ma si riflettono sul benessere delle età successive.Il libro Svezzamento: un affare di famiglia di Vera Gandini fa suo il motto “impariamo a mangiare bene da piccoli per stare bene da grandi”. Conosci l’autore Vera Gandini è laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Pediatria. Ha conseguito il Master di secondo livello “Alimentazione ed educazione alla salute” presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.Promuove la prevenzione attraverso l’alimentazione e l’educazione a stili di vita sani, orientando le famiglie verso scelte consapevoli fin dalle prime età della vita.